Sono stato contattato da una azienda di un certo numero di dipendenti che ha avuto alcuni problemi con una società di servizi e che vorrebbe cambiare il Medico Competente. Tuttavia, essendo stato firmato un contratto con tacito rinnovo annuale del medesimo, e non avendo dato con preavviso di almeno 90 giorni la disdetta dell'incarico, il datore di lavoro si trova nella situazione di avere di fatto sfiduciato il proprio medico competente, di doverselo tenere per oltre un anno, oppure di incorrere in eventuali risarcimenti nei confronti della società di servizi stessa (centro medico per intenderci). Premesso che non ho visto il contratto, che sono un giovane medico che esercita da poco tempo, che non faccio firmare clausole di questo tipo alle aziende che seguo poichè ritengo che il rapporto medico competente/datore di lavoro debba essere basato sulla fiducia reciproca (una volta venuta meno il datore di lavoro o il medico devono ritenersi liberi di interrompere il rapporto lavorativo), vorrei sapere se un contratto tipo quello sopra menzionato, da un punto di vista legale ha ragione di esistere ? ovvero il medico competente o un centro medico possono imporre dei termini di risoluzione del rapporto instaurato (es. preavviso di 90 giorni) con una ditta?
billi
E' un problema legale, non medico. Un avvocato e' in grado di dare le risposte al quesito che in ogni caso appare scarsamente favorevole per chi ha firmato il contratto (inadempienza contrattuale).
Il caso proposto è, a mio parere, emblematico delle difficoltà e delle possibili "equivoci" legislativi che possono insorgere nei rapporti che si instaurano tra centri servizi-datori di lavoro-medici competenti incaricati dagli stessi centri servizi. In parte quanto detto in questo forum è collegato a quello già aperto su "Rapporti di lavoro del Medico Competente" e anche ad altri già aperti in passato. Nel Documento del GdL abbiamo cercato di dare una prima risposta, in linea di massima, alla questione, e a quello rimando per le considerazioni più generali. Qui vorrei sottolineare l'aspetto specifico sollecitato dal collega Ballare, quello, cioè, di un incarico di Medico Competente mediato attraverso un centro servizi e non conferito direttamente dal datore di lavoro, con rapporto immediato (dico subito che non voglio entrare in polemica con nessuno e che, non essendo un legale nè tanto meno un magistrato, non posso dare giudizi validi a questo livello). Per la verità si tratta di una situazione piuttosto comune: un centro servizi si propone sul territorio di appartenenza, cerca di attrarre nuovi clienti, offre i propri servizi attraverso la sua organizzazione, le sue strutture e i suoi dipendenti, propone le sue tariffe. Fino a qui - credo - nulla da ridire, siamo in una società di libero mercato e di libera concorrenza, entro i limiti stabiliti dalla legge. Però ..... a contratto stipulato, sorge il problema di considerare, "nei casi stabiliti dalla normativa vigente" - come dice il DL 626/94 - la necessità della sorveglianza sanitaria. Qui, in genere, interviene un rapporto "flessibile" - diciamo così - con uno o più medici competenti (poco importa se specialisti in Medicina del Lavoro o igienisti o medici legali) NON DIPENDENTI cui si affida la società che ha instaurato il rapporto con il centro servizi. Sorgono spontanee alcune questioni:
1. chi è il titolare del rapporto di lavoro con il medico competente "libero-professionista" ? il centro servizi o la società convenzionata con lo stesso ? a che titolo ?
2. che tipo di rapporto di lavoro si instaura ? un rapporto tipo "collaborazione coordinata e continuativa" ? un rapporto libero-professionale "puro" (io faccio tante visite a tot Euro e tanti sopralluoghi a tot Euro l'ora .... etc.) ?
3. cosa accade nel momento in cui - per i più svariati motivi - si interrompe la collaborazione tra medico competente e centro servizi ? Cessa la nomina da parte del datore di lavoro e viene incaricato un nuovo medico competente (già, ma da parte di chi) ? Oppure il medico competente porta con sè le ditte in cui è stato nominato e le sottrae, ovviamente per quanto attiene alla sorveglianza sanitaria, al centro servizi ?
Potrei continuare con le domande, ma mi fermo qui. Non voglio entrare in polemica con alcuni validissimi colleghi che gestiscono al meglio alcune società del settore e sono sicuro che ci siano possibilità di gestire i rapporti che ho prima tratteggiato, però rimango del parere che la migliore soluzione sia quella di rapporti diretti con i datori di lavoro e incarichi conferiti sulla base di rapporti di fiducia, anche interpersonali (esprimo questo parere a titolo personale, non come GdL). Va da sè che esistono situazioni in cui occorre organizzarsi in forma complessa (grandi aziende diffuse sul territorio, con più sedi, centinaia o migliaia di dipendenti), ma le possibilità offerte dalla normativa e dalla prassi non mancano, alcune le abbiamo descritte nel Documento, che invito comunque tutti a consultare sull'argomento.
ramiste il 30/11/2006 09:14 ha scritto:
Il caso proposto è, a mio parere, emblematico delle difficoltà e delle possibili "equivoci" legislativi che possono insorgere nei rapporti che si instaurano tra centri servizi-datori di lavoro-medici competenti incaricati dagli stessi centri servizi. In parte quanto detto in questo forum è collegato a quello già aperto su "Rapporti di lavoro del Medico Competente" e anche ad altri già aperti in passato. Nel Documento del GdL abbiamo cercato di dare una prima risposta, in linea di massima, alla questione, e a quello rimando per le considerazioni più generali. Qui vorrei sottolineare l'aspetto specifico sollecitato dal collega Ballare, quello, cioè, di un incarico di Medico Competente mediato attraverso un centro servizi e non conferito direttamente dal datore di lavoro, con rapporto immediato (dico subito che non voglio entrare in polemica con nessuno e che, non essendo un legale nè tanto meno un magistrato, non posso dare giudizi validi a questo livello). Per la verità si tratta di una situazione piuttosto comune: un centro servizi si propone sul territorio di appartenenza, cerca di attrarre nuovi clienti, offre i propri servizi attraverso la sua organizzazione, le sue strutture e i suoi dipendenti, propone le sue tariffe. Fino a qui - credo - nulla da ridire, siamo in una società di libero mercato e di libera concorrenza, entro i limiti stabiliti dalla legge. Però ..... a contratto stipulato, sorge il problema di considerare, "nei casi stabiliti dalla normativa vigente" - come dice il DL 626/94 - la necessità della sorveglianza sanitaria. Qui, in genere, interviene un rapporto "flessibile" - diciamo così - con uno o più medici competenti (poco importa se specialisti in Medicina del Lavoro o igienisti o medici legali) NON DIPENDENTI cui si affida la società che ha instaurato il rapporto con il centro servizi. Sorgono spontanee alcune questioni:
1. chi è il titolare del rapporto di lavoro con il medico competente "libero-professionista" ? il centro servizi o la società convenzionata con lo stesso ? a che titolo ?
2. che tipo di rapporto di lavoro si instaura ? un rapporto tipo "collaborazione coordinata e continuativa" ? un rapporto libero-professionale "puro" (io faccio tante visite a tot Euro e tanti sopralluoghi a tot Euro l'ora .... etc.) ?
3. cosa accade nel momento in cui - per i più svariati motivi - si interrompe la collaborazione tra medico competente e centro servizi ? Cessa la nomina da parte del datore di lavoro e viene incaricato un nuovo medico competente (già, ma da parte di chi) ? Oppure il medico competente porta con sè le ditte in cui è stato nominato e le sottrae, ovviamente per quanto attiene alla sorveglianza sanitaria, al centro servizi ?
Potrei continuare con le domande, ma mi fermo qui. Non voglio entrare in polemica con alcuni validissimi colleghi che gestiscono al meglio alcune società del settore e sono sicuro che ci siano possibilità di gestire i rapporti che ho prima tratteggiato, però rimango del parere che la migliore soluzione sia quella di rapporti diretti con i datori di lavoro e incarichi conferiti sulla base di rapporti di fiducia, anche interpersonali (esprimo questo parere a titolo personale, non come GdL). Va da sè che esistono situazioni in cui occorre organizzarsi in forma complessa (grandi aziende diffuse sul territorio, con più sedi, centinaia o migliaia di dipendenti), ma le possibilità offerte dalla normativa e dalla prassi non mancano, alcune le abbiamo descritte nel Documento, che invito comunque tutti a consultare sull'argomento.
Dott.Andrea Capri
Specialista in Medicina del Lavoro
Scusate ma ho erroneamente utilizzato il tasto rispondi cit.
Volevo invece dire che condivido appieno il discorso e lo scritto dei Colleghi Ravalli e Billi ed in parte quello di Ramiste.
E cioè Ramiste scrive cose giuste "equilibrate" sino al terz'ultimo rigo: esistono centri sul territorio...nomina..RAPPORTI FLESSIBILI?
Ma la legge, in questo caso il D.lvo 626/94, e tutte le altre norme che attengono la nostra disciplina, sono leggi dello Stato o rapporti flessibili?
Sinceramente non capisco.
Dott.Andrea Capri
Specialista in Medicina del Lavoro
Mi spiace per l'equivoco segnalato da Andrea.
Forse non sono stato sufficientemente chiaro, nel tentativo di essere sintetico, ma volevo riferirmi a quanto accade nella pratica quotidiana un po' dappertutto nel nostro paese (a quanto mi consta).
Che si tratti di una questione che merita tutta l'attenzione e che dovrebbe essere meglio normata e definita, del resto, credo siamo tutti d'accordo.
Vorrei continuare questo dibattito ,perchè mi coinvolge in primis.
Penso che la legge 626/94 presenti dei "vizi" ideologici , primo tra tutti l'equiparazione del medico competente con il medico di fiducia dell'azienda .Io penso che queste figure in realtà potrebbero co-esistere , nel senso che un medico competente così come lo definisce l Legge non può essere un medico di fiducia dell'azienda .
Questo era già noto fin dall'inizio ai più smaliziati e penso che poi la pratica quotidiana lo abbia messo in luce più chiaramente.
Il medico competente dovrebbe essere equiparato ad un pubblico ufficiale
avere in un certo senso "la stella di sceriffo" .
I medici aziendale potrebbe comunque coesistere come figura fiduciaria ma senza alcun potere sui lavoratori.
I medici competenti quindi secondo me dovrebbero essere collegati all'INAIL o alle ASL , avere tariffe fisse e concordate con le rappresentanze del mondo del lavoro e dei medici .Dovrebbe essere controllati anche in modo informatico dalle ASL così come avviene per altre figure professionali o per altri medici ( penso ad esempio al SIS per i medici generici )
mtrinchi
Personalmente il tuo intervento mi lascia perplesso. Non capisco prima di tutto il problema del medico fiduciario dell’azienda: il medico competente è si’ consulente(o dipendente o altro…) dell’azienda ma non ha un ruolo passivo e subordinato al volere del datore di lavoro.
E’ sicuramente vero, e avviene, che le aziende (soprattutto quelle grandi) possono avvalersi di consulenze mediche esterne, con ruolo di 2d opinion, in cui il medico competente non e’ che svolge un ruolo passivo…anzi spesso è il promotore dell’iniziativa. E sempre e solo per tutelare in primis la salute dei lavoratori, e di conseguenza il datore di lavoro. La visione che citi mi sembra piu’ da contenzioso medico-legale in atto…
Se invece intendi che talvolta il medico competente finisce per tirare piu’ dalla parte di colui che lo paga…non commento in quanto credo che ognuno possa riflettere e pensarla come crede.
Sul punto del medico competente che nasce tra un incrocio tra John Wayne e un medico di base “vigilato” alla Echelon…non so.. diciamo che non capisco bene a quel punto quale figura diventeremmo.
Per quanto riguarda le tariffe fisse personalmente sono contrario, soprattutto in un mondo del lavoro che si muove in senso opposto.
Un’ultima considerazione. Penso al medico che si reca in aziende 1 volta all’anno a fare poche visite, situazione che nella realtà economica del nostro paese è probabilmente la più frequente. Penso a quanto costerebbe informatizzare tutto questo processo…molto affascinante…davvero…ma poco realistico. E soprattutto chi paga? Forse basterebbe, per il momento, aumentare il nostro sforzo nel cercare di comunicare con i medici di base con metodi più tradizionali.
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
c'è forse un fraintendimento.
Si vedo il primo intervento, del collega che si definosce giovane e che quindi non sa se chiedere troppo...
Io , che giovane non sono più , ma che lo sono stato,
so che le aziende talvolta (...) usano i più giovani perchè sono più "flessibili" , anche perchè desiderosi d'imparare. La tariffa fissa quindi sarebbe in primo luogo una tutela per i più giovani. Un'altra categoria di medici che beneficerebbe di tariffe fisse sarebbero anche i colleghi che lavorano in realtà "critiche" come ll'artigianato e le piccole aziende.Non bisogna poi scordare il fatto che anche le aziende potrebbero vedere di buon occhio una tariffa fissa , come consumatori in un certo senso .
Un'altra cosa che non consideri è che la Legge deriva dalla necessità di tutelare il lavoro dipendente ed i lavoratori in genere. Non mi sembra che sia intenzione del legislatore il tutelare esclusivamente il datore di lavoro , anche se poi alla fine anche l'impresa viene tutelata in quanto il prodotto ottenuto è stato fatto favorendo l'integrità di chi lavora ed ha quindi un notevole valore aggiunto ( non vengono sfruttati i bambini ad esempio...)
Ma c'è un altro punto su cui dissento : in questa situazione il medico competente è e sarà sempre ricattabile dal datore di lavoro .
Quindi una tariffa fissa , come quella che prende un medico generalista ,o un qualsiasi medico convenzionato con il sistema sanitario nazionale , svincolerebbe il medico da tale capestro.E' chiaro che ci dovrebbero essere delle forme di intermediazione , pubbliche o private che forniscano i clienti ai medici.
Anche il base al nuovo codice deontologico, tante volte disprezzato , è necessario svincolare l'atto medico dal rendiconto economico .
Ma il vero problema sta nelle responsabilità penali , che nessun medico come il medico competente ha.
Siamo gli unici ad avere degli obblighi perseguibili con la galera ...
Quindi questo ci deve venir riconosciuto dallo Stato, dobbiamo collaborare con le ASL al pari dei medici dell'INPS
bordini il 17/02/2007 12:58 ha scritto:
Personalmente il tuo intervento mi lascia perplesso. Non capisco prima di tutto il problema del medico fiduciario dell’azienda: il medico competente è si’ consulente(o dipendente o altro…) dell’azienda ma non ha un ruolo passivo e subordinato al volere del datore di lavoro.
E’ sicuramente vero, e avviene, che le aziende (soprattutto quelle grandi) possono avvalersi di consulenze mediche esterne, con ruolo di 2d opinion, in cui il medico competente non e’ che svolge un ruolo passivo…anzi spesso è il promotore dell’iniziativa. E sempre e solo per tutelare in primis la salute dei lavoratori, e di conseguenza il datore di lavoro. La visione che citi mi sembra piu’ da contenzioso medico-legale in atto…
Se invece intendi che talvolta il medico competente finisce per tirare piu’ dalla parte di colui che lo paga…non commento in quanto credo che ognuno possa riflettere e pensarla come crede.
Sul punto del medico competente che nasce tra un incrocio tra John Wayne e un medico di base “vigilato” alla Echelon…non so.. diciamo che non capisco bene a quel punto quale figura diventeremmo.
Per quanto riguarda le tariffe fisse personalmente sono contrario, soprattutto in un mondo del lavoro che si muove in senso opposto.
Un’ultima considerazione. Penso al medico che si reca in aziende 1 volta all’anno a fare poche visite, situazione che nella realtà economica del nostro paese è probabilmente la più frequente. Penso a quanto costerebbe informatizzare tutto questo processo…molto affascinante…davvero…ma poco realistico. E soprattutto chi paga? Forse basterebbe, per il momento, aumentare il nostro sforzo nel cercare di comunicare con i medici di base con metodi più tradizionali.
Comprendo quello che vuoi dire ma rimango di parere opposto: in un libero mercato le prestazioni a tariffa fissa anche se fatte per tutelare i piu’ giovani sarebbero un fatto illiberale e anacronistico.
Avrebbe allora piu’ senso battersi affinche’ non esistano tariffe ridicole tanto sono basse…tipo 4-5 euro a visita!! Questo si’ che tutelerebbe un lavoro di qualità a scapito di chi pur di accaparrarsi un’azienda fissa preventivi il cui margine e’ risicato alla fine solo per il “giovane” medico.
Per quanto riguarda la ricattabilità…e’ vero lo siamo…ma lo siamo anche dai sindacati, dalle ASL, dall’Ispettorato del Lavoro e via dicendo…credo sia una parte intrinseca del nostro lavoro…e sta solo a noi prendere decisioni competenti, forti e motivate tali da rendere inattaccabile la nostra posizione.
Sulle responsabilità penali…noi ne abbiamo alcune…il cardiochirurgo e il neurochirurgo ne hanno altre…il medico di Pronto Soccorso altre ancora....forse alla fine ne abbiamo meno di altri…
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
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