E' stato recentemente ripreso sulla stampa il tema del presunto eccesso di inidoneità relativamente ai dipendenti di alcune aziende ospedaliere della capitale, che mettono in difficoltà tali enti nel normale svolgimento delle loro attività quotidiane ( https://www.ilmessaggero.it/roma/...a_dipendenti_inabili-4342114.html ).
Direttamente o indirettamente, la critica viene fatta nei confronti del medico competente, invocando addirittura "strutture terze" (?) per la verifica dei giudizi, evidentemente ritenuti eccessivi o addirittura errati. Si tratta di una problematica emersa anche in passato e vissuta con grande difficoltà in particolare dai medici competenti delle strutture sanitarie (ma non solo) e in tutta Italia, anche se non sempre con la stessa enfasi. Per opportuna conoscenza segnalo a questo proposito che CoSiPS ha già inviato alla regione Lazio la proposta di un tavolo regionale per la condivisione di percorsi finalizzati alla prevenzione e gestione delle problematiche di salute di tali lavoratori ( http://cosips.it/2019/03/12/co-si...bblicamente-dallassessore-damato/ ) e che, eventualmente, analoghe iniziative potrebbero essere prese anche in altre regioni.
Siamo alle solite: ambienti di lavoro a rischio e poi ci si lamenta che i MC rilasciano giudizi di non idoneità o idoneità con limitazione. Peccato perché la soluzione è veramente banale: ridurre i rischi e i giudizi negativi spariscono come per incanto. Se gli operatori sanitari ancora oggi effettuano movimentazione manuale dei pazienti, che ci si aspetta dai MC? Ovviamente non idoneità e limitazioni.
Non è più razionale ed economico (oltre che etico e professionale) impegnarsi un pò a ridurre i rischi?
Premetto che mi sono stancato di leggere l'articolo dopo il primo paragrafo e ho chiuso la pagina.
Il punto cruciale, secondo me, è che ci sono troppe limitazioni e troppo poche inidoneità.
Ma è anche vero che quando rilasciamo inidoneità il lavoratore fa ricorso e nel 99% dei casi gli "amici" dei vari servizi PSAL/Spresal (per loro sì che ci vorrebbe un ente super partes a controllare i giudizi che emettono) riconvertono l'inidoneità in obbrobriose e inapplicabili limitazioni tipo quelle citate all'inizio dell'articolo.
Sonnambulo il 14/03/2019 11:36 ha scritto:
Premetto che mi sono stancato di leggere l'articolo dopo il primo paragrafo e ho chiuso la pagina.
Il punto cruciale, secondo me, è che ci sono troppe limitazioni e troppo poche inidoneità.
Ma è anche vero che quando rilasciamo inidoneità il lavoratore fa ricorso e nel 99% dei casi gli "amici" dei vari servizi PSAL/Spresal (per loro sì che ci vorrebbe un ente super partes a controllare i giudizi che emettono) riconvertono l'inidoneità in obbrobriose e inapplicabili limitazioni tipo quelle citate all'inizio dell'articolo.
voratore e/o ai relativi rischi.
Emissione del parere
La decisione del ricorso deve essere comunicata con atto del Dirigente del Servizio, entro 90 giorni
dalla data di presentazione dello stesso, al ricorrente, al medico competente e agli altri interessati
mediante notificazione o raccomandata a.r..
La decisione del ricorso può consistere nella conferma del giudizio espresso dal medico
competente, nella sua modifica [da (in)idoneità parziale a totale, e viceversa; da (in)idoneità
temporale a definitiva, e viceversa], e può spingersi fino alla revoca del giudizio, da intendersi quale
vera a propria riforma sostitutiva di esso (da idoneità ad inidoneità, e viceversa).
Atteso che la decisione del ricorso ha natura giuridica di provvedimento amministrativo giustiziale,
essa è impugnabile entro 60 giorni con ricorso giurisdizionale dinanzi al T.A.R. ed entro 120 con
ricorso amministrativo straordinario dinanzi al Presidente della Repubblica.
Tali informazioni devono essere inserite nella decisione del ricorso.
cito da intervento di Ernesto
...... inidoneità relativamente ai dipendenti di alcune aziende ospedaliere della capitale, che mettono in difficoltà tali enti nel normale svolgimento delle loro attività quotidiane ( https://www.ilmessaggero.it/roma/...a_dipendenti_inabili-4342114.html ).
Direttamente o indirettamente, la critica viene fatta nei confronti del medico competente, invocando addirittura "strutture terze" (?) per la verifica dei giudizi, evidentemente ritenuti eccessivi o addirittura errati.
ricordo il servizio giornalistico ( ma ai giornalisti mai che venga applicata una NON IDONEITA' (sono VDTerminalisti ?) ma non per difetti di vista... ma per fake news !!!)
non si è informato l'acuto giornalaio circa l'esistenza dei SOLLEVATORI OLEODINAMICI negli ospedali (o meglio la loro ASSENZA ?)
Salve a tutti,
vi dico la mia, che da RSPP è una visione che potrei definire "dalla parte dell'azienda". Alcune cose dette sono condivisibili però bisogna pensare che le aziende vivono e resistono se producono e se la produttività è sostenibile. Non voglio banalizzare, ma spesso mi sono trovato con persone che di fatto, con mille limitazioni, non possono fare nulla (o quasi) che ripaghi il loro stipendio. Per carità, la salute è un bene primario, ma queste persone cosa fanno fuori dall'azienda? Se davvero hanno tutti questi problemi mi aspetto una vita da invalidi.. forse però non è proprio così. Quello che succede è questo: chi ha voglia di fare e non si appiglia a tutto alla fine fa il lavoro di chi invece ha sempre qualcosa da dire, di quelli, per intendersi, che si presentano alla visita medica con 30 Kg di certificati, analisi, e giustificativi. E alla fine i "furbetti" fanno sempre di meno (vengono tipicamente messi sul carrello elevatore o in magazzino) gli altri, quelli che con 37,1 di febbre vengono a lavorare lo stesso, pagano per tutti.
Nel mezzo c'è il medico, che deve prendere posizione, anche al di la delle carte, perché secondo me, uno bravo, capisce chi fa il furbo anche senza guardare le visite specialistiche. E in quel caso non bisogna nascondersi dietro i Kg di certificati medici con la frase di rito "dalle carte risulta che..", "..il collega certifica che..", ecc..
Faccio un altro esempio, in un'azienda in cui ho lavorato anni fa, in un reparto in cui si faceva molta movimentazione manuale stavamo diventando matti, nessuno poteva sollevare più di 15 Kg, alcuni nemmeno più di 5 Kg (sarebbe stato interessante seguire questi signori quando facevano la spesa), alla fine abbiamo istallato delle isole robotizzate, tutti a casa. Ovviamente scatta lo sciopero (le macchine cattive che rubano lavoro..). Ora vorrei che si potesse capire questo semplice concetto "il lavoro protegge le persone", bisogna smettere di pensare che sia normale avere il 30, 40 anche il 50% dei lavoratori con qualche limitazione, prescrizione o raccomandazione. Qualcuno dice, bisogna ridurre i rischi, io dico si, è vero. Ma fino a che punto? perché oltre a una certa soglia conviene eliminare le persone e mettere una macchina. Finisco con un dato spannometrico ma che fa riflettere: nel lavoro 1000 morti all'anno di cui 500 in itinere. Tra le mura domestiche 7000 infortuni mortali all'anno (dati INAIL), Cosa ne dite?
Credo che il discorso debba essere ripreso dalle origini e non banalizzato sull'oggi (casa fa sul lavoro, cosa fa a domicilio)
La valutazione del MC (almeno in teoria) non dovrebbe essere su cosa è idoneo a fare oggi il lavoratore, ma su cosa può succedere al lavoratore in futuro se continua a fare quello che fa. In altri termini quello che in teoria si chiede è che l'attività lavorativa non comporti peggioramenti dello stato di salute più rilevanti di quelli mediamente connessi all'età. Altrimenti stiamo a vedere che uno si rompa e, una volta rotto, lo dichiariamo non idoneo. Non è il massimo della prevenzione. Ovviamente anche la valutazione dei rischi dovrebbe essere tarata sullo stesso obiettivo. Trovo che spesso sia troppo ottimistica, sbrigativa e filopadronale. Per restare alla movimentazione carichi 5 kg può essere limite adeguato se le condizioni di sollevamento sono sfavorevoli (ma i rozzi pensano che sotto i 25 Kg non vi possano essere problemi)
Poi esiste il problema delle abitudini individuali: perchè proteggere dai cancerogeni un lavoratore che fuma? Perchè limitare i sollevamenti a uno che fa pesistica intensiva?
Poi esiste il problema di quelli che si mettono di traverso. (ma hanno sempre torto marcio a mettersi di traverso?).
Per gestire tutte queste situazioni esiste la figura del MC, ammesso che abbia voglia di gestirle e che gliele lascino gestire (tempi e risorse).
Mha.. alcune cose sono condivisibili, ma io non ho banalizzato e non faccio discorsi "filo padronali" dico però che in molti casi, documentati dalla cronaca come nell'articolo citato, ci si dovrebbe confrontare con i problemi che hanno le fabbriche e le persone che le gestiscono, dando soluzioni praticabili e sostenibili. Ovvero confrontarsi nell'ottica di permettere all'azienda di produrre. Chi si mette di traverso spesso lo fa per scambiare la sicurezza con la "pace sociale" e quando succede non bisogna cadere nella tentazione di accontentarlo per evitare un conflitto, sempre scomodo e problematica, ma a volte necessario per non entrare in quelle zone grigie da cui si esce a fatica. Sui 25 Kg non credo che si tratti di "rozzi" dico solo che i metodi di calcolo dell'IS sono "stra conservativi" basta muovere 20 Kg al giorno con un minimo di dislocamento orizzontale e subito vai nella zona rossa...comunque sia capisco che sul tema ci siano diverse sensibilità è però opportuno guardare sempre "l'altro lato del bancone". Un caro saluto a tutti
Il discorso è complesso, e applicabile in molteplici circostanze. Anche i medici competenti si lamentano di dover gestire situazioni intricate stando al di qua di una barricata che sembra impedirne la visione dalla stessa prospettiva agli altri aventi causa (datori di lavoro, lavoratori,… e, non di rado, Organi di Vigilanza ed eventualmente magistrati, che, stando dell'altra parte, sembrano essere nemmeno sfiorati dalla consapevolezza delle difficoltà tecniche e soprattutto economiche che interferiscono con una loro gestione ideale.
Purtroppo furbi e furbetti si trovano dappertutto, tra i lavoratori, tra i dirigenti e datori di lavoro, tra i consulenti e certamente anche tra i medici competenti, in certi casi assolutamente indifendibili, in altri, non raramente, finiti più o meno consapevolmente tra gli ingranaggi di un meccanismo le cui logiche sono decise da altri (in prima linea i legislatori) e alle quali sono costretti ad adattarsi, assumendo l'incarico e una bella fetta di responsabilità, o rinunciandovi, sperando di non essersi già compromessi, e cambiando lavoro.
A meno che non si voglia pensare che tutti i medici competenti siano dei cialtroni per scelta deliberata, è chiaro che le cause del malfunzionamento di tutto l'apparato vanno cercate altrove. E oltre che nelle resistenze da parte del datore di lavoro, spesso inconsapevole della portata delle proprie azioni, soprattutto nel caso delle micro e piccole imprese, nelle aziende più grandi i danni più difficilmente gestibili sono da attribuire soprattutto alla pratica delle gare al massimo ribasso, che raggiungono livelli parossistici nel caso delle amministrazioni pubbliche, dove in genere gli appalti per i servizi (compresa la sicurezza e la sorveglianza sanitaria) vengono affidati a società di servizi il cui unico scopo è quello di garantirsi il massimo margine di guadagno su un’offerta già insufficiente per un affidamento diretto. Così capita che i lavoratori siano costretti a comprarsi di tasca loro i DPI, e i medici si vedano offrire una possibilità di collaborazione a condizioni talmente mortificanti che è impensabile che possano, in casi simili, a loro volta garantire la disponibilità necessaria per prestazioni di alta qualità. Paradossalmente, è proprio lo Stato che ha posto le condizioni per cui tutto questo è una realtà alla quale ben pochi riescono a sottrarsi, e basta fare due calcoli per rendersene conto.
michele.borsaro il 18/04/2019 05:32 ha scritto:
Mha.. alcune cose sono condivisibili, ma io non ho banalizzato e non faccio discorsi "filo padronali" dico però che in molti casi, documentati dalla cronaca come nell'articolo citato, ci si dovrebbe confrontare con i problemi che hanno le fabbriche e le persone che le gestiscono, dando soluzioni praticabili e sostenibili. Ovvero confrontarsi nell'ottica di permettere all'azienda di produrre. Chi si mette di traverso spesso lo fa per scambiare la sicurezza con la "pace sociale" e quando succede non bisogna cadere nella tentazione di accontentarlo per evitare un conflitto, sempre scomodo e problematica, ma a volte necessario per non entrare in quelle zone grigie da cui si esce a fatica. Sui 25 Kg non credo che si tratti di "rozzi" dico solo che i metodi di calcolo dell'IS sono "stra conservativi" basta muovere 20 Kg al giorno con un minimo di dislocamento orizzontale e subito vai nella zona rossa...comunque sia capisco che sul tema ci siano diverse sensibilità è però opportuno guardare sempre "l'altro lato del bancone". Un caro saluto a tutti
E' il sistema che è malato ed iperconservativo.
Capita spesso che il DVR dica che grossi problemi non ce ne sono (o comunque che sono gestibili con le varie azioni preventive), che il MC si renda conto che la situazione sia sotto controllo, ma che il giudizio di idoneità, "iperconservativo" appunto, dica che comunque quel lavoratore "non può ...". Tanto quel giudizio, se non lo scrivi in prima battuta, verrà impugnato e modificato successivamente.
L'unica arma che il DDL ha per fare impresa nel rispetto della normativa è quella di selezionare a monte i lavoratori che gli faranno compagnia nel futuro. Selezionarli in termini di stato di salute e di correttezza morale (magari chiedendo in giro o valutando solo gente referenziata). Purtroppo il sistema non è equo e chiunque da ciascuna parte deve difendersi come può.
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
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