billi
SENZA COMMENTI
I Medici Competenti rappresentano indubbiamente uno dei principali elementi di novità della recente normativa di settore. La loro funzione, che dovrebbe essere di garanzia per la tutela della salute dei lavoratori, è indebolita dal rapporto di dipendenza economica diretta nei confronti del mondo imprenditoriale. Talvolta si osservano Medici competenti che, in una pura logica di mercato, pur di mostrarsi il meno “invadenti” ed “aggressivi” possibile nei confronti del proprio datore di lavoro, vengono meno al mandato a loro affidato assicurando prestazioni superficiali quando non del tutto inadeguate ed illecite. Senza volere considerare gli aspetti più estremi, che rientrano nella fattispecie dell’illegalità, c’è da rimarcare il negativo fenomeno caratterizzato dalle Società di servizio. Molte di queste effettuano prestazioni di basso livello professionale, in una pura logica di business, sfruttando e sottopagando medici (specialisti in Medicina del lavoro o, ancora più di frequente, in Igiene) che sono chiamati ad un puro lavoro a cottimo (nella logica del visitare il maggior numero possibile di lavoratori nel minor tempo possibile).
Questo stato di cose, che si sta progressivamente diffondendo, comporta gravi ripercussioni su tutto il sistema della sicurezza negli ambienti di lavoro: basti al riguardo pensare non solo alle ovvie conseguenze sulla salute di lavoratori esposti ad attività potenzialmente pericolose, quanto anche alle negative implicazioni in termini di conoscenza dei fenomeni e di attivazione di opportune procedure di prevenzione conseguenti alla mancata segnalazione dei casi di sospetta malattia professionale.
Il fenomeno è inoltre aggravato dalla vigente normativa di settore che, su molti aspetti dell’attività del medico competente, non prevede in maniera chiara obblighi definiti ed ineludibili e non prevede adeguati strumenti sanzionatori.
Se da un lato sono sicuramente pregevoli le iniziative tese a qualificare ulteriormente la qualità delle prestazioni erogate dai Medici competenti (purché queste iniziative siano studiate per assicurare positive ricadute operative), sono meno comprensibili e giustificabili gli atteggiamenti di tipo corporativistico, in una realtà nella quale sembra ormai definita l’estensione della funzione di Medico competente anche a specializzazioni differenti rispetto alla Medicina del lavoro. Sembra semmai più opportuno delimitare gli ambiti di operatività di tutti i professionisti chiamati in causa, nel rispetto del proprio curriculum formativo e della professionalità acquisita. Risulta comunque necessario prevedere forme di qualificazione professionale costante per
“tutti” i professionisti che operano in questo settore.
Nell’ottica di rendere maggiormente trasparente ed efficace l’opera dei Medici competenti, di assicurare un maggiore e più incisivo controllo da parte degli organi di vigilanza e di tendere in maniera sempre più attenta a prestazioni erogate in funzione dell’esistenza di prove di efficacia, sarebbe auspicabile che nel nuovo Testo Unico fossero previsti alcuni ulteriori adempimenti obbligatori per i Medici Competenti:
• obbligo di trasmettere la nomina del Medico Competente all’Organo di vigilanza.
• obbligo di formalizzare il sopralluogo periodico negli ambienti di lavoro, con la definizione delle situazioni bisognevoli di adeguamento ed il suggerimento degli interventi necessari;
• obbligo di formalizzare la collaborazione alla redazione del documento di valutazione dei rischi. Troppo spesso i Medici competenti sono chiamati a “subire” un documento di valutazione dei rischi che non condividono e che comunque non hanno collaborato a definire. Bisognerebbe discutere sull’opportunità di nominare il Medico competente “dopo” che la valutazione dei rischi sia già stata redatta.
• obbligo di formalizzare il piano della sorveglianza sanitaria (o protocollo sanitario), redatto elencando gli operatori in attività, individuando per ciascuno i rischi lavorativi, gli accertamenti integrativi necessari e la periodicità della sorveglianza sanitaria. Il tutto dovrebbe essere giustificato con i riferimenti legislativi e con le indicazioni riportate dalla letteratura scientifica e dovrebbe essere associato ai dati desumibili dal documento di valutazione dei rischi. Il protocollo sanitario così redatto dovrebbe essere “obbligatoriamente” inviato all’organo di vigilanza, che potrà in questa maniera monitorarne l’effettiva predisposizione e registrare i dati anche ai fini epidemiologici.
• obbligo di trasmettere all’organo di vigilanza i giudizi di idoneità conseguenti alla sorveglianza sanitaria e obbligo di segnalare congiuntamente i casi di mancata visita (a causa di scarsa collaborazione da parte del datore di lavoro o del lavoratore stesso).
Il mancato rispetto di ciascuno di questi adempimenti dovrebbe tradursi in corrispondenti sanzioni. L’elencazione di questi adempimenti potrebbe sembrare in controtendenza rispetto alla necessità, da più parti ribadita, di giungere ad una semplificazione (soprattutto per quanto attiene gli aspetti formali). Occorre al riguardo segnalare come gli adempimenti in questione non ricadano in realtà direttamente sulle spalle dei datori di lavoro e come, per certi versi, vadano a “potenziare” il ruolo “para- pubblico” (o pubblicistico) del Medico competente. Nel caso dovessero risultare eccessivamente onerosi, potrebbero essere limitati ad alcuni comparti produttivi (ad es. edilizia o industria chimica) o ad alcuni rischi lavorativi (ad es. quelli a maggiore impatto sociale: rumore, agenti cancerogeni o rischi ergonomici). Ancora una volta occorre segnalare come tutti questi adempimenti si ripercuotono notevolmente anche sull’operatività dei servizi ASL. Il sistema in discussione si regge solo se di pari passo i Servizi ASL riescono ad attivare un adeguato sistema di valutazione e di registrazione dei flussi informativi, avviando anche un sistema di controllo e vigilanza. Questa attività potrà essere assicurata unicamente dotando tutti i Servizi delle necessarie risorse. Il ruolo dei datori di lavoro, centrali nella responsabilità d’impresa, deve trovare i necessari contributi nelle altre figure della prevenzione disponibili e necessarie. A tale riguardo vogliamo sottolineare la necessaria PROFESSIONALITA’ DELLE IMPRESE. Chiunque può diventare impresario dall’oggi al domani senza vincoli professionali e formativi. Un mercato del lavoro con una concorrenza sleale che oggi non premia le imprese virtuose. Si tratta quindi di definire criteri minimi di professionalità e competenze per un innalzamento culturale della prevenzione di impresa. Il sistema sanzionatorio interdittivo può agire per consolidare gli eventuali requisiti adottati.
(continua)
Il punto in merito alla valutazione dei rischi, che dovrebbe coinvolgere a priori il Medico Competente, è degno di grande attenzione. Ho sempre affermato che la logica del "numero di visite" deve finire. Il Medico Competente, al pari di commercialisti, avvocati, ingegneri, tecnici vari e via dicendo, deve essere visto nell'ottica di un vero e proprio consulente del datore di lavoro. Una figura insomma che l'azienda dovrebbe prevedere e consultare costantemente, ab initio, non soltanto in un momento susseguente a qualche altro adempimento. Questo nell'ottica di un discorso di prevenzione globale sul luogo di lavoro, luogo dove le persone trascorrono ormai una parte davvero cospicua della propria esistenza e dove, accanto alle tristi e purtroppo frequenti morti bianche, esiste anche una fetta cospicua cui, a ragione, non basta più soltanto la sicurezza, con una conseguente sempre maggiore richiesta di benessere e promozione della salute. Rammento come la sorveglianza sanitaria sia solo uno dei momenti della prevenzione, e di tipo secondario. La prevenzione tecnica, l'informazione e la formazione, rappresentano a mio avviso momenti fondamentali di cui, soprattutto direi per la prima, noi tutti dobbiamo riappropriarci. Per fare ciò è necessaria tuttavia una presa di coscienza forte di tutta la categoria, che deve riqualificarsi sotto certi aspetti. Ritengo per esperienza personale, ad esempio, che il tempo concesso nei corsi di specializzazione all'approfondimento della conoscenza dei cicli tecnologici e dei processi lavorativi, delle attrezzature e dei macchinari, etc. sia esiguo ed inadeguato, spesso anche sottostimato nella sua importanza formativa. Nessuno me ne voglia: non sto assolutamente affermando che occorra formare medici-tecnici-tuttologi ma ribadisco come abbiamo per lungo tempo lasciato in mano ad altre figure una parte cospicua e maledettamente specifica della nostra professione, puntando per la maggior parte sull'aspetto prettamente sanitario. Non so dire di preciso per quale motivo. Forse ci è semplicemente,pian piano, inconsciamente scivolata di mano ma e' sicuramente giunta l'ora di riappropriarsi in maniera decisa di questi aspetti fondamentali della nostra professione.
Saluti a tutti.
Per un opportuno chiarimento, faccio presente che quanto riferito dal collega Trovato è un paragrafo (quello, appunto, riferito a ruolo e funzioni del Medico Competente) estratto da un documento che la SNOP ha recentemente diffuso in relazione al dibattito sul nuovo Testo Unico e, anche, alla prossima conferenza nazionale di Torino (della quale è stato riferito in altre parti del sito).
Ho letto oggi i post del forum, dal titolo peraltro ironico ed intrigante, e mi sembra opportuno sottolineare che le puntualizzazioni siano necessarie, ma questa volta se il Collega Billi premette nel suo scritto un "SENZA COMMENTI" è ovvio che lo sritto possa unicamente provenire da "ambienti" vicini alla nostra Disciplina.
Sarebbe stato meglio non puntualizzare in questo caso una
"primogenitura" di informazione, ma agire nel proporre qualcosa in merito al testo che anche a me appare semplicemente "SENZA COMMENTI"
Dott.Andrea Capri
Specialista in Medicina del Lavoro
acapri il 23/06/2007 09:53 ha scritto:
Ho letto oggi i post del forum, dal titolo peraltro ironico ed intrigante, e mi sembra opportuno sottolineare che le puntualizzazioni siano necessarie, ma questa volta se il Collega Billi premette nel suo scritto un "SENZA COMMENTI" è ovvio che lo sritto possa unicamente provenire da "ambienti" vicini alla nostra Disciplina.
Sarebbe stato meglio non puntualizzare in questo caso una
"primogenitura" di informazione, ma agire nel proporre qualcosa in merito al testo che anche a me appare semplicemente "SENZA COMMENTI"
non si comprende il senso di quanto viene detto in questi interventi senza commenti diritti di primogeniture od ambienti vicini alla nostra discliplina, sarà che sono friulano ( il Patriarca prima, il Doge e Checco Beppe poi, con la loro buona amministrazione non consentirono a famiglie o di gruppi più o meno consociati a sostituirsi allo stato) e dunque mi sfugge il senso
devo però dire che mi pare ridicolo se non misero parlare sempre " si dovrebbe" senza verificare in concreto cosa si fa altrove. nella provincia di Vicenza e Padova le comunicazioni all'ASL, di cui parla BILLI vi sono già (permangono invece lo sfruttamento del nostro lavoro da agenzie di servizi) che continuano perchè :
1) le agenzie o società utilizzando "tecnici" e non qualificabili come tali, hanno il monopolio delle valutazione di rischio
2) il Medico Competente del Lavoro è ancora ancorato alla clinica e in fondo la preferisce.
3) la valutazione ambientale che pure è un compito dei Medici del Lavoro (pg 91-92-93)e degli Igienisti pg95 e seguenti ( vedi tariffario ordine dei medici (dpr 17.2.92 GU 2.6.92 n128) IL CHE IMPLICITAMENTE LA DEFINISCE PRESTAZIONE MEDICA DA CUI L'EFFETTUARLA SENZA TITOLO PUò COSTITUIRE ABUSO DI PROFESSIONE MEDICA viene fatta senza che alcuno dica qualcosa da ignoranti nel senso che ignorano i principi della prevenzione che è una branca della medicina.
4) molti medici evidentemente firmano senza neppure leggere il doc. di valutazione dei rischi ( il che è vergognoso) così continuano a dire si dovrebbe e a a non fare noi stessi tale valutazione dopo aver sbugiardato certi doc di VDR (n spesso è così facile!)
mi sono perso un po di virgole
e dunque mi sfugge il senso di certi messaggi criptici
....devo però dire che mi pare ridicolo, se non misero, parlare sempre " si dovrebbe" senza verificare in concreto cosa si fa altrove.....
viene fatta,- senza che alcuno dica qualcosa- da ignoranti nel senso che ignorano i principi della prevenzione, che è una branca della medicina.
billi
Forse ho dato l'impressione (non voluta) che quanto scritto sia mio. Tutt'altro! ho solo riportato il succo di una "dotta elaborazione" che proviene dall'ambiente dei servizi e su cui ovviamente ho le mie piu' forti perplessita': nel metodo, nella sostanza e nella forma. Le critiche rivolte senza cognizione di causa a tutti i medici competenti sono da rispedire al mittente e prima di farle sarebbe stato opportuno guardare in casa propria: sicuri che e' proprio tutto ok? Nessun peccatuccio e niente da correggere se non richieste di personale?
Francamente quando ho letto il messaggio di Billi mi sono detto: "Finalmente si comincia a parlare di cose serie, ché nel sito negli ultimi tempi non è che ci fossero molti argomenti interessanti". Pultroppo è brutto che la proposta (che pare venga da ambienti dei servizi) contenga la possibilità di sanzioni per compiti (fattivo coinvolgimento nella valutazione dei rischi, utili sopralluoghi negli ambienti di lavoro, seri protocolli di sorveglianza sanitaria, ecc) che dovrebbero essere la quotidiana realtà del modus operandi del medico del lavoro e come tali difficilmente oggetto di sanzione. Ma tant'è, se i colleghi dei Servizi vedono così l'operato dei medici competente, qualche ragione ci deve pur essere e qualcuno a questo punto deve intervenire (anche duramente, dico io) per la tutela della salute dei lavoratori, della qualità di rpoduzione dell'impresa ma, anche e non per ultimo, per il buon nome dei medici del lavoro
Tony Porro
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