Cari colleghi, si parla da circa un semestre di aumenti dell'età pensionabile e di mansioni usuranti, ma la SIMILI è stata interpellata?? Non mi pare, a riprova della scarsa visibilità di una associazione che si fregia del merito di Rappresentare i medici del Lavoro!!! Voi cosa ne pensate!! I carpentieri/muratori/fonditori/fabbri a 60 anni, pur avendo lavorato dall'età di 15 anni hanno solo 15, max 20 anni, di contributi versati, e continueremo a visitarli per gestire idoneità alla mansione specifica incociliabili con lo stato di salute di chi da 45 anni fa questo lavoro.
questa domanda me la sono posta anche io...ma la risposta è presto data: la questione è puramente politica non ha niente a che fare con le regole della fisiologia del lavoro...ogni associazione di categoria rivendicherà i propri diritti...si farà prima a stilare una lista di lavori non usuranti!!!
Sarebbe auspicabile che la SIMLII (o,comunque, la platea dei docenti di Medicina del Lavoro e degli esperti del settore) fosse interpellata in questioni come quelle poste in questo forum ..... tuttavia, in casi come questi, la decisione finale è squisitamente "politica" e legata, più che a considerazioni medico-scientifiche, a compatibilità sociali ed economiche. Per meglio chiarire quanto detto, riporto di seguito una recente nota diffusa da agenzia di stampa, contenente tutta una serie di affermazioni effettuate da soggetti (politici ed economisti) che poco hanno a che fare con la nostra Disciplina.
Roma, 4 nov. (Adnkronos/Labitalia) - Fra le novità in arrivo, previste dal Ddl collegato alla Finanziaria (scaturito, dopo molti dibattiti, dal protocollo sul Welfare di luglio) c'è l'uscita anticipata dal lavoro dei lavoratori sottoposti a mansioni 'usuranti', individuati tra coloro che abbiano svolto tale attività a regime per almeno la metà del periodo di lavoro complessivo o (in via transitoria) per almeno 7 anni negli ultimi 10 di attività lavorativa. A questi lavoratori viene, data la possibilità di uscire dal mondo produttivo in anticipo di tre anni rispetto ai nuovi requisiti (con un'età non inferiore ai 57 anni e 35 di contributi). Per questi pre-pensionamenti era stato fissato inizialmente un tetto che fissava il limite delle uscite a 5.000, ma in un successivo passaggio al Consiglio dei Ministri il limite è stato poi abolito, anche se viene precisato che i pensionamenti anticipati saranno consentiti esclusivamente nei limiti delle risorse stanziate per questa misura (2,5 miliardi di euro). E' stato inoltre concordato che la lista dei lavori considerati usuranti verrà compilata a partire da quelli individuati nel decreto Salvi (l'allora ministro del Lavoro) del 1999 e che, secondo le stime ministeriali, riguarderebbero una platea di 320mila lavoratori. La lista è stata applicata uno sola volta nel 2001, e di quella 'finestra' previdenziale usufruirono 6.000 persone. Altre categorie che potrebbero essere ammesse a usufruire di 'uno sconto' sull'età pensionabile potrebbero essere i turnisti impiegati a ciclo continuo, gli addetti al lavoro a 'linea catena', in particolare i lavoratori dell'industria addetti a produzioni di serie, i lavoratori vincolati all'osservanza di un determinato ritmo produttivo (collegato a lavorazioni o a misurazioni di tempi di produzione con mansioni organizzate in sequenza di postazioni) e i lavoratori che ripetono costantemente lo stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale, che si spostano a flusso continuo o a scatti con cadenze brevi determinate dall'organizzazione del lavoro o della tecnologia. Secondo stime ministeriali, complessivamente, tra i lavoratori che rientrano nel novero del decreto Salvi, i turnisti impiegati a ciclo continuo e gli operai delle catene di montaggio si potrebbe arrivare a una cifra di oltre1,4 milioni di lavoratori interessati dal provvedimento del collegato. ''Non è da oggi -ricorda con LABITALIA Giuliano Cazzola, economista ed esperto di politiche previdenziali- che si parla di lavori usuranti. Sono almeno 15 anni che si cerca di trovare il modo per affrontare la questione. Finora sono stati concessi benefici in maniera proporzionale agli anni di esposizione all'usura, come si è fatto per i lavoratori dell'amianto. Invece con questo provvedimento -critica Cazzola- il meccanismo proporzionale è saltato e la normativa è 'larga' nel riconoscere il lavoro usurante''. Per Cazzola questo pone una serie problemi: ''Intanto la sostenibilita' finanziaria -avverte- poi il fatto che si ammettono 'in via transitoria' a usufruire dell'uscita anticipata chi ha svolto lavori usuranti 7 anni negli ultimi 10 significa che c'è un ulteriore beneficio per la prima generazione di questi particolari prepensionati''. E poi c'è ''il problema della definizione del lavoro usurante''. Insomma ''è difficile, se non impossibile -ribadisce Cazzola- scrivere un decreto legislativo che tenga conto di tutto questo e per come sono messe le cose è anche probabile che la norma (come è già accaduto altre volte) non si applichi''. L'unica soluzione, per l'esperto è che ''si mettano dei paletti precisi nei criteri di definizione della platea dei beneficiari''. ''Così com'è è troppo larga -sostiene Cazzola- e bisogna trovare regole più equilibrate''. E, infine bisogna anche trovare un accordo ''sulla maggiorazione della contribuzione''. ''Chi paga -si chiede Cazzola- l'uscita anticipata dal lavoro di un lavoratore sottoposto a usura? E' giusto che l'azienda aumenti i contributi relativamente proprio a quel periodo''. C'è poi chi come Franco Liso, ordinario di Diritto del Lavoro presso la facoltà di Scienze politiche della Sapienza di Roma (già sottosegretario al Lavoro con il ministro Treu), critica proprio l'impianto della norma. ''Credo che sia quasi impossibile -dice a LABITALIA- andare a definire i lavori usuranti. La mia opinione è che intanto bisognerebbe evitare che una persona sia 'condannata' per tutto l'arco della vita lavorativa a fare un lavoro pesante. Ma, definire qual è un lavoro usurante e quale no, è comunque difficile. Tutti i lavori possono essere usuranti -sostiene Liso- dalla maestra d'asilo al metalmeccanico. Dipende molto dalle condizioni di lavoro''. Per il professore, però una cosa è certa. ''E' sbagliato secondo me -aggiunge Liso- affrontare il problema con uno strumento improprio che è quello pensionistico. Il problema dei lavoratori sottoposti a lavori particolarmente pesanti lo si risolve agendo su due fronti: il primo -spiega il professore- agendo sulle logiche dei rapporti di lavoro, facendo in modo di evitare che le aziende ricorrano sempre alle stesse persone per quei lavori, stabilendo un turn over. Il secondo , proteggendo il lavoratore con sostegni alla ricollocazione''. ''Dove è scritto -si chiede Liso- che se un operaio metalmeccanico smette di fare turni massacranti, deve per forza andare in pensione? Magari puo' fare il vigile o il custode. Occorrono però sostegni alla mobilità anche territoriale''. E conclude: ''Il problema si affronta usando non lo strumento delle pensioni, ma il welfare della protezione sociale''. Ed è stato ''politicamente sbagliato inserire questa clausola nel protocollo sul welfare''.
...ma allora credete ancora alle favole? Ma non vi rendete conto cari Colleghi, che della salute dei lavoratori in Italia non frega ormai più niente a nessuno? La "favola dei lavori usuranti" è stata raccontata già altre volte, ma non si è mai visto il lieto fine...ma secondo voi un Paese che ha già le sue difficoltà a pagare le normali pensioni di anzianità, è in grado di gestire un discorso articolato e costoso come quello dei lavori usuranti? La nota pubblicata con la consueta puntualità dal Collega ramiste è fin troppo chiara, e credo che in casi come questi non ci sia SIMLII o chi per lei in grado di interferire.
Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"
Riporto di seguito - senza commmenti - una recente news relativa a un incontro al Ministero del Lavoro sulla questione dei cosiddetti lavori usuranti. Saluti a tutti
Roma, 15 Nov. (Adnkronos Salute). Oggi a Roma, nella sede del dicastero, si è infatti tenuto un confronto tra Piero Pessa, in rappresentanza del ministero, e una delegazione del sindacato dei camici bianchi composta dai dirigenti nazionali Franco Castellani e Luigi Pignataro. Delegazione che ha chiesto di inserire tra le attività usuranti anche quelle dei medici dirigenti e convenzionati che operano in specifiche condizioni di lavoro, come chi presta servizio nei turni notturni degli ospedali e nei presidi di continuità assistenziale. "L'incontro - riferisce in una nota lo Smi - è stato molto proficuo e costruttivo. Anche se - precisa il sindacato - è solo l'inizio di una più serrata interlocuzione". Nei prossimi giorni lo Smi, approfondite alcune questioni, invierà un ulteriore documento al Ministero della Salute e al Ministero del Lavoro.
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