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Dying for work: The magnitude of US mortality from selected causes of death associated with occupation

Inserito il
02/05/2003
Rivista
American Journal of Industrial Medicine
Riferimento
Am J Ind Med 2003; 43: 461-482.
Recensione a cura di
Antonio Porro
Autore
K. Steenland
C. Burnett
N. Lalich et al.

Commenti (1)

validazione dei dti

Tecnicamente, visto che i dati US che citi sono riferiti a "cause di morte per le quali risulta ben documentato un nesso con l’attività lavorativa svolta; a questa cifra è stato poi sommato il numero di decessi annuo dovuto agli infortuni sul lavoro", è ragionevole ipotizzare che il dato complessivo sia sottostimato. A mio parere, infatti, con la contrazione ossessiva della "spesa sanitaria", che di fatto si traduce in impossibilità materiale di ricerche epidemiologico-cliniche ad ampio spettro, non sarà facile identificare le tecnopatie di nuova generazione, ovvero la correlazione tra patologia e noxa patogena lavorativa. E tu davvero speri che i dati INAIL portino qualcuno a riflettere su 1350 morti??? Ci va ancora bene se non se ne esce qualche pezzo grosso a dire che si sono creati di certo ben 1350 posti di lavoro!
Nofer

(nofertiri9 04/05/2003)

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