Mi occupo di sicurezza ed organizzazione, inoltre sono RSPP in una azienda di 250 dipendenti; ho avuto modo di notare come il "trattamento" riservato alla cartella sanitaria, sia diverso fra azienda ed azienda, e come molte interpretazioni intervangano nella gestione.
Anche in caso di dimissioni del dipendente, a volte la cartella sanitaria é tenuta in azienda, a volte é rilasciata copia al dipendente, altre volte il dipendente si porta via l'originale. Non mi é mai capitato però di notare una assunzione in azienda di un dipendente che porta con sé la cartella sanitaria del lavoro precedente.
Anche da parte mia vi é un po' di confusione: é possibile avere qualche ragguaglio sull'iter corretto che deve subire questo documento, e quali sono le azioni corrette che il datore di lavoro deve effettuare (o imporre) per garantire sia il medico competente, sia il lavoratore?
billi
A totale conferma di quanto riportato nel messaggio precedente aggiungasi che in alcuni settori lavorativi quali edilizia ed agricoltura alcuni lavoratori cambiano datore di lavoro anche dieci volte l'anno: le procedure per la trasmissione della cartella sanitaria sono assolutamente discrezionali e quasti lavoratori si ritrovano ad avere dieci libretti sanitari e, quel che piu' e' grave, dieci accertamenti sanitari collaterali IN UN ANNO ( anche RX?). Mi associo alla richiesta: c'e' qualche procedura standardizzata per la trasmissione del documento sanitario a parte quella, non sempre rispettata di consegnare copia degli accertamenti?
Il problema posto dal collega è di attualità soprattutto in certe piccole aziende ed in certi settori produttivi ( piccoli calzaturifici, imprese edili, ecc. ). In ottemperanza a quanto previsto dal D.L. 626/94 e succ. la Cartella Sanitaria deve essere conservata in Aienda a cura del datore di Lavoro e una copia della medesima deve può essere richiesta dal Lavoratore alla cessazione del rapporto lavorativo con la medesima. A tal proposito, aggiungendo altre problematiche a quelle evidenziate da BILLI , mi permetto di fare queste osservazioni:
1) Secondo il buon senso , la cartella Sanitaria dovrebbe accompagnare il lavoratore in tutte le sue peregrinazioni da un'Azienda all'altra ( che senso ha lasciare marcire negli archivi di una azienda informazioni sanitarie che possono rivelarsi utilili al fine di di tutelare la salute del lavoratore ).
2) Per quanto tempo il datore di lavoro deve conservare tale documentazione?
3) in caso di chiusura dell'Azienda dove e da chi e per quanto tempo devono essere conservate le Cartelle Sanitarie?
4) Nei vari passaggi da un'azienda e l'altra , la pratica quotidiana, dimostra che è impossibile recuperare tutti gli accertamenti sanitari a cui il lavoratore viene sottoposro, per tale motivo, il medico competente al momento della formulazione del giudizio di idoneità, in mancanza di dati recenti esibiti dal lavoratore, deve sottopporre lo stesso ad esami inutili.
In considerazione di tali osservazioni, mi chiedo e chiedo a tutti i colleghi, non sarebbe opportuno che l'articolo di legge che regola la gestione della cartella sanitari venga modificato in tal senso: Al momento della cessazione del rapporto lavorativo il datore di lavoro deve consegnare la cartella sanitaria ( non la copia ) al lavoratore che dovrà consegnarla al medico competente della nuova azienza. In tal modo il medico dovrà aggiornare la stessa, con i nuovi accertamenti sanitari. Inoltre avrà in suo possesso una Anamnesi lavorativa completa e non parziale come succede ora.
Quadrini
billi
Il collega Quadrini ha centrato in pieno l'argomento: che senso ha conservare in azienda decine e decine di documenti sanitari che servono solo a quel lavoratore, ai fini della ricostruzione della sua attivita' lavorativa, e non all'azienda? L'azienda potrebbe conservare copia dei documenti e ricevuta dell'avvenuta consegna al lavoratore ( o direttamente alla nuova azienda) per dimostrare l'ottemperanza fin che il lavoratore e' stato assunto Correttissima la proposta del collega: il libretto ed i documenti sanitari come il Libretto di lavoro! Che seguano per legge il lavoratore.
D'accordo quasi su tutto. Se occorre fare la copia per archiviarla in Azienda, tanto vale che la copia la prenda il lavoratore! In fin dei conti l'Azienda ha pagato gli accertamenti sanitari e la stessa compilazione della cartella sanitaria, e sarà buona logica che tenga l'originale! E questo, seppur macchinoso, mi sembra l'unico modo per poter documentare gli accertamenti sanitari eseguiti, anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro. Salvo che non cambino le leggi, nel senso di snellire e codificare la procedura del rilascio della cartella sanitaria o della copia. Io mi trovo molto spesso a fotocopiare cartelle, senza quasi mai riuscire ad averne almeno una copia. Se poi spero di averla in tempo utile per la prima visita, allora la pecentuale positiva si approssima allo zero assoluto! Ad meliora! Buon lavoro! (Non tutto è perduto, sapeste come ho imparato a fare le fotocopie!) Picpus.
"La cosa più incomprensibile dell'universo è il fatto che l'universo sia comprensibile" A. Einstein
caro Picpus, il fatto che gli accertamenti sanitari sono a carico dell'azienda, ciò non significa che si debba tenere presso la medesima copia degli accertamenti sanitari per giustificare la spesa.
Per ovviare a quella consuetudine, ormai radicata , di passare ore a fotocopiare la cartella sanitaria , da consegnare al lavoratore , c'è un modo semplicissimo:
La cartella Sanitaria può essere è predisposta in triplice copia ( prassi affermata nella provincia in cui opero ), di cui una copia rimane in azienda, una copia nell'archivio del medico competente, un consegnata al lavoratore.
Il problema si presenta allorquando il lavoratore non si abitua a conservare le copie degli accertamenti sanitari periodici, ritenendolo inutili. I lavoratori debbono imparare a conservare la copia di tutti gli accertamenti eseguiti dal medico competente: solo allora al momento di iniziare un nuovo lavoro, potranno consegnare al nuovo M.C. la copia completa della scheda sanitaria.
Tuttavia rimango del parere che al momento della cessazione del rapporto lavorativo con una azienda, questa , assieme al libretto di lavoro debba consegnare anche la scheda sanitaria originale.
per eventuali controllo da parte dell'ASL, esiste sempre una copia degli accertamenti sanitari presso l'archivio del medico competente.
Saluti Quadrini
billi
Non riesco proprio a capire come possa essersi radicata la convinzione in molti colleghi che, essendo pagati dal datore di lavoro (obbligato a farlo per legge) gli accertamenti sanitari siano di sua proprieta'. Allora, partendo da questo presupposto, in caso di rischio biologico essendo a carico del datore di lavoro anche le vaccinazioni il lavoratore che si dimette o licenziato dovra' subire la plasmaferesi per lasciare in azienda gli anticorpi (pagati dal datore di lavoro). Ma non scherziamo: come diceva Quadrini ci sono tanti modi per dimostrare l'ottemperanza alla legge e la conservazione dei documenti sanitari mi sembra proprio la meno adatta.
Evidentemente non sono stato sufficientemente chiaro! La conservazione della cartella sanitaria in Azienda non serve assolutamente a giustificare la spesa del Datore di lavoro! Sinceramente, personalmente non può importarmene meno! Ma visto che confermate che quanto dato in mano al lavoratore spesso finisce nel cestino, la cartella presso l'Azienda rimane l'unico modo per reperire la storia clinico-lavorativa del soggetto! Io personalmente continuo a far prima a fotocopiare che scrivere due o tre volte! Oppure, dove reperire, e che formato ha una cartella in triplice copia, già predisposta? Inoltre non vedo perchè io debba tenere una copia delle cartelle sanitarie di tutti i lavoratori da me seguiti! Occorrerebbe un archivio di non so quali dimensioni. Senza considerare i problemi connessi alla legge sulla privacy. Il problema rimane aperto, e ne stiamo discutendo, ma la soluzione della triplice copia non mi sembra migliore della fotocopia fatta all'occorrenza. Buon lavoro!
"La cosa più incomprensibile dell'universo è il fatto che l'universo sia comprensibile" A. Einstein
Cara billi, la conservazione della cartella sanitaria in Azienda, sarà pure la modalità meno adatta, ma tutt'ora rinane la migliore, e comunque è prevista dalla legge! Dura lex, sed lex! Buon lavoro.
"La cosa più incomprensibile dell'universo è il fatto che l'universo sia comprensibile" A. Einstein
Durante l'attività lavorativa del dipendente, la cartella sanitaria é custodita dal Datore di lavoro, il Medico Competente ne é il responsabile e deve garantirne la privacy al dipendente. La copia tenuta dal Datore di Lavoro anche dopo le dimissioni del dipendente credo che violi le norme sui dati personali sensibili. Mi sembra corretto che l'originale segua il dipendente così come detto da Quadrini e da Billi. A tutela del Datore di Lavoro, (anche se non ho notizia che sia mai stato necessario ricorrere ai dati della cartella sanitaria per tutelare il DL !), mi sembrerebbe più efficace la visita di fine rapporto di lavoro, così come il D.Lvo n. 25 del 2002 sui rischi chimici sta rendendo obbligatorio.
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