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Sorveglianza sanitaria nei lavoratori del settore socio sanitario

Questo argomento ha avuto 2 risposte ed è stato letto 1819 volte.

GANDALF IL GRIGIO

GANDALF IL GRIGIO
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  • Sorveglianza sanitaria nei lavoratori del settore socio sanitario
  • (21/03/2008 14:18)

Seguo da circa 10 anni un paio di coop sociali (per un totale di oltre 700 lavoratori)che si occupano di assistenza a disabili fisici e psichici, e dalla analisi dei dati relativi alle visite mediche sono emersi dei dati secondo me importanti, specie correlandoli con i DVR. Soprattutto mi interessa l'andamento epidemiologico delle patologie del rachide e del cingolo scapolare e la loro reale correlazione con il livello di rischio. Qualcuno di voi ha esperienze simili? Avrei piacere di scambiare dati ed opinioni in merito.
Grazie

Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"

Pennacchio

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  • Re: Sorveglianza sanitaria nei lavoratori del settore socio sanitario
  • (22/03/2008 15:15)

Seguo un gruppo di lavoratori (asa, ota, infermieri) e confermo una incidenza significativa di patologie del rachide. Seguo da poco il gruppo ed ho cercato di far entrare nella testa dei resposabili l'idea di adottare prima possibile almeno i sollevapazienti e poi... formazione e tutto il resto.
Un saluto

GANDALF IL GRIGIO

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  • Re: Sorveglianza sanitaria nei lavoratori del settore socio sanitario
  • (24/03/2008 18:33)

Pennacchio il 22/03/2008 03:15 ha scritto:
Seguo un gruppo di lavoratori (asa, ota, infermieri) e confermo una incidenza significativa di patologie del rachide. Seguo da poco il gruppo ed ho cercato di far entrare nella testa dei resposabili l'idea di adottare prima possibile almeno i sollevapazienti e poi... formazione e tutto il resto.
Un saluto

Certamente la strada è quella, non c'è dubbio, anche io ho notato come in questi 10 anni si sia riusciti a "contenere" il fenomeno infortunistico e le prescrizioni con l'utilizzo degli ausili meccanici di sollevamento e con la formazione continua, quasi ossessiva (sai come si dice, gutta cavat lapidem...). Nonostante ciò ho delle percentuali di prescrizioni che variano dal 10 al 15 per cento, a seconda dei settori. Mi piacerebbe sapere se anche tu hai dei dati sovrapponibili, quali rapporti hai (se li hai, dalle nostre parti pensano solo a risparmiare) con le istituzioni pubbliche che gestiscono, in alcuni casi, i servizi di assistenza, se riesci ad avere un "dialogo" con gli assistenti sociali, etc
Se vuoi potremmmo continuare sulle nostre mail private: la mia sergiotruppe@virgilio.it

Grazie

Sergio Truppe
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