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Il paziente: Uomo, 0 anni, Manutenzione meccanica

Segnalato da
La Redazione
Settore produttivo
Materie plastiche
Anzianità lavorativa specifica
6
Note anamnestiche
Disturbi ai piedi che il lavoratore collega al'uso delle scarpe antiinfortunistiche. I disturbi sono insorti circa 2 anni dopo l'uso delle scarpe.

Ha provato vari tipi di scarpe con risultati sempre negativi. Soffre di iperidrosi e le scarpe non permettono una sufficiente traspirazione.
Segni e sintomi
La macerazione provoca una dermatosi con sovrainfezioni. Il lavoratore non sopporta l'uso delle scarpe antiinfortunistiche anche per i disturbi meccanici che provocano.
Esami effettuati
Visita dermatologica: iperidrosi plantere e interdigitale con macerazione e

sovrainfezione da micrococco sed.

Visita ortopedica: "Tendenza delle dita del piede a deformazioni "a martello"
Diagnosi/Sospetto diagnostico
Dermatosi ai piedi
Giudizio di idoneità
Come dovrà comportarsi il medico competente per quanto riguarda l'idoneità? (fino ad ora ha "certificato" ma non ha preso iniziative)
Implicazioni medico-legali
Benchè il lavoratore dichiari una tendenza all'iperidrosi la dermatite macerativa ed i distrubi ortopedici ai piedi sono insorti dopo l'uso delle scarpe antiinfortunistiche obbligatoriamente indossate: si può parlare di nesso causale, con tutte le conseguenze del caso?

Il caso è stato segnalato direttamente al sito dal lavoratore.

Commenti (7)

1. Iperidrosi

L'impossibilità di portare durante il lavoro qualsiasi tipo di scarpe antifortunistiche (marcate CE), quando queste ultime sono obbligatorie per la tipologia dell'attività lavorativa, si configura a tutti gli effetti come un giudizio di non idoneità (temporanea) o assoluta all'espletamento della mansione di addetto alla manutenzione.

Il collega che "certifica" la sofferenza del lavoratore senza prendere iniziative, oltre a far proseguire il danno per il lavoratore, espone se stesso ed il datore di lavoro a spiacevoli conseguenze medico-legali.

Un altro compito del Medico Competente è, in questi casi ricercare, con il RSPP/Datore di Lavoro all'interno della Azienda una nuova attività lavorativa che sia compatibile con lo stato di salute del lavoratore (diverse sentenze della Corte di Cassazione impongono tale comportamento).

Importante sarà poi per il Collega effettuare la segnalazione del caso all'INAIL. E ancora la denunciare ilcaso all'autorità giudiziaria, quantomeno, come sospetta malattia extraprofessionale aggravata da fattori di natura professionale.

Questi due ultimi "passaggi" si sarebbero potuti evitare e/o limitare, se il sistema di Prevenzione Secondaria avesse individuato subito il problema,ed attuato l'unica soluzione possibile ovvero il cambio dell'attività lavorativa , prima che il "danno" cronicizzasse.

Spero di aver fornito ai colleghi validi elementi di confronto.

Cordiali saluti

Sergio Bani

(serban 24/04/2002)

2. A ogni piede una scarpa

il commento di serban da un punto di vista squisitamente legale, non fa una grinza, ma all'interno di molte aziende non esistono mansioni che permettano di non indossare le scarpe anti infortunistiche. Emettere una sentenza di non idoneità significa in questo caso far perdere il posto di lavoro. Fra l'altro nella maggoioranza dei casi le cose non sono così clinicamente chiare, spesso vengono lamentati disturbi più sfumati e non facilmente quantificabili, ma non per questo inesistenti. Andare avanti a colpi di articoli di legge è troppo semplice e in questo caso, frequentissimo, creerebbe un esercito di non idonei.

E' d'altra parte scontato affermare che sul mercato esistono centinaia e centinaia di sarpe CE e probabilmente questo è l'unico approccio sensato e spesso risolutivo che esiste al problema, anche se spesso si scontra con la scarsa collaborazione delle aziende e degli stessi lavoratori.

(claudiog 24/04/2002)

3. soluzioni possibili e sperimentate

In un caso simile (esiti di frattura del piede extralavoro) ho risolto facendo fare delle scarpe antinfortunistiche su misura con grande soddisfazione del lavoratore e dell'azienda che ha speso dei soldi, ma ha anche eliminato dei problemi.

In un azienda metalmeccanica in cui opero sono obbligatorie le scarpe con puntale d'acciaio, quando ci sono casi di dermatosi ai piedi ho sempre ottenuto ottimi risultati valutando con il dermatologo le terapie più appropriate e con il lavoratore le soluzioni (plantari, calzini di spugna, aumento dei fori presenti nella tomaia, ecc.).

Spesso basta un po' di educazione sanitaria per risolvere qualche problema, i lavoratori sono contenti, il datore di lavoro pure, ed il medico competente ha meno rogne!

(boccalon 25/04/2002)

4. Caso n° 1 del 21-04-2002

L'utilizzo di scarpe antiinfortunistiche posso essere mal tollerate da alcuni lavoratori per motivi svariati: in queste situazioni, io mi comporto in questo modo:

1) se esistono delle patologie osseee o cutanee serie e certificate da specialisti, qualora non vi sia la possibilità di avere scarpe antinfortunistiche adeguate, sentito il Datore di lavoro, l'RSL, l'RSPP si cerca una mansione in cui l'obbligo di utilizzare tali calzature non sia obbligatorio.

2) in caso di iperidrosi, si cercano calzature che permettano un'adeguata areazione del piede (in commercio ve ne sono) e si invita il lavoratore ad eseguire una adeguata igiene del piede , lo si invita ad utilizzare calzini di cotone, da cambiare frequentemente, e se necessario utulizzare degli adeguati presidi farmacologici consigliati dal Dermatologo.

(Quadrini 25/04/2002)

5. caso n.1 Iperidrosi

Mi sarei comportato nel modo seguente: Visita ortopedica con prescrizione di idonee scarpe antiinfortunistiche con plantari e terapia dermatologica ed idoneità con limitazione e prescrizione; segnalazione di sospetta malattia professionale ove le materie plastiche utilizzate dal lavoratore possano, schede tossicologiche alla mano, acostituire concausa di MP. Idonea informazione della prescrizione. Informaztiva al DL ed RSPP per il tramite del giudizio di idoneità.

(acapri 25/04/2002)

6. Cos'è successo ad un giovane soldato di leva

Sono uno specializzando del 1°anno in Medicina del Lavoro, e vi ringrazio dell'opportunità di potervi segnalare come nella mia recente esperienza come Ufficiale Medico dell'Esercito, ho dovuto gestire un caso di Iperidrosi plantare. Si trattava di un giovane di 18 anni, da poco diplomato, che a 15 giorni dall'arrivo mi riferiva che aveva sempre i piedi bagnati e che non riusciva a sopportare gli anfibi. Non si era accorto di tale patologia fino ad allora. Avendolo visitato, ho notato non solo aspetti macerativi, ma anche uno spiccato pallore. Gli consigliai di cambiare spesso i calzini. Dopo una settimana torna a visita, continuando a dire che gli anfibi erano proprio insopportabili. Obiettivamente la macerazione era meglio evidente, ed il giovane aveva in generale un aspetto poco curato. Cominciai a capire che in tale situazione una base ansiosa ed un atteggiamento di evitamento di contatti sociali si inserivano quali epifenomeni clinici. Gli ho guardato le mani: niente, anzi, mi dava la mano invitato a farlo come per saluto, senza essere sudate. Me lo tengo un pò seduto sul lettino da visita, e notavo che i piedi gocciolavano pur restando freddi ed era, comunque, inverno inoltrato. Guardo anche i calzini, e, con imbarazzo del giovane, notai che erano umidi e scoloriti, sebbene avessero circa 2 mesi. Gli dissi che doveva conviverci con questa situazione, di togliere un pò gli anfibi e mettere le scarpe da ginnastica, ma intanto iniziai a ragionare ed a chiedermi se il fenomeno era idiopatico o secondario, magari a disturbi del microcircolo o a qualche disregolazione ipotalamica dei centri termoregolatori o del sistema simpatico (non aveva segni di ipertiroidismo). Come Provvedimento Medico-Legale ho quindi proposto dieci giorni di "ESONERO CALZATURE PESANTI", cosa importante in quanto il cambiare gli anfibi con le scarpe da ginnastica comporta l'assegnazione di una nuova mansione in caserma, ed infatti da addetto al magazzino è diventato centralinista. Evidente il nesso causale con l'uso degli anfibi, che peggioravano la situazione. Ho richiesto una consulenza neurologica e dermatologica, ed in quest'ultima, eseguita dopo pochi giorni, veniva posta diagnosi di "Iperidrosi plantare". A questo punto si è posto il problema dell'idoneità al servizio militare, in quanto l'art.67 dell'elenco delle imperfezioni ed infermità che sono causa di non idoneità al servizio militare indica "L'iperidrosi estesamente macerante dei piedi; trascorso, ove occorra il periodo della rivedibilità. Nei casi dubbi dopo osservazione". Pertanto lo inviavo presso il reparto osservazione dell'ospedale militare per i provvedimenti medico-legali del caso. Risultato: NON IDONEITA' PERMANENTE al servizio militare.

Distinti saluti

Giuseppe Marino

(giuseppemarino626@virgilio.it 17/05/2002)

7. Risposta "A ogni piede una scarpa"

Quanto sostenuto dal collega claudiog, era già implicito nella mia premessa : "L'impossibilità di portare durante il lavoro qualsiasi tipo di scarpe antifortunistiche (marcate CE), quando queste ultime sono obbligatorie per la tipologia dell'attività lavorativa, si configura a tutti gli effetti come un giudizio di non idoneità (temporanea) o assoluta all'espletamento della mansione di addetto alla manutenzione.

Il problema del mantenimento del posto di lavoro è uno degli obiettivi, che il buon Medico del Lavoro deve tenere sempre in evidenza nel suo bagaglio umano e professionale.

Non è però plausibile tutelare unicamente il lavoro, dimenticandosi della SALUTE DEL LAVORATORE.

Ritornando al nostro caso clinico, dallo stesso caso si evidenzia un scarso intervento da parte del Medico Competente.

Che certifica, che cosa?...... Forse soltanto la perdita di tempo e di salute del "povero" lavoratore" con iperedrosi e dita a martello.

La scelta di segnalare il caso come sospetta malattia professionale, può alcune volte, svegliare un RSPP/Datore di Lavoro che sonnecchia nell'attesa di qualche provvedimento.

Cordiali saluti

Sergio Bani

(serban 22/05/2002)

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