Ho notato che un argomento proposto da Alessio ha suscitato un vivace dibattito in poche ore; non altrettanto l' argomento proposto dal sottoscritto( non sono medico competente) il 5 novembre.Siccome ho notato che gente che ha voglia di digitare se ne trova, ripropongo umilmente l 'argomento.
E' accertato che la mancanza di luce solare ( o la diminuizione dell'esposizione a questa) possa creare danni al benessere psicofisico delle persone? Se si quando ciò avviene in ambito lavorativo quale è l'orientamento del medico competente . grazie
Se per esposizione alla luce solare si intende un lavoro all'aperto in genere è l'esposizione alla luce solare che rappresenta una eccezione per le normali attività lavorative (es. marittimi, agricoltori, asfaltatori, edili ecc.). La stragrande maggioranza delle persone svolge la propria attività lavorativa in ambienti chiusi ove la luce solare arriva filtrata dai vetri (non penetrano i raggi U.V.).
Se la domanda mirava a conoscere gli effetti della carenza di luce naturale nelle attività lavorative il problema può assumere altri aspetti .
La luce artificiale, infatti, non sempre è in grado di surrogare lo spettro elettromagnetico della luce solare e per questo ci possono essere condizioni nelle quali si possono creare affaticamenti visivi (es lavori di precisioni, lavori ai videoterminali ecc.) o condizioni di aumentato rischio infortunistico. Il medico "competente" può intervenire in fase di parere nei progetti di nuove attività lavorative (1/10 superficie fenestrata ecc.) e in fase di sopralluogo (es. ambienti ove si svolgono attività con videoterminali).
Ambienti di lavoro idonei anche sotto l'aspetto illuminotecnico sono senz'altro indispensabili per il benessere psicofisico dei lavoratori.
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