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rischio biologico

Questo argomento ha avuto 12 risposte ed è stato letto 11164 volte.

maki

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41
  • rischio biologico
  • (23/09/2007 13:45)

cari colleghi, pensate che esista il rischio biologico, e quindi necessità di vaccinazione, per addetti alle pulizie di un'impresa che pulisce condomini, garage? grazie!

Nonnoguido

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180
  • Re: rischio biologico
  • (24/09/2007 19:22)

Ebbene collega, faccio da due anni il MC per una ONLUS i cui soci svolgono mansioni analoghe a quelle da te descritte. La valutazione dei rischi è stata fatta da tutti i soggetti previsti dalla legge (me incluso) ed è stato inserito come possibile il rischio derivante da Tetano per due soci che provvedono saltuariamente anche a svolgere mansioni di giardinieri. Naturalmente ho provveduto a praticare loro la vaccinazione antitetanica.
Quindi per me la risposta è affermativa in casi simili.

Guido Marchionni

antoniomanuppelli

antoniomanuppelli
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  • Re: rischio biologico
  • (29/09/2007 21:29)

d'accordo per i giardinieri, e per una cooperativa che svolge attività di pulizie in una casa di riposo (fermo restando il corretto smaltimento di rifiuti ospedalieri..)? a mio parere non si può parlare di "rischio biologico" ma una richiesta simile a volte viene posta dalle ASL....
In effetti non fanno cose diverse rispetto alle pulizie di condomini...
ciaooo

Pennacchio

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206
  • Re: rischio biologico
  • (01/10/2007 13:54)

- In realtà nelle Linee Guida SIMLII sul rischio biologico,per gli addetti ai servizi di pulizia (anche non ospedalieri) è indicata la vaccinazione per l'epatite B (per dirla tutta è indicata anche l'antitifica!!).
- Nelle Linee Guida per l'applicazione del D. Lgs. 626 della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, tra le attività con potenziale esposizione ad agenti biologici vi sono i "Servizi di raccolta , trattamento, smaltimento rifiuti" e i "Servizi di disinfezione e disinfestazione".

ramses

ramses
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774
  • Re: rischio biologico
  • (01/10/2007 15:38)

Purtroppo non è mai stato a sufficienza chiarito cosa sia il "rischio biologico", in quanto nel testo della 626 si capisce benissimo (agenti biologici come materia nota di un processo produttivo), ma poi nell'applicazione ci siamo spesso persi e qualcuno vuole essere più realista del Re.
Fermo restando che alcune profilassi vaccinali sono assolutamente opportune (antitetanica, antiepatite) così come il cercare di capire se un soggetto può essere a maggior rischio per un eventuale contagio, cosa c'entra il "rischio biologico" con potenziali eventi di contagio di tipo incidentale (infortuni)??
Cosa andiamo a monitorare se non sappiamo quale sarà l'agente con cui il lavoratore verrà in contatto ?
Se poi il lavoratore sviluppa una patologia che non abbiamo monitorato come spieghiamo il criterio con cui abbiamo deciso di monitorarne altre, forse con il fatto che si tratta dei monitoraggi più comunemente eseguiti (sul perchè si faccia il monitoraggio dell'epatite per esempio si potrebbe aprire un grosso discorso anche economico).
E se il criterio di esistenza di un rischio biologico è solo quello di poter venire a contatto con un agente patogeno c'è qualcuno che fa monitoraggio biologico alle cassiere dei supermercati o ai bigliettari dei treni o autobus? e se non si fa, perchè ?

Se i Giusti non si oppongono sono già colpevoli ("Gracchus" Babeuf)

antoniomanuppelli

antoniomanuppelli
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  • Re: rischio biologico
  • (14/10/2007 22:38)

Pennacchio il 01/10/:54 ha scritto:
- In realtà nelle Linee Guida SIMLII sul rischio biologico,per gli addetti ai servizi di pulizia (anche non ospedalieri) è indicata la vaccinazione per l'epatite B (per dirla tutta è indicata anche l'antitifica!!).
- Nelle Linee Guida per l'applicazione del D. Lgs. 626 della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, tra le attività con potenziale esposizione ad agenti biologici vi sono i "Servizi di raccolta , trattamento, smaltimento rifiuti" e i "Servizi di disinfezione e disinfestazione".

antoniomanuppelli

antoniomanuppelli
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  • Re: rischio biologico
  • (14/10/2007 22:39)

Grazie Pennacchio,
vado subito a vedermi le LG
am

nofertiri9

nofertiri9
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1256
  • Re: rischio biologico
  • (15/10/2007 00:19)

concordo integralmente con le osservazioni di ramses (e sarà per via dei nick di comune,smaccata origine egizia...)e condivido le osservazioni di pennacchio in tema di LG della SIMLII: ma sia la raccolta e trattamento rifiuti che il servizi di disinfezione e disinfestazione sono a mio avviso cosa ben diversa dalle attività di pulizia di quel che sia.
Vi pregherei un attimo di guardare il problema con il mio occhio, ovvero quello dell'igienista industriale. SE io "pulisco", vuol dire che pulisco (questo potrebbe sembrare banale, ma non è) ossia impiego ed utilizzo prodotti con efficacia non solo anti-sporco tipo grassi e pedate ma - come tutti i detergenti - anche con capacità come minimo batteriostatiche, quando non decisamente disinfettanti. Non occorre una particolare specializzazione per sapere che buona parte dei prodotti adottati, in ambito industriale quanto casalingo, sono prevalentemente a base di fenoli (creolina), ovvero sali quaternari di ammonio (che fanno fuori anche il virus dell'AIDS, meno attivi sui vari HV)ovvero ancora ipoclorito di sodio (potentissimo disinfettante, dalla varechina giù a diluire sino all'amichina), ovvero a base dell'ormai onnipresente sapone di marsiglia, che era famoso come acqua di Labarraque già nell'800 per le sue capacità disinfettanti. Questo per non dire dei potentissimi solventi organici che sono adottati nelle grandi pulizie industriali: che se mi trovate un microrganismo che regge ad un bagno in esano o in cloruro di metilene o anche solo in alcool etilico denaturato con metilico e/o con MEK, me lo dite e ci prendiamo uno splendido Nobel per la Medicina. Ora, vero è che nei bagni di dove che sia è potenzialmente presente una discreta quantità di enterobatteri, ma anche protozoi e batteri e miceti (dalla Clamidia alla candida passando per spiochete e quel che vi pare); ma è altrettanto vero che possiamo tendere ad escludere che le modalità di pulizia siano di passare a linguate le superfici interessate. Così com'è certamente vero che in qualunque locale dove l'areazione sia assicurata da impianti di distribuzione forzata, più o meno climatizzata, se la manutenzione degli impianti non è correttamente eseguita anche con sanificazioni periodiche si finisce con l'avere una splendida concentrazione per ricircolo di tutti i microrganismi che campano sulle ns. superfici esposte e che noi disperdiamo con una notevole quantità di gesti, dal grattarci allo scuotere folte chiome...A titolo informativo, stafilococco epidermidis sempre molto presente nelle stanze dove ci sono signore con capelli lunghi, e a volte pure la candida nei posti dove c'è il collega con forfora incoercibile...
Ma come sottolinea Ramses, e le cassiere dei supermercati? e perchè non gli impiegati di uffici ad alto afflusso di pubblico, come gli uffici postali durante la distribuzione delle pensioni o gli ambulatori delle ASL?
Il rischio biologico REALE ED EFFETTIVO è presente solo ed eslusivamente nelle condizioni/realtà in cui i microrganismi sono parte integrante delle modalità produttive. In un reparto di infettivologia, per esempio, la modalità di produzione (che dovrebbe essere curare il malato infettivo)è assolutamente indubbio che comporti il contatto - pur se non deliberato ed anzi scansato- con agenti patogeni. Un operatore di una ditta di disinfezione e disinfestazione, se lo hanno chiamato, e magari dei motivi ci sono. Che possono essere semplici scarafaggi (bbbrrrrr....) o delle zecche infestanti. ed anche lì, diciamo che è assai ragionevole supporre una contaminazione microbiologica ambientale significativa. In un impinto di depurzione acque urbane reflue, è notorio che ci sia una discreta concentazione di enterobatteri aerodispersi, ma non si raggiungono mai le concentrazioni che diano sufficiente virulenza per il solo contatto repiratorio.
Ferma rimanendo la mia opinione sul fatto che l'antitetanica è obbligatoria per tutti,sul territorio italiano, consiglierei di certo l'antitifica (che però se ben ricordo va ripetuta ogni 12 mesi) per i fognaiuoli, per gli addetti a reparti di infettivologia appunto, ma anche l'antirosolia alle maestre giovani non autonomamente immunizzate, e perchè no anche l'antimorbillo e l'antiparotite epidemica per questa categoria.
Peraltro, teniamo pesente che tecnicamente la prevenzione del rischio biologico rientra nella prevenzione degli infortuni, per la gran parte degli agenti; nel senso, che anche l'Epatite C che facile ti si rigira a cirrosi se non presa in tempo, intanto è un'epatite, e quindi come tale è un fenomeno acuto, la cirrosi che ne può derivar è una patologia in nesso cusale, non una malattia professionale in sè.
Quindi, come per tutto ciò che attiene la riduzione del rischio infortunistico il maggior peso è dato dall'adozione di procedure corrette, dall'uso dei DPI del caso (ma perchè gli occhialini paraschizzi biologici si vedono solo nei telefilm americani e mai nei nss. pronto soccorso?)e appunto da una corretta prassi igienica che vada dai guanti sino ad indumenti protettivi adeguati. Scusatemi tanto, ma io in operatori che usano creolina o acido muriatico per la disinfezione anche dei servizi igienici del reparto più infettivo del mondo mi preoccuperei assai più del rischio chimico direttamente correlabile ai prodotti impiegati che non alla possibilità di rischio biologico. Fosse solo perchè chi lava una tazza inzaccherata ha un fisiologico senso di repulsione, ed è assai improbabile che ci metta dentro le mani o che ci strofini sopra il naso. E se in una fabbrica il signori che sgrassano gli ingranaggi, e poi magari li devono anche reingrassare, che possano venire contaminati da Pseudomonas (quella bestia malefica riesce a colonizzare persino il kerosene degli aerei..) la vedo assai meno probabile che una bella discherastosi da solventi organici. Valutare un rischio significa giustappunto "valutarlo". E spesso in teoria c'è o ci può essere, ma nella pratica, e questo me lo insegnate voi, occorrono 2 cose perchè un microrganismo potenzialmente patogeno possa diventarlo: la carica e la virulenza. Che, ringraziando l'organizzazione che Madre Natura si è data, sono praticamente sempre inversamente proporzionali.

Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

ramses

ramses
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  • Re: rischio biologico
  • (15/10/2007 18:10)

Grazie Nofer,
mi sento un po' meno isolato quando vedo che qualcuno motiva così ampiamente cose che, nonostante la loro ovvietà (per noi), sembrano così difficili da infilare nella zucca di molti rispettabilissimi Colleghi.

Se i Giusti non si oppongono sono già colpevoli ("Gracchus" Babeuf)

antoniomanuppelli

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  • Re: rischio biologico
  • (16/10/2007 09:43)

nofertiri9 il 15/10/2007 12:19 ha scritto:
concordo integralmente con le osservazioni di ramses (e sarà per via dei nick di comune,smaccata origine egizia...)e condivido le osservazioni di pennacchio in tema di LG della SIMLII: ma sia la raccolta e trattamento rifiuti che il servizi di disinfezione e disinfestazione sono a mio avviso cosa ben diversa dalle attività di pulizia di quel che sia.
Vi pregherei un attimo di guardare il problema con il mio occhio, ovvero quello dell'igienista industriale. SE io "pulisco", vuol dire che pulisco (questo potrebbe sembrare banale, ma non è) ossia impiego ed utilizzo prodotti con efficacia non solo anti-sporco tipo grassi e pedate ma - come tutti i detergenti - anche con capacità come minimo batteriostatiche, quando non decisamente disinfettanti. Non occorre una particolare specializzazione per sapere che buona parte dei prodotti adottati, in ambito industriale quanto casalingo, sono prevalentemente a base di fenoli (creolina), ovvero sali quaternari di ammonio (che fanno fuori anche il virus dell'AIDS, meno attivi sui vari HV)ovvero ancora ipoclorito di sodio (potentissimo disinfettante, dalla varechina giù a diluire sino all'amichina), ovvero a base dell'ormai onnipresente sapone di marsiglia, che era famoso come acqua di Labarraque già nell'800 per le sue capacità disinfettanti. Questo per non dire dei potentissimi solventi organici che sono adottati nelle grandi pulizie industriali: che se mi trovate un microrganismo che regge ad un bagno in esano o in cloruro di metilene o anche solo in alcool etilico denaturato con metilico e/o con MEK, me lo dite e ci prendiamo uno splendido Nobel per la Medicina. Ora, vero è che nei bagni di dove che sia è potenzialmente presente una discreta quantità di enterobatteri, ma anche protozoi e batteri e miceti (dalla Clamidia alla candida passando per spiochete e quel che vi pare); ma è altrettanto vero che possiamo tendere ad escludere che le modalità di pulizia siano di passare a linguate le superfici interessate. Così com'è certamente vero che in qualunque locale dove l'areazione sia assicurata da impianti di distribuzione forzata, più o meno climatizzata, se la manutenzione degli impianti non è correttamente eseguita anche con sanificazioni periodiche si finisce con l'avere una splendida concentrazione per ricircolo di tutti i microrganismi che campano sulle ns. superfici esposte e che noi disperdiamo con una notevole quantità di gesti, dal grattarci allo scuotere folte chiome...A titolo informativo, stafilococco epidermidis sempre molto presente nelle stanze dove ci sono signore con capelli lunghi, e a volte pure la candida nei posti dove c'è il collega con forfora incoercibile...
Ma come sottolinea Ramses, e le cassiere dei supermercati? e perchè non gli impiegati di uffici ad alto afflusso di pubblico, come gli uffici postali durante la distribuzione delle pensioni o gli ambulatori delle ASL?
Il rischio biologico REALE ED EFFETTIVO è presente solo ed eslusivamente nelle condizioni/realtà in cui i microrganismi sono parte integrante delle modalità produttive. In un reparto di infettivologia, per esempio, la modalità di produzione (che dovrebbe essere curare il malato infettivo)è assolutamente indubbio che comporti il contatto - pur se non deliberato ed anzi scansato- con agenti patogeni. Un operatore di una ditta di disinfezione e disinfestazione, se lo hanno chiamato, e magari dei motivi ci sono. Che possono essere semplici scarafaggi (bbbrrrrr....) o delle zecche infestanti. ed anche lì, diciamo che è assai ragionevole supporre una contaminazione microbiologica ambientale significativa. In un impinto di depurzione acque urbane reflue, è notorio che ci sia una discreta concentazione di enterobatteri aerodispersi, ma non si raggiungono mai le concentrazioni che diano sufficiente virulenza per il solo contatto repiratorio.
Ferma rimanendo la mia opinione sul fatto che l'antitetanica è obbligatoria per tutti,sul territorio italiano, consiglierei di certo l'antitifica (che però se ben ricordo va ripetuta ogni 12 mesi) per i fognaiuoli, per gli addetti a reparti di infettivologia appunto, ma anche l'antirosolia alle maestre giovani non autonomamente immunizzate, e perchè no anche l'antimorbillo e l'antiparotite epidemica per questa categoria.
Peraltro, teniamo pesente che tecnicamente la prevenzione del rischio biologico rientra nella prevenzione degli infortuni, per la gran parte degli agenti; nel senso, che anche l'Epatite C che facile ti si rigira a cirrosi se non presa in tempo, intanto è un'epatite, e quindi come tale è un fenomeno acuto, la cirrosi che ne può derivar è una patologia in nesso cusale, non una malattia professionale in sè.
Quindi, come per tutto ciò che attiene la riduzione del rischio infortunistico il maggior peso è dato dall'adozione di procedure corrette, dall'uso dei DPI del caso (ma perchè gli occhialini paraschizzi biologici si vedono solo nei telefilm americani e mai nei nss. pronto soccorso?)e appunto da una corretta prassi igienica che vada dai guanti sino ad indumenti protettivi adeguati. Scusatemi tanto, ma io in operatori che usano creolina o acido muriatico per la disinfezione anche dei servizi igienici del reparto più infettivo del mondo mi preoccuperei assai più del rischio chimico direttamente correlabile ai prodotti impiegati che non alla possibilità di rischio biologico. Fosse solo perchè chi lava una tazza inzaccherata ha un fisiologico senso di repulsione, ed è assai improbabile che ci metta dentro le mani o che ci strofini sopra il naso. E se in una fabbrica il signori che sgrassano gli ingranaggi, e poi magari li devono anche reingrassare, che possano venire contaminati da Pseudomonas (quella bestia malefica riesce a colonizzare persino il kerosene degli aerei..) la vedo assai meno probabile che una bella discherastosi da solventi organici. Valutare un rischio significa giustappunto "valutarlo". E spesso in teoria c'è o ci può essere, ma nella pratica, e questo me lo insegnate voi, occorrono 2 cose perchè un microrganismo potenzialmente patogeno possa diventarlo: la carica e la virulenza. Che, ringraziando l'organizzazione che Madre Natura si è data, sono praticamente sempre inversamente proporzionali.

Grazie, adesso bisogna trovare un punto di incontro con le linee guida, che mi paiono troppo "invasive" e non sempre aderenti alla realtà di chi lavora ogni giorno sul campo (od in fabbrica, cantiere etc).......
parlo anche di quelle inerente gli edili....
ciaoooo
am

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