Ieri sono stato con un collega diabetologo in un noto ristorante di Amalfi, dopo aver deliziato le nostre papille gustative con squisite portate tipiche della zona, ci siamo lasciati sedurre dalla golosità di un dessert dove convivono piacevolmente la morbida dolcezza della crema al limone con l’aroma sensuale del limoncello: cioè la delizia al limone.
Naturalmente il discorso è scivolato sul diabete!
Il collega mi dice: noi diabetologi sconsigliamo ai pazienti con retinopatia diabetica ( anche in fase iniziale) gli sforzi fisici e comunque movimentazione manuale dei carichi che comporti un brusco aumento della pressione,…… come vi comportate voi medici del lavoro?
Bella domanda……
Saluti Gennaro
Gennaro Bilancio
Ok, bella domanda.
ma la risposta? io, non sono medico, quindi me la dovete far leggere!
P.S. sta cosa dovrebbe funzionare così anche per i soggetti con ipertensione endoculare o non ci azzecca una ceppa? E per gli ipertesi del loro?
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Gennaro,
io dò la prescrizione sui pesi in questi casi, riducendo al 50% il carico massimo movimentabile in termini di peso. Gia il diabete in sè stesso basterebbe per tale prescrizione cautelare, magari però non al 50%, in quanto presuppone ipotesi di meiopragia cardiocircolatoria.
Circa la retinopatia diabetica in letteratura è acclarato che sforzi fisici possono incidere sulle complicanze, incrementandone l'incidenza (complicanze che comportano quasi sempre coem risultante un aggravamento del quadro), soprattutto per microemorragie retiniche. E' inoltre aumentato il rischio di distacco retinico. Comunque ogni caso è a sè e bisgona anche tener conto di coesistenti deficit di refrazione.
Concordo quindi con il tuo amico
ciao a tutti
rocco
nofertiri9 il 14/09/2008 07:10 ha scritto:
Ok, bella domanda.
ma la risposta? io, non sono medico, quindi me la dovete far leggere! :)
P.S. sta cosa dovrebbe funzionare così anche per i soggetti con ipertensione endoculare o non ci azzecca una ceppa? E per gli ipertesi del loro?
Brava Nofer...
Mentre nell'ipertensione endoculare del glaucoma la retina non c'entra, nell'ipertensione arteriosa invece mi porrei il solito problema: nello stadio III della retinopatia ipertensiva, oltre agli incroci arterovenosi si riscontrano essudati cotonosi ed emorragia retinica.
Che facciamo, esoneriamo tutti gli ipertesi dalla MMC?
Invece per il distacco di retina concordo in pieno: evitare MMC.
Ho di 3 lavoratori con distacco di retina recidivante, tutti e tre hanno una forte miopia.
Quindi...la discussione è sempre aperta
DR. AMY
"Un giorno senza sorriso è un giorno perso".
Charlie Chaplin
Grazie,
Sinceramente ho trovato difficoltà a rispondere, sono a conoscenza che una retinopatia diabetica può essere aggravata dai sforzi fisici, ma avrei difficoltà a formulare il giudizio di idoneità. Risulta facile generico e non utile, se non addirittura controproducente inserire una limitazione del tipo: evitare sforzi fisici, oppure non movimentare manualmente pesi superiore ai 10 Kg.
Ma risulta anche vero che spesso le valutazioni dei rischi lasciano a desiderare e seppure siamo a conoscenza che per valutare gli effetti sulla salute e la sicurezza dei lavoratori che movimentano manualmente gravi devono essere tenuti in considerazione e valutati vari parametri questi sono carenti. Quindi spesso il medico competente è costretto a formulare giudizi di cui sopra.
Penso (senza generalizzare o offendere qualcuno) che la buona attività di un medico competente sia direttamente proporzionale alla qualità della valutazione dei rischi....
Alle difficoltà di cui sopra si aggiungo le seguenti domande: Cosa si intende per sforzo fisico?
Esiste un limite inferiore di movimentazione manuale dei carichi che protegge il lavoratore?
Ci sono altri fattori di rischio individuali o rischi specifici di esposizione che hanno un effetto sommatorio con la movimentazione manuale dei carichi?
Personalmente non sono a conoscenza di validi lavori scentifici sull'argomento!
Alle domande di cui sopra aggiungo:
Sarebbe utile effettuare un esame del fondo oculare o una visita oculistica quando un lavoratore riferisce di essere un diabetico?
E nei casi in cui il giudizio di idoneità non escluda del tutto la movimentazione manuale dei carichi, sarebbe utile inserire nel protocollo di sorveglianza sanitaria del lavoratore gli esami di cui sopra a periodicità annuale o ricevere copia dei referti dal lavoratore nei casi in cui già risulta sotto il controllo oculistico?
Buona inizio di settimana a tutti
Gennaro Bilancio
Ho riletto e mi sono reso conto che non si evince che le domande sui limiti e gli effetti sinirgici di cui sopra sono riferite al rapporto tra movimentazione manuale dei carichi e retinopatia diabetica.
Gennaro Bilancio
La casa ovviamente è un typing error. Gennaro "homo Familiae" è ovviamente incorso in un lapsus freudiano e lo perdoniamo.
Di fronte ad una retinopatia diabetica bisognerebbe indagare se vi sono altre patologie concorrenti e/o coesistenti. Si tenga presente che la sola e pura iniziale retinopatia diabetica rilevabile solo strumentalmente è classificata, nelle tabelle d'invalidità civile, con punteggio che va da 31 al 40% mentre in un range di gravità massimo la sola retinopatia proliferante con emorr. vitreo e maculopatia è classificata con punteggio dal 91 al 100%.
La domanda da porsi allora, nella nuova filosofia del T.U. che pone in capo al medico competente la valutazione globale dello stato di salute del lavoratore a prescindere dalle patologie correlate ai rischi, è : coesistono altre infermità? Concorrono altre infermità? Quale punteggio d'invalidità , anche in via presuntivo-teorica, potrebbe raggiungere il lavoratore? Prudenza vorrebbe che se ci troviamo di fronte ad un punteggio superiore al 70% bisognerebbe consigliare il datore di lavoro di disporre una visita collegiale ai sensi dell'art.5 della legge 300/70 per la valutazione globale con diagnosi funzionale finalizzata all'effettiva mansione da affidare al lavoratore. Ovviamente , se il caso lo richiede, si può anche accedere al percorso INPS per il collocamento in quiescenza per invalidità.
Nelle altre ipotesi più favorevoli quoad functionem mi allineo con la risposta del collega Lucchetti di Roma suggerendo un allegerimento della m.m.c., o esclusione, e comunque IN OGNI CASO un protocollo sanitario che preveda 1) consulenza specialistica più allargata 2) aumento delle visite mediche periodiche (sorveglianza sanitaria ravvicinata)
Alfredo Lombardi
O' munno è munno e cchiù ammunne cchiù scorza iesce
trad. Il mondo è mondo e più lo mondi più scorza fuoriesce (autore:me medesimo)
alfrelomba il 15/09/2008 10:37 ha scritto:
Nelle altre ipotesi più favorevoli quoad functionem mi allineo con la risposta del collega Lucchetti di Roma suggerendo un allegerimento della m.m.c., o esclusione, e comunque IN OGNI CASO un protocollo sanitario che preveda 1) consulenza specialistica più allargata 2) aumento delle visite mediche periodiche (sorveglianza sanitaria ravvicinata)
Alfredo Lombardi
Più che protocollo sanitario quì la differenza la fa la prescrizione.
Il Protocollo Sanitario lo faccio sulla base dei rischi e riguarda gruppi omogenei di esposizione.
La prescrizione invece riguarda quel lavoratore in maniera individuale.
Nel caso del lavoratore add. MMC, portatore di retinopatia diabetica/ipertensiva/proliferante che sia provvedo:
1- richiedo al lavoratore tutti gli accertamneti specialistici in suo posseso onde poter fare la mia valutazione medica in funzione del rischio ;
2- richiedo, se necessario, visita specilistica mirata (pongo io il quesito a lo specilista);
3- Non modifico il protocollo sanitario (che some sapete riguarda tutti i lavoratori con uguale mansione/posizione di lavoro) ma faccio la prescrizione necessaria ad esempio:
"visita periodica semestrale" (per aggiornare i dati anamnestico-clicici in mio posseso e rivalutare il tutto ... step by step )
N.B Fotocopia di tutto in cartella allegato a tutte le mie considerazioni scritte sul caso con timbro, data e firma
Saluti e Buona giornata a tutti
DR. AMY
"Un giorno senza sorriso è un giorno perso".
Charlie Chaplin
Dr.Amy il 15/09/2008 11:20 ha scritto:
Più che protocollo sanitario quì la differenza la fa la prescrizione.
Il Protocollo Sanitario lo faccio sulla base dei rischi e riguarda gruppi omogenei di esposizione.
La prescrizione invece riguarda quel lavoratore in maniera individuale.
Nel caso del lavoratore add. MMC, portatore di retinopatia diabetica/ipertensiva/proliferante che sia provvedo:
1- richiedo al lavoratore tutti gli accertamneti specialistici in suo posseso onde poter fare la mia valutazione medica in funzione del rischio ;
2- richiedo, se necessario, visita specilistica mirata (pongo io il quesito a lo specilista);
3- Non modifico il protocollo sanitario (che some sapete riguarda tutti i lavoratori con uguale mansione/posizione di lavoro) ma faccio la prescrizione necessaria ad esempio:
"visita periodica semestrale" (per aggiornare i dati anamnestico-clicici in mio posseso e rivalutare il tutto ... step by step )
N.B Fotocopia di tutto in cartella allegato a tutte le mie considerazioni scritte sul caso con timbro, data e firma
Saluti e Buona giornata a tutti
O' munno è munno e cchiù ammunne cchiù scorza iesce
trad. Il mondo è mondo e più lo mondi più scorza fuoriesce (autore:me medesimo)
Dr.Amy il 15/09/2008 11:20 ha scritto:
Più che protocollo sanitario quì la differenza la fa la prescrizione.
Il Protocollo Sanitario lo faccio sulla base dei rischi e riguarda gruppi omogenei di esposizione.
La prescrizione invece riguarda quel lavoratore in maniera individuale.
Nel caso del lavoratore add. MMC, portatore di retinopatia diabetica/ipertensiva/proliferante che sia provvedo:
1- richiedo al lavoratore tutti gli accertamneti specialistici in suo posseso onde poter fare la mia valutazione medica in funzione del rischio ;
2- richiedo, se necessario, visita specilistica mirata (pongo io il quesito a lo specilista);
3- Non modifico il protocollo sanitario (che some sapete riguarda tutti i lavoratori con uguale mansione/posizione di lavoro) ma faccio la prescrizione necessaria ad esempio:
"visita periodica semestrale" (per aggiornare i dati anamnestico-clicici in mio posseso e rivalutare il tutto ... step by step )
N.B Fotocopia di tutto in cartella allegato a tutte le mie considerazioni scritte sul caso con timbro, data e firma
Saluti e Buona giornata a tutti
Ehm.. ehm... qui la faccenda si complica perchè vedo delle definizioni dogmatiche di "protocollo sanitario" che sinceramente non condivido. Io credo che un protocollo sanitario non valga "erga omnes", pur se esposti alla stessa qualità/quantità di rischio e a prescindere o meno da gruppi di rischio omogenei.La fonte, o da me supposta tale, giuridica si rinveniva nella 626/94 e, a ben cercarla, cosa che poi qualche magistrato farà a' posteriori a nostro danno, è rinvenibile tuttora nel T.U. all'art.15 lettera m ...."allontanamento del lavoratore dall'esposizione al rischio per motivi sanitari inerenti la sua persona" e all'art.41 comma 2 lettera b e lettera c.In questi articoli di legge , come spesso accade, traspare anzichè emergere a chiare lettere, un obbligo per la tutela globale della salute di quella persona e non di un gruppo omogeneo di esposizione a quel rischio.Nè bisogna ignorare l'articolo 2087 del codice civile, padre di tutte le norme di tutela della salute e sicurezza della persona ("l'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica (compito precipuamente affidato al medico competente) e la personalità morale dei prestatori di lavoro". Quest'articolo poi si appaia all'art. 2043 del codice civile("neminem laedere")nel costituire fonte d'ispirazione precipua e , spesso, unica ed assoluta, nelle decisioni del magistrato.
Per concludere ritengo che il protocollo sanitario, specie in presenza di particolari meiopragie d'organo o di apparato, si possa e si debba confezionare, a guisa d'abito di alta sartoria, su misura. E' quella che io definisco "ergonomia della sorveglianza sanitaria" secondo la quale è la sorveglianza sanitaria, con il o i relativi protocolli deve adattarsi , fin dove è possibile, alla persona-lavoratore e non viceversa. Certo è più facile a dirsi che a farsi, ma, specialmente di fronte a particolari patologie, di cui il medico competente ne venga messo a conoscenza, ritengo sia il caso di attuare una "sorveglianza dedicata" non solo con visite specialistiche, ma anche con l'intervento diretto e ravvicinato cronologicamente di visite mediche da parte del medico competente.
O' munno è munno e cchiù ammunne cchiù scorza iesce
trad. Il mondo è mondo e più lo mondi più scorza fuoriesce (autore:me medesimo)
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