Non so se questo sfogo sia o meno "off topic", lascio che sia la Redazione a stabilirlo... per me, mi limito a registrare con una certa tristezza la mancanza di commenti per le tre ennesime morti bianche. Non ho intenzione di aprire polemiche di ordine politico, lascio ad ognuno le sue appartenenze e le sue militanze, vorrei solo approfittare di questo spazio per provocarvi tutti, utilizzando il commento di oggi di Adriano Sofri su Repubblica...
NEL colonnino delle ultime notizie, sulla homepage di questo giornale scorrevano ieri queste righe, l'una dopo l'altra: "18.57. Thyssen: operai morti in rogo agirono correttamente. 18.59. Incidente Saras: avevano 26, 27 e 52 anni". "Hanno tentato di salvarsi a vicenda". Nei telegiornali da Sarroch si è sentita poi anche una voce che diceva: "Non dovevano essere lì in quella condizione: è stata una loro iniziativa". Un tribunale, fra qualche anno, stabilirà invece che i tre morti di Sarroch hanno agito correttamente: e forse la notiziola scorrerà a due minuti di distanza da quella di una nuova strage sul lavoro. "Correttamente": basterà questo avverbio misurato per dire di tre uomini che sacrificano la vita per sbarcare i 900 euro di lunario e per soccorrersi a vicenda, o bisognerà dire "eroicamente"? Bisognerà dire che abnegazione ed eroica solidarietà sono l'altra faccia di un lavoro stentato e risicato come quello degli appalti, eppure tenuto stretto da chi deve conservarlo come un privilegio in una crisi devastante?
Il privilegio di morire soffocati dal gas, in una stiva di nave, in una cisterna di vino, in un serbatoio non bonificato. C'è una fabbrica gigantesca, gli impianti sono fermi per la manutenzione, sicché le misure di sicurezza devono essere le più attente e rigorose: e tre operai, cui forse non si è assicurata la formazione necessaria, e addirittura in assenza del "permesso di lavoro", senza il quale nessuno dovrebbe anche solo affacciarsi sull'orlo di quei veleni, ci perdono la vita, e un quarto riesce a scampare per raccontarlo. Il responsabile sindacale della sicurezza, William Schirru, dice frasi secche. Dice: "Non si può fare sicurezza col lavoro precario in un posto in cui un errore ti costa la vita, e può provocare un disastro". Dice: "Non si può morire così alla Saras, nel 2009: e invece sono morti così". E' una storia semplice. Sempre la stessa storia.
Si sa che cosa siano le ditte esterne nei grandi impianti - e quello di Sarroch è il più grande d'Europa nel suo genere: costi tagliati di un terzo, turni sfibranti "per stare nei tempi" previsti da gare al ribasso, e "sicurezza ciao". Lo dice un sindacalista nei sette minuti di filmato di Massimiliano Mazzotta messo in rete ieri a ridosso della tragedia, si intitola "Oil", la didascalia spiega che la Saras ne ha chiesto il sequestro. Ci sono, nel filmato, testimonianze che colpiscono per la loro asciutta efficacia: operai, un pastore, un pescatore. Così come colpivano, nei telegiornali di ieri sera, le facce e le frasi dei compagni di lavoro dei morti, per la commozione la dignità e la proprietà di pensieri e parole: come ogni volta che la sciagura strappa il sipario che tiene distante dalla vita finta la vita vera. Quella che si prende a nolo, per due mesi, o per sei, a buon prezzo: ma non si può comprare.
In un Paese dove c'è un morto sul lavoro ogni sette ore, l'importante è che il DVR abbia DATA CERTA, che il D.L. valuti TUTTI i rischi -anche quello di cadere da una sedia davanti alla scrivania-, che le visite siano preventive e non preassuntive e le periodiche siano espletate entro il giorno precedente alla scadenza.
E' altre sì importante che i M.C. continuino a sguazzare nel pantano giuridico di queste idiozie; che disquisiscano se,nelle 20 ore a VDT, debba essere computato esclusivamente il tempo dedicato all'interazione con la macchina o anche quello trascorso al telefono davanti ad un monitor acceso.
"Quando non si puo' fare quallo che si sa, si finisce par non saper più quello che si fa" (Giulio Macacaro)
solpilu il 28/05/2009 11:27 ha scritto:
In un Paese dove c'è un morto sul lavoro ogni sette ore, l'importante è che il DVR abbia DATA CERTA, che il D.L. valuti TUTTI i rischi -anche quello di cadere da una sedia davanti alla scrivania-, che le visite siano preventive e non preassuntive e le periodiche siano espletate entro il giorno precedente alla scadenza.
E' altre sì importante che i M.C. continuino a sguazzare nel pantano giuridico di queste idiozie; che disquisiscano se,nelle 20 ore a VDT, debba essere computato esclusivamente il tempo dedicato all'interazione con la macchina o anche quello trascorso al telefono davanti ad un monitor acceso.
"Quando non si puo' fare quallo che si sa, si finisce par non saper più quello che si fa" (Giulio Macacaro)
Amen
E' deprimente lo stato in cui siamo arrivati in Italia. Le continue tragedie sul lavoro non fanno più notizia, d'altra parte Moratti e tutti gli altri petrolieri sono molto più interessati ad aumentare l'ingaggio di Mourinho a 10 milioni di euro all'anno om quello di Ibrahimovic piuttosto che di mettere in sicurezza le raffinerie.
Quasi tutti i desideri del povero sono puniti con la prigione (Celine)
Non dobbiamo diventare indifferenti a queste tragedie. Anzi come operatori della prevenzione (tutti) dobbiamo dare il massimo per contrastarle anche se sappiamo ormai bene che accanto al rispetto formale delle norme preventive sono condizioni sociali ed economiche ad essere al centro delle molte possibili cause di questi infortuni : terzarizzazione dei lavori, appalti, subappalti, sub-sub appalti. In fondo alla catena ci sono spesso piccole ditte che utilizzano lavoratori sottopagati, ricattati, non formati ecc. ecc.
Ricordiamoci anche delle malattie professionali. Le statistiche correnti (Inail) - che sottostimano largamente il fenomeno- ci dicono che i morti per queste sono fino a 4 volte quelli causati dagli infortuni sul lavoro.
E per questo aspetto come medici del lavoro e medici competenti, come dice una famosa canzone, si può dare di più......
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