Articolo 39
Svolgimento dell’attività di medico competente
1. L’attività di medico competente è svolta secondo i principi della medicina del lavoro e del codice etico della Commissione internazionale di salute occupazionale (ICOH).
2. Il medico competente svolge la propria opera in qualità di:
a) dipendente o collaboratore di una struttura esterna pubblica o privata, ivi comprese quelle costituite su iniziativa delle organizzazioni datoriali, convenzionata con l’imprenditore;
b) libero professionista;
c) dipendente del datore di lavoro.
3. Il dipendente di una struttura pubblica, assegnato agli uffici che svolgono attività di vigilanza, non può prestare, ad alcun titolo e in alcuna parte del territorio nazionale, attività di medico competente.
4. Il datore di lavoro assicura al medico competente le condizioni necessarie per lo svolgimento di tutti i suoi compiti garantendone l’autonomia.
5. Il medico competente può avvalersi, per accertamenti diagnostici, della collaborazione di medici specialisti scelti in accordo con il datore di lavoro che ne sopporta gli oneri.
6. Nei casi di aziende con più unità produttive, nei casi di gruppi d’imprese nonché qualora la valutazione dei rischi ne evidenzi la necessità, il datore di lavoro può nominare più medici competenti individuando tra essi un medico con funzioni di coordinamento.
La redazione di MedicoCompetente.it
Beh..si è fatto (in occasioni e in tempi diversi) un gran parlare sullo sfruttamento da parte delle strutture private a carico dei mc che sono costretti ad accettare sia economicamente che sul metodo di lavoro (nel senso che spesso è la struttura che stabilisce e gestisce di fatto il protocollo sanitario)le loro decisioni...nella 626 il medico doveva perlomeno essere dipendente di una struttura pubblica o privata...nel TU può essere dipendente O COLLABORATORE di una struttura pubblica o privata....così sarà ancora più facile per le strutture private gestire il mc......o sbaglio??!!....
Non ho avuto mai problemi nel modificare in sede di sop. un protocollo di sorveglianza sanitaria venduto dalla struttura di servizio di medicina del lavoro con cui collaboro. Ci tengo aprecisare che non lavoro in esclusiva per loro anzi svolgo anche attività libero professionale.
Di fatto il T.U. risolve un problema che era nato in quanto la 626 impediva alle società di servizi di avvalersi di collaboratori medici competenti. In tema di rapporto tra queste ed i medici competenti non penso cambi molto, anzi....
Faccio questo lavoro da quasi 15 anni e se ho voluto iniziare a lavorare, non avendo santi in Paradiso, ho dovuto collaborare anche con delle società di servizi, alcune buone, altre da dimenticare. Fatta la doverosa scrematura lavoro attualmente come libero professionista e come collaboratore di una società che negli anni ha mostrato serietà ed attenzione nei confronti del mio lavoro, tanto che attualmente ne sono direttore sanitario. In tutti questi anni non mi è mai stato imposto un protocollo, nè mi è stato impedito di fare il mio lavoro, anzi nei momenti di difficoltà, che ci sono per tutti, questa società mi ha sostenuto pienamente. Partendo da questa esperienza personale non credo che il fatto che venga riconosciuta la possibilità ad un mc di essere collaboratore di una società di servizi sia un grande problema, il problema è la serietà della società di sevizi in questione. Quello che bisognerebbe introdurre e che vado dicendo da tempo, anche su questo sito, sarebbe un albo regionale/nazionale delle società di servizi che dovrebbero avere delle caratteristiche minime precise:1)un DS medico specialista in MDL, che non sia in alcun modo collegato con rapporti di dipendenza, docenza o colaborazione ; 2)personale tecnico qualificato; 3)certificazione di qualità "reale" (non quelle acquistate on-line per pochi spiccioli); 4)disponibilità all'interno dela sua struttura di un laboratorio di analisi dove si possano eseguire anche accertamenti tossicologici.
Ripeto il problema non sono le società di servizi, perchè ne esistono anche di serie, il problema è la mancanza di controllo sulla qualità del servizio da esse offerto.
Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"
GANDALF IL GRIGIO il 12/03/2008 09:35 ha scritto:
Faccio questo lavoro da quasi 15 anni e se ho voluto iniziare a lavorare, non avendo santi in Paradiso, ho dovuto collaborare anche con delle società di servizi, alcune buone, altre da dimenticare. Fatta la doverosa scrematura lavoro attualmente come libero professionista e come collaboratore di una società che negli anni ha mostrato serietà ed attenzione nei confronti del mio lavoro, tanto che attualmente ne sono direttore sanitario. In tutti questi anni non mi è mai stato imposto un protocollo, nè mi è stato impedito di fare il mio lavoro, anzi nei momenti di difficoltà, che ci sono per tutti, questa società mi ha sostenuto pienamente. Partendo da questa esperienza personale non credo che il fatto che venga riconosciuta la possibilità ad un mc di essere collaboratore di una società di servizi sia un grande problema, il problema è la serietà della società di sevizi in questione. Quello che bisognerebbe introdurre e che vado dicendo da tempo, anche su questo sito, sarebbe un albo regionale/nazionale delle società di servizi che dovrebbero avere delle caratteristiche minime precise:1)un DS medico specialista in MDL, che non sia in alcun modo collegato con rapporti di dipendenza, docenza o colaborazione ; 2)personale tecnico qualificato; 3)certificazione di qualità "reale" (non quelle acquistate on-line per pochi spiccioli); 4)disponibilità all'interno dela sua struttura di un laboratorio di analisi dove si possano eseguire anche accertamenti tossicologici.
Ripeto il problema non sono le società di servizi, perchè ne esistono anche di serie, il problema è la mancanza di controllo sulla qualità del servizio da esse offerto.
sostanzialmente la penso così anch'io.
Bisogna sempre fare un discorso di qualità, è questo vale per tutte le componenti: tra l'altro già la 626 prevedeva la presenza di strutture private che affiancassero quelle pubbliche nei compiti di sorveglianza. Poi, come probabilmente è giusto, le ASL si sono sempre più indirizzate e specializzate verso le attività di vigilanza e hanno lasciato una consistente fetta di mercato libera. E in questo mare magnum oggi troviamo di tutto.
Quindi, a mio parere, bisognerebbe evitare le demonizzazioni, il buono e il cattivo, e cercare di assicurare un livello di qualità minimo (ed ecco il ruolo dgli SPSAL) sia che si tratti di società, di medici del lavoro, di igienisti e via dicendo.
Cordialità
Giustissimo, sono d'accordo. Però ribadisco che nel concetto di "società seria" includo, non da ultimo, un'adeguata remunerazione dei medici competenti (senza strozzare nessuno, un compenso basato sull'effettivo introito della struttura al netto delle spese da essa sostenute) includendo anche la remunerazione di prestazioni importantissime (quali il sopralluogo, gli incontri a vario titolo con lavoratori ed addetti vari della sicurezza) prestazioni che invece nel 90% della storia delle società dei servizi, cadono nel dimenticatoio.
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