Sono stata contattata da un'associazione sindacale per esprimere un parere in merito al nesso causale tra le mansioni svolte da un'operaia e la sintomatologia dalla stessa presentata. In particolare, la lavoratrice ha esibito certificato medico per "fenomeno di Raynaud" emesso da specialista cardiologo a seguito di ecocolordoppler arterioso e venoso degli arti superiori, nonchè rapporto di videocapillaroscopia a sonda ottica emesso da Istituto Universitario -servizio di angiologia medica, da cui si evince "colorito cianotico del connettivo interstiziale, discreta trasparenza del tessuto, struttura capillare scarsamente conservata, morfologia capillare tortuoso-dismorfica e dinamica intracillare non valutabile". Questo, per non citare i referti radiografici di "artrosi trapeziometacarplae ed interfalangea bilaterale, nonchè la lesione osteolitica a carico della falange media del 2° dito della mano dx".
Orbene, la lavoratrice mi ha comunicato che è stata assunta nel 1990, e da allora è sempre stata adibita a mansioni che hanno comportato e comportano l'uso di trapani e pistole avvitatrici, prima ad aria compressa e poi a batteria.
Premettendo che per me il nesso causale è lampante, evidente e addirittura eccessivo, segnalo che -nonostante trattasi di azienda con oltre 1000 dipendenti e servizio di Medicina di Fabbrica storicamente interno - la lavoratrice è stata sottoposta a visite periodiche solo 2 volte dal 1990 ad oggi, e solo a seguito di sua richiesta per cambio mansione. Alla faccia della voce 48 del DPR 303/56 e, più di recente, del D.Lgs. 187/05.
Segnalo altresì che la patologia riscontrata dalla lavoratrice, per quel poco che ne capisco io, rientra alla voce 2 del gruppo relativo alle malattie causate da agenti fisici prevista dal DM 27 aprile 2004, per le quali è obbligatoria la Denuncia all'Inail, ma dai primi di aprile (a cui risalgono i certificati di cui ho dato cenno poco fa) a tutt'oggi non il cardiologo, non l'angiologo, non il reumatologo universitario, non il medico curante hanno mosso un accidentissimo di certificato in tal senso.
OK, lo so, adesso tocca a me, ce l'ho presente e mi è anche molto chiaro; solo, che tutto ciò che posso fare io è redigere una perizia di igiene industriale che palesi ciò che - sempre secondo me e per quel pochissimo che ne so del mio mestiere - è palese del suo.
Quello che chiedo a voi medici, e non solo ai Medici Competenti del Lavoro, è:
ma -VOI MEDICI- le leggi, le leggete? E, soprattutto, come categoria, le rispettate? Eh no, perchè se il gioco è a chi tiene per ultimo in mano il cerino acceso, è un gioco che so fare anche io, e non credo sia utile a nessuno fare lo scaricabarile sulle spalle di chiunque ci capiti a tiro.
C'è una persona che è parzialmente quanto palesemente invalida (ieri pomeriggio cercavo di non fissare lo sguardo su quelle povere dita gonfie e rubizze), e ci sono state tante persone che potevano evitarlo. Una mamma che non ce la fa ad accarezzare i suoi figli, una moglie che non ce la fa ad abbracciar forte il suo sposo...
Secondo voi, a parte quello che ci costerà collettivamente per terapie con scarse possibilità di effetto curativo...
TUTTO QUESTO QUANTO VALE???
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
nofertiri9 il 03/07/2007 11:07 ha scritto:
Sono stata contattata da un'associazione sindacale per esprimere un parere in merito al nesso causale tra le mansioni svolte da un'operaia e la sintomatologia dalla stessa presentata. In particolare, la lavoratrice ha esibito certificato medico per "fenomeno di Raynaud" emesso da specialista cardiologo a seguito di ecocolordoppler arterioso e venoso degli arti superiori, nonchè rapporto di videocapillaroscopia a sonda ottica emesso da Istituto Universitario -servizio di angiologia medica, da cui si evince "colorito cianotico del connettivo interstiziale, discreta trasparenza del tessuto, struttura capillare scarsamente conservata, morfologia capillare tortuoso-dismorfica e dinamica intracillare non valutabile". Questo, per non citare i referti radiografici di "artrosi trapeziometacarplae ed interfalangea bilaterale, nonchè la lesione osteolitica a carico della falange media del 2° dito della mano dx".
Orbene, la lavoratrice mi ha comunicato che è stata assunta nel 1990, e da allora è sempre stata adibita a mansioni che hanno comportato e comportano l'uso di trapani e pistole avvitatrici, prima ad aria compressa e poi a batteria.
Premettendo che per me il nesso causale è lampante, evidente e addirittura eccessivo, segnalo che -nonostante trattasi di azienda con oltre 1000 dipendenti e servizio di Medicina di Fabbrica storicamente interno - la lavoratrice è stata sottoposta a visite periodiche solo 2 volte dal 1990 ad oggi, e solo a seguito di sua richiesta per cambio mansione. Alla faccia della voce 48 del DPR 303/56 e, più di recente, del D.Lgs. 187/05.
Segnalo altresì che la patologia riscontrata dalla lavoratrice, per quel poco che ne capisco io, rientra alla voce 2 del gruppo relativo alle malattie causate da agenti fisici prevista dal DM 27 aprile 2004, per le quali è obbligatoria la Denuncia all'Inail, ma dai primi di aprile (a cui risalgono i certificati di cui ho dato cenno poco fa) a tutt'oggi non il cardiologo, non l'angiologo, non il reumatologo universitario, non il medico curante hanno mosso un accidentissimo di certificato in tal senso.
OK, lo so, adesso tocca a me, ce l'ho presente e mi è anche molto chiaro; solo, che tutto ciò che posso fare io è redigere una perizia di igiene industriale che palesi ciò che - sempre secondo me e per quel pochissimo che ne so del mio mestiere - è palese del suo.
Quello che chiedo a voi medici, e non solo ai Medici Competenti del Lavoro, è:
ma -VOI MEDICI- le leggi, le leggete? E, soprattutto, come categoria, le rispettate? Eh no, perchè se il gioco è a chi tiene per ultimo in mano il cerino acceso, è un gioco che so fare anche io, e non credo sia utile a nessuno fare lo scaricabarile sulle spalle di chiunque ci capiti a tiro.
C'è una persona che è parzialmente quanto palesemente invalida (ieri pomeriggio cercavo di non fissare lo sguardo su quelle povere dita gonfie e rubizze), e ci sono state tante persone che potevano evitarlo. Una mamma che non ce la fa ad accarezzare i suoi figli, una moglie che non ce la fa ad abbracciar forte il suo sposo...
Secondo voi, a parte quello che ci costerà collettivamente per terapie con scarse possibilità di effetto curativo...
TUTTO QUESTO QUANTO VALE???
Mi sembra che fare di ogni erba un fascio Ti riesca molto bene.
Piuttosto me la prenderei con il servizio di medicina del lavoro interno all'azienda che dovrà giustificare il suo operato.
Carissimo Quadrini, che ho imparato ad apprezzare negli anni per le schede-moduli di MdL scaricabili da questo sito, non intendo "fare di tutta l'erba un fascio", anzi: ed è proprio per questo che ho messo in questo forum, anzichè in qualche altro, l'amaro sfogo di stamattina.
Perchè qui leggo, e qualcuno conosco anche personalmente, Signori Medici del Lavoro, e mi pare davvero inconcepibile che siano praticamente delle mosche bianche. Io non "me la prendo" se non con chi avrebbe dovuto fare null'altro che il proprio dovere, ossia con i medici del servizio interno che non sono mai -e dico mai- andati nei reparti a rendersi conto di come si svolgono le lavorazioni, che quindi ho ottimi motivi di ritenere che non abbiano "collaborato" alla stesura del DVR,me la prendo con il medico di famiglia che ha, sì, inviato a specialisti la sua paziente, ma non ha fatto ciò che la Legge prevede quando ha avuto i referti diagnostici, me la prendo con ben 3 strutture universitarie (diversi dipartimenti) che non è possibile ignorino l'origine schiettamente tecnopatica del fenomeno di Raynaud, e che non hanno inviato la paziente ad una qualunque delle 3 cattedre di medicina del lavoro che abbiamo qua a Napoli, dove voglio sperare il tutto avrebbe avuto il dovuto seguito burocratico-assicurativo.
Mi rendo conto che, con il maiuscolo, ho generalizzato: ma, in tutta franchezza, speravo di avere un po' di solidarietà umana/professionale in più perchè davanti a episodi simili mi cadono le braccia e avrei bisogno di sentirmi un po' meno "vox clamans in deserto" e un po' di più una minuscola fetta di quella parte dei professionisti della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro che io spero sempre diventi la maggioranza di coloro che hanno scelto queste professioni.
Per inciso, nella stessa azienda, per altre patologie legate ad altro tipo di rischio per le qualialcuni lavoratori hanno intentato causa per danno biologico (mal consigliati dal loro legale, io anche lì avrei fatto una bella denuncia di MP all'INAIL), il servizio interno si è già difeso dicendo che nel DVR un certo rischio non era stato evidenziato e pertanto non monitorato nè messo in relazione con le patologie riferite dai lavoratori. Ma è una grossa, grossissima azienda, con notevolissimo potere "contrattuale" anche in sede di giudizio, e il magistrato (di piccola sede di provincia)se nessuno gli va a dire che c'era il 303, di suo state pur certi che non lo sa.
Ecco tutto.
E chiedo scusa se qualcuno si è sentito offeso in prima persona, perchè il mio desiderio era solo di far sentire sdegnato chi non ha motivi di offendersi.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Personalmente qualche dubbio sui referti che citi lo avrei. Quanto emerge alla videocapillaroscopia non aiuta a distinguere se trattasi di un Raynaud classico o altra malattia". E' vero che lo strato endoteliale sembra alterato ma non si fa mensione dell'ispessimento della tunica media che e' alterazione tipica, anche se non esclusiva, del Raynaud. Forse sarebbe anche utile fare una fotopletismografia-cold test. L'artrosi trapeziometacarpalae (nota anche come rizartrosi) ed interfalangea bilaterale possono essere alterazioni tipiche da utilizzo di SV cosi' come le lesioni vacuolari, anche se di solito queste ultime colpiscono quasi sempre il semilunare. Intendiamoci...insorgono anche nella casalinga di Voghera come malattia "spontanea". Qualche dubbio francamente da quanto riporti mi verrebbe: sembrerebbe piu' un quadro da armatore ferroviario che utilizza gli infernali martelli pneumatici bimanuali che non un quadro da svita-avvita! Avete valutato se non sia il caso di chiedere un parere ad una struttura di secondo livello prima di imbarcarsi in un contenzioso che potrebbe costare tanto, illudere ancora di piu' qualcuno, e risolversi poi in nulla di fatto?
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Dal 1990, data di assunzione, sino al 1997 la lavoratrice ha effettivamente utilizzato martelli pneumatici che servivano all'infissione di particolari pezzi in appositi alloggi ad incastro, metallo in metallo. la mansione prevedeva l'utilizzo di entrambi le mani e l'applicazione di una discreta forza. Quando la lavoratrice ha iniziato a "fare fatica" a spingere il matello, e quindi non riusciva a reggere i ritmi richiesti dalla catena di montaggio (anche oltre 280 pezzi al giorno), ha fatto richiesta di essere spostata ad altra lavorazione dopo la prima lettera di richiamo per "scarso rendimento", e pertanto per la prima volta sottoposta a visita medica preventiva per verificare l'effettiva incapacità di applicare la forza richiesta con gli SV in uso al rparto. E siccome il medico che l'ha visitata ha effettivamente riscontrato una oggettiva difficoltà di prensione e pressione, ha dato parere favorevole per il trasferimento di reparto.
Tecnicamente, c'è un problema periziale: non si ha assolutamente notizia di che strumento fosse, non la marca, non il tipo, nulla. Successivamente, dal 1997 (fine) sino ad aprile 2007 la lavoratrice ha svolto mansioni che comportano l'uso di pistole svita-avvita, prima ad arcia compressa e successivamente a batteria, da utilizzarsi alternatamente con entrambe le mani (pezzi simmetrici da avvitare a discreta distanza tra loro (circa m 1,20) e postazione di lavoro centrale agli stessi, con posizione obbligata dei piedi quindi l'unica era passare la pistola da una mano all'altra.
Anche io avrei preferito un caro, vecchio, buon fotopletismogramma con prova da freddo, che almeno quelli li ho studiati e so distinguere i tracciati normali da quelli meno, ma l'ecocolor doppler è stato eseguito anche in queste condizioni ed in quel referto l'angiologo ha evidenziato significativa diminuzione del flusso dopo 5 minuti di immersione in acqua a 10 gradi.Sono 3 mesi buoni che questa poveretta sta andando avanti e indietro per dovunque, con la speranza di trovare una cura,e credo dia anche molto stanca di tutto questo. ma se mi suggerite, per ulteriore conferma, l'esecuzione di un FPG con prova da freddo, non c'è problema, glielo si può far fare.
Rileggendo il mio "sacro testo" di Medicina del Lavoro che era tra i libri consigliati quando feci il mio corsetto annuale con esamino di medicina aziendale, notavo/ricordavo giustappunto che l'insorgenza è piuttosto subdola, e di solito non si conclama priam dei 7-10 anni di esposizione.
E dire che io -quando mi chiedono di fare rilievi di vibrazioni come da 187/05 - vorrei sbizzarirmi a selezionare le lunghezze d'onda con le relative accelerazioni e valutazione della ricomposizione lungo l'arto interessato, e non solo a dare un numeraccio stupido che non spiega niente...
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Scusami se te lo richiedo: ma perche' non provate a sentire, se non lo avete gia' fatto, un parere di secondo livello di una struttura di Medicina del Lavoro del territorio?
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Buona giornata a tutti!
Leggendo gli interventi su questo caso, interessante da un punto di vista tecnico soprattutto per la sua dinamica (fatti naturalmente salvi i disturbi della povera signora), non sono riuscito a focalizzare una serie di punti che mi sembrano rilevanti per valutare la sussistenza del nesso causale:
- la certezza della diagnosi strumentale
- la certa qualificazione del disturbo come non dipendente da eventi sanitari diversi (p.es. una patologia autoimmune: è stato fatto uno screening sierologico?)
- la mono o bilateralità del disturbo
- la dominanza di lato della lavoratrice
- l'epoca di esordio dei disturbi specifici (durante il periodo degli avvitatori o prima?)e la loro progressione (in presenza o assenza di significativa esposizione?)
- la certezza dell'esposizione (il caso è sollevato - mi pare - da un Ente di parte e il racconto anamnestico potrebbe essere un po' "guidato")
- l'entità dell'esposizione, per giustificare il quadro sulla base di una curva dose-risposta e non solo qualitativamente (esiste una valutazione del rischio specifica?). In particolare sembra interessante da approfondire il concetto di alternanza della mano lavorante.
Ciao.
Andrea Cerutti
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