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1,2,3....START ! le differenze di genere

Questo argomento ha avuto 2 risposte ed è stato letto 2054 volte.

tcam

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  • 1,2,3....START ! le differenze di genere
  • (04/05/2010 22:28)

1,2,3....Start ! La differenza di genere 9 minuti fa
Le differenze di genere.

Bel termine, bel progetto, sembra di sentire l'eco di agenzie delle pari opportunità.
Ma che vuol dire all'art 28:

"Articolo 28 - Oggetto della valutazione dei rischi

1. La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi............. nonché quelli connessi alle differenze di genere..........."


Nelle valutazioni tecniche sino ad ora lette (eh, eh, eh) la valutazione ha due correnti di pensiero dominanti:
1) non è adibito personale di sesso femminile nelle lavorazioni oggetto della presente valutazione (ed ho tolto la castagna dal fuoco)
2) Non si riscontrano problemi per la presenza di personale femminile tra le maestranze......


Il gioco è fatto!

Tralascio come ovvio, essendo io un buono anche fuori oltrechè dentro, ogni commento a quanto sopra, ma temo che il tema debba essere considerato più che rilevante, di enorme spessore, soprattutto se abbiamo un minimo di cognizione ad esempio di "medicina di genere".
E' nata negli anni '90, a fatica e non trova tutt'ora una straordinaria attenzione, ma è di fatto un capitolo rilevante di tutta la scienza medica, per quanto trascurato e sottostimato.

Muoviamoci e parliamone un po' finalmente, per poi non passare alla ennesima autocommiserazione per non aver considerato il problema nella sua rilevanza, magari a fronte di qualche azione sanzionatoria da parte del solito ODV impazzito.
La valutazione del resto andava fatta entro il 31-12-08 e penso sia maturo il temnpo per affrontare il tema.
Sta a noi, non ho dubbi in materia, promuovere anche contro corrente il tema e una cultura assente anche tra gli stessi lavoratori.

Tcam

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sportgooffy

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  • Re: 1,2,3....START ! le differenze di genere
  • (06/05/2010 11:26)

Caro Tiziano,

Forse sbagliero’, ma sicuramente dopo aver letto ogni tuo intervento mi sento interrogato e mi sforzo d’attendere prima di intervenire, vuoi perché dubito che la mia pochezza possa portare granche’ avanti un discorso, vuoi perché attendo sempre di vedere se altri interventi (da parte di colleghi più preparati ed esperti) non siano già in grado di fugare i miei dubbi. Ora pero’ una tua osservazione sulla discussione gemella ("Sai che genere ha l'umano di cui si parla quando si definiscono i danni derivanti dalla esposizione ad alcuni rischi?") mi spinge a risponderti, per confrontare e confortare quanto sinora ho appreso ed applicato.
Perché (come sempre e solo i geni o i folli possono fare) una tua semplice frase ribalta meravigliosamente paradigmi acquisiti ; nella fattispecie, mi ha (ri)portato indietro alle ore preparate per preparare gli esami di fisiologia, e dalle mie elucubrazioni di allora su questo essere umano (alquanto astratto) di sesso maschile, altezza e peso prefissati, che (mi pare di ricordare) era il felice possessore dei parametri di "normalità". E allora mi interrogavo su questa equivalenza (per lo meno implicita, se non direttamente espressa) tra normalità e salute, che pure risulta fortemente codificata nella nostra società, ad esempio nelle rappresentazioni dell’uomo vitruviano, ormai divenuto icona della modernità occidentale (e non a caso nella sua rappresentazione davinciana, e non ad esempio nella rappresentazioni precedenti di Cesare Cesariano o di Antonio da Sangallo o, per citare un altro Immortale dell’arte, lo studio delle proporzioni di Durer, o ancora il Modulor di Le Corbusier… tra l’altro, proprio a proposito del Modulor, il corpo femminile fu considerato solo in un secondo momento e rifiutato come fonte di armonia proporzionale! ) .
Qualcuno potrebbe forse giudicare fuori testo questo mio intervento, ma invito a pensare come tutti questi esempi di studi sottintendevano un differente modo di "misurare" e di "esaminare" l’uomo…
Mutatis mutandis, non é forse questo che siamo chiamati a compiere, in estrema sintesi, noi medici del lavoro ?
Misurare e esaminare ?
L’immagine leonardesca dell’uomo vitruviano é diventata il simbolo o forse meglio ancora la metafora di una armonia ideale, da esportare anche nel campo della ricerca… la razionalità della ricerca come strumento per "capire", ma anche per contraporre un concetto positivo ad una realtà non sempre altrettanto armonica... la sua fortuna attraverso i secoli in fondo non é che espressione di questo "positivismo" (ante litteram, ovviamente !). L'uomo vitruviano dunque é una metafora dell’aspirazione umana ad esorcizzare il lato irrazionale nella storia e nella scienza dell'uomo.
Il nostro "homo physiologicus" é forse qualcosa di diverso, o non ne é piuttosto l'immagine speculare, un "gemello" in campo medico ?
La scienza medica (e gia’ l’uso del termine scienza e’ indicativo!) misura e astrae, nel tentativo di elaborare una legge universale.
Ritornando allo specifico ed al mio piccolo, e semplificando al massimo (e spero sarà perdonato per il tentativo di similitudine e l’excursus iconografico), ho sinora pensato che lavorare a partire da dati ricavati su tali astrazioni debba necessariamente significare temperare, ma forse sarebbe meglio dire (ri)considerare il nostro operato a partire dalla realtà della persona e del suo posto di lavoro, in qualche modo riconoscendo quella "irrazionalità" che l’asepsi degli studi scientifici derivati dal metodo galileiano tenderebbe ad escludere (e bene quindi che una persona dalla indubbia preparazione scientifica come Nofer ci inviti a passare dall’Universale al Particolare). Per aggiungere altri dubbi, questo non contrasta con la visione maggioritaria che vorrebbe i medici del lavoro dediti alla ricerca delle cause "specifiche"?
Potrebbe realmente il nostro smettere i panni di tecnocrati risolvere la questione? perché ( e spero tu capisca la provocazione ed abbia una arguta bonaria e risolutiva risposta a questa mia provocazione) non sono sicuro che per poter realmente affrontare un simile argomento come la differenza di genere sia sufficiente conoscere "la percentuale di soggetti di riferimento di genere femminile nella statistiche e nei lavori utilizzati come criterio di stima dei rischi lavorativi"… ma d'altronde non credo che nemmeno tu creda questo, sbaglio?

tcam

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  • Re: 1,2,3....START ! le differenze di genere
  • (07/05/2010 01:11)

Ho una irrazionale paura, terrore direi, delle certezze, delle convinzioni, di ogni meccanicismo protettivo e consolatorio.
Forse perché sono un insicuro e per questo mi sembra che la risposta giaccia sempre sulla circonferenza ad un raggio di distanza da me.
Non sono dotato di un pensiero coerente e risento del fascino dell’indeterminato, dell’incerto, dell’irrisolto. Detesto infatti tutto ciò che appare così definito ed indiscutibile da richiedermi solo l’ordine esecutivo.
Le certezze mi appaiono come il recinto in cui sentirsi appagati e sereni, nutriti da foraggi destinati al nostro divenire ponderale.
Non voglio con ciò affermare che una scienza fondata su una speculazione equilibrata per genere possa risolvere le incertezze di cui essa è naturalmente pervasa, tanto da renderla risolutivamente e noiosamente affidabile.
Ho tuttavia la convinzione che il suo strabismo convergente la svuoti di ogni ipotetica efficacia, tanto più rilevante quanto più universale, confinandone le azioni sulla taglia unica XY.
Solo il pensare ad una medicina a taglia unica dovrebbe far rabbrividire e il genere non è l’unica variabile.
Il presente e il prossimo futuro ci riservano sorprese e novità attese e le variabili incalzanti da affrontare saranno molteplici e oltre al genere ci dovremo confrontare quantomeno con le risposte multietniche alle noxae, con la procreazione tardiva, con il prevedibile aumento dell’età di congedo lavorativo, con il rapido ed incontrollato evolvere delle tecnologie e dei mercati che le inducono.
Ma se alcuni temi che coinvolgeranno di necessità il prossimo futuro dei residui medici del lavoro formati sul sapere del 900, possono essere affrontati in progressione parallela con il divenire ed il mutare del mondo del lavoro, altri che sono già nei fatti non ammettono dilazione.
Rinunciare a correggere il proprio indirizzo di tutela e promozione della salute adottando modelli disfasici in piena coscienza o in totale ignoranza o indifferenza, implica ammettere e consolidare la abdicazione a quel ruolo di eccellenza che ciascuno di noi rivendica con valide ragioni nella riaffermazione della propria immagine professionale.
Non dubitare delle nostre certezze che sono non infrequentemente degli artefatti di comodo, delle semplificazioni convenzionali e riduttive di ciò che accade quotidianamente sotto in nostro sguardo sapientemente e diversamente orientato o predeterminare come minore ciò che ha minor voce investendo le nostre risorse, nella migliore delle ipotesi, nell’indagine di conferma o di esclusione del già noto, significa accettare un protettivo ruolo di consenso.

Tcam

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