Cari colleghi vorrei sentire la vostra circa il rischio cancerogeno in un’azienda che effettua produzione di manufatti in gomma con le classiche fasi (preparazione della mescola, trafilatura/fustellatura/calandratura ecc, vulcanizzazione, sbavatura) circa il recente decreto legislativo sui cancerogeni. Analizzando tutte le schede di sicurezza non vi è alcuna sostanza classificata come R45, R46, R49, però non so se si forma qualche prodotto intermedio cancerogeno. Come considerereste questo rischio potenziale per il decreto legislativo? E nel caso considerassi tale rischio come presente che numero CAS devo indicare in cartella e nel registro degli esposti?
Grazie Marco F.
furnom il 29/04/2008 04:27 ha scritto:
Cari colleghi vorrei sentire la vostra circa il rischio cancerogeno in un’azienda che effettua produzione di manufatti in gomma con le classiche fasi (preparazione della mescola, trafilatura/fustellatura/calandratura ecc, vulcanizzazione, sbavatura) circa il recente decreto legislativo sui cancerogeni. Analizzando tutte le schede di sicurezza non vi è alcuna sostanza classificata come R45, R46, R49, però non so se si forma qualche prodotto intermedio cancerogeno. Come considerereste questo rischio potenziale per il decreto legislativo? E nel caso considerassi tale rischio come presente che numero CAS devo indicare in cartella e nel registro degli esposti?
Grazie Marco F.
DR. AMY
"Un giorno senza sorriso è un giorno perso".
Charlie Chaplin
Non è a tua discrezione.
Cosa dice la valutazione del rischio chimico?
Noi facciamo le nostre considerazioni e participiamo alla valutazione dei rischi ma .... cosa dice la valutazione dei rischi?
Se c'è dispersione di particolari prodotti, sarà stato valutato... o no?
Non ho presente il ciclo produttivo.
E'un ciclo chiuso?
Oltre gli "ingredienti" non classificati R45-46-49 vengono impiegati particolari additivi?
Saluti
DR. AMY
"Un giorno senza sorriso è un giorno perso".
Charlie Chaplin
furnom il 29/04/2008 04:27 ha scritto:
Cari colleghi vorrei sentire la vostra circa il rischio cancerogeno in un’azienda che effettua produzione di manufatti in gomma con le classiche fasi (preparazione della mescola, trafilatura/fustellatura/calandratura ecc, vulcanizzazione, sbavatura) circa il recente decreto legislativo sui cancerogeni. Analizzando tutte le schede di sicurezza non vi è alcuna sostanza classificata come R45, R46, R49, però non so se si forma qualche prodotto intermedio cancerogeno. Come considerereste questo rischio potenziale per il decreto legislativo? E nel caso considerassi tale rischio come presente che numero CAS devo indicare in cartella e nel registro degli esposti?
Grazie Marco F.
L'industria della gomma viene classificata cancerogena perchè, in generale, presenta fasi che possono esserlo. Non è comunque detto che sia così.
Si parte dalla balla di gomma, che contiene butadiene (R45) in forma coesa, quindi non più diffusibile. La balla è R45 solo per questo. La cancerogenicità è limitata quindi solo alla preparazione della balla. Sicuramente la tua azienda compra la balla già fatta, pertanto il problema non è in essere. La balla viene messa in un mescolatore (generalmente un Bambury). Nel Bambury confluiscono i vari additivi (acceleranti, ritardanti ecc... che non dovrebbero avere frasi di rischio R45 (e tu confermi ciò). Storicamente gli R45 erano quì e si trattava di ammine aromatiche: per questo l'industria della gomma è connessa al Ca vescicale. A me risulta però che tale utilizzo sia oramai in disuso totalmente. Si aggiunge inoltre nero fumo (i nero funo attualmente in commercio non hanno nessuna frase R, in passat, 50aa addietro, erano meno raffinati e contenevano significativamente IPA R45. Il ciclo prevede anche l'aggiunta di silice, che dovrebbe essere amorfa, quindi non R45.
La mescola che così si forma và in trafila e quindi in calandratura. Però deve mantenersi plastica ed è pertanto fondamentale (altrimenti si butta la mescola) non superare i 110°C ad evitare la vulcanizzazione. A quelle temperature gli IPA sono a concentrazioni simili a quelle urbane, quindi i lavoratori non sono esposti ad R45 (esposizione similare alla popolazione generale). Il 3,4-butadiene è legato e non si libera a queste temperature. Per la calandratura il discorso è identico. Devi prestare attenzione alla vulcanizzazione (la gomma viene "cotta" anche a 180°C): i campionamenti degli IPA devono dimostrare la non esposizione.
Pertanto i fumi di gomma calda non saranno R45.
In ultimo devi vedere si si usa il talco, accertadi che non sia asbestiforme.
Verifica e, se il mio ragionamento corrisponde alla tua situazione, i lavoratori non sono esposti ad agenti cancerogeni (però occhio al lavoro notturno associato alle temperature).
ciao
rocco
mi sentirei di aggiungere:
1) a volte, la gomma è di recupero, ciò implica la possibilità di reimpiego anche di pneumatici usati (o meglio la loro parte gommosa)
2) capita che per ottenere una mescola sufficientmente morbida, alcuni geniacci ci additivino (più o meno autorizzati...) olii esausti: e là sì che ci divertiamo con gli IPA
3)dalla composizione delle mescole dipende quali sono, se ci sono, prodotti indesiderati/ignorati del processo in fase di riscaldamento-rammollimento, che però si possono ricavare dai dati delle schede tecniche (frasi del tipo "possibilità di fumi tossici oltre xxx °C): ma solo indicativamente sul fatto che poi bisogna studiarci, cercare e quantificare.
Dunque, se la valutazione di rischio chimico non comprende queste "finezze", non si può dire nulla, a tavolino. Figuriamoci per monitor!
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
nofertiri9 il 01/05/2008 01:35 ha scritto:
mi sentirei di aggiungere:
1) a volte, la gomma è di recupero, ciò implica la possibilità di reimpiego anche di pneumatici usati (o meglio la loro parte gommosa)
2) capita che per ottenere una mescola sufficientmente morbida, alcuni geniacci ci additivino (più o meno autorizzati...) olii esausti: e là sì che ci divertiamo con gli IPA
3)dalla composizione delle mescole dipende quali sono, se ci sono, prodotti indesiderati/ignorati del processo in fase di riscaldamento-rammollimento, che però si possono ricavare dai dati delle schede tecniche (frasi del tipo "possibilità di fumi tossici oltre xxx °C): ma solo indicativamente sul fatto che poi bisogna studiarci, cercare e quantificare.
Dunque, se la valutazione di rischio chimico non comprende queste "finezze", non si può dire nulla, a tavolino. Figuriamoci per monitor!
Gentilissima Nofer,
non ho esperienza di gomma di recupero nè di utilizzo di oli esausti. Ho visto usare di routine l'Agipine (R45: basalioma ed epitelioma, ma bisogna lasciarci le mani a mollo) e/o l'Italine (R40) come olio da inserire nel Bambury, sempre però in circuito chiuso. Fra l'altro lo standard richiesto alla lavorazione è elevato e la mescola (e il prodotto finito), non supererebbero i controlli di qualità. Però ciò che dici esemplica al meglio il problema della lavorazione della gomma: può essere anche cancerogena! anzi, dobbiamo sempre avere il sospetto che lo sia.
Però, e questo è il mio pensiero, a certe condizioni può anche non esserlo. La domanda di Furnom era proprio questa: può una lavorazione della gomma essere non cancerogena? La mia risposta è si.
Circa gli IPA, sempre nella mia esperienza, in ambiente non si rilevavano (ha campionato anche la procura, e più volte, senza mai trovarli).
ciao
rocco
Avete visto questo interessante convegno che si è tentuto nel 2007?
http://www.aslmn.it/Docs_File/Plastigom2007_atti.pdf
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
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