Qualcuno è riuscito a trovare dei test o dei metodi scientifici per definire il rischio lavoro correlato?
Come vi state muovendo?
in giro stanno girando molti questionari, tutti con pregi e difetti, ma l'aspetto trascirato appare essere la metodologia, la valutazione indica di rilevare l'oggettiva presenza di fattori potenzialmente stressanti, molti si limitano ad una valutazione soggettiva dello stress percepito...io ci sto lavorando da un pò comparando vari strumenti e cercando di costruire una metodologia che possa coniugare il metodo soggettivo con il metodo oggettivo.
p.s. sconsiglierei di affidarsi a valutazioni online, poichè ogni realtà è differente ed ogni strumento è solitamente tarato su specifiche realtà...
p.s.s. avete mai consultato gli psicologi del lavoro?
Sono una psicologa, e sto applicando una batteria che dividendo l'azienda in aree di lavoro ne valuta i rischi stress. Ai dipendenti viene somministrato un questionario di autovalutazione che ha lo scopo di rilevare la situazione percepita dal singolo e la sua capacità di resilienza (come l'individuo riesce a controllare lo stress). Partendo da questi dati si riescono a fare delle proposte di intervento teso al miglioramento del clima aziendale.
Il confronto tra Medici competenti e psicologi (clinici o del lavoro) in materia di stress mi sembra molto costruttivo. In tutti gli studi (e nelle nostre valutazioni) emergono aspetti individuali dei lavoratori e aspetti legati al lavoro (es. lavoro notturno, mancanza di controllo, ecc.). Non mi piace l’idea che lo stress si supera lavorando solo sui meccanismi di coping (magari pagando la psicoterapia dei lavoratori disadattati); ma è anche vero che non si supera lo stress lavorando solo sulle variabili obbiettive, anche se l’obbligo del datore di lavoro è solo quello di mettere in sicurezza l’azienda non di farsi carico delle dinamiche individuali. Il nostro approccio è individuale (lavoriamo sulle persone con le loro dinamiche) e collettivo (lavoriamo per ridurre i rischi aziendali). Conclusioni?... non ne ho di precise; stiamo facendo dei tentativi di orientarci, di migliorare anche la sorveglianza sanitaria in questa direzione. Va bene se anche altre figure (psicologi, sociologi, esperti delle organizzazioni) si occupano di questi problemi.
Sono una psicologa del lavoro e da qualche mese mi occupo della valutazione rischio stress da lavoro correlato.
Dopo aver provato vari test ho finalmente trovato la soluzione a tutti i miei problemi.
E' un test che oltre a valutare su una scala da 1 a 10 il livello di stress personale (con un'ottima attendibilità), valuta anche la resistenza allo stress (con sempre ottima attendibilità).
Il report finale tiene conto, ovviamente, anche dei fattori intrinsechi dell'attività lavorativa (luogo, mansione, etc).
Un bel prodotto sviluppato da uno staff di medici, psicologi e informatici.
L'unica nota dolente è la formazione iniziale che a differenza degli altri test presenti sul mercato è doverosa.
Non so se qui è possibile dire il nome della società che lo vende, nel caso potete contatattarmi, sperando che possa esservi utile.
lanfur il 21/07/2009 07:11 ha scritto:
Sono una psicologa del lavoro e da qualche mese mi occupo della valutazione rischio stress da lavoro correlato (....)
La nota è degna del massimo interesse, viste le difficoltà inerenti a tale valutazione. E' giusto evitare di citare - nel sito - società e/o prodotti software (o di altro tipo) che vengono commercializzati nel nostro paese; per essere contattata direttamente dovrebbe, però, inserire almeno un indirizzo di posta elettronica nel profilo.
Io ho meso a punto un mio metodo per la valutazione del rischio stress lavoro correlato e sinteticamente lo espongo.
Si basa sull'acquisizione di dati ed informazioni a tre livelli:
primo: richiesta di dati al datore di lavoro sui dipendenti (sia individualmente per ogni lavoratore, sia cumulativi) quali: infortuni nell'ultimo anno, numero di giorni di malattia, ferie non godute, ore di straordinario, numero di licenziamenti e di assunzioni, ecc.);
secondo: somministrazione ai lavoratori del questionario sviluppato da R. Kalimo che indaga molti aspetti e fattori ipoteticamente fonte di stress nel lavoro svolto;
terzo: somministrazione ai lavoratori del questionario SHC che fornisce informazioni sui sintomi ed i segni clinici attribuibili potenzialmente allo stress.
Una volta ottenuti tutti i dati, e stabilito come modesto il livello di gravità dei possibili effetti dello stress sulla salute, si ottiene la probabilità del rischio stress per quell'azienda e quindi il livello di rischio, stabilito il quale si attuano specifiche misure di prevenzione e protezione, ovviamente diverse per ogni specifico livello di rischio risultante dlla valutazione.
Il lavoro non ha nessuna pretesa, ma credo che sia realizzato in base a criteri obiettivi e scientifici.
Argeo Maviglia
a a pa rte i due test il problema dell'interpretazione dei dati oggettivi sono i riferimenti. Dove trovi il numero medio di ferie non godute, giorni di malattia, licenziamenti ecc relativi agli ultimi anni e per quella particolare tipologia di settore? Al massimo puo essere fatta una comparazione interna nel tempo oppure tra diversi reparti... ma è comunque relativa....
doc. il 22/07/2009 09:41 ha scritto:
Io ho meso a punto un mio metodo per la valutazione del rischio stress lavoro correlato e sinteticamente lo espongo.
Si basa sull'acquisizione di dati ed informazioni a tre livelli:
primo: richiesta di dati al datore di lavoro sui dipendenti (sia individualmente per ogni lavoratore, sia cumulativi) quali: infortuni nell'ultimo anno, numero di giorni di malattia, ferie non godute, ore di straordinario, numero di licenziamenti e di assunzioni, ecc.);
secondo: somministrazione ai lavoratori del questionario sviluppato da R. Kalimo che indaga molti aspetti e fattori ipoteticamente fonte di stress nel lavoro svolto;
terzo: somministrazione ai lavoratori del questionario SHC che fornisce informazioni sui sintomi ed i segni clinici attribuibili potenzialmente allo stress.
Una volta ottenuti tutti i dati, e stabilito come modesto il livello di gravità dei possibili effetti dello stress sulla salute, si ottiene la probabilità del rischio stress per quell'azienda e quindi il livello di rischio, stabilito il quale si attuano specifiche misure di prevenzione e protezione, ovviamente diverse per ogni specifico livello di rischio risultante dlla valutazione.
Il lavoro non ha nessuna pretesa, ma credo che sia realizzato in base a criteri obiettivi e scientifici.
Andrea Angelo Bordiga
abordiga il 22/07/2009 05:33 ha scritto:
a a pa rte i due test il problema dell'interpretazione dei dati oggettivi sono i riferimenti. Dove trovi il numero medio di ferie non godute, giorni di malattia, licenziamenti ecc relativi agli ultimi anni e per quella particolare tipologia di settore? Al massimo puo essere fatta una comparazione interna nel tempo oppure tra diversi reparti... ma è comunque relativa....
Non mi sono spiegato bene. Il metodo di valutazione non fa riferimento a dati di settore ai quali confrontare quelli dell'azienda valutata per il rischio stress lavoro correlato.
Tutte le informazioni, comprese quelle da te citate sono esclusivamente riferite all'azienda valutata.
Con quelle più i due questionari ottieni i due parametri di gravità e probabilità che inseriti in una griglia ti quantificano il rischio, ad ogni specifico livello del quale derivano determinate misure di prevenzione e protezione.
Nello specifico dei dati da te citati, la valutazione può essere analitica e quantificabile in modo ragionieristico, cosa che ho escluso, oppure può essere una valutazione discrezionale che può permettere di integrare i dati ottenuti con i due questionari.
Mi concederai il fatto che in un'azienda dove c'è un elevato numero di infortuni, di licenziamenti, di giorni di malattia, di ore di straodinario ecc. i fattori stress lavoro correlato sono sicuramente presenti.
Inoltre ho già citato che il lavoro non ha nessuna pretesa, è solo il mio metodo di valutazione che utilizo normalmente e le applicazioni fatte fino a questo momento ne hanno confermato la validità.
Argeo Maviglia
doc. il 23/07/2009 08:32 ha scritto:
Ho sbagliato ad inserire la risposta e compare tutto come una citazione, ma comunque si capisce. Almeno spero.
Argeo Maviglia
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