Buongiorno, mi trovo a scrivere a Voi per un parere spassionato su un problema che mi attanaglia.
A gennaio sono stata operata per un'ernia cervicale c3-c4. Al mio rientro al lavoro ad Aprile ho fatto la visita con il medico competente che mi proponeva un esonero dalla movimentazione carichi per un anno. Ora, dato che con l'esonero sarei esclusa dal lavoro sui turni (cosa che invece mi piace e mi fa comodo) ho chiesto se fosse possibile non avere questo tipo di limitazione.
Il Medico Competente mi ha sconsigliato di muovere carichi almeno pertanto ha emesso un documento in cui mi solleva per 6 mesi dalla movimentazione carichi, dunque sto lavorando con questa limitazione solo di giornata (in cui il lavoro mi permette di non movimentare carichi).
A breve avrò una nuova visita e ho il timore che mi prolunghi nuovamente l'esonero. Questo mio timore nasce dal fatto che un collega di un altro reparto ha avuto l'esonero per un anno (non ancora scaduto).
Mentre un altro collega per lo stesso intervento è stato esonerato dalla movimentazione dei carichi (già da qualche anno) a tempo indeterminato.
Secondo voi è possibile che il medico valuti già ora la possibilità di farmi rientrare a mansioni complete? Io non trovo difficoltà su nessun tipo di movimentazione che devo effettuare nel mio lavoro ad eccezione di un macchinario che mi arreca parecchio fastidio e dolore al collo; tuttavia con questa apparecchiatura dovrei lavorarci 2 o 3 volte al mese e terrei duro.
Grazie per eventuali pareri che mi proporrete. Martina
Il problema posto è complesso sotto diversi aspetti. In primo luogo clinicamente la valutazione di idoneità dipende dal tipo e dall'entità del danno che ha causato l'intervento, dal grado di guarigione anatomica e funzionale, dalla possibilità che sovraccarichi delle strutture lese possano ritardare o impedire la guarigione o causare recidive. Risulta quindi difficile esprimere giudizi ed utilizzare come termine di paragone quanto avvenuto ad altri colleghi.
Un secondo elemento di complessità è costituito da peso attribuito alla volontà del lavoratore. Va chiaramente incoraggiata la volontà di recuperare la piena idoneità e non credo che l'obiettivo possa essere quello di non avere mai alcun tipo di disturbo nel corso della prestazione lavorativa. I disturbi (ad esempio quelli correlati con l'età) sono parte della vita e non si vede perchè non possano comparire anche durante l'attività lavorativa. Tuttavia la richiesta di idoneità per motivi di "comodo" suscita perplessità perchè suggerisce una rinuncia alla tutela della salute in funzione di utilità personali di altro tipo (non necessariamente censurabili). Se l'idoneità fosse condizionata dal "comodo" certamente anche il Datore di Lavoro avrebbe dei "comodi" da far valere e le conseguenze sarebbero intuibili. Credo che un tratto professionale importante, per un medico competente, sia quello di essere molto diffidente nei confronti di richieste di valutazioni di comodo
Capisco bene quel che mi vuol dire. Forse mi sono espressa male;è vero che mi fa comodo riprendere la mia vita lavorativa a 360 gradi. Ma tengo anche alla mia salute. Nel senso che spero che mi riabilitino alla movimentazione dei carichi a ragion veduta. Sarei disposta ad avere nuovamente questo tipo di limitazioni per altro tempo ragionevole. Chiedo solo se possa esserci il rischio che con questo tipo di intervento non verrò mai riabilitata al 100%. Grazie per il tempo dedicatomi
Non volevo assolutamente censurare il suo atteggiamento, ma solo evidenziare la complessità del problema posto. Un aspetto interessante che mi sono dimenticato di sottolineare è il fatto che nel suo ambiente di lavoro ben tre persone (se ho ben capito) hanno avuto lo stesso problema a livello di vertebre cervicali, problema che non è poi così frequente nella popolazione generale. Se così fosse forse ci sarebbe qualche considerazione da fare sui livelli di rischio
Personalmente non amplificherei il problema estendendolo per analogia. Proprio considerato che i problemi cervicali non sono infrequenti nella popolazione generale.
in generale non amplificherei.Se ho ben capito qui si parla però di tre interventi per ernie cervicali. Un po' di curiosità non fa mai male.
mi pare si tratti in almeno un caso di lavoratore di altro reparto. Credo siano esigui gli elementi per "incuriosirsi" (almeno per me).
Lavoro in ospedale. 3000 dipendenti circa. Ignoro l'incidenza delle ernie cervicali. Ma io conosco 3 casi compreso il mio. Uno è nel mio stesso reparto.
Stai tranquilla, non è malattia professionale ma malattia "comune".
MedicoCompetente.it - Copyright 2001-2024 Tutti i diritti riservati - Partita IVA IT01138680507
Privacy | Contatti