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Mobbing

Questo argomento ha avuto 5 risposte ed è stato letto 3366 volte.

salvatore39

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Roma
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2
  • Mobbing
  • (31/12/2001 17:11)

Mi permetto di ripresentare il tema mobbing in quanto ho visto che l 'ultima risposta al tema "il fenomeno mobbing" risale ad oltre 6 mesi fa.

Sono P. Salvatore, neurochirurgo, ASO S. Giovanni Addolorata di Roma, mobbizzato dal 1993. I miei mobbers (che per me sono due) saranno individuati dal Tribunale del Lavoro ove è pendente un giudizio. L 'argomento "che deve fare il medico competente in caso di mobbing denunciato dal lavoratore" ha, secondo me, una semplice risposta: quello che è previsto dalla normativa vigente.

L 'art. 103 del Testo Unico Leggi Sanitarie prevede la denuncia delle lesioni da cui "sia derivata o possa derivare un 'inabilità al lavoro, anche parziale, di carattere permanente"; la denuncia che andava presentata al sindaco e all 'ufficiale sanitario ora deve essere presentata alle singole ASL. Ciò consentirebbe anche una precisa mappatura del fenomeno mobbing.

Nei casi di competenza INAIl O INPS la denuncia va presentata agli enti competenti.

L 'art. 365 C.P. prevede l 'obbligo di referto nei casi di lesioni personali per le quali si debba procedere d 'ufficio e tali sono le lesioni da mobbing.

Attendo le vostre considerazioni.

Il mobbing, ancorchè rivesta le caratteristiche di un fenomeno nel quale vi siano responsabilità aziendali (ricade sempre sul datore di lavoro la responsabilità di fatti di rilevanza penale o mpatrimoniale commessi da un qualsiasi dipendente e, in caso di datore di lavoro pubblico si tratta anche di danno all 'erario, riveste le caratteristiche della violenza pura e semplice, assimilabile alla violenza carnale. I danni che il mobbing determina sulla psiche del lavoratore sono irreparabilmente permanenti, potendo condurre al suicidio del lavoratore o all 'omicidio del mobber.

Cordiali saluti,



Dott. P. Salvatore

RodolfoBuselli

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La Spezia
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Medico del Lavoro
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11
  • Re: Mobbing
  • (15/01/2002 13:07)

Premettendo che la denuncia di malattia professionale (e quindi il referto da inviare alla AUSL) è in genere un obbligo non solo del medico competente, ma del primo sanitario che rileva una patologia la cui eziologia è da riferirsi a causa lavorativa, bisogna ammettere che nel caso del mobbing esistono delle peculiarità da considerare. Con il termine mobbing si intendono le molestie morali che vengono esercitate sul posto di lavoro; da questa azione vessatoria non è detto che derivi un danno alla salute del lavoratore ed anche in questo caso il range di danno psicofisico possibile è abbastanza ampio ( si va dal lieve disturbo dell 'adattamento, che può implicare la presenza di segnali di allarme psicosomatico, emozionale e comportamentale, al disturbo postraumatico da stress). La diagnosi di compatibilità di danno da molestie morali richiede un approccio multidisciplinare ( è necessaria infatti una valutazione congiunta di un medico del lavoro, di uno psicologo del lavoro, di uno psichiatra, di uno psicologo clinico, di un medico legale - vedi Documento di Consenso "Un nuovo rischio all 'attenzione della medicina del lavoro: le molestie morali" Med.Lav.2001;92,1:61-69). L 'Inail malgrado le denunce effettuate, non molte per la verità, non ha ancora preso una posizione ufficiale, anche se si sta interessando al problema. Tornando al ruolo del medico competente direi che la segnalazione di casi di patologia da mobbing può essere ridotta ad un numero esiguo di circostanze. Il più importante ruolo del medico competente in questo ambito mi sembra quello dell 'informazione e della prevenzione: saper precisare al lavoratore che cos 'è realmente il fenomeno e come ottenere una valutazione corretta del disturbo, unitamente ad un attivo intervento che attraverso il consiglio di procedure organizzative e nel rispetto di adeguate misure ergonomiche possa limitare l 'uso degli strumenti mobbizzanti.

salvatore39

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Roma
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Medico
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2
  • Re: Mobbing
  • (18/01/2002 11:01)

Certo caro collega quello che dici tu è giusto (ho letto anch 'io l 'articolo che citi, avendolo ricevuto direttamente al congresso di Sorrento).

hai dimenticato però una cosa: la denuncia va fatta anche nei casi che "POSSONO" determinare una malattia da cui può derivare un 'invalidità permanente al lavoro.

Avendo sperimentato (e sperimentando ancora....)sulla mia pelle il mobbing so cosa significhi. Lo so anche per essere socio fondatore e membro del consiglio direttivo del MIMA (Movimento Italiano Mobbizzati Associati): ho conosciuto personalmente migliaia di mobbizzati. Ebbene, non ce n 'è uno che non abbia un qualsiasi disturbo a livello psico-fisico (biologico)!

Direi che è arrivato il momento di smetterla con i sofismi sul mobbing, sul falso mobbing, sulle preesistenze psichiche favorenti, concausali (e chi più ne ha più ne metta!)

E ' invece giunta l 'ora di combattere i mobbers ed il mobbing che è una perversa forma di violenza sopportata dalle aziende (se non agevolata e/o favorita).

Ricordiamoci quello che i nostri predecessori giuristi latini hanno codificato: "in dubio, pro reo"!

In casi di "supposto" mobbing, mettiamo in atto quello che le attuali leggi permettono per combattere il mobbing: sarà così anche più facile fare una mappatura del fenomeno anche per conoscerlo meglio dal punto di vista statistico.



Cordialmente,



Dott. P. Salvatore

t.camerot@virgilio.it

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Firenze
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Medico Competente
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15
  • Re: Mobbing
  • (18/02/2002 12:32)

Oggetto : tuo articolo con riguardo al misconosciuto fenomeno del mobbing in ambiente di lavoro



Ho letto il tuo articolo su forum e vi percepisco le enormi difficoltà che stai trovando nell’ottenere la comprensione e la valutazione del rischio del fenomeno, purtroppo anche da parte di colleghi competenti che per la loro attività dovrebbero essere in prima linea culturalmente e per sensibilità professionale nella stima e capacità identificativa del problema.

Mi sembra quanto mai opportuno tenere viva l’attenzione e possibilmente aumentare ed approfondire la conoscenza del fenomeno spesso disconosciuto o misconosciuto dai medici competenti che lo fiutano talora nelle sue espressioni trasversali e lo notano nelle più eclatanti verticali, senza prevenirne gli effetti che tendono a considerare al di fuori delle competenze professionali, come nei casi di lavoratori qualificati “poco produttivi” per i quali circoscrivono la propria attività alla delimitazione del profilo di idoneità.

D’altro canto è palese che il rilievo del mobbing, particolarmente se verticale, mal si addice ad un medico che per sopravvivere professionalmente deve rinunciare alla propria indipendenza intellettuale e trova nell’atteggiamento vilmente compiacente il nutrimento per le proprie radici professionali.

Molte omissioni hanno questa matrice e forse dunque più che sulla capacità di riconoscimento, che pur credo andrebbe favorita da un maggior dibattito, bisognerebbe puntare sulla capacità di denuncia del fenomeno che si correla in modo diretto con la conquista della tutela di una indipendenza professionale ed intellettuale del medico competente, ora minata e manipolata da gestori più o meno occulti della sua attività.

Ognuno di noi ha, per fortuna, esperienze separate e dissimili.

Ti voglio comunque segnalare, come esempio della coerenza degli eventi con quanto sopra da me asserito, che attualmente è in corso per me una ipotesi di revoca dell’incarico di medico competente (epurazione) da parte di una grossa cooperativa del territorio in cui lavoro, in quanto a detta dei soci dirigenti sarebbero pervenute segnalazioni da parte dei responsabili di settore di mie interferenze con “questioni aziendali” tali da rendermi inviso e indesiderato.

Mi si riconosce ufficialmente un elevato livello di professionalità, mi si riconosce di aver risollevato l’azienda (assunta in carico nel 1997) dal più assoluto caos sanitario e preventivo, di aver portato l’assetto della prevenzione ad un livello prima sconosciuto, di aver promosso adeguatamente la tutela della salute coinvolgendo adeguatamente i lavoratori, ma di aver in questa attività toccato argomenti delicati ( questionari sulle reali mansioni svolte rispetto a quelle dichiarate nella valutazione dei rischi, indagini per questionario del livello di formazione ed informazione dei lavoratori) che hanno risvegliato nei lavoratori “attenzioni non gradite” (coscienza ?).

Non è un assalto, ma un colpo da esperto cecchino burocrate, che troverà forse in uno zelante consiglio di amministrazione aziendale sufficienti consensi per cestinare l’incomodo medico privo di diritto di replica (alea iacta est) ed orfano di organi o norme che possano offrirgli la benchè minima possibilità di difesa o giudizio.

Il fenomeno è relativamente isolato, per fortuna per quanto mi riguarda, ma a volte un focolaio apparentemente sotto controllo diviene l’origine di una pandemia la cui profilassi non vorrei si dovesse chiamare consenso collaborante

c.sbordone

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Napoli
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Medico del Lavoro
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93
  • Re: Mobbing
  • (18/02/2002 22:18)

Già nel forum del sito degli specializzandi e medici del lavoro specialisti della Campania ho riportato una relazione sul mobbing e sul ruolo del medico del lavoro alla luce della 626, relazione a cui invio per chi è interessato all 'argomento.

Qui, voglio riportare solamente la premessa, nella quale ipotizzo che l 'esplosione del mobbing, almeno in Italia, in questi ultimi anni non è pura coincidenza, ma rientra a parer mio nella strategia di mercato di attacco ripetuto, conpreso alla Medicina del Lavoro in qualità di disciplina medica della prevenzione, rivolto in generale contro al lavoro dipendente.



"... i rischi di violenza morale occasionale o protratta nel tempo sono stati poco valutati e considerati fino alla recente esplosione del caso “mobbing”, inteso come cronico atteggiamento offensivo da parte di individuabile persona o gruppo contro un Lavoratore vittima di soprusi morali e materiali, con l’assistenza non necessariamente esistente di spettatori Lavoratori.

Se tale in estrema sintesi è la definizione di mobbing, non c’è d’aspettarsi una facile emersione e denuncia di casi esemplari, data la delicatezza dei rapporti contrattuali nel mondo del Lavoro, nel quale, specialmente nella fase intercritica attuale di trasformazione, collocazione e globalizzazione, può assistersi ad un riassorbimento delle tensioni e dell’attenzione delle organizzazioni di protezione dei Lavoratori dal tema generale di prevenzione e salvaguardia della salute, attratte o respinte verso i temi costituenti economici e giuridici del contratto di lavoro. In altre parole ora che l’attenzione sociale, culturale e scientifica si è rivolta anche ai rischi psico-sociali dell’attività lavorativa, il Lavoro stesso si frantuma in tanti rivoli contrattuali e i Lavoratori da prestatori d’opera organizzati e dipendenti organici nel tempo e nello spazio con l’Azienda datrice di lavoro si scompongono in prestatori d’opera sì, ma con minori sicurezze e garanzie contrattuali e di legge, seppur liberi, o meglio liberabili potenzialmente, di vendere su mercato del Lavoro le proprie capacità e professionalità.

La realtà talvolta sa essere ironica nella sua evidenza fattuale: la disciplina medica che da circa un secolo accumula pazientemente le conoscenze sulla patologia e prevenzione da Lavoro, la Medicina del Lavoro appunto, ha trovato il suo acme di riconoscimento giuridico, istituzionale ed universitario a livello nazionale ed europeo proprio nel pregresso decennio con le emanazioni di leggi, regolamenti e diffusione culturale della disciplina, che hanno meravigliato gli stessi cultori della materia, prima fra tutti gli specialisti in Medicina del Lavoro, che con grande entusiasmo hanno riscoperto il ruolo sociale e politico da essi rivestito particolarmente in qualità di Medico Competente. Tuttavia proprio negli stessi anni, accanto al ridimensionamento della grande industria e alla parcellizzazione del lavoro, cadeva la tensione sindacale per i temi di salvaguardia della salute nel Lavoro, fatto che ripercuotendosi inevitabilmente in modo negativo sulla conquistata dignità disciplinare della Medicina del Lavoro, ha visto in questi ultimissimi anni una deriva affaristica, un impoverimento disciplinare accademico ed un ripetuto tentativo di altre branche mediche e non d’impossessarsi nelle istituzioni pubbliche e private del patrimonio professionale e morale della Medicina del Lavoro stessa.

Parrebbe quasi, e tale è l’ironia della storia, che tutto il mondo del Lavoro, rappresentato dai Lavoratori, gli organismi rappresentativi, le unità produttive stesse con dirigenti e datori di lavoro ed, infine la stessa Medicina del Lavoro, sia entrato in un processo di attacchi ripetuti, di precarizzazione sostenuta, di uno smantellamento alle fondamenta dei principi giuridici e materiali del Lavoro dipendente, almeno così come fino ad ora universalmente conosciuto, processo in cui il ruolo di vittime non è rappresentato sempre e solamente dai Lavoratori dipendenti, ma anche da dirigenti e datori di lavoro piccoli e grandi che siano, in un vortice non sempre governabile di trasformazione, che darebbe senso all’ipotesi del perché solamente negli stessi ultimi anni è esploso l’interesse per il “mobbing”, per mali sempre esistiti nel mondo del Lavoro, come se solamente ora si destassero la coscienza e la conoscenza su un fenomeno che ci vede un po’ tutti coinvolti, in qualità di vittima mobbizzata o di immorale mobbizzatore.

Quasi tutti certamente spettatori passivi o partecipativi..."

Sarei interessato a conoscere il vostro parere su tali mie riflessioni. Grazie.

t.camerot@virgilio.it

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Provenienza
Firenze
Professione
Medico Competente
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15
  • Re: Mobbing
  • (19/02/2002 00:15)

rispondo a Sbordone:

Il tuo intervento è certamente condivisibile, ma la tua conoscenza del fenomeno non implica la stessa quale patrimonio comune e presente in noi medici del lavoro.

La interpretazione dei fenomeni connessi all 'aggressione del diritto alla salute è comunque sempre il risultato della loro pubblicizzazione attraverso tutti i canali possibili, da quello dei rapporti personali a quello che passa attraverso i parlamenti, le leggi, le magistrature degli stati, media a volte inconsci della cultura e della conoscenza. Il rischio di ogni fenomeno culturale che riceva grande consenso ed audience è di scomparire dalla attenzione prima di entrare nella prassi.

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