Ho un quesito singolare da porre all'attenzione: un'associazione onlus che si occupa della gestione di un centro per immigrati, ha fra i suoi dipendenti un lavoratore dichiarato non vedente (invalidità accertata al 74%). Sarebbe costui , dopo visita del medico competente, licenziabile, percependo comunque un tot di pensione (patologia:retinite pigmentosa)? Si accettano suggerimenti!
Pochi dati per dare un giudizio...qual'è la mansione? perchè licenziarlo?E' stato assunto come invalido o loè diventato dopo? E' veramente non idoneo oppure è una soluzione di "comodo" per l'azienda?
Comunque una persona può essere licenziata solo se non è idonea alla mansione e l'azienda non ha altre attività in cui utilizzarlo. Inoltre trattandosi di invalido dovrebbe essere categoria protetta.
Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"
zandor il 04/09/2008 09:11 ha scritto:
Ho un quesito singolare da porre all'attenzione: un'associazione onlus che si occupa della gestione di un centro per immigrati, ha fra i suoi dipendenti un lavoratore dichiarato non vedente (invalidità accertata al 74%). Sarebbe costui , dopo visita del medico competente, licenziabile, percependo comunque un tot di pensione (patologia:retinite pigmentosa)? Si accettano suggerimenti!
Vorrei rispondere al Tuo quesito ma non mi è chiaro quando riferisci di "lavoratore dichiarato non vedente" e di "invalidità accertata al 74%".
Infatti la normativa vigente in tema di ciechi civili non prevede un punteggio percentuale ma soltanto due fasce di gravità cui corrispondono altrettante fasce di benefici:
“per cecità assoluta si intende la totale mancanza della vista o la mera percezione dell‘ombra e della luce“;
Mentre sono considerati ciechi parziali “coloro che presentano un residuo visivo non superiore ad un ventesimo in entrambi gli occhi con eventuale correzione” vale a dire i cosidetti “ciechi ventesimisti”.
Se, invece, il Lavoratore è in possesso di percentuale di invalidità al 74% non percepisce, per superamento dei limiti di reddito, l'assegno di invalidità ma matura per ogni anno di invalidità due mesi di contributi figurativi utili ai fini della pensione; per quanto concerne l'idoneità alla mansione specifica è evidente che non è legata ad una eventuale percentuale di invalidità ma ai rischi lavorativi a cui è soggetto tanto che possiamo avere, tanto per fare un esempio, dei ciechi assoluti, che come tali beneficiano anche dell'indennità di accompagnamento, che, però, sono idonei alla mansione specifica di centralinista (ed, anzi, sono anche i migliori...).
Aspetto Tue ulteriore notizie per eventuali chiarimenti
Secondo me non è detto che il problema riguardi il medico competente. Cioè in questo caso, con i pochi elementi che metti a disposizione, mi pare che le ipotesi siano 2:
1) il lavoratore non è idoneo alla mansione, nel senso che i fattori di rischio ad essa connessi peggiorano lo stato di salute del lavoratore; non mi viene in mente adesso, nell'ambito di quelli che possono essere i fattori di rischio presenti in un centro per immigrati, nessuna condizione in grado di peggiorare una retinite pigmentosa
2) il lavoratore non è in grado di svolgere la mansione (ad es. deve guidare e non possiede la patente per via del ridotto visus, o deve lavorare al videoterminale ma non è in grado di vedere lo schermo o la tastiera); in questo caso il problema è dell'azienda ed è un problema di tipo più "contrattuale" che medico, cioè non è che il lavoratore "non è idoneo" a fare il videoterminalista, semplicemente non è in grado di farlo, ma non nuoce alla sua salute (parlo sempre della retinite pigmentosa) stare davanti a un videoterminale (guidare una macchina probabilmente si...)
Poi giustamente il lavoratore è licenziabile solo se l'azienda non ha alcuna mansione, di livello pari o inferiore, compatibile con (ovvero che non peggiori) il suo stato di salute; o comunque prima bisognerebbe verificare che la residua capacità lavorativa del soggetto non sia utile in qualche modo all'organizzazione dell'azienda (ad es. potrebbe fare il centralinista se quella mansione non è già assegnata a qualcun altro). Ma queste sono tutte considerazioni (organizzative) che spettano all'azienda e il medico competente a mio parere può solo dare suggerimenti, in quanto qui il problema non è più la salute del lavoratore ma il fatto che egli non è in grado di fornire una prestazione che sia di interesse per l'azienda (che lo paga). Anche il licenziamento (nel caso l'azienda stabilisca che non ci sono mansioni "utili" che il soggetto può ricoprire) secondo me è una misura che è di pertinenza esclusiva dell'azienda stessa.
Concordo, anche se gli elementi che fornisci sono scarsi, con il fatto che non sia nostro compito occuparci della "difficoltà a svolgere una mansione" (che non sappiamo quale sia) ove questa attività non interferisca con lo stato di salute psicofisico del lavoratore.
Non ci facciamo coinvolgere in un problema che esula dalle nostre competenze (nel senso "ATTENZIONE A SCRIVERE E A COSA, EVENTUALMENTE, SCRIVI")
Ma poi, scusa, da quando ha iniziato il lavoro è cambiato qualcosa (nella mansione assegnata e/o nella sua situazione sanitaria) ?
Se i Giusti non si oppongono sono già colpevoli ("Gracchus" Babeuf)
zandor il 04/09/2008 09:11 ha scritto:
Ho un quesito singolare da porre all'attenzione: un'associazione onlus che si occupa della gestione di un centro per immigrati, ha fra i suoi dipendenti un lavoratore dichiarato non vedente (invalidità accertata al 74%). Sarebbe costui , dopo visita del medico competente, licenziabile, percependo comunque un tot di pensione (patologia:retinite pigmentosa)? Si accettano suggerimenti!
Pur nella esiguità di informazioni, un primo pensiero mi sovviene: se si tratta di un invalido, con percentuale superiore al 60 %, dev'essere obbligatoriamente collocato, in relazione alla propria idoneità.
Le aziende, il base alla norma, devono obbligatoriamente assumere una quota di invalidi proporzionale al numero dei dipendenti (non so se le ONLUS sfuggono a questa regola).
In caso di licenziamento, dovrebbe rientrare nelle specifiche liste di collocamento, olte che percepire il trattamento economico spettantegli.
In relazione alla patologia, poi, esistono specifici ausilii per gli ipovedenti che, ancorchè estremamente costosi, consentono a questi lavoratori di svolgere adeguatamente la propria mensione.
Usquam, sed etiam. La patologia in oggetto è di tale gravità ed impatto morale, per il soggetto, che non so con quale cuore una ONLUS pensi al licenziamento....
Peppe
".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925
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