Buongiorno a tutti
Accetto consigli in merito al caso descritto in sintesi.
Richiesta di visita da parte di un chirurgo per ottenere esplicito esonero dalle attività di seguito riportate:
- attività chirurgica presso la Piastra Operatoria ( diurna e notturna, in elezione ed in urgenza)
- attività di reparto in orario notturno
La motivazione è lo stato d'ansia che sopraggiunge quando deve accedere alla Sala Operatoria ed al Reparto nel turno notturno. Non si sente sicuro per se stesso e per gli altri; ha paura di sbagliare)
Questo stato d'animo non è presente quando svolge il lavoro in ambulatorio per visite e chirurgia programmata a bassa complessità ed in reparto durante il diurno.
Grazie
Credo che sia necessario preliminarmente giungere ad una diagnosi, senza la quale non è possibile prendere alcuna decisione in merito all'idoneità.
Ipotizzo due possibili situazioni a) esiste una disfunzione psichica definita e diagnosticata che (a mio avviso) dovrebbe essere tutelata dal MC, non senza avere prima informato esplicitamente l'interessato delle possibili conseguenze sulla sua vita professionale di una limitazione come quella chiesta.
b) non esiste patologia ma si rientra nel campo della libera scelta dl soggetto. In questo caso sarà lui a dover chiedere la limitazione dell'idoneità e a gestirne l'applicazione
Ho seguito il percorso che hai indicato con a) avvalendomi subito della consulenza psicologica-psichiatrica.
Nel referto con diagnosi di disturbo ansioso generalizzato vi è l'indicazione temporanea all'esonero della attività chirurgica ed alla reperibilità in Sala Operatoria congiuntamente alla prescrizione di una terapia farmacologica.
Il chirurgo, ritornato a visita come da programmazione, afferma di aver avuto beneficio dalle limitazioni sopra riportate e di non aver eseguito la terapia perché non ritenuta necessaria in quanto "se non vado in Sala Operatoria non ho problemi".
Associazione stato d'ansia e Sala Operatoria? Panico Selettivo per la Sala operatoria o per la tipologia di interventi?
Sempre di più la chirurgia a bassa e media complessità trovare spazio con protocolli declinati negli ambulatori chirurgici.
Per tutelare il lavoratore propongo di esonerarlo dalla attività chirurgica in generale, indipendentemente dalla sede dove viene eseguita e dalla complessità degli interventi, informandolo che il Datore di Lavoro può ricorrere alla commissione ex art.5 perché si troverà un chirurgo che non svolge attività chirurgica.
La diagnosi dello psichiatra se nuovamente confermata da un controllo richiesto è l'elemento cardine.
Il ragionamento tiene?
Grazie per il contributo
Credo che la scelta di esonero dalla chirurgia in generale sia una scelta conservativa ragionevolmente adottabile in attesa di una definizione della situazione nella sua stabilità/gravità nonchè della necessità di formulare giudizi che non mettano in difficoltà chi ne deve organizzare l'applicazione. Credo opportuno un monitoraggio della situazione psicopatologica con attenzione a non creare ansia da accertamento di idoneità. Un tema su cui è opportuno lavorare, a mio parere, è l'indagine per verificare se la situazione segnalata costituisca un evento sentinella di problemi organizzativo/relazionali nell'équipe chirurgica di appartenenza
A mio avviso si tratta di una inidoneità alla mansione in toto. Troppo comodo agevolarlo con le limitazioni che lui voleva (creando un grosso disagio ai colleghi, suppongo). Sei stato assunto per fare quello? Non sei più in grado di farlo? Dimettiti e trova un altro lavoro compatibile col tuo stato ansioso. Si tratta peraltro di diagnosi basata totalmente sulla soggettività e quindi opinabili... del resto, appena ottenuto quello che voleva, si è ben guardato dall'assumere la terapia prescritta. Giusto per mia informazione? Si tratta di un lavoratore del pubblico oppure del privato/privato convenzionato? Così a naso scommetterei sulla prima ipotesi.
Sonnambulo il 02/03/2025 03:17 ha scritto:
A mio avviso si tratta di una inidoneità alla mansione in toto. Troppo comodo agevolarlo con le limitazioni che lui voleva (creando un grosso disagio ai colleghi, suppongo). Sei stato assunto per fare quello? Non sei più in grado di farlo? Dimettiti e trova un altro lavoro compatibile col tuo stato ansioso. Si tratta peraltro di diagnosi basata totalmente sulla soggettività e quindi opinabili... del resto, appena ottenuto quello che voleva, si è ben guardato dall'assumere la terapia prescritta. Giusto per mia informazione? Si tratta di un lavoratore del pubblico oppure del privato/privato convenzionato? Così a naso scommetterei sulla prima ipotesi.
Consiglierei di fare riferimento alle Linee di indirizzo della SIML pubblicate a dicembre 2023 in tema di disabilità psichica e lavoro.
Le patologie psichiatriche difficilmente hanno riscontri "oggettivi", e non si può fare altro che rimettersi alla diagnosi specialistica; per altro verso, non si può costringere alcuno ad assumere una qualsivoglia terapia.
Una non idoneità del tipo sopra prospettato potrebbe al demansionamento, e al limite estremo anche alla perdita del posto di lavoro; se in una eventuale causa civile intentata dal chirurgo contro il medico competente si dovesse accertare con CTU che il giudizio non era corretto, il collega potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di dover risarcire il lavoratore, sperando che l'assicurazione lo copra.
Se la mettiamo in questi è termini è chiaro che il Medico Competente rischia contenziosi in ambito legale per ogni certificato di idoneità che formula (sia in caso di idoneità sia di inidoneità). L'unica soluzione, allora, sarebbe quella di ricorrere ad una montagna di limitazioni (come in effetti molti fanno) inapplicabili dal punto di vista organizzativo. Credo si debba avere il coraggio di mettere la propria firma su una inidoneità alla mansione quando, in casi come questo, l'operatività del lavoratore è ridotta a meno del 50% del profilo mansionario specifico per il quale è stato assunto, a maggior ragione in caso di patologie che potrebbero essere curate e per le quali il lavoratore rifiuta la terapia (facendo sorgere anche dei dubbi leciti sulla validità della diagnosi, sebbene sia stata fatta da uno specialista). Oppure vogliamo pensare di agevolarlo con le limitazioni (ovviamente non estese anche allo stipendio percepito) da lui richieste vita lavorativa natural durante? Ricordiamo, poi, che prima del demansionamento o dell'eventuale licenziamento c'è anche la possibilità di ricorrere entro 30 giorni contro il giudizio del MC e in una eventuale causa civile il lavoratore dovrebbe anche spiegare perché non l'ha fatto (quindi concordi sul giudizio che ho formulato ma poi mi fai causa per le conseguenze?)
I vostri diversi pareri mi hanno permesso di vedere le strade percorribili per la gestione di questo caso problematico. Nella descrizione ho tralasciato i particolari del contesto in cui si svolge per non portarvi fuori strada ma avete capito ugualmente.
Ho deciso di adottare il metodo della diagnosi specialista come guida per formulare i giudizi di idoneità a carattere temporaneo per l'esonero dalla attività chirurgica in generale, non selettiva, sino a quando rimarrà in essere il percorso avviato con lo psichiatra.
Il colloquio avviato con lo psichiatra sarà il mio punto cardine.
Grazie a tutti
MedicoCompetente.it - Copyright 2001-2025 Tutti i diritti riservati - Partita IVA IT01138680507
Privacy | Contatti