Nella mia esperienza è delicato il tema della idoneità al lavoro notturno e in particolare non certo agevole disporre di una serie di criteri utili ad allestire uno "score" che indirizzi alla effettiva idoneità che identifico nella capacità di svolgimento della attività senza l'insinuarsi di danni inapparenti o difficilmente rilevabili, cumulativi nel tempo, che talora compaiono in modo esplosivo vanificando ogni attività di prevenzione.
Credo che un confronto tra le esperienze possa essere utile a noi tutti per migliorare e raffinare il metodo di valutazione del rischio.
Chiedo nel merito: abitualmente eseguite un'indagine sulle caratteristiche della vita extralavorativa (nuceo familiare, stato abitativo,etc)?
Spero in una buona partecipazione.
TCam
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Scusa, ma cosa intendi esattamente con "caratteristiche della vita extralavorativa"? Quando raccolgo l'anamnesi familiare chiedo notizie sulla composizione della famiglia e su eventuali problemi di salute dei componenti della famiglia stessa, chiedo notizie su eventuali abitudini voluttuarie del soggetto, se ha (in generale) problemi (oltre all'anamnesi patologica) legati al lavoro e non....
raspanti il 27/11/2007 08:46 ha scritto:
Scusa, ma cosa intendi esattamente con "caratteristiche della vita extralavorativa"? Quando raccolgo l'anamnesi familiare chiedo notizie sulla composizione della famiglia e su eventuali problemi di salute dei componenti della famiglia stessa, chiedo notizie su eventuali abitudini voluttuarie del soggetto, se ha (in generale) problemi (oltre all'anamnesi patologica) legati al lavoro e non....
Penso se sia necessario o meno prendere informazioni riguardanti lo stile di vita, le caratteristiche abitative, le convivenze o i condomini abitativi (spesso sono giovani "accomodati" in stanze condivise) e di ogni altro aspetto possibilmente significativo che riguardi la vita sociale: non dunque solo aspetti sanitari.
Chiedo parere, non affermo.
Buon lavoro
TCam
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tcam il 28/11/2007 02:45 ha scritto:
Penso se sia necessario o meno prendere informazioni riguardanti lo stile di vita, le caratteristiche abitative, le convivenze o i condomini abitativi (spesso sono giovani "accomodati" in stanze condivise) e di ogni altro aspetto possibilmente significativo che riguardi la vita sociale: non dunque solo aspetti sanitari.
Chiedo parere, non affermo.
Buon lavoro
TCam
Lo stato di salute di una persona è una risultanza di fattori fisici e sociali, quindi se voglio valutare lo stato di salute dovrò considerare entrambi gli aspetti per cui ti risponderei che è altrettanto importante valutare anche la vita sociale. Questo in teoria....in realtà (e scusa il cinismo), vorrei chiedere: a cosa può servire avere informazioni approfondite sulla vita sociale? Escludendo situazioni di cui ti può parlare spontaneamente una persona (e allora il discorso è un altro), se tu indaghi a fondo sulla vita sociale di un soggetto e arrivi alla conclusione che questo aspetto può influire negativamente anche sul lavoro e a quel punto, ad es,ritieni per lui sia meglio non farlo idoneo al lavoro notturno e questo ti dice (come peraltro mi è capitato): a dottò, ma io faccio le notti mica per divertimento, con le notti guadagno di più e io ho una famiglia da tirare avanti....tu cosa fai? scrivi tutto in cartella e vai avanti per la tua strada perchè il tuo dovere è quello oppure ignori e lasci perdere?
E poi, ovviamente anche il lavoro stesso (o meglio la soddisfazione del lavoro svolto) influisce (e non poco) sullo stato psico-fisico di un soggetto: Quante persone trovi che sono soddisfatte del loro lavoro? Io poche, e ti assicuro che è frustrante in tante occasioni sapere che tutti stanno zitti e subiscono perchè "il lavoro è quello e con l'aria che tira è assai se c'è...." e quando provi a proporre qualcosa, il DDL (non sempre per fortuna è così, ma spesso si)dice: "qui è così, se a qualcuno non va bene, se ne vada pure....."
raspanti il 28/11/2007 09:51 ha scritto:
Lo stato di salute di una persona è una risultanza di fattori fisici e sociali, quindi se voglio valutare lo stato di salute dovrò considerare entrambi gli aspetti per cui ti risponderei che è altrettanto importante valutare anche la vita sociale. Questo in teoria....in realtà (e scusa il cinismo), vorrei chiedere: a cosa può servire avere informazioni approfondite sulla vita sociale? Escludendo situazioni di cui ti può parlare spontaneamente una persona (e allora il discorso è un altro), se tu indaghi a fondo sulla vita sociale di un soggetto e arrivi alla conclusione che questo aspetto può influire negativamente anche sul lavoro e a quel punto, ad es,ritieni per lui sia meglio non farlo idoneo al lavoro notturno e questo ti dice (come peraltro mi è capitato): a dottò, ma io faccio le notti mica per divertimento, con le notti guadagno di più e io ho una famiglia da tirare avanti....tu cosa fai? scrivi tutto in cartella e vai avanti per la tua strada perchè il tuo dovere è quello oppure ignori e lasci perdere?
E poi, ovviamente anche il lavoro stesso (o meglio la soddisfazione del lavoro svolto) influisce (e non poco) sullo stato psico-fisico di un soggetto: Quante persone trovi che sono soddisfatte del loro lavoro? Io poche, e ti assicuro che è frustrante in tante occasioni sapere che tutti stanno zitti e subiscono perchè "il lavoro è quello e con l'aria che tira è assai se c'è...." e quando provi a proporre qualcosa, il DDL (non sempre per fortuna è così, ma spesso si)dice: "qui è così, se a qualcuno non va bene, se ne vada pure....."
Sottoscrivo.
Quanto dici è estremamente congruo e rispetta al pieno lo stato delle cose.
Può tuttavia essere utile sapere qualche dato in più per poter prevedere una tolleranza o per poter concordare con il lavoratore un "filo diretto" prima che la caldaia scoppi?
Grazie per l'intervento che mi sembra consono e saggio.
TCam
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