Una società si occupa di vendita HW e SW ma anche di assistenza HW e quindi quando capita di interventi su schede elettroniche con saldatore a filo di stagno.
E ' corretto sostenere che non sussistono rischi (e quindi niente sistemi di aspirazione, niente DPI, niente visite mediche) per chi effettua queste operazioni perchè sono saltuarie e non si usano leghe con piombo o altri metalli ma solo stagno?
In sostanza, esistono fonti di riferimento che affermino che i fumi prodotti da questo tipo di saldatura non sono nocivi? (In considerazione della tipologia e del quantitativo dei materiali e dei tempi di esposizione).
Ringrazio in anticipo chiunque sappia darmi qualche indicazione.
Cordiali saluti, Paolo
Premetto che in genere le saldature di circuiti stampati vengono effettuate utilizzando non solo stagno ma leghe contenenti anche piombo. Lo stagno è considerato come metallo di media tossicità. Non ritengo sia possibile escludere a priori la possibilità di rischio. Anche alla luce del nuovo Dlgs. sui prodotti chimici pericolosi è necessario effettuare una attenta valutazione del rischio coadiuvata da monitoraggi ambientali e, sulla base dei risultati di tale valutazione, quantificare il rischio e modulare gli interventi di prevenzione e sorveglianza sanitaria.
Saluti
Salve, sono un appassionato di elettronica, mi chiedevo che pericoli ci possono essere nell inalare i vapori di saldatura a stagno su circuito, in particolare i fili di stagno e piombo contengono una anima di "pasta disossidante" di cui ignoro la composizione... credo che questa pastina sia la principale origine del fumo giallognolo che si solleva dutante la saldatura, e che rischia di essere inalato.
Grazie per ogni info . . .
Le paste disossidanti, sia inglobate nei fili per saldatura, sia in barattolo possono avere composizioni diverse. Da quanto ho potuto trovare sull'argomento, tali paste , o meglio i loro fumi derivati da combustione possono avere effetti irritativi sulle vie respiratorie se inalati. Nella saldatura a stagno ribadisco, come già detto nel mio vecchio intervento, il rischio è correlato soprattutto alla componente metallica del filo (piombo, ecc.). E' da tenere presente anche il fatto che molto spesso tali tipi di saldature sono "di precisione" e necessitano che l'operatore stia molto vicino con il viso, e quindi con il naso, ad esse e pertanto il rischio di inalazione dei fumi, in assenza di aspirazioni posizionate in modo da intercettare i fumi prima che vengano "aspirate" dal naso dell'operatore, non è da trascurare.
Il pericolo Pb sembra piu basso, ultimamente si trovano leghe da saldatura a stagno Pb-free, ad esempio
Lega Sn99/0,9Cu/0,1Ag
Fermo restando che cerchero di organizzare un sistema di aspirazione, la maggior incognita di tossicità resta per me il flussante incluso: ad esempio in un prodotto su ebay vedo:
"Filo per saldatura con anima di flussante a base di colofonia con attivatori alogenizzati" ???
Anche con una ventolina, a livello amatoriale, i vapori di questa pasta resterebbero comunque nel mio studio...non sempre e' possibile aprire le finestre!
Sappiamo qualcosa sulla tossicita di queste sostanze?
Saluti - Paolo
La colofonia, detta anche pece greca, è una resina vegetale derivata dal residuo di distillazione delle trementine. Nelle schede di sicurezza di prodotti che la contengono, è classificata con le frasi Xi (irritante) e R43 (può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle).Relativamente agli attivatori alogenizzati proprio non sono riuscito a trovare nulla.
alogeni=brutte bestie.
Non dimentichiamo che il mai abbastanza rimpianto 303/56 per tutti i derivati alognati di qualunque cosa prevedeva periodicità trimestrali, il che -per le conoscenze degli anni 50- significava che già allora si sapeva che facevano maluccio.
Si fa un gran parlare di "valutazione del rischio", per il rischio chimico c'è stata addirittura un'integrazione del D.Lgs. 626/94, e nelle Linee Guida emanate dal Coordinamento Stato-Regioni sta scritto bello chiaro che occorre identificare in via preliminare tutte le sostanze presenti in tutti i prodotti presenti, quindi tener conto delle condizioni d'uso (ad esempio, la combustione) per valutare l'eventuale formazione di sottoprodotti indesiderati (come ad esempio comunque NO e NO2 per principio in tutte le saldature di qualunque tipo siano). C'è tutto scritto, dico. Serve solo che ci siano specialisti seri che abbiano un approccio serio ai problemi seri e anche a quelli meno seri che si possono presentare.
A titolo puramente di curiosità, e premettendo che non sono di quelli che vedono la diossina come la peste chimica, segnalo che la combustione di sostanze organiche in presenza di cloro comunque contenuto in qualche molecola (compreso il sale da cucina) al di sotto del 400 °C e in carenza di ossigeno sviluppa diossine. Ciò non avviene se la percentuale di cloro è < 0,9%, perhè non ci sono atomi di cloro sufficienti a formare le diossine dall'organico. Guarda caso, una fisiologica salina contiene giustappunto 0,9% di Na Cl: come a dire che la natura del suo ci dice già tutto, simao noi a non voler leggere.
Peraltro, prima di avventurarsi in monitoraggi dell'esposizione personale, a meno di non voler utilizzare la tecnica di rivelazione fotoacustica all'infrarosso (PAS FT-IR) che costa un botto, anche solo per scegliere il substrato di captazione adatto (gel di silice piuttosto che carboni attivi che XAD o soluzioni di gorgogliamento varie) ci vuole un accurato studio delle condizioni di reazione dei composti presenti. E, in verità, tenderei ad escludere che il solito consulente-ragioniere-geometra-tuttofare sia in grado di sbrogliarsela.
Nelle Norme UNI 482 e 689 c'è scritto tutto per benino su come di devono fare i campionamenti per la valutazione dell'esposizione respiratoria negli ambienti di lavoro. Ma, come sapete, essendo norme tecniche la loro applicazione è a livello volontario.
Nofer
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