Salve a tutti . Sono un operaio metalmeccanico che da circa un mese è a casa con un ernia discale in L4-L5 nonchè una + piccola in L5-S1.
In seguito a un solita operazione di attrezzamento macchina utensile, ho iniziato a risentire un dolore muscolare alla coscia sx,continando a svolgere la mia attività di operatore su C.N.C.,sentivo l'etendersi del dolore dalla natica (sx) lungo tutta la gamba, fino al piede ,con la mancanza di sensibilità di quest'ultimo.Dalla TAC si è riscontrato quanto sopra esposto;facendolo presente al datore di lavoro.
Quest'ultimo ha ritenuto opportuno farmi continuare a svolgere la solita mansione,ma durante la stessa giornata ho risentito di un forte dolore sul tratto lombare.Fatto presente a tutte le persone competenti e vista la loro incapacità o indifferenza nel gestire la situazione,ho lasciato il posto di lavoro recandomi dal mio medico di base,il quale mi ha dato l'astensione lavorativa di circa un mese.
Tralasciando le cure e li cicli di terapia che tutt'oggi continuo a svolgere ,la mia domanda è la seguente:visto l'attenggiamento del datore di lavore in che modo posso procedere per definirla una malattia professionale?
Le modalità con cui descrivi la'ccaduto farebbero pensare piu' a un infortunio sul lavoro che non ad una malattia professionale. Perche' non è stato inquadrato come tale e sei andato dal medico di base inquadrandolo cosi' come periodo di "malattia comune"??
Ne hai già parlato con il medico competente (se c'e')?
Ricordati che puoi chiedere una "visita a richiesta ex art. 17 d.lgs 626/94" se ritieni che il tuo stato di salute sia incompatibile con le mensioni o compiti svolti.
Per quanto riguarda la eventuale diagnosi di malattia professionale occorrerebbe sapere da quanto tempo fai questo lavoro, l'entità dei carichi che movimenti manualmente, i risultati della valutazione del rischio e altre cose che su un forum non e' agevolissimo trattare e approfondire. Se vuoi un consiglio cerca di non farti condizionare da eventuali ripicche o sentimenti di rivalsa col tuo datore di lavoro. Comincia a sentire il medico competente. E facci sapere come evolve la cosa.
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Prima di tutto grazie !
Per quanto riguarda il discorso degli attriti "eventuali" con il datore di lavoro è un vero problema ,alimentato anche e paradossalmente dalla classe sindacale.
Mi rendo conto che il mio è un caso particolare,ma purtroppo appartengo
alla classe + bistrattata in questo paese.Siamo arrivati al punto di doverci privare di diritti per non intrapendere la strada "rognosa".
Quando inizialmente ho avvertito i primi sintomi ,credevo che era solo un risentimento muscolare.Ho fatto la TAC suggeritami dal medico di base;con la stessa conprovante le 2 ernie, mi sono recato dal datore di lavoro il quale ha ritenuto che io dovessi continuare a svolgere la solita mansione dandomi il colpo di grazia e dichiarando che il probema era legato al passato . Ma visto che io non ho mai accusato di problemi sulla colonna vertebrale ,mi chiedevo :è possibile?ma sopratutto quali sono le responsabilità del medico della mia azienda ,dell'addetto alla sicurezza e dello stesso datore di lavoro?
Non ho ancora capito una cosa....siete sottoposti a sorveglianza sanitaria (temo di no....ma vorrei una conferma)??
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
"Sorveglianza sanitaria"'?!
Assolutamente NO!
Purtroppo senza medico competente (cosa incredibile oltre che verosimilmente illegale visto il settore lavorativo) credo che l'unica strada percorribile sia sentire il tuo patronato di categoria...ammesso che riesca a produrre qualcosa un atto medico che poi dovrai mostrare al tuo datore di lavoro. Hai provato a contattare l'ASL competente per territorio?
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Rileggendo un tuo post precedente dici pero' "responsabilità del medico della mia azienda"...non vorrei essermi espresso male...il medico competente è il medico aziendale....c'e' o no? (se c'e' vuol dire che e' attiva qualche forma di sorveglianza sanitaria...)
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Ma certo che c'è !Ma ciò non vuol dire che quest'ultimo salvaguardi la salute di un dipendente, anzi tutt'altro!Un azienza "CERCA" di non mettersi contro le norme della 626;ma in ogni caso "credo" ,almeno da quanto ho appreso ,che quella "sorveglianza sanitaria" avrebbe dovuto in questo caso segnalare all'INAIL l'eventuale infortunio o malattia professionale(vista la circostanza).Invece per timore di beccarsi una penale, cerca e trova strade "alternative",mettendo i dipendenti in condizioni poco "gradite" e soprattutto a dover affrontare tutti gli oneri fiscali.Credo di essere stato + chiaro.Anche perchè se non fosse così,mi dispiacerebbe moltissimo.Il problema non è aprire la pratica con il medico di base ma è : come è possibile che un medico,un uomo che ha cultura e coscienza(almeno dovrebbe) assuma un'atteggiamento del genere,ma soprattutto le leggi ,le norme e tutto ciò che concerne il diritto,la salute e la sicurezza sul lavoro permettono questo?
Non entro nel merito della tua nota critica che evidentemente è motivata da un'esperienza personale che, apparentemente, si scontra con quanto sancito dalla vigente normativa. Ti ricordo, tuttavia, che esistono i patronati che in questi casi possono offrirti un valido supporto medico-legale.
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Saprebbe indicarmi qualcuno "valido" per la mia situazione ,visto che un ipotetico "sindacato" che tutela la classe proletaria non c'è e non è mai esitito?
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