Considerato il D.Lgs. 626/94 Capo IV, art.17, c.5 e l'istanza precisa rivolta in merito della As.Com. di Forlì al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, esaudita in data 22/12/05 prot. n°3148, perchè non chiedere una volta per tutte un intervento del Parlamento per riportare nella legalità la situazione? Non vedo momento migliore, considerando il fatto che si sta discutendo il nascituro Testo Unico. La proposta potrebbe consistere nel concedere a tutti i centri servizio o società di servizi o come vogliamo chiamarli, un tempo limite ragionevole entro cui adeguarsi alla normativa, assumendo in organico con regolare contratto ed in numero adeguato i medici competenti necessari a soddisfare le esigenze dei propri clienti, pena la chiusura dell'attività ed il rigetto di qualsiasi contratto economico stipulato con aziende per la sorveglianza medico-sanitaria la cui nomina a medico competente allegata rechi la firma di uno specialista che non sia effettivamente dipendente del centro di servizi
cui prodest?
Beh, se non altro si lascerebbero in vita quelle strutture che realmente operano in maniera coscienziosa, con compensi degni per tutti i propri collaboratori, con un modus operandi che non è volto solo al ribasso ed al visitificio senza quartiere, e di concerto una qualità che affianchi la quantità. Tali strutture esistono per esperienza diretta e spesso vedono a capo colleghi esperti e non uomini d'affari di dubbia provenienza che si sono buttati al momento giusto nel calderone della 626.
Come diceva l'imperatore Vespasiano...pecunia non olet...sed dolet aggiungo io e soprattutto di questi tempi.
Dario73 il 26/06/2007 12:53 ha scritto:
Beh, se non altro si lascerebbero in vita quelle strutture che realmente operano in maniera coscienziosa, con compensi degni per tutti i propri collaboratori, con un modus operandi che non è volto solo al ribasso ed al visitificio senza quartiere, e di concerto una qualità che affianchi la quantità. Tali strutture esistono per esperienza diretta e spesso vedono a capo colleghi esperti e non uomini d'affari di dubbia provenienza che si sono buttati al momento giusto nel calderone della 626.
Come diceva l'imperatore Vespasiano...pecunia non olet...sed dolet aggiungo io e soprattutto di questi tempi.
Beh caro collega tu hai ragione ma ripeto, cui prodest?
Gli unici che si avvantaggerebbero di questa applicazione della norma sarebbero i giovani MdL e i lavoratori. Ora capisci perchè non interessa a nessuno?
luke70 il 27/06/2007 11:30 ha scritto:
Beh caro collega tu hai ragione ma ripeto, cui prodest?
Gli unici che si avvantaggerebbero di questa applicazione della norma sarebbero i giovani MdL e i lavoratori. Ora capisci perchè non interessa a nessuno?
quello che sorprende e che fa riflettere ancora di più sulle tue parole è che questa norma è sistematicamente disattesa nella parte riguardante il rapporto medico/azienda/centro nell'indifferenza totale di tutti, nonostante anche circolari varie emanate dal ministero del lavoro che chiariscono ogni aspetto di quale deve essere il rapporto di lavoro ...
dario ha ragione da vendere.
ci vuole una pulizia di tutto quel sottobosco di società, consulenti, commercialisti che "fanno" la 626.
e quale migliore occasione della stesura del testo unico per chiarire ancora una volta, in modo netto e inequivocabile, quello che la legge già dice e che tante circolari ribadiscono???
...e lancio una proposta, ricollegandomi a quanto letto in altri post: perchè non rendere obbligatoria la trasmissione della nomina di medico competente ai servizi PSAL e all'ISPESL?? sarebbe a mio giudizio un'operazione di trasparenza, utile passso verrso quella collaborazione tra Enti e Territorio di cui così tanto si parla ma che ancora non riesco a cogliere.
cordialità
maxmd il 27/06/2007 01:05 ha scritto:
dario ha ragione da vendere.
ci vuole una pulizia di tutto quel sottobosco di società, consulenti, commercialisti che "fanno" la 626.
e quale migliore occasione della stesura del testo unico per chiarire ancora una volta, in modo netto e inequivocabile, quello che la legge già dice e che tante circolari ribadiscono???
...e lancio una proposta, ricollegandomi a quanto letto in altri post: perchè non rendere obbligatoria la trasmissione della nomina di medico competente ai servizi PSAL e all'ISPESL?? sarebbe a mio giudizio un'operazione di trasparenza, utile passso verrso quella collaborazione tra Enti e Territorio di cui così tanto si parla ma che ancora non riesco a cogliere.
cordialità
aggiungo la direzione provinciale del lavoro, nel caso più competente sui contratti di lavoro
come vogliamo fare sicurezza se la sicurezza si sta svendendo...
la sicurezza dovrebbe essere gestita da organi competenti statali a mio avviso... pensate a tutta quella schiera di "commercialisti" (li chiamo così in genere, dal fatto che sento spesso dirmi "il mio commercialista mi ha detto che devo fare le visite!") che si rivelano invece consulenti del lavoro (a loro dire) ma non sanno nemmeno quando c'è obbligo di sorveglianza sanitaria, non sanno quando fare corsi di primo soccorso da 4, 12 o 16 ore, si inventano senza titoli e competenze corsi per rspp, rls, non sanno la differenza tra visita preassuntiva, preventiva, periodica o di fine rapporto, scopiazzano le valutazioni del rischio, però hanno tutti i moduli prestampati e sanno fatturare il doppio di quello che danno a te...
quante ve ne devo elencare ancora!!!
e quante se ne vedono...
ma i datori di lavoro si sono fatti bene i conti?
e lo Stato quanto potrebbe ricavare invece se la società di servizio la facesse Lui, mettendo a disposizione strutture pubbliche con più medici del lavoro alle asl, ricavando denaro dalle prestazioni mediche (e non) in materia di prevenzione... e magari risanando il bilancio deficitario della sanità pubblica!!!!!!!!
L'argomento mi sta molto a cuore. Lo scandalo dei centri/società di servizi “della 626” o dei servizi di consulenza alle aziende ( che definirei “Consulenza commerciale “ differenziandola da quella “professionale”) è sotto gli occhi di tutti noi (ma non di tutti gli attori aziende comprese) : ha potuto svilupparsi per una decina d'anni evolvendosi dai poliambulatori ( che come si sa offrono da una parte un comodo spazio ai colleghi specialisti (contratto della dirigenza medica territoriale/ospedaliera libera professione “intra/extramoenia ) con i due rami di attività medica che non hanno concorrenza con la struttura pubblica (dentisti a parte) e cioè la medicina sportiva e la medicina del lavoro e dalla consulenza aziendale giuslavoristica
Partiamo da una analisi della situazione per definire obbiettivi e rimedi conseguenti e come riferimento ambientale considero la situazione Veneta (estendibile però a una buona parte d'italia per la piccola e media industria )
Entrambe le discipline hanno la caratteristica di una dichiarazione di idoneità obbligatoria su base normativa ( con medici specialisti/autorizzati e con obbligo o soggetti a controllo, della regione o della asl, più o meno cogente ) i medici sportivi sono dunque normati quasi come noi e come per poche grandi industrie, così solo poche grandi squadre degli sport principali o delle federazioni nazionali possono permettersi il medico dipendente. Se a fianco della attività di medico sportivo al massimo ci sono allenatori o simili, a fianco dell'azienda e del MC c'è il lo studio del commercialista/consulente del lavoro che in presenza di piccole ma industriose aziende di produzione (5/6 operai con rari massimi di 20/25 operai in alcuni settori : es. orafi) . Queste aziende non hanno la struttura amministrativa molto sviluppata, né potrebbero permettersela cosicché e il titolare spesso un “operaio” egli stesso ha il suo commercialista che “gli fa le paghe, le tasse, fino ai tfr ” e gli “fa la 626” Il consulente principale è lui non il medico competente, sempre per questo meccanismo di delega il consulente commerciale si è potuto espandere nell'indagine ambientale ( rumore, rischio chimico, campionamento polveri ecc. stilando (troppo spesso con il copia/incolla)valutazioni di rischio ed assumendo qualche cosiddetto tecnico per qualche analisi ambientale.
Le analisi ambientali
Ho spesso affermato che le analisi ambientali sono appannaggio degli igienisti (la cui sola citazione in questo sito fa scatenare l'ira di Caifa) e citato che il tariffario dell'ordine dei medici ( dpr 17.2.92 G.U. 128 del 2.6.92 ) che riporta sia le tariffe degli igienisti ma anche quelle dei medici del lavoro e si riferiscono alle analisi ambientali ) Arriverei a dedurre che se il tecnico della consulenza commerciale può svolgere il compito di responsabile della sicurezza ( purchè provvisto del foglio di carta del corso abilitante) , potrebbe incorrere nel reato di abuso di professione medica qualora facesse una fonometria o un campionamento di polveri (non è il caso di fare una valutazione giuridica seria?)
Il nostro obiettivo
Rispetto a questo tema il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di aumentare il nostro ruolo a quello di CONSULENTI PROFESSIONALI con l'autonomia necessaria a garantire la qualità dell'attività professionale, portando alla scomparsa di pseudo-tecnici “corsisti” privi di basi teoriche sufficienti per affrontare la complessità del problema.
Quali mezzi usare per questa strategia ?
Molti suggerimenti vengono riportati in questo forum (alcuni li considero velleitari o pleonastici e che non arrivano al nocciolo del problema che a mio avviso risiede nell'art.9 della 626 “il rds collabora alla valutazione dei rischi” tal quale il MC (art.17 e art 7 comma 3) ma che non consente al rds l'effettuazione delle analisi “nel rispetto della normativa vigente”art 9.lett. A) ( demandate a mio parere al ML/MI/MC nell'ambito delle proprie competenze art 17 e dpr 17.2.92
e la lett. h del medesimo art.17 “partecipa alla programmazione del controllo dell'esposizione dei lavoratori i cui risulti gli sono forniti con tempestività ai fini delle valutazioni e dei pareri di competenza.
tale indicazione va ampliata con una formula legislativa che prevede espressamente la funzione della valutazione dei rischi come compito medico ponendo l'accento sui rischi fisici tossicologici ed oncogeni biologici e psicolgici ( che la attua e la dirige nell'ambito della sua competenza professionale avvalendosi direttamente dei mezzi a sua disposizione o che reperisce sul mercato)
Dunque come proposta
art 9 comma 1 ......provvede a fornire al Medico Competente gli elementi richiesti anche ai fini delle valutazioni e dei pareri di cui al art 17 lett. A
art 17 comma 1 lett .h visita almeno una volta all'anno gli ambienti di lavoro, e dirige e programma il controllo dell'esposizione dei lavoratori ai rischi dei luoghi di lavoro, con particolare riferimento ai rischi fisici, tossicologici e biologici per esposizione ad agenti chimici e cancerogeni
art 17 comma 2 ..... il MC nell'espletamento dei suoi compiti può avvalersi di collaboratori tecnici, per motivate ragioni, e di medici specialisti scelti dal datore di lavoro, che ne sopporta gli oneri .
Sulle considerazioni sul forum
(dario73 )Considerato il D.Lgs. 626/94 Capo IV, art.17, c.5 e l'istanza precisa rivolta in merito della As.Com. di Forlì al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, esaudita in data 22/12/05 prot. N°3148, ......la proposta potrebbe consistere nel concedere a tutti i centri servizio o società di servizi un tempo limite ragionevole entro cui adeguarsi alla normativa, assumendo in organico con regolare contratto ed in numero adeguato i medici competenti necessari a soddisfare le esigenze dei propri clienti, pena la chiusura dell'attività = passaggio alla dipendenza, è una soluzione valida specie per i mc più giovani che possono fare una migliore esperienza, in altri casi, poiché le spese di gestione sono sempre gravose è possibile studi di gruppo od associazioni ( fra medici)
(maxmd) rendere obbligatoria la trasmissione della nomina di medico competente ai servizi PSAL e all'ISPESL?? sarebbe a mio giudizio un'operazione di trasparenza, utile passo verso quella collaborazione tra Enti e Territorio di cui così tanto si parla ma che ancora non riesco a cogliere.
cordialità ci vuole una pulizia di tutto quel sottobosco di società, consulenti, commercialisti che "fanno" la 626./ aggiungo la direzione provinciale del lavoro, nel caso più competente sui contratti di lavoro = d'accordo, anche se ove questo già avviene ( asl vicenza ) non si modica la situazione
come vogliamo fare sicurezza se la sicurezza si sta svendendo...
la sicurezza dovrebbe essere gestita da organi competenti statali a mio avviso... pensate a tutta quella schiera di "commercialisti" (li chiamo così in genere, dal fatto che sento spesso dirmi "il mio commercialista mi ha detto che devo fare le visite!") che si rivelano invece consulenti del lavoro (a loro dire) ma non sanno nemmeno quando c'è obbligo di sorveglianza sanitaria, non sanno quando fare corsi di primo soccorso da 4, 12 o 16 ore, si inventano senza titoli e competenze corsi per rspp, rls, non sanno la differenza tra visita preassuntiva, preventiva, periodica o di fine rapporto, scopiazzano le valutazioni del rischio, però hanno tutti i moduli prestampati e sanno fatturare il doppio di quello che danno a te... ma i datori di lavoro si sono fatti bene i conti?
No, se nessuno li informa , ricordo che spesso sono piccoli industrie ed artigiani OCCORRE INFORMARLI
Lo Stato quanto potrebbe ricavare invece se la società di servizio la facesse Lui, mettendo a disposizione strutture pubbliche con più medici del lavoro alle asl, ricavando denaro dalle prestazioni mediche (e non) in materia di prevenzione. ( personalmente non sono d'accordo, anche se vi potrebbe esservi lo spazio per una funzione di calmiere, ma poi il rimedio sarebbe peggiore del male per ASSUNZIONI CLIENTELARI, CONTROLLO POLITICO DEI RISULTATI, peggio di un qualsiasi visitificio.
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