Con il varo del Decreto legge 18 aprile 2019, n. 32 entrano in vigore una serie di regole ancora più “permissive” di quelle che fino ad oggi, dal nostro punto di vista di responsabili della tutela della salute dei lavoratori, hanno già portato a situazioni molto spesso insostenibili. Sembrava che, con l'abolizione dei tariffari minimi e il ricorso sistematico alle gare al massimo ribasso da parte di enti pubblici e privati, si fosse già messa in evidenza la impossibilità di garantire degli standard accettabili per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, come prova il fatto che in molti casi, ad esempio, i lavoratori sono costretti a procurarsi a proprie spese i dispositivi di protezione individuale necessari, la valutazione dei rischi è affidata ad incompetenti e i protocolli sanitari risultano spesso inadeguati semplicemente perché non bastano i soldi (giustificazione, peraltro, difficilmente ammessa da chi è poi chiamato a vigilare o a giudicare, dimostrando in certi casi una miopia disarmante).
A giudizio di tutte le organizzazioni sindacali, le nuove norme sembrano garantire ancora meno la possibilità, per i responsabili delle progettazioni, della sicurezza e per i medici competenti, il rispetto di quel minimo necessario di adeguatezza delle proprie prestazioni.
Naturalmente la prima preoccupazione è per la salute dei lavoratori, di cui sembra importare sempre meno al legislatore. Ancor meno sembra sfiorarlo il problema della responsabilità per gli eventuali (ma diremmo, ormai, certi) infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui non c'è che da attendersi un incremento.
Come ci dovremmo regolare? Rinunciare semplicemente agli incarichi ove non sia garantita la nostra autonomia (che è già una favola da parecchio tempo) e la nostra autorità (idem), per non parlare del giusto riconoscimento economico (meglio non parlarne) lasciando i lavoratori alla mercé di individui con pochi scrupoli, o accettare gli incarichi col rischio di fare da capri espiatori ogni volta che i prevedibilissimi problemi si avvereranno?
Non sarebbe il caso che gli Organi di Vigilanza facessero sentire la propria voce prima che succedano le disgrazie, invece che dopo, prendendosela con chi il sistema semplicemente lo subisce?
Purtroppo si tratta anche della ennesima dimostrazione di quanto pesi la mancanza di una organizzazione di categoria capace di rendersi conto della situazione reale e di coordinare una azione collettiva di protesta allo scopo di far aprire gli occhi al legislatore sulle potenziali conseguenze di norme concepite ignorandone totalmente e, forse, deliberatamente la portata.
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