salve a tutti, è la prima volta che scrivo in questo forum e vorrei avere delle informazioni, soprattutto da chi lavora nei laboratori di analisi biomediche, riguardo al rischio di salute di un tecnico di laboratorio, derivante dall'uso di sostanze pericolose e cancerogene, come ad es. aldeidi varie, etilene, metilene, acido cloridrico, acido acetico, tetraossido di osmio, colorazioni varie, ecc.. e se c'è una differenza di rischio in base al tipo di analisi che si svolge (es. analisi ematologiche, analisi di anatomia patologica). Grazie per le risposte che darete.
ciao,
Simona
Come facciamo a risponderti se non conosciamo la valutazione dei rischi del tuo laboratorio? Li' sono contenute le informazioni circa i rischi cui sei esposto: forse devi parlarne con il medico competente o con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Ogni altro discorso diventerebbe un inutile esercizio accademico. Scusa la franchezza.
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
veramente ancora non lavoro in nessun laboratorio... chiedevo informazioni perchè tra non molto inizierò il corso... quindi, da quello che mi dici, ogni laboratorio è un caso a sè...
ti ringrazio comunque della risposta...
bordini il 26/09/2008 04:46 ha scritto:
Come facciamo a risponderti se non conosciamo la valutazione dei rischi del tuo laboratorio? Li' sono contenute le informazioni circa i rischi cui sei esposto (ESPOSTA) : forse devi parlarne con il medico competente o con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Ogni altro discorso diventerebbe un inutile esercizio accademico. Scusa la franchezza. :)
A volte gli esercizi accademici servono a creare CONOSCENZA...
Gentile Simona, la sua legittima domanda mi ha fatto prima sorridere, e subito dopo cadere le braccia, e adesso spiego.
Premetto che ogni domanda a mio avviso dev'essere valutata anche in base a chi la formula; infatti, essendo stata posta apparentemente da un soggetto già "lavorante" l'ottimo bordini ha dato l'unica risposta possibile, cioè che occorre vedere come si svolge il lavoro e dunque quale sia nella pratica - e non sulla teoria ipotetica- la reale esposizione ai vari agenti di rischio. Detta appunto "Valutazione dei Rischi", riferimento legislativo attuale Decreto Legislativo 81/2008.E fin qui era il sorriso.
Poi, mi sono cadute le braccia, dicevo: infatti, ho letto nel profilo "laureato non medico", ho collegato con "tecnico di laboratorio biomedico" e mi sono fatta 2+2, dicendomi "dev'essere una giovane collega!". Perchè mi sono cadute le braccia? non certo per tua colpa o responsabilità, per amor del cielo! Solo perchè credo di avere davanti l'ennesima prova di come il mondo universitario italiano sia sempre più lontano e scollato dal mondo reale. E il mondo reale è lasciato all'iniziativa del singolo, di cui come si sa a volte ci si può fidare ma altre no. Tento di spiegare: io ritengo che l'università serva a "formare" i professionisti e classe dirigente di un paese. Dunque, il fatto che si diano -quando si danno- nozioni specialistiche ma scollegate dal quadro complessivo di organizzazione del paese spesso, e non parliamo poi del fatto che noi siamo cittadini europei, è colpevole incuria delle nostre istituzioni accademiche.
Alla fine, parliamo di chimica: e secondo me anche agli istituti superiori è il caso di dire che l'uso della sostanza x o del preparato y posso essere pericolosi se superano tot mg/mc, spiegando anche che si intende come valore medio nelle 8 ore etc. etc. etc..
Tutti, prima o poi nella vita, veniamo ad avere a che fare con la varechina, con i decalcificanti per i lavandini, con gli smacchiatori.
E in questo momento abilitiamo a fare lavori che hanno una notevole rilevanza sociale, sia per la salute che per l'ambiente, persone alle quali non è stata fonita la più pallida idea di quale sia il quadro di riferimento legislativo italiano e/o europeo: ingegneri chimici che non sanno dell'esistenza di limiti per le emissioni in atmosfera o per lo sversamento di reflui per gli impianti che però sanno progettare, chimici e biologi che ignorano l'esistenza di una caratterizzazione normata dei rifiuti nemmeno per quanto riguarda le attività di laboratorio che pure sono abilitati a dirigere, architetti che ignorano l'esistenza di parametri obbligatori per scale e porte in edifici ad uso pubblico, e così via.
Vero che una laurea serve a capire da che parte iniziare a studiare, ma direi che se non se ne parla proprio agli studenti, di leggi e norme specialistiche almeno, la vedo difficile che poi le cose girino come dovrebbero.
Tornando al quesito, suggerisco la consultazione delle schede di sicurezza sul sito APAT-NIOSH al link http://www.cdc.gov/niosh/ipcs/italian.html e, se possibile, una lettura del decreto sopra indicato.
Secondo il Legislatore,una volta assunta presso qualcuno poi sarà il DdL a provvedere alla sua formazione: ma un DdL che assume un laureato pretende, ed io aggiungo giustamente, che sia già formato ed informato sui rischi presenti nella sua professionalità specifica. Se assumo un biologo per eseguire analisi, pretendo che sappia cosa è nocivo per la salute o l'ambiente e cosa no, visto che tali competenze rientrano nella sua professionalità, se dò incarico ad in ingegnere per progettarmi un impianto "alla regola dell'arte" mi pare giusto che mi faccia rientrare nei parametri massimi previsti per legge per quel tipo di impianto e così via.
Buono studio!
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Grande Nofer. Come sempre impeccabile. Sia mai privare qualcuno del desiderio di conoscenza...et voilat.. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/_laboratori_analisi/index.htm
Buona lettura.
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
[cite]nofertiri9 il 27/09/2008 03:09 ha scritto:
Gentile Simona, la sua legittima domanda mi ha fatto prima sorridere, e subito dopo cadere le braccia, e adesso spiego.
Premetto che ogni domanda a mio avviso dev'essere valutata anche in base a chi la formula; infatti, essendo stata posta apparentemente da un soggetto già "lavorante" l'ottimo bordini ha dato l'unica risposta possibile, cioè che occorre vedere come si svolge il lavoro e dunque quale sia nella pratica - e non sulla teoria ipotetica- la reale esposizione ai vari agenti di rischio. Detta appunto "Valutazione dei Rischi", riferimento legislativo attuale Decreto Legislativo 81/2008.E fin qui era il sorriso.
Poi, mi sono cadute le braccia, dicevo: infatti, ho letto nel profilo "laureato non medico", ho collegato con "tecnico di laboratorio biomedico" e mi sono fatta 2+2, dicendomi "dev'essere una giovane collega!". Perchè mi sono cadute le braccia? non certo per tua colpa o responsabilità, per amor del cielo! Solo perchè credo di avere davanti l'ennesima prova di come il mondo universitario italiano sia sempre più lontano e scollato dal mondo reale. E il mondo reale è lasciato all'iniziativa del singolo, di cui come si sa a volte ci si può fidare ma altre no. Tento di spiegare: io ritengo che l'università serva a "formare" i professionisti e classe dirigente di un paese. Dunque, il fatto che si diano -quando si danno- nozioni specialistiche ma scollegate dal quadro complessivo di organizzazione del paese spesso, e non parliamo poi del fatto che noi siamo cittadini europei, è colpevole incuria delle nostre istituzioni accademiche. ......
Ho sorriso anch'io alla sua risposta e le spiego perchè... in effetti avrei dovuto presentarmi in modo più approfondito invece di porre semplicemente la domanda... Sono laureata ma in tutt'altro campo e sto cercando di riqualificarmi visto che il mio titolo non ha poi tutti questi sbocchi lavorativi.. Quest'anno mi sono iscritta al corso di laurea in Tecniche di Laboratorio Biomedico, ma ho, appunto, alcune perplessità riguardo al rischio chimico e al reale rispetto delle norme di sicurezza... e stavo appunto cercando informazioni per chiarirmi le idee... comunque grazie del link e del decreto legge.. se volesse darmi altre informazioni mi farebbe molto piacere.
bordini il 27/09/2008 07:36 ha scritto:
Grande Nofer. Come sempre impeccabile. Sia mai privare qualcuno del desiderio di conoscenza...et voilat.. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/_laboratori_analisi/index.htm
Buona lettura.
Grazie anche a lei per il link!!! la risposta che ho dato a Nofertiri vale anche per lei... Grazie da una laureata non medico e neanche tecnico di laboratorio, almeno per ora...
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