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Il paziente: Uomo, 43 anni, addetto lastratura

Segnalato da
romanoc
Settore produttivo
metalmeccanico
Anzianità lavorativa specifica
15
Note anamnestiche
di recente insorgenza di discopatia protrusiva tratto lombo-sacrale. e.o. lasegue negativo, deambula sulle punte e sui tallonii, normale il tono e il trofismo dei muscoli arti inferiori
Segni e sintomi
riferiti dolori al fondo schiena , nega blocchi articolari completi. limitazione funzionale del rachide ai gradi estremi, lasegue negativo, deambula sulle punte e sui talloni. buono il tono e il trofismo dei muscoli arti inf.
Esami effettuati
tac spinale :" protrusione discale l4-l5 che impronta il sacco durale
Diagnosi/Sospetto diagnostico
discopatia protrusiva tratto lombo-sacrale ( L5-S1) con modesto i.f.
Giudizio di idoneità
no mmc per i.n. maggiore di 0.6, no movimenti di flessione del tronco maggiore di 40°
Implicazioni medico-legali
ritengo il caso suddetto paradigmatico per la difficolta' di reinserire un lavoratore limitato in una azienda metalmeccanica dove la flessione del rachide è frequente

ritengo prioritaria il miglioramento ergonomico delle postazioni di lavoro, ciò consentirebbe di ricollocare tanti lavoratori limitati, tuttavia non sempre ciò è possibile e allora ho proposto una rotazione dei lavoratori su tutte le postazione , ritenete utile ciò, secondo voi un lavoratote con patologia discale tratto lombo-sacrale può per un paio di ore al giorno flettere il tronco a gradi non elevati e magari senza sollevare carichi con i.n. superiore a 0.7

Commenti (1)

1. Indice di rischio da MMC

la ripetuta flessione del tronco con posizionamento delle mani a più di 63 cm dal punto centrale tra le due caviglie comporta un indice di rischio quasi sempre maggiore di 1, anche per pesi davvero lievi.
Secondo l'equazione NIOSH edizione 1994, il fattore demoltiplicativo per la distanza orizzontale si ottiene dalla formula 25/DM)laddove DM indica quanto sopra descritto, quindi è ovvio che all'aumentare di DM diminuisce il fattore demoltiplicativo e quindi aumenta il rischio in relazione al peso. In particolare, secondo il NIOSH, > 63 cm di distanza dal "centro caviglie" comporta in sè un angolazione del busto a rischio per il tratto lombare, e il fattore demoltiplicativo in tal caso si assume per principio pari a 0, e infatti in USA i posti di lavoro sono concepiti a priori in modo che ciò non si verifichi ( o almeno loro dicono così, in USA). Poi, c'è da valutare anche se si tratta di movimenti con dislocazione angolare, rispetto al piano sagittale del corpo, la cui formula è [1 - 0,0032 x X°] da cui si deduce che maggiore è l'angolazione e di nuovo minore diventa il fattore demoltiplicativo.
Poi, c'è da considerare il numero di flessioni in un minuto, nonché il numero di ore per cui tale mansione con quella certa frequenza viene svolta. Posto che per azioni per così dire lente, ovvero 1 azione ogni 5 minuti, comunque il fattore demolptiplicativo per compiti della durata da 1 a 2 ore/die è comunque pari a 0,95, vedi bene che un serio calcolo dell'Indice di rischio non può essere fatto solo in base al peso movimentato bensì in base al rapporto di questo rispetto al cosiddetto perso limite raccomandato che deve tener conto di tutte queste cose, e che inevitabilmente è sempre più piccolo quanto più aumentano dislocazioni orizzontale, verticale, angolare etc.
quindi, hai ragione tu quando sostieni che il miglioramento dell'ergonomia della postazione è prioritaria. Prova a dire al DdL che non ci possono essere flessioni che comportino una DM > 63 cm. Magari, lo convinci.

(nofertiri9 18/11/2007)

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