Ciao a tutti,
sono anni che non ho più postato nulla sul sito, in quanto impegnato con il collega "Staff...." a distribuire Tapiri.
Tornando alla profesione di Medico del Lavoro, mi piacerebbe avere pareri su quella che ritengo la "obbligatoria necessità" da parte dei Medici del Lavoro (che mai definirò competenti, in quanto lo sono per definizione) sulla necessità di elaborare un test oggettivo da sottoporre ai lavoratori nell'ambito delle visite mediche periodiche, al fine di prevenire espressioni "psicopatologiche" work related.
Ciao,
Gabibbo!
Caro Gabibbo l'hai detto: "test oggettivo", e non dimentichiamo i costi che, specie per un'azienda piccola rappresenterebbero un grosso disincentivo.
Il rischio è che, come accennato da altri Colleghi, per concentrarsi su questi nuovi rischi che tanto vanno di moda adesso, si distraggano risorse per contrastare i vecchi ma sempre attuali rischi.
Ma davvero pensiamo che in un Paese con la cultura della sicurezza sul lavoro e della prevenzione prossima allo zero si possa fare una reale prevenzione sui rischi psicosociali? Oppure sarà un'ulteriore fonte di lucro per Centri di Consulenza che proporranno l'ennesima valutazione (ovviamente on-line) già pronta ed impacchettata alla modica cifra di....?
Caro Lombait,
concordo pienamente con te sul fatto che non bisogna distrarsi dalla prevenzione e ricerca delle patologie professionali "storiche", ma ritengo comunque necessario che i medici del lavoro si impegnino anche a prevenire l'insorgenza delle patologie "emergenti" soprattutto in una fase di precariato del lavoro generalizzato, dove la "deregulation" totale anche dei più consolidati diritti dei lavoratori, porta a lavorare in condizioni di estrema "titubanza" e dove il salario del 27 è l'unica preoccupazione. Insomma la mancanza di politiche aziendali di progetto finalizzato, di obiettivi condivisi con i lavoratori, conduce questi ultimi ad avere un livello di "committement" pari quasi a zero e ciò comporta insoddisfazione, stress, danno alla salute globale dell'individuo-lavoratore.
Non sarei felice di osservare che le assenze per malalattia, oggi a prevalenza "mal di schiena", divengano domani a prevalenza "stato d'ansia cronica".
Il mio intento è quello di elaborare attraverso un gruppo di lavoro costruito ad "hoc" un software gestionale del benessere psichico dei lavoratori, liberamente fruibile dai medici del lavoro, finalizzato a cogliere segni premonitori di disagio. Chi vuole partecipare all'iniziativa mi dia un cenno e proveremo.
Ciao
Gabibbo!
mi permetto di proporre anche un test per diagnosticare/prevenire anche le patologie psicopatologiche dei DdL, o almeno di quelli che avendo sempre lavorato con serietà oggi si trovano a combattere fno all'ultimo euro contro quelli che hanno sempre fatto man bassa di personale in nero, di tasse evase e poi condonate, e però i lavoratori si mettono in malattia per fare il secondo lavoro "per arrotondare". Per non parlare della concorrenza dei Grandi Imprenditori che -lasciando fermi i prezzi di vendita del prodotto "Made in Italy"- lo vanno a far fabbricare in India, Cina Corea, Taiwan, Romania, Moldavia...
Sapete, come quando il prezzo del petrolio sale e sale la benzina, poi il prezzo del petrolio si dimezza e quello della benzina no...
No ho molto tempo a disposizione, ma la mia vis polemica come vedete è intatta!
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Ciao Nofertiri9,
io non ho mai detto che i Ddl non sono lavoratori e che in quanto tali non vadano analizzati, sorvegliati e tutelati nel loro stato di salute.
E' anche vero che ci sono datori e datori.... alcuni disposti a vendere l'anima a belzebù per un profitto che porteranno poi nell'aldilà, altri che con spirito imprenditoriale "serio" fanno impresa corretta (vedi ad esempio il commercio solidale). Ma comunque, non posso entrare nella valutazione dello scenario politico mondiale del momento che porta(va) fino a ieri alla fuga delle imprese verso il quinto mondo (il gatto si è morso la coda a tal punto che il sistema sta crollando.... ma si salverà)e ritengo che l'approccio psicodiagnostico periodico in tale fase politico-socio-economica sia fondamentale.
Pongo una domanda di riflessione a tutti: perchè i lavoratori Ferrari a Maranello girano in città con tuta rossa e cavallino rampante in petto fieri ed orgogliosi, mentre l'operaio della Ditta Giannuzzi di Canicattì non vede l'ora di dismettere la tuta? Il contratto collettivo è quello nazionale, i salari sono gli stessi (quasi),ma c'è una diversità profonda tra le due realtà e sullo stato di salute dei lavoratori...... perchè non approfondire?
Ciao
Gabibbo!
Gabibbo il 26/11/2008 04:51 ha scritto:
:o:pCiao a tutti,
sono anni che non ho più postato nulla sul sito, in quanto impegnato con il collega "Staff...." a distribuire Tapiri.
Tornando alla profesione di Medico del Lavoro, mi piacerebbe avere pareri su quella che ritengo la "obbligatoria necessità" da parte dei Medici del Lavoro (che mai definirò competenti, in quanto lo sono per definizione) sulla necessità di elaborare un test oggettivo da sottoporre ai lavoratori nell'ambito delle visite mediche periodiche, al fine di prevenire espressioni "psicopatologiche" work related.
Ciao,
A mio MODESTISSIMO parere, se ho interpretato bene quanto dice la Legge, prima di tutto bisogna capire come fare a valutare lo stress legato ad una determinata mansione, ovvero bisogna identificare quali sono i parametri e quale valore attribuire ad ognuno di essi, in modo da poter dire che la mansione A comporta un rischio stress X mentre la mansione B comporta un rischio stress Y. (L'uso di "questionari" da somministrare ai lavoratori mi pare poco attendibile, sono quasi certo che troveremmo il 95% della nostra popolazione lavorativa "stressata", a cominciare da noi medici competenti!). Solo dopo aver fatto questa classificazione, penso, bisognerà valutare se le condizioni di salute del nostro singolo lavoratore consentiranno che svolga quella mansione senza pregiudizio per il suo benessere psicofisico. In altre parole, credo che per trattare il rischio stress come tutti gli altri rischi professionali, il punto di partenza sia la valutazione del rischio legato alla mansione, non la valutazione dello stato di salute del lavoratore, che viene dopo e serve per stabilire se c'è compatibilità tra lavoratore e mansione o quali provvedimenti servono per creare questa compatibilità, se possibile.
Spero escano presto delle Linee Guida che ci aiutino a capire cosa fare. Soprattutto spero che in queste Linee Guida sia previsto anche qualche consiglio utile per noi medici competenti relativamente ai provvedimenti da prendere/prescrizioni da emettere nei casi di "limitata idoneità" per motivi di "stress".
gianlucalasagni il 29/11/2008 07:18 ha scritto:
A mio MODESTISSIMO parere, se ho interpretato bene quanto dice la Legge, prima di tutto bisogna capire come fare a valutare lo stress legato ad una determinata mansione, ovvero bisogna identificare quali sono i parametri e quale valore attribuire ad ognuno di essi, in modo da poter dire che la mansione A comporta un rischio stress X mentre la mansione B comporta un rischio stress Y. (L'uso di "questionari" da somministrare ai lavoratori mi pare poco attendibile, sono quasi certo che troveremmo il 95% della nostra popolazione lavorativa "stressata", a cominciare da noi medici competenti!). Solo dopo aver fatto questa classificazione, penso, bisognerà valutare se le condizioni di salute del nostro singolo lavoratore consentiranno che svolga quella mansione senza pregiudizio per il suo benessere psicofisico. In altre parole, credo che per trattare il rischio stress come tutti gli altri rischi professionali, il punto di partenza sia la valutazione del rischio legato alla mansione, non la valutazione dello stato di salute del lavoratore, che viene dopo e serve per stabilire se c'è compatibilità tra lavoratore e mansione o quali provvedimenti servono per creare questa compatibilità, se possibile.
Spero escano presto delle Linee Guida che ci aiutino a capire cosa fare. Soprattutto spero che in queste Linee Guida sia previsto anche qualche consiglio utile per noi medici competenti relativamente ai provvedimenti da prendere/prescrizioni da emettere nei casi di "limitata idoneità" per motivi di "stress".
.
Mi duole intrufolarmi continuamente in questioini che mi appaiono di relativamente semplice soluzione.
Vero tutto quanto ho letto sui DDL stressati dalla crisi, sui mc stressati dai cosi e dalle loro sanzioni e soprattutto dalle grandi incertezze legislative del momento, sugli avvoltoi che si buttano a capofitto per dilaniare le carni delle imprese in putrefazione, ma scusate perchè dobbiamo continuare a vivere in incertezze comportamentali in buona parte dovute alle notstre paure ataviche, sanzionatoria in primis, contro cui possiamo ben combattere con le armi che il nuostro ruolo ci richiede di possedere d'ufficio? Credo che un buon mc debba essere oltrechè competente davvero, attento, onesto culturalmente (anche se ciò non è sempre facile), presente in azienda e PROPOSITIVO.
Anche se il coso come lo chiamate è un mezzo delirio, tuttavia enfatizza (le sanzioni lo dimostrano) il nostro ruolo di comprimari nella gestione della sicurezza. Siamo in massima parte liberi professionisti e Consulenti, ma per farcelo riconoscere è necessario talora puntare i piedi e dimostrare con forza le nostre ragioni, non ultimo il fatto che come consulenti remunerati dal DDL siamo in grado di agire parallelamente anche nel suo interesse oltrechè in quello dei lavoratori.
Un'azienda moderna (traduco= che vuole sopravvivere alla crisi dilagante presente e futura) deve fare squadra e nella squadra ci debbono essere anche i consulenti che debbobo essere affidabili e, ripeto, propositivi, più svincolati possibile da interessi paralleli di "terzi". Ciò vuol dire certamente meno mercato ma non dobbiamo paragonarci ad un megastore o averne le ambizioni.
Ciò premesso: la valutazione dello stress lavoro correlato, l'ho già detto altrove ma lo voglio ripetere, non è la ricerca di lavoratori stressati e dunque non necessita di interventi specialistici. Non è la ricerca del danno ma delle sue cause e dunque non interagisce con il lavoratore se non come fonte di una sorta di monitoraggio biologico.
Non dobbiamo semmai con il DDL ricercare nella organizzazione aziendale le condizioni che, se anomale, possono divenire fonte di stress per il lavoratore. Dobbiamo dunque collaboarare in un'analisi della organizzazione (RX dell'azienda)che non richiede investimenti di particolare rilievo.
Ho già segnalato, debbo dire del tutto inutilmente, questo percorso anche offrendovi i link per trovare una soluzione al tema.
Ci riprovo. Se non conoscete l'inglese, fatevi aiutare.
Altrimenti fate come vi pare.
Buon lavoro a tutti, Tcam
http://www.hse.gov.uk/stress/standards/step1/index.htm
HSE Analysis Tool (version: Nov 2008) [2.4MB]
Medici indolenti & Aziende Netgroup
https://www.facebook.com/retemedicicompetenti/
Errata corrige:"Non dobbiamo semmai con il DDL ricercare nella organizzazione aziendale le condizioni che, se anomale, possono divenire fonte di stress per il lavoratore".
Dobbiamo cercare..........
Medici indolenti & Aziende Netgroup
https://www.facebook.com/retemedicicompetenti/
tcam il 29/11/2008 07:59 ha scritto:
.
Mi duole intrufolarmi continuamente in questioini che mi appaiono di relativamente semplice soluzione.
Vero tutto quanto ho letto sui DDL stressati dalla crisi, sui mc stressati dai cosi e dalle loro sanzioni e soprattutto dalle grandi incertezze legislative del momento, sugli avvoltoi che si buttano a capofitto per dilaniare le carni delle imprese in putrefazione, ma scusate perchè dobbiamo continuare a vivere in incertezze comportamentali in buona parte dovute alle notstre paure ataviche, sanzionatoria in primis, contro cui possiamo ben combattere con le armi che il nuostro ruolo ci richiede di possedere d'ufficio? Credo che un buon mc debba essere oltrechè competente davvero, attento, onesto culturalmente (anche se ciò non è sempre facile), presente in azienda e PROPOSITIVO.
Anche se il coso come lo chiamate è un mezzo delirio, tuttavia enfatizza (le sanzioni lo dimostrano) il nostro ruolo di comprimari nella gestione della sicurezza. Siamo in massima parte liberi professionisti e Consulenti, ma per farcelo riconoscere è necessario talora puntare i piedi e dimostrare con forza le nostre ragioni, non ultimo il fatto che come consulenti remunerati dal DDL siamo in grado di agire parallelamente anche nel suo interesse oltrechè in quello dei lavoratori.
Un'azienda moderna (traduco= che vuole sopravvivere alla crisi dilagante presente e futura) deve fare squadra e nella squadra ci debbono essere anche i consulenti che debbobo essere affidabili e, ripeto, propositivi, più svincolati possibile da interessi paralleli di "terzi". Ciò vuol dire certamente meno mercato ma non dobbiamo paragonarci ad un megastore o averne le ambizioni.
Ciò premesso: la valutazione dello stress lavoro correlato, l'ho già detto altrove ma lo voglio ripetere, non è la ricerca di lavoratori stressati e dunque non necessita di interventi specialistici. Non è la ricerca del danno ma delle sue cause e dunque non interagisce con il lavoratore se non come fonte di una sorta di monitoraggio biologico.
Non dobbiamo semmai con il DDL ricercare nella organizzazione aziendale le condizioni che, se anomale, possono divenire fonte di stress per il lavoratore. Dobbiamo dunque collaboarare in un'analisi della organizzazione (RX dell'azienda)che non richiede investimenti di particolare rilievo.
Ho già segnalato, debbo dire del tutto inutilmente, questo percorso anche offrendovi i link per trovare una soluzione al tema.
Ci riprovo. Se non conoscete l'inglese, fatevi aiutare.
Altrimenti fate come vi pare.
Buon lavoro a tutti, Tcam
http://www.hse.gov.uk/stress/standards/step1/index.htm
HSE Analysis Tool (version: Nov 2008) [2.4MB]
Sono d'accordo con te sul fatto che la valutazione dello stress lavoro correlato non sia la ricerca dei lavoratori stressati. Il problema è il metodo con cui valutare questo rischio. Leggendo le pagine del link che hai fornito e vedendo come è strutturato il programmino di analisi, mi è parso di capire che tutto si basa sui questionari somministrati ai lavoratori. A parte che alcune ASL sconsigliano di effettuare la valutazione servendosi di questo metodo (questionario), credo che il problema sia proprio che se somministri dei questionari ricadi nel caso che volevi escludere prima, ovvero più o meno finisci per cercare dei lavoratori stressati.
Quello che volevo dire io è che secondo me bisogna partire dalla mansione e dalle sue caratteristiche per poter dire quanto quella mansione è "stressante", e non c'è chiarezza su quali caratteristiche valutare e su quale valore attribuire ad ognuna di esse.
gianlucalasagni il 29/11/2008 09:33 ha scritto:
Sono d'accordo con te sul fatto che la valutazione dello stress lavoro correlato non sia la ricerca dei lavoratori stressati. Il problema è il metodo con cui valutare questo rischio. Leggendo le pagine del link che hai fornito e vedendo come è strutturato il programmino di analisi, mi è parso di capire che tutto si basa sui questionari somministrati ai lavoratori. A parte che alcune ASL sconsigliano di effettuare la valutazione servendosi di questo metodo (questionario), credo che il problema sia proprio che se somministri dei questionari ricadi nel caso che volevi escludere prima, ovvero più o meno finisci per cercare dei lavoratori stressati.
Quello che volevo dire io è che secondo me bisogna partire dalla mansione e dalle sue caratteristiche per poter dire quanto quella mansione è "stressante", e non c'è chiarezza su quali caratteristiche valutare e su quale valore attribuire ad ognuna di esse.
Ho utilizzato i questionari dell'HSE in un certo numero di aziende dopo averne ben spiegato anche ai DDL il significato.
I risultati ottenuti sono soddisfacenti a patto che:
1) il questionario sia somministrato e non consegnato
2) i lavoratori abbiano ben chiaro ed esplicitato il significato del questionario e dei risultati attesi
Fatti salvi questi due presupposti, si può propendere verso una somministrazione individuale nelle aziende più critiche (basso livello di scolarizzazione e/o mansioni di basso profilo) ovvero assembleare, con minimo tempo da dedicare alla somministrazione, laddove si possa attendere un livello medio di comprensione dei quesiti.
Da questo tipo di questionario non sono evidenziate le condizioni di disagio dovute a condizioni extraprofessionali, nè si perviene a valutazione di tipo clinico. La diagnosi ottenuta è analitica rispetto alla condizione organizzativa aziendale e poi con la valutazione dei singoli quesiti si possono enucleare l'area o le aree critiche e migliorabili di un'azienda. E' chiaro che nessun DDL ama sentirsi dire che qualcosa nella propria azienda non funziona bene, ma è anche vero che se qualcosa funziona male ed è attuabile, con sola maggior attenzione un miglioramento visibile, il vantaggio è anche per l'azienda.
Altrimenti: facciamo riferimento alle linee guida comunitarie del 2004 che non dicono niente? Oppure non valutiamo un bel nulla e concordiamo di dichiarare che il problema non sussiste e non prendiamo alcun provvedimento? O ancora ci trinceriamo dietro all'assenza di linee guida chiare? O ancora affidiamo ancora una volta il problema ai "tecnici" che ci scodellano un'analisi di comodo per giustificare una fattura pepata?
Io spiego metaforicamente ai DDL che avere il referto di un'indagine sulla salute che ci confeziona uno stato di salute buono per farci stare tranquilli (falsamente buono), non solo non vuol dire essere sani ma può significare ritardare la cura fino al punto da renderla del tutto impraticabile ed inefficace.
Qualcuno propende egualmente per il precotto. Io però ho fatto la mia azione informativa cercando di illustrare il mio ruolo (che rivendico) e il senso delle mie proposte. Poi decida il DDL che a tutti gli effetti ne patirà le conseguenze. L'unica cosa che non voglio fare è di comunicare la mia incapacità ad affrontare il problema.
Tcam
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