Costruire comportamenti per ottenere risultati
L’Italia si colloca in fondo alla classifica europea in tema di infortuni sul lavoro. Questo dato colpisce particolarmente se si pensa al grande numero di enti e di istituzioni che si dedicano allo studio e alla sorveglianza in materia di sicurezza. La riduzione degli occupati in lavorazioni pericolose non è accompagnata da una corrispondente diminuzione degli infortuni. La costante riduzione degli incidenti è, infatti, troppo lieve a fronte del massiccio e continuo trasferimento delle lavorazioni ad alto rischio in Paesi dell’Est europeo o dell’Estremo Oriente e del costante aumento di persone con mansioni manageriali.
Omissis………………………………
Il sistema ispettivo
Sanzionatorio
Il sistema vigente in tema di sicurezza sul lavoro è basato su un assunto fondamentale, il mancato rispetto delle norme può soltanto essere frutto di malafede o di dolo da parte del datore di lavoro o, sia pure più raramente, dello stesso lavoratore. Non è infrequente, infatti, che a valle di un incidente grave si scateni la corsa alla ricerca della colpa invece che della causa. Naturalmente, essendo la colpa perseguibile civilmente e penalmente, implica la liceità o, meglio, l’opportunità della sanzione nei confronti del “colpevole”. La ricerca della colpa comporta, però, diverse conseguenze, in genere a danno di chi, azienda e lavoratore, subisce o potrebbe subire un infortunio. Viene perseguita e multata, pertanto, l’impresa che non abbia ottemperato scrupolosamente alla normativa sulla formazione o sulla dotazione di dispositivi di protezione individuale. È ripreso o formalmente sanzionato, fino alla perdita della retribuzione, il lavoratore che non applichi il regolamento di sicurezza.
L’escalation che deriva da un sistema di questo tipo è perversa, da un lato, e largamente inefficace, dall’altro; le imprese devono dotarsi di sistemi burocratici al fine di poter provare la propria “innocenza” in caso di infortunio e questo comporta, in un circolo vizioso, la necessità di poter documentare l’avvenuta vigilanza attraverso l’erogazione di sanzioni ai dipendenti trasgressori. D’altra parte, in assenza di altre soluzioni al problema, il permanere di un elevato tasso di infortuni spinge legislatori ed enti preposti al continuo inasprimento delle pene e a pesanti provvedimenti, come, per esempio, l’inversione dell’onere della prova. Insomma, sempre più ispezioni e più sanzioni, almeno per chi rimane a produrre in Italia. Purtroppo, come tutti i sistemi punitivi, anche quello istituito per il controllo dei comportamenti di sicurezza tende a generare comportamenti di evitamento dei controlli o a porre l’attenzione sugli aspetti formali in grado di evitare la sanzione, assai più che su quelli sostanziali in grado di evitare il danno. Avere a disposizione una scappatoia o poter documentare in giudizio di “essere dalla parte della ragione” è diventato, in alcuni casi, il principale obiettivo in tema di sicurezza. Non è infrequente, dopo un infortunio o dopo grandi disastri, come la caduta di funivie e scontri di convogli ferroviari, assistere a un serrato conflitto tra l’azienda e il lavoratore per individuare la parte da sanzionare, con ben poche speranze, quale che sia l’esito del confronto giudiziario, di impedire il ripetersi dell’evento.
Continua…………………
Intero articolo su:
http://www.behaviorbasedsafety.it..._Algarotti_Ambiente_Sicurezza.pdf
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Tcam
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E' il sistema aziendale ( datore,RSPP, medico competente, RLS e lavoratori ) che deve far si che gli infortuni e le malattie professionali diminuiscano .
E' facile dare la colpa al lavoratore come se ogni mattina inizia a lavorare con l'unico scopo di trovare la maniera per farsi del male .
Questi signori sono a conoscenza degli art.589 e 590 del codice penale ?
Sono in grado di differenziare tra doloso e colposo e definire il nesso di causa?
Conoscono il 758?
Sanno dell'esistenza del metodo " sbagliando si impara" per l'analisi degli infortuni sul lavoro ?
tcam il 15/01/2011 08:54 ha scritto:
Costruire comportamenti per ottenere risultati
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Tcam
Il tema fu affrontato anni fa in un Convegno sull' "Errore Umano" a Urbino. In una relazione ("La quadratura del cerchio")affrontavo proprio questo tema: passare dalla cultura della colpa alla ricerca delle cause attraverso anche l'analisi dei comportamenti (di tutti:; azienda, lavoratori, tecnici, esperti, organi di vigilanza). In quella sede, per rimanere in sintonia con altri interventi della serata, avevo di fronte (e contro, bonariamente ovviamente) Deidda, che da buon magistrato riteneva prioritaria l'individuazione della responsabilità (colpa).Il problema però è che la colpa presuppone il reato, l'evento già accaduto o comunque "accadendo" mentre la ricerca delle cause attraverso l'analisi dei comportamenti e delle procedure permette di passare dalla colpa, alla previsione, e finalmente alla prevenzione. La questione è assai complessa, e non basta parlare di "cultura della prevenzione" in modo predicatorio o nozionistico, occorre trovare le chiavi per trasformare la conoscenza in esperienza vissuta, in pratica concreta. Questa tematica la stiamo affrontando ad esempio in una serie di corsi per dirigenti e preposti delle Asl, che stiamo facendo da settembre nelle ASL della Romagna, in cui al posto delle vecchie lezioni frontali applichiamo la tecnica del teatro d'impresa: i dirigenti e preposti diventano veri e propri attori, interpretando di fatto (ma coscientemente) se stessi copioni che riproducono situazioni concrete, reali. Il bello è che i copioni, soprattutto i finali, cambiano di volta in volta perché gli attori, interpretando se stessi, trovano ogni volta nuove soluzioni. I risultati ci dicono che se anziché spiegare loro cosa e come devono fare, gli facciamo rivivere in teatro le situazioni quotidiane, sono loro stessi che trovano le soluzioni, e loro stessi che individuano le necessità formative anche di carattere "nozionistico". E le successive iniziative di formazione tecnica vengono non solo seguite, ma richieste in prima persona.
Hai seguito il IV Congresso Europeo sulla B-B S a Venezia nell'Aprile 2010?
Il metodo appare molto interessante e offre una visione rivoluzionaria del concetto di promozione/prevenzione.
Perchè secondo te se ne parla così poco e se ne sa quasi niente?
Forse perchè è comunque più facile per tutti cercare colpevoli che soluzioni?
Tcam
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tcam il 16/01/2011 10:37 ha scritto:
Hai seguito il IV Congresso Europeo sulla B-B S a Venezia nell'Aprile 2010?
Il metodo appare molto interessante e offre una visione rivoluzionaria del concetto di promozione/prevenzione.
Perchè secondo te se ne parla così poco e se ne sa quasi niente?
Forse perchè è comunque più facile per tutti cercare colpevoli che soluzioni?
Tcam
Sono sincero: non mi piace la BBS. E' tutta, e solo, incentrata sul comportamento del lavoratore, unico responsabile (in senso sia positivo che negativo) dell'accadimento o dell'evitamento degli infortuni. In realtà non ha nulla di nuovo, è una versione moderna della vecchia teoria dell'errore umano. Appartiene, ad esempio, alla filosofia della BBS anche la campagna sulla sicurezza del Ministero del Lavoro ("la pretende chi si vuole bene").
Ho tra i miei clienti alcune multinazionali che ragionano esattamente in quel modo, facendo carico ai lavoratori, e sostanzialmente solo ad essi, della responsabilità della riduzione del fenomeno infortunistico.
Sia chiaro, anche il comportamento dei lavoratori è importante, ma la prevenzione deve far parte di una filosofia aziendale globale, e questo concetto non va d'accordo con la BBS.
bernardo il 17/01/2011 09:24 ha scritto:
Sono sincero: non mi piace la BBS. E' tutta, e solo, incentrata sul comportamento del lavoratore, unico responsabile (in senso sia positivo che negativo) dell'accadimento o dell'evitamento degli infortuni. In realtà non ha nulla di nuovo, è una versione moderna della vecchia teoria dell'errore umano. Appartiene, ad esempio, alla filosofia della BBS anche la campagna sulla sicurezza del Ministero del Lavoro ("la pretende chi si vuole bene").
Ho tra i miei clienti alcune multinazionali che ragionano esattamente in quel modo, facendo carico ai lavoratori, e sostanzialmente solo ad essi, della responsabilità della riduzione del fenomeno infortunistico.
Sia chiaro, anche il comportamento dei lavoratori è importante, ma la prevenzione deve far parte di una filosofia aziendale globale, e questo concetto non va d'accordo con la BBS.
Non vorrei apparire insistente ma la B-BS, cioè una condizione di sicurezza e salute nel lavoro in cui "la politica aziendale" non è orientata all'individuazione degli errori e dei loro responsabili secondo una logica di condizionamento punitivo (positivo o negativo esso sia), bensì in un percorso in cui il lavoratore, per un principio di condizionamento operativo sia portato verso comportamenti costruttivi del proprio benessere ( e ciò comporta coscienza e conoscenza) avendone un rinforzo (negativo o positivo), non mi sembra così sconveniente. Certo è molto più facile, apparentemente almeno,inondare i lavoratori di DPI, che sono peraltro un business di grande portata o blindare i luoghi di lavoro (altro affarone)con dispositivi di protezione collettiva a prova di imbecille, che non fornire strumenti di comprensione e partecipazione alla gestione della propria sicurezza. O no?
Ricordiamoci che la sicurezza fondata su un comportamento corretto prevede di beneficiare chi lavora, mentre nel sistema attuale si considera, appena al di là della protezione collettiva ed individuale, solo il regime punitivo e delle responsabilità personali.
Così mi pare, ma posso sbagliare.
Tcam
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tcam il 17/01/2011 09:49 ha scritto:
Non vorrei apparire insistente ma la B-BS, cioè una condizione di sicurezza e salute nel lavoro in cui "la politica aziendale" non è orientata all'individuazione degli errori e dei loro responsabili secondo una logica di condizionamento punitivo (positivo o negativo esso sia), bensì in un percorso in cui il lavoratore, per un principio di condizionamento operativo sia portato verso comportamenti costruttivi del proprio benessere ( e ciò comporta coscienza e conoscenza) avendone un rinforzo (negativo o positivo), non mi sembra così sconveniente.
Così mi pare, ma posso sbagliare.
Tcam
Ovviamente il tema è molto complesso. D'accordo sulla inutilità sostanziale dell'approccio punitivo. Ma la BBS incentra tutto, come giustamente osservi tu, sul "condizionamento operativo" del lavoratore. Semplificando (e come sempre le semplificazioni non consentono un esame approfondito): glie "esperti" decidono procedure e comportamenti da adottare da parte dei lavoratori, poi "condizionano" i lavoratori ad adottare comportamenti "idonei e aderenti" alle procedure individuate. Io penso invece che la sicurezza (e la tutela della salute) debba essere un obiettivo comune aziendale, e che i comportamenti corretti debbano interessare prima di tutto i debitori di salute (cioè datori di lavoro, dirigenti, preposti) e contestualmente anche i lvoratori, secondo percorsi costruiti congiuntamente. Insomma: BBS si, ma non solo per i lavoratori!
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