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REPETITA JUVANT: la chiave di volta di una nuova possibile professionalità del MC

Questo argomento ha avuto 2 risposte ed è stato letto 2129 volte.

tcam

tcam
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  • REPETITA JUVANT: la chiave di volta di una nuova possibile professionalità del MC
  • (21/10/2009 01:32)

REPETITA JUVANT: la chiave di volta di una nuova possibile professionalità del MC
Sono sempre più convinto che il percorso obbligatorio ed irrinunciabile per delineare una figura evoluta di MC sia quello del necessario coinvolgimento a tutto campo del DDL nell’organizzazione del processo di prevenzione.
Un DDL formato ed informato è l’interlocutore necessario per ogni consulente che si dedichi con convinzione alla prevenzione. Medico e Tecnico ed RSPP sono meri consulenti la cui esperienza e capacità professionale divengono inutili macerie se non rivolte a soggetti (DDL o chi per loro) in possesso dei requisiti minimi per la comprensione del merito delle consulenze ricevute.
Il grande ed attualmente invincibile nemico del MC è proprio l’ignoranza del destinatario delle consulenze.
Tale ignoranza (intesa in modo letterale = ignoro) è, per quanto compete alla mia esperienza professionale e con le dovute eccezioni, coltivata e nutrita con cura e attento studio, proprio dai gestori della sicurezza aziendale, tecnici incaricati con delega totale della gestione degli aspetti di tutela di salute e sicurezza con mandati assoluti e difficilmente confutabili.
Le deleghe, efficacissime per l’economia del CT o del gruppo che tale incarico di consulenza ha acquisito, sono di fatto la negazione di ogni spiraglio di tutela effettiva sia dei lavoratori che degli stessi ignari DDL che vivono ed interpretano le deleghe affidate senza la concreta coscienza della loro nullità giuridica e pratica.
In tale contesto si inserisce a mio avviso l’atteggiamento quantomeno “distratto” di chi ha il compito e l’onere della sorveglianza. Il primo fattore di bonifica degli atteggiamenti prevaricatori e prepotenti in genere dei CT non può avere altra fonte che gli organi di controllo (PISLL ed Ispettorato) la cui attenta verifica dei contenuti e della congruità dei vari DVR anche nei loro progetti propositivi, metterebbe allo scoperto la non comprensione e conoscenza da parte dei DDL degli effetti e dei risultati delle deleghe concesse spesso in onesto atto di fiducia.
Il mio non vuol esser un “j’accuse” rivolto a specifiche categorie professionali che possibilmente vivono realtà non del tutto dissimili da quelle del MC, ma la segnalazione di una sostanziale stortura nella interpretazione globale del mandato che la Società ha affidato a tutti gli attori della sicurezza: DDL, RSPP, Tecnici, Medici, RLS e perché no anche agli UDPG.
Da quanto osservo nella prassi, gli stessi colleghi che vivono “on the other side of the moon”, nei Servizi con compito di sorveglianza, hanno scarsa cognizione o spirito critico per averla, di quello che è il ruolo extragiuridico, cioè di fatto, del MC.
La scelta della “norma” e delle ottemperanze più o meno ad essa ligie, come GPS per una navigazione sicura nella sorveglianza, è fuor deviante se applicata in modo acritico e rigido. Non è il voto, la somma finale per differenza delle ottemperanze e delle deviazioni da esse che permette di formulare un giudizio finale sulla qualità e sul livello di tutela di salute e sicurezza in un’azienda.
Il giudizio dovrebbe essere complessivo e per giungervi, come in uno spettacolo teatrale è necessario verificare la qualità del testo e le capacità rappresentative di tutti gli attori.
E ancora una volta l’obbiettivo si sposta sul datore di lavoro, protagonista non in scena della rappresentazione.
Concludo.
L’unica via percorribile, onerosa e temeraria per chi consideri attentamente il rischio economico che comporta certamente, è un progressivo inesorabile ed irrinunciabile coinvolgimento “educativo e formativo del DDL” cui si può contrapporre solo una rassegnata, disperata accettazione dello status quo.

Non so chi leggerà quanto sopra. Forse solo MC o forse anche CT e Addetti ai Servizi.
Errata corrigite e a voi la parola.
Tcam

Medici indolenti & Aziende Netgroup
https://www.facebook.com/retemedicicompetenti/

doc.

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Forlì-Cesena
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Medico del Lavoro
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  • Re: REPETITA JUVANT: la chiave di volta di una nuova possibile professionalità del MC
  • (21/10/2009 10:44)

tcam il 21/10/2009 01:32 ha scritto:
REPETITA JUVANT: la chiave di volta di una nuova possibile professionalità del MC
Sono sempre più convinto che il percorso obbligatorio ed irrinunciabile per delineare una figura evoluta di MC sia quello del necessario coinvolgimento a tutto campo del DDL nell’organizzazione del processo di prevenzione.
Un DDL formato ed informato è l’interlocutore necessario per ogni consulente che si dedichi con convinzione alla prevenzione. Medico e Tecnico ed RSPP sono meri consulenti la cui esperienza e capacità professionale divengono inutili macerie se non rivolte a soggetti (DDL o chi per loro) in possesso dei requisiti minimi per la comprensione del merito delle consulenze ricevute.
Il grande ed attualmente invincibile nemico del MC è proprio l’ignoranza del destinatario delle consulenze.
Tale ignoranza (intesa in modo letterale = ignoro) è, per quanto compete alla mia esperienza professionale e con le dovute eccezioni, coltivata e nutrita con cura e attento studio, proprio dai gestori della sicurezza aziendale, tecnici incaricati con delega totale della gestione degli aspetti di tutela di salute e sicurezza con mandati assoluti e difficilmente confutabili.
Le deleghe, efficacissime per l’economia del CT o del gruppo che tale incarico di consulenza ha acquisito, sono di fatto la negazione di ogni spiraglio di tutela effettiva sia dei lavoratori che degli stessi ignari DDL che vivono ed interpretano le deleghe affidate senza la concreta coscienza della loro nullità giuridica e pratica.
In tale contesto si inserisce a mio avviso l’atteggiamento quantomeno “distratto” di chi ha il compito e l’onere della sorveglianza. Il primo fattore di bonifica degli atteggiamenti prevaricatori e prepotenti in genere dei CT non può avere altra fonte che gli organi di controllo (PISLL ed Ispettorato) la cui attenta verifica dei contenuti e della congruità dei vari DVR anche nei loro progetti propositivi, metterebbe allo scoperto la non comprensione e conoscenza da parte dei DDL degli effetti e dei risultati delle deleghe concesse spesso in onesto atto di fiducia.
Il mio non vuol esser un “j’accuse” rivolto a specifiche categorie professionali che possibilmente vivono realtà non del tutto dissimili da quelle del MC, ma la segnalazione di una sostanziale stortura nella interpretazione globale del mandato che la Società ha affidato a tutti gli attori della sicurezza: DDL, RSPP, Tecnici, Medici, RLS e perché no anche agli UDPG.
Da quanto osservo nella prassi, gli stessi colleghi che vivono “on the other side of the moon”, nei Servizi con compito di sorveglianza, hanno scarsa cognizione o spirito critico per averla, di quello che è il ruolo extragiuridico, cioè di fatto, del MC.
La scelta della “norma” e delle ottemperanze più o meno ad essa ligie, come GPS per una navigazione sicura nella sorveglianza, è fuor deviante se applicata in modo acritico e rigido. Non è il voto, la somma finale per differenza delle ottemperanze e delle deviazioni da esse che permette di formulare un giudizio finale sulla qualità e sul livello di tutela di salute e sicurezza in un’azienda.
Il giudizio dovrebbe essere complessivo e per giungervi, come in uno spettacolo teatrale è necessario verificare la qualità del testo e le capacità rappresentative di tutti gli attori.
E ancora una volta l’obbiettivo si sposta sul datore di lavoro, protagonista non in scena della rappresentazione.
Concludo.
L’unica via percorribile, onerosa e temeraria per chi consideri attentamente il rischio economico che comporta certamente, è un progressivo inesorabile ed irrinunciabile coinvolgimento “educativo e formativo del DDL” cui si può contrapporre solo una rassegnata, disperata accettazione dello status quo.

Non so chi leggerà quanto sopra. Forse solo MC o forse anche CT e Addetti ai Servizi.
Errata corrigite e a voi la parola.
Tcam

Nel merito il tuo pensiero è sicuramente condivisibile, però ti faccio l'esempio della realtà che vivo io.
Piccole, anzi piccolissime aziende, con datori di lavoro non solo ignoranti dal punto di vista tecnico normativo specifico, ma ignoranti e basta e lo dico, beninteso senza offesa, anzi con ammirazione e rispetto.
Sono persone che hanno si e no la licenza elementare, che hanno cominciato a lavorare a 10 anni e continuano a mandare avanti la piccola azienda di famiglia con 2 o 3 dipendenti, barcamenandosi tra crisi economica, globalizazione, concorrenza sleale, obblighi normativi sempre più onerosi, ecc.
Lì mi trovo a doverli difendere da alcune figure professionali od organizzazioni che tu hai citato e francamente non vedo la possibilità di coinvolgerli più di tanto.

Però è solo la mia esperienza.

Argeo Maviglia

tcam

tcam
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Firenze
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Medico Competente
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655
  • Re: REPETITA JUVANT: la chiave di volta di una nuova possibile professionalità del MC
  • (21/10/2009 12:59)

doc. il 21/10/2009 10:44 ha scritto:


Nel merito il tuo pensiero è sicuramente condivisibile, però ti faccio l'esempio della realtà che vivo io.
Piccole, anzi piccolissime aziende, con datori di lavoro non solo ignoranti dal punto di vista tecnico normativo specifico, ma ignoranti e basta e lo dico, beninteso senza offesa, anzi con ammirazione e rispetto.
Sono persone che hanno si e no la licenza elementare, che hanno cominciato a lavorare a 10 anni e continuano a mandare avanti la piccola azienda di famiglia con 2 o 3 dipendenti, barcamenandosi tra crisi economica, globalizazione, concorrenza sleale, obblighi normativi sempre più onerosi, ecc.
Lì mi trovo a doverli difendere da alcune figure professionali od organizzazioni che tu hai citato e francamente non vedo la possibilità di coinvolgerli più di tanto.

Però è solo la mia esperienza.

E' assolutamente vero e condivisibile quanto sottolinei e, credi, non è solo la tua realtà. Il territorio nazionale e dunque "il cliente medio" di un MC è della tipologia cui tu fai riferimento con sfumature variabili anche in relazione al tenore culturale medio del territorio.
Tuttavia ogni datore di lavoro io penso possa partecipare con le risorse economiche e culturali di cui dispone. Fondamentale è convincerlo o se necessario costringerlo ad essere parte del processo e a non utilizzare le deleghe cieche ed assolute.
Non sostengo che sia facile quanto propongo, tutt'altro. Mi sembra un percorso praticabile in un certo numero di casi, non sempre e non sempre nello stesso modo e con coefficiente di "rischio" diverso ma calcolato.
Anche i tempi per un "viraggio" comportamentale debbono essere adeguati alla tipologia dell'interlocutore con cui ci confrontiamo.
Tuttavia hai diverse idee proponibili e realizzabili?
Non credi che tenendo conto di come stanno andando le cose anche da un punto di vista dell'economia mondiale e del progressivo mutare delle realtà economico produttive, a poco a poco il nostro ruolo troverà difficoltà a giustificarsi mantenendo l'impianto culturale attuale che era idoneo al '900 ma che pare obsoleto oggi?
La discussione è aperta o spero che si possa aprire.
Tcam

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