Una giovane infermiera in servizio presso un carcere del Centro italia dopo una lunga assenza dall'attività lavorativa (10 mesi) è stata prenotata dalla segreteria organizzativa nella mia agenda per visita prima del rientro al lavoro.
Dalla documentazione sanitaria apprendo che soffre di Morbo di Cronh a localizzazione ileo colica e nell'autunno scorso è stata sottoposta ad asportazione chirurgica ileale per ileite terminale.
In evidenza: remissione clinica della malattia, nel F.U. gastroenterologico riferite riacutizzazioni con algie addominali ed alterazioni dell'alvo; terapia farmacologica in corso.
Per riferito umore deflesso, apatia, documentata relazione psicologica in assenza di terapia psichiatrica.
La giovane infermiera mi chiede esplicitamente un cambio di sede lavorativa
Non accetto la sua richiesta comunicandole gentilmente che non sono un ufficio di collocamento.
Esprimo il giudizio di idoneità con limitazioni, temporaneo per tre mesi: esonero dal lavoro notturno, graduale ripresa dell'assistenza diretta in supporto ad un altro operatore alternata alla assistenza indiretta
(burocratica gestionale, farmaci, presidi)
Risultato: la lavoratrice ha ottenuto un certificato di assenza per malattia
Ringrazio per i suggerimenti che mi invierete
E' stata la lavoratrice a richiedere il certificato di malattia o è stata indotta dall'Azienda a richiederlo?
La redazione di MedicoCompetente.it
Il certificato di malattia e' stato redatto dal proprio medico di medivina generale al quale si e' ribolta la lavoratrice
Conclusione: assente dal lavoto per malattia
Geazie
Nei giorni successivi ho fatto una riflessione:
Ho tutelato poco la giovane infermiera?
Il carcere considerato un contesto di lavoro stressante con misure di sicurezza importanti e' adeguato a chi soffre di una patologia cronica intestinale con possibilita' di riacutizzazioni?
MonicaCavicchioli il 04/12/2025 09:24 ha scritto:
Nei giorni successivi ho fatto una riflessione:
Ho tutelato poco la giovane infermiera?
Il carcere considerato un contesto di lavoro stressante con misure di sicurezza importanti e' adeguato a chi soffre di una patologia cronica intestinale con possibilita' di riacutizzazioni?
A mio parere ha fatto bene. Hai espresso un giudizio equilibrato e legato allo stato di salute della lavoratrice. Non come spesso si vede in giro, che basta che si assecondano tutte le richieste (anche e soprattutto di ordine amministrativo!) e tutto va bene.
Lo stress per un operatore sanitario, come per moltissimi altri lavoratori, non è misurabile come si deve. Questo presta il fianco a interpretazioni faziose a seconda di come si vuole girare la frittata.
Hai detto bene, il Medico Competente non è un ufficio di collocamento e le varie figure non devono invocare la cartuscella dello stesso medico per aggiustarsi le cose loro. Che i capi facciano i capi, ovvero che gestiscano il personale senza bisogno di qualcun'altro che gli dia la pezza d'appoggio.
Bene così!
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
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