Pongo un quesito senza dilungarmi nei dettagli perchè l'argomento è vecchio e ben noto. Facendo tutti i miei calcoli utilizzando i dati NIPTS in base alla norma ISO 1999/90 non riesco ad evidenziare alcuna perdita in decibel sulle frequenze 500 e 1000 (per esempio un soggetto esposto a 90 dBA per 30 anni, secondo la norma citata non dovrebbe presentare alcun danno da rumore su 500 e 1000) viceversa il calo si evidenzia se il calcolo si fa su un soggetto di 50 anni (non esposto a rumore)(curve HTLA).
Allora mi chiedo, se l'esposizione a rumore (90 dbA) per 30 anni, secondo un riferimento così importante come le norme ISO, non determina un calo su 500 e 1000 Hz (il calo sembra essere imputabile solo all'età), perchè in tutte le tabelle di valutazione del danno le due frequenze citate sono sempre tenute in considerazione?
Un saluto
Rispondo con un'altra domanda
Siccome alcune patologie dell'orecchio possono determinare danni che si evidenziano anche a frequenze come quelle indicate da Penanchio, l'esecuzione dell'esame audiometrico alle classiche frequenze può essere utile per la diagnosi differenziale?.. e quindi escludere il rumore o comunque considerare il lavoratore ipersuscettibile?
Ho aggiunto questa domanda, perchè non ho trovato risposte:)
Saluti Gennaro
Gennaro Bilancio
In merito alla quantizzazione del danno, posso capire la posizione dell’INAIL che ha delle tabelle condivise anche con i patronati ma una posizione simile non può essere condivisa in un eventuale causa penale. In un processo penale deve essere valutato l’effettivo danno provocato dal rumore industriale e solo dal rumore industriale e non da tutti gli altri mille fattori (tenendo presente anche i casi estremi di suscettibilità: ci teniamo sul percentile più alto della ISO). Ebbene, facciamo un esempio.
Esposizione personale quotidiana di 90 dBA per 40 anni nel caso peggiore (percentile peggiore): massimo danno valutato, sottraendo la quota rumore dalla quota altro (soglia ISO peggiore per età) è di 2,28% (se non mi sbaglio).
In merito alla quantizzazione del danno, posso capire la posizione dell’INAIL che ha delle tabelle condivise anche con i patronati ma una posizione simile non può essere condivisa in un eventuale causa penale. In un processo penale deve essere valutato l’effettivo danno provocato dal rumore industriale e solo dal rumore industriale e non da tutti gli altri mille fattori (tenendo presente anche i casi estremi di suscettibilità: ci teniamo sul percentile più alto della ISO).
Concordo con te al 100%.
Quanto sopra scritto è giusto non solo per il danno provocato dal rumore ma anche per le altre malattie professionali.
Adesso approfitto di questo post per attirarmi un pò di antipatie.
Mi chiedo, perchè risultano i post dove bisogna criticare in negativo sono affollati, mentre i post con domande di una certa difficoltà (come questo) vi è il deserto più assoluto?
Saluti Gennaro
Gennaro Bilancio
:p Chiedo scusa per gli errori precedenti.
Riscrivo: perchè i post dove bisogna criticare in negativo sono affollati mentre quelli con domande un pò più difficili sono deserti?
Può darsi anche che sono difficili solo per me :)
Gennaro Bilancio
Un'altra cosa che non capisco (ma non sono uno specilista in Medicina legale ma in Medicina del lavoro) è perchè nelle tabelle utilizzate per valutare il danno vengono valutate le frequenze 500 e 1000 (che, almeno fino a 90 dBA di esposizione non sono mai interessate da danno - fonte ISO) e non i 6000 Hz che, viceversa, sono coinvolte.
Pennacchio il 02/02/2008 05:09 ha scritto:
Un'altra cosa che non capisco (ma non sono uno specilista in Medicina legale ma in Medicina del lavoro) è perchè nelle tabelle utilizzate per valutare il danno vengono valutate le frequenze 500 e 1000 (che, almeno fino a 90 dBA di esposizione non sono mai interessate da danno - fonte ISO) e non i 6000 Hz che, viceversa, sono coinvolte.
Il non interessamento di 500 e 1000 Hz è un dato riportato non solo nelle norme ISO ma anche in molti testi (es.: Medicina del Lavoro di Ambrosi Foà) ma anche in testi di ORL al massimo si cita la frequenza 1000 ma non 500.
Pennacchio il 02/02/2008 05:09 ha scritto:
Un'altra cosa che non capisco (ma non sono uno specilista in Medicina legale ma in Medicina del lavoro) è perchè nelle tabelle utilizzate per valutare il danno vengono valutate le frequenze 500 e 1000 (che, almeno fino a 90 dBA di esposizione non sono mai interessate da danno - fonte ISO) e non i 6000 Hz che, viceversa, sono coinvolte.
uhm... bel quesito anche questo. Ma suppongo che questo avvenga per il fatto che le frequenze di 1000 e immediatamente a ridosso di 1000 riguardano la percettibilità della voce umana, e quindi la valenza di questa frequenza sulla vita di relazione. Nessuno parla a 6000 hz. Che infatti il deficit a 1000 hz se ben ricordo anche l'INAIL lo gratifica di maggior punteggio rispetto alle altre frequenze, a parità di perdita. Un qualcosa nel merito c'è scritto nel mio paleotesto di MdL (Graziani e coll. 1982). Se ti interessa, lunedì o martedì cerco bene, e se trovo fotocopio, e poi ti mando via fax.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Grazie Nofer: il tuo materiale mi può sicuramente essere utile.
Un grazie anche a Gennaro, un altro collega che si pone domande.
Saluti
Altro quesito provocatorio. Perché fare il referto per esposizione meno di 90dBA?
Partiamo da dati ISO, CONTARP, metodo MPB, metodo Albera-Beatrice. Facciamo il caso di un soggetto di 55 anni esposto per 40 anni a 90 dBA e consideriamo una soglia per presbiacusia medio (50) ed una soglia per danno da rumore da massimo danno: non vengono soddisfatti i criteri per eseguire il referto né del sistema MPB (classe 3b) né del sistema Albera-Beatrice (25 dBA).
In realtà applicando la ISO 1999/90, per esposizione inferiore a 90 dBA il danno (indennizzato INAIL) è inesistente (affermazione CONTARP).
Un saluto
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