Vorrei aprire un confronto su questo delicato argomento visto che mi sono trovato recentemente ad affrontare un caso di dipendenti di ente pubblico che lamentavano atteggiamenti persecutori da parte di un loro diretto superiore originato poi da vicende strettamente personali. Come può il Medico Competente tradurre nel giudizio di idoneità il disagio psichico e le somatizzazioni a volte presenti in queste situazioni anche perchè non è facile accertare la consistenza dei comportamenti persecutori lamentati e poi nel caso specifico non esiste la scappatoia di un cambio di mansione o reparto essendo tale mansione olto specifica .
Non occorre confondere la sorveglianza sanitaria (che si effettua in presenza di rischi professionali specifici, in questo caso lo stress da lavoro) dalle indagini giudiziarie ( che si fanno nei casi di violenza personale, tra i quali rientra il mobbing). Il MC ha già abbastanza da fare per il primo compito, non deve fare indagini. Una volta ricevuta notizia della sofferenza di un lavoratore, per presunto mobbing, egli dovrà attivare sia misure individuali di sostegno, sia soprattutto misure collettive di intervento. Queste ultime, ovviamente, cambiano da caso a caso, da azienda ad azienda.
E' esattamente quello che io ho fatto nei contatti con il lavoratore più volte inviatomi, e poi affrontando il problema in colloqui diretti con il datore di lavoro e nel corso della riunione annuale ma c'è chi pretende di trovare nella figura del Medico Competente persino un mediatore di conflittualità.
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