Mi domandavo spesso un tempo, ora a dire il vero un po’ meno: “ma se un bel giorno un Governo zuzzurellone e bisognoso di consensi di una qualche parte della società, riuscisse a convincere il Parlamento della improprietà dell’addebito al datore di lavoro degli oneri destinati alla salute dei lavoratori scindendo le pertinenze economiche della sicurezza da quelle destinate alla salute e rimandando al lavoratore la possibilità di provvedere o meno e a proprie spese alla tutela della propria salute, magari in modo collettivo all’interno di ogni azienda (ipotizzo: premio assicurativo ), ma con la possibilità di opzione, cosa succederebbe? Quanti di noi Medici Consenzienti e non, potrebbero contare sul rinnovo dell’incarico?”
E se l’opzione comportasse la possibilità alternativa di attribuire al Medico di Base (con congruo compenso naturalmente da parte del SSN – tipo ulteriori cinque Euro/anno/paziente - ed attivazione del servizio con regolare pratica documentale presso la competente Azienda Sanitaria) la sorveglianza sanitaria sul lavoratore che egli peraltro così ben conosce come cittadino e paziente, lasciando il Medico del Lavoro nella veste di consulente tra le parti (datore di lavoro, lavoratore, medico di base) da attivare “ al bisogno” ? Fantapolitica e fantamedicina?
Fantasmi, forse e paure ingiustificate, ma come avrete certo notato i testi di legge, quando serve, si mettono in piedi come i prefabbricati, in poco tempo, magari la notte di Natale, mentre quando non interessano languiscono sui tavoli delle commissioni da un governo all’altro.
Ma via, non dobbiamo spaventarci per simili deliri e non dovremmo spaventarci nemmeno se dei nostri colleghi igienisti o medici legali verranno a condividere a breve con noi le nostre angosce professionali.
Diamo anzi loro il benvenuto. Pensate davvero che sia questo un problema che potrà minimamente intaccare la nostra attività professionale anche solo dal punto di vista quantitativo?
E poi, perché mai un medico legale si dovrebbe avventurare in una professione diversa e tutto sommato lontana culturalmente dalla sua formazione senza prima attivare un minimo di riflessione su ciò che si sta accingendo a fare? O pensate invece che uno Specialista in medicina occupazionale si svenda meno facilmente di un igienista o di un medico legale o di un medico competente “sanato”? Chi ha nell’anima la logica del discount e soprattutto non fa questo mestiere con passione (p maiuscola !) o si sente debole o non ha carattere adatto a combattere, sconfitto spesso, in una rigida e selvaggia legge di mercato, è naturalmente predisposto a finire nelle fauci dei predatori come ogni animale malato, indifeso e fuori dal branco.
Questa lunga premessa e lo scherzoso imbroglio che metterò artatamente nel titolo per farvi aprire questo articolo, è finalizzato a richiamare l’attenzione di tutti coloro che abbiano ancora sensibilità e amore per questo bellissimo settore di attività, prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro, sulla necessità di aprire un dibattito onesto su un tema di cui tutti lamentiamo la scarsa attenzione dedicata: LA NECESSITA’DI INDIPENDENZA DEL MEDICO DEL LAVORO DA OGNI SORTA DI CONDIZIONAMENTO CIRCOSTANTE , e la ambita tutela per norma di legge di tale necessità.
Ricordo che l 'idea di affidare la Sorveglianza Sanitaria ai medici generalisti di base risale al 1992 durante la discussione della riforma sanitaria bis che poi venne effettivamente emanata come L.502: nella bozza infatti fra i compiti che si attribuivano al medico generalista fu ventilata l 'ipotesi d 'includere anche appunto la sorveglianza sanitaria dei Lavoratori, oltre ai compiti di gestione della Guardia medica. Sia l 'uno che l 'altro non se è fatto nulla, in particolare il primo punto fu eliminato nel testo definitivo perchè in evidente contrasto con la recente dlgs 277/91 che prevedeva (e prevede ancora) l 'affidamento della Sorveglianza Sanitaria esclusivamente allo specialista Medico del Lavoro (tempi belli quelli!), che mantenne tale prerogativa fino alla data del fatidico DL 1/02.
Sono d 'accordo comunque di non drammatizzare eccessivamente: lo scarto culturale con gli altri specialisti (appunto di altre discipline) è tanto e tale che non penso che a breve-medio termine ci sarà uno spostamento d 'interesse considerevole da parte di tali specialisti verso i compiti del medico competente: fino almeno a quanto non adegueranno i loro rispettivi corsi di specializzazione, fatto che, se avverrà, sposta il problema della concorrenza massiccia fra 5-6 anni e oltre.
Da notizie recenti, pare che ci sia la volontà di riformare tutta la materia universitaria dei corsi di specializzazione, verso una semplificazione attraverso la riunificazione di branche affini o la previsione di bienni comuni: poichè la specializzazione in Medicina del Lavoro è già corso CE, prevedo che settori di Igiene e medicina legale confluiranno in essa e non viceversa.
Forse si pensa addirittura alla riunificazione delle tre branche disciplinari in una sorta di superspecializzazione in Medicina preventiva e assicurativa, o Medicina pubblica.
Ricordo ancora che le facoltà di Medicina stanno per offrire dei corsi di Master, di uno o due anni con 1200 ore didattica per anno (pari a 120 crediti), previsti dalla legge e in via d 'istituzione: potranno così comparire un Master in Medicina pubblica, o, perchè no, un Master in MedicoCompetente".
Poichè i diplomati in Master saranno diplomati pubblicamente e il Master è un corso post- laurea specialistica in Medicina, e non post-specializzazione, mi domando che cosa faranno questi colleghi di tale diploma? Richiederanno una leggina che li autorizzi ad essere Medici competenti?
Ai posteri l 'ardua sentenza, nel frattempo, abbiamo ancora il tempo e la cultura professionale per reagire e resistere.
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