Sono praticamente certa che da voi avrò risposte...
Fattispecie: lavoratore con riconoscimento di MP, 14% invalidità, nel 1985. Cambio mansione e contestuale cessazione di esposizione al rischio in pari data. Cessazione dell'impiego dell'agente di rischio, a livello aziendale, dal 1990 (sostituzione con sostanza meno pericolosa, assai prima del D.Lgs. 25/02). Lavoratore collocato in quiescenza anticipata (per riduzione personale) nel 1999.
Il lavoratore, sembra, è stato richiamato a controllo dall'INAIL, che pare abbia revocato il 14%, scendendo sotto la sogli aminima di indennizzabilità. Così, il lavoratore fa causa all'ex datore di lavoro chiedendo 750.000 euro per danno biologico...
Ok, questa è la premessa.
La mia seria perplessità è che l'avvocato del lavoratore chiude la citazione chiedendo al giudice di "accertare il nesso causale" e di "quantificare la percentuale di invalidità", ma nella dismina non dice, né potrebbe sostenere, che è stata la sostanza X a scatenare le patologie accusate dal lavoratore, di cui peraltro sappiamo poco e nulla perché misteriosamente in tribunale è scomparso tutto il faldone, per ora. Orbene, il lavoratore nella citazione sostiene di essere stato a contatto, negli anni fino al 1985, con una cosa che non è MAI (e se io dico mai è, MAI) stata nel ciclo produttivo, non solo, ma che seppure ci fosse stata non ha, tra gli effetti sulla salute, il danno per cui al lavoratore stesso è stata riconosciuta la MP, e l'azienda non ha ovviamente più le fatture di oltre 20 anni fa per far vedere che non l'hanno mai comperato.
Primo quesito: come faccio a dimostrare che la sostanza X non è mai entrata nel ciclo produttivo? Secondo voi una ricerca storica delle tecnologie produttive di quel settore può bastare, o è opportuno cercare di coinvolgere come teste la ASL locale che storicamente ha sempre eseguito ispezioni e conosce bene l'azienda?
Secondo Quesito (con le maiuscole): come faccio a far capire al nostro avvocato che deve chiedere al giudice di nominare un CTU che sia Medico del Lavoro e non un Medico Legale (senza offesa alcuna per i Medici legali) perché è una questione così sofisticata che la vedo proprio difficile che becchiamo un medico legale competente nel merito?
Infatti, a mio modesto avviso, l'accertamento di nesso causale tra l'uso di una sostanza e l'insorgenza di tot determinate patologie non è né può essere svolto da un Medico Legale, che invece a buon titolo può accertare il grado di invalidità eventualmente sofferta dal soggetto. C'è a dire al merito che sia l'ASL di competenza che l'INPS hanno respinto la richiesta di invalidità civile avanzata dal singore in questione.
Grazie per "aiutino"!
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Il fatto che sia stata respinta la domanda di invalidità civile può dipendere:
1) da una valutazione che non raggiunge la soglia del riconoscimento (34% per l'invalidità civile)e che, di fatto non dà diritto a benefici di sorta;
2) dalla impossibilità di poter valutare la patologia in quanto non di competenza della Commissione per l'accertamento degli stati di invalidità civile, essendo,nella fattispecie, patologia riconducibile a causa lavorativa.
Quale delle due?
nofer, una bella gatta da pelare!!!! (dicesi "casatiello"!!!)
allora, metto giù due suggerimenti:
1. mi ricordo di aver letto da qualche parte che un datore di lavoro quando si è assicurato con l'INAIL (e in questo caso c'è pure una storia di riconoscimento di MP) viene automaticamente assolto dalla responsabilità civile in caso di patologie insorte.....e quindi questa richiesta di risarcimento doveva essere avanzata all'INAIL.....
2. non conosco nessun modo per convincere un giudice che il CTU deve essere medico del lavoro, ma in ogni caso, speriamo che nomini almeno un.....medico legale e non un ginecologo!!!!
3. in sede peritale, si potrà chiedere che il lavoratore provi di essere stato esposto alla sostanza X, (ed in tema di malattia non tabellata, mi pare che l'onere della prova sia a carico del lavoratore!)e anche questa è bella, perché se tu non puoi provare che NON fu usata mai quella sostanza, lui come dimostrerà che SI' fu usata?!!!!
4. non mi viene più in mente altro, ma ci rifletterò!!!!
billi
Cara Nofer
Che l'ASL e l'INPS abbiano respinto la richiesta di invalidità civile mi pare corretto, tenuto conto che il ricorrente per la patologia accusata ha avuto per anni riconosciuta una percentuale di invalidità di origine lavorativa (Malattia professionale) che esclude l'invalidita' civile. Quello che non mi suona è il motivo per cui il lavoratore, dopo l'abbassamento della percentuale INAIL ha fatto causa al DdL e non all'Istituto: ma è sicuro che non sia già in prescrizione il diritto al risarcimento? In ogni caso per il primo quesito credo che se nel ciclo produttivo vi sono diverse alternative alla sostanza in questione bisogna dimostrare con un ragionamento logico se non con documenti che per l'azienda era molto più facile e conveniente utilizzare una sostanza anziché un'altra (più facile reperibilità, minor costo, meno scarti ecc, ecc.). Sul secondo quesito si può chiedere ma non imporre perché purtroppo il giudice è padrone assoluto nelle sue scelte (anche di scegliere un ginecologo o un chirurgo per queste problematiche): penso invece che il vostro CTP debba essere preparato e agguerrito al punto da mettere in difficoltà giudice e CTU.
Ciao
5. mi è venuto in mente che bisognerebbe chiedere all'INAIL per capire che malattia e quali sostanze furono valutate nell'85.....e adesso, il lavoratore che patologie lamenta? questo danno biologico a che si riferisce? alle patologie dell'epoca? ad altro insorto successivamente?
nell'85, la denuncia di sos MP è partita diciamo da me, anche se è ovvio che non essendo io medico non l'ho fatta io, ma si trattava di polinevrite da n-esano in fase iniziale.
Il lavoratore ora sostiene di essere stato esposto ad acido solforico (!!!) o sulfonico - nemmeno si capisce, che vi assicuro nell'industria chimica organica non si usa MAI. E non sappiamo cosa dice di avere, ripeto, non si trova la pratica in tribunale... la fabbrica produceva ( pure ora) prodotti incollanti.
La polinevrite era già ampiamente regredita ancora prima che fosse collocato in quiescenza 9 anni fa. Insomma, credetemi, io non so cosa accidenti ha, se ce l'ha, ma sono pronta a farmi fucilare che qualunque cosa sia non l'ha presa sul lavoro.
Seguo quest'azienda tra una cosa e l'altra da 24 anni, e dal 1989 posso assicurare, e produrre prove, che n-esano in aria non ce ne stava, e dal 92 abbiamo dosato periodicamente gli altri SOV organici, nonché i relativi IBE (Ippurici, metilippurici, e 2-5 esandione fino a 3 anni fa lo stesso per accertarci che non ci fessero contaminaioni dell'iso-esano),e mai dati anomali, mai un problema, non più MP dall'86-7. Ma non ho mai cercato l'acido solforico, perché non c'era né tra le Materie Prime né si poteva formare come prodotto di reazione, e adesso come glielo spiego al giudice che non l'ho cercato perché non c'era e non è che non lo volevamo cercare ???
Il CTP, o almeno 1 dei CTP, sarà di sicuro agguerrito. Sono io.
Ma mi sento molto in balia degli imbecilli. Prego tutti i santi che mi diano un MdL come CTU. Se possibile, preparato sarebbe anche meglio.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Non che questo possa aiutare Nofer, ma tanto per mettere un po' più di carne al fuoco: una piccola azienda (nessun rischio chimico)che seguo da anni, è stata citata, per danno biologico, più annessi e connessi, perché il dipendente ha manifestato una sclerosi multipla, con una richiesta di risarcimento di 800.000 Euro. Gli avvocati ci vanno a nozze, l'interessato non rischia né paga nulla,ed è possibile arrivare ad un accordo (pochi, maledetti e subito) pur di finirla.
billi
Ma al di la' del merito, che potrebbe sempre far sorgere dei dubbi,mi sorge spontanea una domanda, in riferimento alla prescrizione: quanti anni sono trascorsi da quando il lavoratore ha avuto riconosciuta la malattia professionale? ed in questo lasso di tempo ha trasmesso all'azienda atti interruttivi della prescrizione?
nofertiri9 il 11/01/2008 11:17 ha scritto:
Sono praticamente certa che da voi avrò risposte...
Fattispecie: lavoratore con riconoscimento di MP, 14% invalidità, nel 1985. Cambio mansione e contestuale cessazione di esposizione al rischio in pari data. Cessazione dell'impiego dell'agente di rischio, a livello aziendale, dal 1990 (sostituzione con sostanza meno pericolosa, assai prima del D.Lgs. 25/02). Lavoratore collocato in quiescenza anticipata (per riduzione personale) nel 1999.
Il lavoratore, sembra, è stato richiamato a controllo dall'INAIL, che pare abbia revocato il 14%, scendendo sotto la sogli aminima di indennizzabilità. Così, il lavoratore fa causa all'ex datore di lavoro chiedendo 750.000 euro per danno biologico...
Ok, questa è la premessa.
La mia seria perplessità è che l'avvocato del lavoratore chiude la citazione chiedendo al giudice di "accertare il nesso causale" e di "quantificare la percentuale di invalidità", ma nella dismina non dice, né potrebbe sostenere, che è stata la sostanza X a scatenare le patologie accusate dal lavoratore, di cui peraltro sappiamo poco e nulla perché misteriosamente in tribunale è scomparso tutto il faldone, per ora. Orbene, il lavoratore nella citazione sostiene di essere stato a contatto, negli anni fino al 1985, con una cosa che non è MAI (e se io dico mai è, MAI) stata nel ciclo produttivo, non solo, ma che seppure ci fosse stata non ha, tra gli effetti sulla salute, il danno per cui al lavoratore stesso è stata riconosciuta la MP, e l'azienda non ha ovviamente più le fatture di oltre 20 anni fa per far vedere che non l'hanno mai comperato.
Primo quesito: come faccio a dimostrare che la sostanza X non è mai entrata nel ciclo produttivo? Secondo voi una ricerca storica delle tecnologie produttive di quel settore può bastare, o è opportuno cercare di coinvolgere come teste la ASL locale che storicamente ha sempre eseguito ispezioni e conosce bene l'azienda?
Secondo Quesito (con le maiuscole): come faccio a far capire al nostro avvocato che deve chiedere al giudice di nominare un CTU che sia Medico del Lavoro e non un Medico Legale (senza offesa alcuna per i Medici legali) perché è una questione così sofisticata che la vedo proprio difficile che becchiamo un medico legale competente nel merito?
Infatti, a mio modesto avviso, l'accertamento di nesso causale tra l'uso di una sostanza e l'insorgenza di tot determinate patologie non è né può essere svolto da un Medico Legale, che invece a buon titolo può accertare il grado di invalidità eventualmente sofferta dal soggetto. C'è a dire al merito che sia l'ASL di competenza che l'INPS hanno respinto la richiesta di invalidità civile avanzata dal singore in questione.
Grazie per "aiutino"!
Da quello che mi risulta, se una lavorazione è tabellata e l'esposizione ad una determinta sostanza è nota, esiste la presunzione legale di nesso di causalità. In questo caso il riconoscimento di malattia professionale è automatic: si tratta solo di stabilire la percentuale del danno biologico riportato. Nel caso di lavorazione/esposizione non tabellata (T.U n.1124/65 All. 4 e 5, D.P.R. 303/56 allegato all'art. 33,ecc.) con l'introduzione del sistema misto (sentenza n. 179/88 della Corte Costituzionale)la malattia può essere riconosciuta MA L'ONERE DELLA PROVA SPETTA AL LAVORATORE. Pertanto se quella sostanza non era presente nel ciclo lavorativo (parliamo deli anni ottanta), toccherebbe al lavoratore dimostrare di esserne stato esposto.
se non ho capito male: nel 1985 denuncia di MP polinevrite da n-3 esano con riconoscimento INAIL del 14%; successivamente revisione con una % inferiore alla precedente. Nel 1999 il lavoratore va in quiescenza. Attualmente il lavoratore denuncia il DL chiedendo riconoscimento di danno biologico per una patologia che non sappiamo (causata da acido solforico)ma comunque non era la patologia già riconosciuta (polinevrite). Se così è e trattasi di una malattia tabellata, probabilmente:
1) o non è stata fatta denuncia all'INAIL perché è stato superato il PMI
2) o l'INAIL non l'ha riconosciuta (Forse è il caso di informarsi se l'INAIL ha mai valutato tale richiesta)
Nel primo caso la richiesta di DB è stata fatta comunque per tentare di ottenere un qualcosa (fermo restando l'esorbitante richiesta presentata.
Ma potrebbe invece trattarsi di richiesta di DB proprio per quella prima patologia riconosciuta dall'INAIL; infatti all'epoca non era compreso il DB nella valutazione (cosa che è poi cambiata con DLgs 38/00). Cmq anche se cosi fosse, non è che perché c'era stato riconoscimento Inail automaticamente c'è il riconoscimento di DB. io cercherei di acquisire un po' più di informazioni sulla patologia oggetto di richiesta di DB, cercherei un CTP serio e preparato ed andrei ad affrontare il CTU (medico legale, ginecologo o odontoiatra, ma vi garantisco che girano CTU medici del lavoro che non sono meglio) in sede di operazioni peritali e , se necessario con controdeduzioni con richiesta di chiarimenti...e non mi fermerei al primo grado ma andrei anche in appello se necessario
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