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SICUREZZA, VALORE O PUBBLICITA'?

Questo argomento ha avuto 4 risposte ed è stato letto 2389 volte.

luke70

luke70
Provenienza
Roma
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Medico del Lavoro
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172
  • SICUREZZA, VALORE O PUBBLICITA'?
  • (25/06/2006 12:00)

Vorrei essere sintetico ma soprattutto non frainteso. Ieri si è verificato un incidente mortale in Sicilia. Mille dichiarazioni alla stampa, e poi...Poi finirà tutto di nuovo nell'oblio della quotidianità. I dati dell'INAIL mostrano chiaramente che quello che è accaduto ierinon è una "tragedia", è la normalità! Esagero?
Dati INAIL DEGLI INFORTUNI 2005: 939.460.
Totale infortuni gravissimi: 2.354
1.482 mortali
872 ad elevata gravità
Se la matematica non è un opinione ieri oltre all'operaio siciliano sono morti 3,06 lavoratori. Ma si sente mai parlare di fare qualcosa per migliorare la sicurezza dei luoghi di lavoro. A me sembra che la situazione sia gravissima soprattutto grazie all'indifferenza totale.
Lasciatemi concludere con le condoglianze per la famiglia dell'operaio siciliano.

nofertiri9

nofertiri9
Provenienza
Napoli
Professione
Laureato non medico
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1256
  • Re: SICUREZZA, VALORE O PUBBLICITA'?
  • (25/06/2006 23:08)

mi associo a Luke, né si potrebbe far diversamente.
e ci piazzo un altro carico, preso dalla rete, sempre oggi:

"Giovedì 25 maggio Kamal Udin, 26 anni, cittadino bengalese sposato e padre di tre figli, era al lavoro in un capannone del porto di Ancona. Conclusa la costruzione di uno scafo di vetroresina lungo 42 metri, si trattava di separarlo dallo stampo di legno. Ma qualcosa non ha funzionato: lo scafo non si staccava, è stata aumentata la pressione dell'aria compressa, Kamal è stato colpito in pieno viso ed è precipitato dall'impalcatura. Sotto c'erano dei materiali da lavoro. Un pezzo di ferro gli ha bucato un polmone.
A parte la dinamica particolarmente agghiacciante, si è trattato di un normale incidente sul lavoro. Ogni anno in Italia ne capitano circa un milione e i morti sono 1400. Ancora più normale se si considera che Kamal è un lavoratore immigrato e, per questa sola ragione, più esposto dei lavoratori italiani agli incidenti sul lavoro. Secondo dati elaborati dall'Istituto italiano di medicina legale con la collaborazione della Caritas, i lavoratori stranieri, pur rappresentando il 3,4 per cento del totale, detengono il 9,1 per cento degli infortuni. Il dato naturalmente non comprende gli incidenti sul lavoro che non vengono denunciati.
Tutto normale, dunque. Il fatto è che ci sono dei fatti ordinari che, per il momento in cui si verificano, per il luogo, per le modalità, diventano straordinari. La disgrazia occorsa a Kamal, evidentemente appartiene a questa categoria. I dirigenti sindacali della XX del porto di Ancona hanno registrato un considerevole aumento d'iscrizioni al sindacato da parte di lavoratori stranieri: circa 150 nuove tessere in pochi giorni. Si tratta di persone che lavorano anche dieci-dodici ore per stipendi che quando raggiungono gli 800 euro è grasso che cola.
L'incidente è avvenuto nel capannone di una ditta appaltatrice del CRN di Ancona che, come si legge nel sito Internet del "Ferrettigroup", "con una flotta di 118 megayacht è uno dei principali produttori mondiali di yacht di lusso". Una circostanza che richiama in modo fin troppo facile antiche storie di sfruttamento assoluto e che, molto probabilmente, ha contribuito a far uscire la tragedia dall'anonimato. "E' inaudito e impensabile - hanno scritto i sindacalisti del CRN nel proclamare, lo scorso 8 giugno, due ore di sciopero aziendale - che l'uomo nel ventesimo secolo sia considerato merce".
L'Italia è relativamente da pochi anni un paese di immigrazione mentre è un paese di industrializzazione antica e consolidata. Eppure le vertenze dei lavoratori immigrati hanno un contenuto analogo a quelle dei tempi della nascita della grande industria, dell'introduzione del telaio meccanico e della macchina a vapore: definizione di un orario di lavoro, di retribuzioni minime, sicurezza, possibilità di iscriversi ai sindacati senza rischiare ritorsioni. Tutto qua. Pochissimo. E' come se gli immigrati, per avere la tutela garantita agli altri lavoratori, dovessero ripetere, un secolo dopo, l'intero percorso della classe operaia occidentale. Se questa è "cultura industriale", la fustigazione è un sistema educativo d'avanguardia.
Intanto Kamal Udin giace nel letto di un ospedale. I suoi connazionali si alternano nell'assistenza. E' ancora in coma farmacologico ma negli ultimi giorni è stato registrato un leggero miglioramento che ha ridato un po' di speranza. Il prefetto e il sindaco di Ancona si stanno muovendo per far ottenere in tempi rapidi il ricongiungimento familiare alla moglie e ai tre figli. Se saranno fortunati, presto potranno vedere il loro padre e marito nel letto d'ospedale di uno dei primi sette paesi industrializzati del mondo."

Non so se è peggiore morire di fame o mentre cerchi di non morire di fame.
Forse, dovremmo rifletterci con più approfondimento.

Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

GANDALF IL GRIGIO

GANDALF IL GRIGIO
Provenienza
Perugia
Professione
Medico del Lavoro
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416
  • Re: SICUREZZA, VALORE O PUBBLICITA'?
  • (28/06/2006 00:20)

Concordo con quanto scritto dai cari Colleghi (che saluto calorosamente), e vorrei semplicemente aggiungere un altro spunto che nasce da una piccola riflessione che mi è sgorgata spontaneamente dopo avere letto gli interventi precedenti. Questa riflessione nasce dalla elaborazione di quanto mi è successo oggi pomeriggio, non c’entra niente con il lavoro ma quello che ho sentito è gravissimo, e se avrete la pazienza di leggere questa mia lo capirete. Ho partecipato ad una riunione presso la scuola materna di mia figlia, l’argomento era la sicurezza e la messa a norma del refettorio; a questa riunione hanno partecipato un assessore comunale, i suoi collaboratori e vari tecnici tra cui il responsabile della edilizia scolastica. Ora, premesso che costoro (i tecnici) continuavano a sostenere che in un refettorio non è obbligatoria l’uscita di emergenza (??!!), la cosa che mi ha fatto veramente accapponare al pelle è stata l’affermazione più volte ribadita dai tecnici stessi e dai politici presenti che le “… leggi vanno interpretate…” e che “… siamo come in famiglia, non è il caso di fare polemiche…”. Allora mi sono detto, ma se questo è il pensiero dei politici, di coloro che gestiscono la “cosa pubblica”, che dovrebbero avere sopra ad ogni pensiero il bene dei cittadini e dei lavoratori, ma allora come si può pretendere che un privato faccia tutto secondo le regole? Ecco perché la gente muore nei cantieri, cari amici, perché in Italia le leggi non si applicano, si interpretano, e se ad interpretarle è un imbecille, un incompetente o un raccomandato, ecco che si riempiono ospedali e cimiteri.



Saluti a tutti

PS Tanto per ribadire che tutto il mondo è paese e che quando un politico arriva in alto si dimentica chi è e da dove viene, vi segnalo, per chi non lo sapesse, che la mia città è governata dal centro sinistra…. e mi fermo qui altrimenti stavolta mi mettono in galera.

Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"

luke70

luke70
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Roma
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Medico del Lavoro
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  • Re: SICUREZZA, VALORE O PUBBLICITA'?
  • (03/07/2006 00:08)

fa piacere che qualche, pochi, colleghi si siano associati alla mia "denuncia". Ma ora mi chiedo, se neanche su un sito di medici del lavoro-competenti si riesce a susciatare il men che minimo dibattito su un argomento che è e rimane centrale nella nostrarealtà quotidiana, possiamo mai meravigliarci se poi il resto dell'opinione pubblica ignora totalmente questa strage di innocenti che quotidianamente si consuma in Italia?
Se ci siete battete un colpo...

docorru

docorru
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Bolzano
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Medico del Lavoro
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74
  • Re: SICUREZZA, VALORE O PUBBLICITA'?
  • (03/07/2006 10:01)

Seppur tardivamente.. Dico la mia. E non per disinteresse. Ma perchè i nostri soloni dovrebbero iniziare a legiferare in favore del popolo. E non leggi - capestro, con migliaia di articoli, commi e subcommi (avete fatto una riflessione su ciò che è diventato il corpo normativo cui ci riferiamo??). Lavoratori che muoiono?? L'oblio è già sceso su questi temi. Almeno quallo mediatico. Ci sono le missioni all'estero da rifinanziare, i mondiali di calcio, gli insegnanti precari da assumere (ma i soldi non erano finiti??).. Sai collega, a volte preferisco tacere. Ben sapendo di trovarmi in difetto, tacendo. Perchè, se parlassi, altro che vetriolo..
Di lavoro si muore, ancora. Ci si ammala, ancora. E cosa ci fanno fare, invece di pensare alla tutela dei lavoratori?? I notai, gli scribacchini, qualsiasi altro mestiere fuorchè il nostro.
E' sempre la solita storia. E nulla, neppure i Prodigi, potranno cambiarla.
Con amarezza. Buon lavoro.
Peppe

".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925

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