Nell'attività di movimentazione manuale dei carichi (in particolare facchini e manovali)ho una certa difficoltà a stabilire un limite di peso e la frequenza di movimentazione dei carichi per soggetti con ernia addominale o operati per ernie addominali. Ho trovato pochi lavori sull'argomento e chiedo un aiuto ai colleghi più esperti.
Grazie.
Lungi da me considerarmi esperto! Sono solo un medico del lavoro competente con una certa esperienza. Esprimo solo qualche considerazione che potrebbe essere utile. Non vedo una possibile risposta univoca da applicare sistematicamente. A mio modesto parere occorre valutare la situazione clinica del lavoratore e di volta in volta regolarsi di conseguenza. Porre un limite di frequenza mi sembra più difficile e meno attuabile che porre un limite nel peso da movimentare: la frequenza in tali categorie, solitamente è molto variabile e non sempre gestibile autonomamente dal singolo lavoratore, e se vogliamo anche più difficile da controllare; il peso è sicuramente un dato più facilmente controllabile e che più direttamente può essere responsabile di eventuali aggravamenti. So di non aver risposto esaurientemente, ma in questo campo non esiste alcuna formula magica...
"La cosa più incomprensibile dell'universo è il fatto che l'universo sia comprensibile" A. Einstein
..aggiungo una riflessione dettata da un caso pratico (culminato con "discussione" con ddl e revoca della nomina...)
..nei casi controversi come quelli citati dal collega io spesso utilizzo la formula: "evitare il sollevamento sotto le ginocchia e sopra le spalle".
I parametri "altezza iniziale mani da terra/dislocazione verticale" a mio giudizio sono molto importanti per evitare quel sovraccarico osteo-muscolare che nei soggetti citati può creare diversi problemi.
Ovviamente per fare questo (ed era quello che il ddl in questione non capiva) sono necessarie alcune migliorie/modificazioni dell'ambiente di lavoro, senz'altro semplici ed economiche, ma che purtoppo spesso i ddl vedono come fumo negli occhi.
cordialità
Picpus il 11/11/2007 05:19 ha scritto:
Lungi da me considerarmi esperto! Sono solo un medico del lavoro competente con una certa esperienza. Esprimo solo qualche considerazione che potrebbe essere utile. Non vedo una possibile risposta univoca da applicare sistematicamente. A mio modesto parere occorre valutare la situazione clinica del lavoratore e di volta in volta regolarsi di conseguenza. Porre un limite di frequenza mi sembra più difficile e meno attuabile che porre un limite nel peso da movimentare: la frequenza in tali categorie, solitamente è molto variabile e non sempre gestibile autonomamente dal singolo lavoratore, e se vogliamo anche più difficile da controllare; il peso è sicuramente un dato più facilmente controllabile e che più direttamente può essere responsabile di eventuali aggravamenti. So di non aver risposto esaurientemente, ma in questo campo non esiste alcuna formula magica...
Caro collega, quello che dici è giustissimo. Cercavo degli articoli, ma alla fine la risposta mi è arrivata da un chirurgo. Le nozioni del chirurgo più lo studio dell'attività lavorativa la formazione e informazione del soggetto hanno chiuso il caso: limite di peso ed evitare sforzi ripetuti ed improvvisi. Lettera al curante per possibile intervento. Soddisfazione del lavoratore :-D. Ti ringrazio.
De nada. E' un piacere poter usare così il sito! Mi sembra un modo corretto, utile, costruttivo.
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