Buongiorno a tutti.
Sono una ingegnere e lavoro presso un ente di diritto pubblico. Sono miope, ma con una miopia da sempre ottimamente compensata con lenti a contatto che tollero alla grande, e i miei occhi - ringraziando il Cielo - sono sani: mai un arrossamento, mai una congiuntivite...
Trascorro più di 20 ore settimanali davanti al VDT e il mio ente (per scrupolo o a tutela di se stesso?) mi sottopone a visite di sorveglianza sanitaria per il rischio da utilizzo prolungato del VDT ogni due anni. Fin qui nulla da eccepire; e anzi lo ringrazio.
Tuttavia, come certo sapete, la visita specialistica (oculistica) è preceduta da una visita svolta dal medico competente e volta ad evidenziare patologie muscolo-scheletriche connesse con l'uso prolungato del VDT. Detto medico competente è una dipendete del mio stesso ente, e quindi è una mia collega: persona cioè che io incontro quotidianamente in ascensore, o che siede come ricercatrice ai miei stessi tavoli tecnici. Una collega medico, ricercatore come la sottoscritta presso lo stesso ente di diritto pubblico. E io come tale la considero. Il punto è questo: nel corso della visita a cui ogni due anni mi sottopone, la dottoressa, oltre a verificare che io non abbia patologie muscolo-scheletriche, mi misura la pressione, mi ausculta e mi palpa l'addome. E a me dà molto molto fastidio che una persona che considero una mia collega "mi metta le mani addosso", quanto meno per scopi che non siano strettamente collegati con il rischio da utilizzo prolungato del VDT a cui sono esposta.
Intendiamoci: non discuto sull'opportunità e sulla frequenza delle visite a cui vengo sottoposta, ma sulla scelta del medico competente da parte del mio ente poiché - come ho già detto - mi procura forte disagio farmi palpare da un(a) collega; mi dà forte disagio che un(a) collega possa venire a sapere su di me altro (se sono tachicardica, o se soffro di aerofagia, o se non ho defecato...) che non sia strettamente connesso con l'utilizzo del VDT.
Che cosa ne pensate? Posso contestare al mio ente la scelta del medico competente e chiedere di essere visitata da qualcuno che per me ha solo ed esclusivamente il ruolo di medico?
Grazie.
E.P.
le ricordo che ogni medico è responsabile di dover osservare un comportamento deontologicamente corretto e la rimando al seguente link
http://portale.fnomceo.it/Jcmsfnomceo/cmsfile/attach_3819.pdf
che spero possa rispondere ai suoi quesiti.
La invito inoltre, se persistesse nelle sue perplessità, a discuterne direttamente con il suo medico competnte (in sede formale o informale, a sua discrezione)
sportgooffy il 26/01/2010 11:12 ha scritto:
le ricordo che ogni medico è responsabile di dover osservare un comportamento deontologicamente corretto e la rimando al seguente link
http://portale.fnomceo.it/Jcmsfnomceo/cmsfile/attach_3819.pdf
che spero possa rispondere ai suoi quesiti.
La invito inoltre, se persistesse nelle sue perplessità, a discuterne direttamente con il suo medico competnte (in sede formale o informale, a sua discrezione)
Grazie per le indicazioni. Tuttavia non nutro alcun dubbio sul fatto che la collega terrebbe per sé ciò che eventualmente venisse a sapere o riscontrasse circa il mio stato fisico. E ci mancherebbe pure!!!
Il punto è che io reputo questa collega una collega e non il mio medico. Se il mio ente la ha scelta per valutare le conseguenze dell'utilizzo prolungato del VDT sulla mia salute, quanto meno che si fermi a quello! Che valuti cioè le mie condizioni posturali, o se ho qualcosa a livello di tunnel carpali... e che mi rinvii alla visita specialistica (oculistica). Ma perché una mia collega deve toccarmi la pancia e venire a sapere se ho il fegato ingrossato (che non ho!)? Premesso che con questa persona non ho alcun attrito, e quindi che la questione che sollevo è puramente di principio... e se ad un tavolo tecnico cui avessimo partecipato entrambe (la mia collega come medico ed io come ingegnere) avessimo avuto una discussione magari anche accesa? A lei piacerebbe che un suo collega che non ha scelto come suo medico e col quale ha (se ne ha) puramente, esclusivamente rapporti lavorativi le mettesse le mani addosso per qualcosa che col rischio a cui lei fosse eventualmente esposto non ha nulla a che fare?
Una mia amica magistrato dice che per ragioni di privacy (che prevalgono rispetto a quelle economiche) potrei chiedere alla mia amministrazione di scegliere un medico esterno. E ripeto: le ragioni di privacy che adduco non muovono da dubbi circa la capacità della mia collega di osservare il segreto professionale a cui è tenuta (per quanto... frequentando lo stesso bar interno, gli stessi colleghi di entrambi, una chiacchiera o un lapsus può pure sfuggire), ma il fatto in sé che una persona che considero collega (e poi medico) sappia di me cose che credo di avere diritto a scegliere io chi debba saperle e chi no!
Grazie. Aspetto altri commenti.
E.P.
Il medico competente che effettua le visite mediche per l'ente per cui entrambe lavorate potrebbe benissimo limitarsi a visitarla per i rischi presenti in ambito lavorativo e credo che se lei fa presente il fatto di non avere interesse ad essere visitata in via generale non abbia obiezioni in proposito. In realtà essendo la nostra una medicina preventiva può capitare di riscontrare in sede di visita una problematica che poi può essere approfondita magari precocemente dal medico curante.
Ed in genere il fatto di visitare è apprezzato rispetto al fatto di fare qualche domanda e rinviare all'oculista senza fare altro (da veri burocrati). Peraltro la visita oculistica in genere non è di default, ma si effettua una valutazione ergoftalmologica (di funzionalità visiva) che può effettuare anche il medico competente.
Nessun lavoratore (non solo lei) sceglie il medico competente, questo per legge in quanto la nomina la effettua il datore di lavoro e per quanto ne so io potrebbe essere anche il suo vicino di casa o un suo conoscente,non è un rapporto di fiducia come può essere con il curante che lei comunque sceglie tra una rosa di medici, ma ripeto la sua situazione è comune a tutti i lavoratori,
Cordiali saluti
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
Concordo con quanto detto dalla collega... posso capire che il caso sia per lei "anomalo", in quanto la collega in questione non svolge (mi pare di capire) solo il ruolo di medico competente per l'ente per cui lavorate, tuttavia ribadisco che le sue paure mi appaiono per lo più ingiustificate, e comunque meritevoli di un chiarimento con la diretta interessata... aggiungo che personalmente non credo che il richiamo alla privacy sia fondato, a meno che non si verifichi (o non si sia verificato) una diffusione di suoi dati sensibili, grave e lesiva della sua dignità.
Cordiali saluti
...è uno scherzo, vero?
dadasca11 il 28/01/2010 10:39 ha scritto:
...è uno scherzo, vero?
Temo che il disagio sia vero, ed i casi molto più numerosi di quanto non si voglia ammettere, al di là dello specifico in cui la signora re-incontra quotidianamente (sia pure in altra veste!) il suo MC... personalmente spero di aver, ogni volta che il problema si è posto, convinto della necessità e dell'importanza e del mio ruolo e del momento della visita medica... ma ho anche avuto la (s)fortuna di lavorare in realtà relativamente piccole, quando non piccolissime, in cui la possibilità di spiegarsi e confrontarsi è forse più semplicemente proficua
dadasca11 il 28/01/2010 10:39 ha scritto:
...è uno scherzo, vero?
Veramente no. Purtroppo non è uno scherzo: mi dà talmente tanto disagio che la pressione mi passa da 120-75 a 160-90! Quasi una tortura!!!
Banalmente le suggerirei di provare a mettersi nei panni della sua collega: oggi già è difficle rapportarsi con lavoratori e pazienti in generale, ancora di più lo è di fronte ad una persona che ti percepisce come "collega" e comunque come persona non autorizzata ad invadere la propria sfera personale, soprattutto perchè c'è di mezzo il lavoro. Credo che la dott.ssa non si senta poi così a suo agio nei suoi confronti allo stesso modo in cui riferisce di sentirsi lei,anche perchè lei magari può esprimere un giudizio sulla sua professionalità e, in questo campo, o fai troppo e invadi la sfera che il lavoratore non vuole che venga toccata o fai troppo poco e sei un burocrate... è difficile essere valutati onestamente. Quindi, non è una scoperta, ma a seconda del lato da cui si guardano le cose la prospettiva cambia.
Le suggerirei questo semplice esercizio e le consiglierei di sdrammattizzare con la collega, magari riferendo il suo disagio a trovarsi nella posizione di "obbligata a visita" ed eventualmente facendo presente nel dialogo che preferirebbe limitare la visita agli aspetti legati alla sua professione. Io ritengo che attraverso un dialogo chiaro e diretto si evitino fraintendimenti e sofferenze assolutamente ingiustificate.
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
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