Una domanda rapida e forse banale: qualcuno di voi segue benzinai? I vostri sono iscritti al registro degli esposti per agenti cancerogeni? Ve lo chiedo perchè in una realtà che seguo che opera solo in self service (limitandosi ad aiutare i clienti in difficoltà) ha ricevuto un'ispezione dell'ASL che ha prescritto il registro degli esposti.
A mio avviso l'esposizione è paragonabile a quella della popolazione generale, se invece devo partire dal presupposto che anche una molecola di benzene può farmi venire la leucemia allora non c'è margine di discussione.
Voi cosa ne pensate?
Vi ringrazio
In un distributore mi sono sentito dire da chi ha fatto il dvr (ovviamente dietro mia grande collaborazione), che non c'era rischio cancerogeno, e che quindi non andava fatto registro degli esposti.
In un altro, essendo io a decidere, l'ho fatto aprire con i dati di esposizione forniti dall'ENI.
comunque, per sicurezza, a tutti i benzinai io faccio fare gli esami (benzene urinario di solito, visto che il t,t muconico non serve a una mazza)
io non seguo benzinai,ma un laboratorio di analisi ambientali dove vengono utilizzati degli standard come il benzene per condurre le analisi (la cosa avviene in maniera sporadica-1-2 volte al mese, sotto cappa aspirante ed adeguati dpi). I campionamenti ambientali non sono significativi (peraltro il laboratorio si affaccia su una zona ad alto traffico veicolare). Il datore di lavoro, biologo, non voleva saperne di istituire il registro cancerogeni, in quanto le valutazioni ambientali effettuate al di fuori del laboratorio non discostavano da quelle indoor, ma lo spsal lo prescritto e non c'è stata discussione.
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
eleonora.c il 31/03/2011 10:35 ha scritto:
Il datore di lavoro, biologo, non voleva saperne di istituire il registro cancerogeni, in quanto le valutazioni ambientali effettuate al di fuori del laboratorio non discostavano da quelle indoor, ma lo spsal lo prescritto e non c'è stata discussione.
Non è un Ufficio Pubblico a poter decidere: è il DdL a dover valutare.
Ciò non implica che il DdL possa decidere ad libitum, ma a maggior ragione se è uno che fa analisi ambientali voglio sperare che sappia come si sta in un laboratorio.
Io avrei fatto ricorso anche fino in paradiso, perchè:
1) il benzene che si utilizza come standard per analisi ambientali è già diluito a titolo noto, di solito 500 ng/ml. Per gli eventuali ospiti non medici che si trovino a leggere, ricordo che 1 mg= 1000 microgrammi= 1.000.000 nanogrammi.
2) la confezione è una fiala da 1 ml, che quindi contiene necessariamente 500 ng.
3) per allestire gli standard a soglia di rilevabilità assai bassa (altrimenti non si arriva al valore di 1/10 di TLV necessario per essere attendibili) lo standard viene nuovamente ridiluito, di solito si fanno diluizioni 1:100, 1:50, 1:20, 1:10 a volte anche 1:2per verificare la linearità della curva di calibrazione.
4) la possibilità di evaporare è data dalla evaporabilità del diluente, in necessaria proporzione,
5) atteso il costo degli standard e la necessità di avere più di uno standard per ogni concentrazione, si tende ad utilizzare tutto il millilitro acquistato, e al massimo si può avere una "perdita per vaporazione" di 50 microlitri della soluzione madre. Infatti, le diluizioni utilizzate come standard operativi vengono immesse direttamente nel solvente e il vial viene tempestivamente tappato a tenuta e da lì non esce.
6) anche ammettendo che ci si dimentichi l fialetta aperta ed evaporino 100 microlitri, in 100 microlitri ci possono essere al più 50 ng di benzene. Anche ammesso che non lavorino sotto cappa, in aria saranno andati 50 ng, se pure restassero tutte le molecoline di benzene di questi 50 ng ferme in 1 solo mc, e che questo 1 mc segua l'operatore per tutte le 8 ore, alla fine il laboratorista è stato esposto per 1 giorno a 50 ng/mc.
Il Valore limite per il benzene in ambienti di vita è di 10 microgrammi/mc, quello per gli esposti professionali è di 1,6 mg/mc.
Dal che deduciamo che il laboratorista è esposto "per lavoro" a benzene in concentrazioni pari a 1/200 delle esposizioni accettabili per gli ambienti di vita e a 1/32000 di quelle ritenute ammissibili per gli ambienti di lavoro.
Questo a mio avviso significa che non si possono ritenere esposti nemmeno se preparassero questi standard tutti i santissimi giorni che il Grande Biologo manda in terra.
E quindi quello spisal ha commesso un immotivato abuso che dimostra come coloro che hanno avanzato questa "pretesa" facciano un mestiere di cui non capiscono una mazza.
Giusto per farvelo notare, se pure accadesse l'incidente di sversare l'intero ml di standard diluito, e sempre ipotizzando che l'evaporazione resti in un solo mc, avremmo comunque 0,5 microgrammi/mc.
Poichè un locale di laboratorio non ha mai una volumetria inferiore a 36 - 40 mc, parliamo più verosimilmente di 0,012 microgrammi/mc, equivalenti a 0,000012 mg/mc.
Il titolare del laboratorio non è certo del suo buon diritto, se no avrebbe fatto eccome ricorso, e con questi numeri avrebbe anche vinto, perchè i giudici, per quanto poco preparati scientificamente, alle equivalenze ancora ci arrivano.
Comunque, giusto per tornare al problema dei distributori, visto che non leggo mai nessuno che lo ricorda, sottolineo che l'eventuale esposizione a benzene può sussistere solo per le emissioni delle marmitte che non sono a temperatura, ovvero sono esaurite come catalizzatori. Se mai qualcuno di voi MC si prendesse la briga di chiedere le differenze di composizione chimica generale tra la benzina e il gasolio, potrebbe effettuare il dosaggio degli acidi metilippurici urinari, atteso che il grosso dell'antidetonante è una miscela di isomeri dello xilene, prevalentemente il p-xilolo e quindi con elevati livelli di acido p-metilippurico, anche se sempre al di sotto dei fatidici 1600 mg/g CreaU. Eppure, mai nessuno che lo segnali nelle ambientali...
Infine, come cancerogeni cui sono potenzialmente esposti gli addetti all'erogazione carburante mi permetto di ricordarvi gli IPA, che stanno alle marmitte dei diesel come il benzene incombusto sta a quelle delle vetture a benzina.
Per mia esperienza, le pompe con tettoie fanno rilevare livelli di IPA più alti di quelli di una città con traffico normale, perchè non ce la fanno a disperdersi, per cominciare, e perchè a fine giornata ogni macchina che passa li risolleva da terra dove sedimentano quando ritornano allo stato solido che hanno a temperatura ambiente.
La leucemia benzenica era detta anche "leucemia dei garagisti", non è mai stata la "leucemia dei benzinai": anche prima delle pistole di erogazione aspirate; non è l'erogazione, il problema del benzene, ma l'incombusto che esce dalla marmitta.
Solo che ammetterlo avrebbe delle notevoli implicazioni sui profitti delle 7 sorelle (ma anche di quelli dei loro fratelli, tutti figli di padri estremamente numerosi)
Nofer
--------------------------------------------------------------------
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
nofertiri9 il 01/04/2011 12:12 ha scritto:
Non è un Ufficio Pubblico a poter decidere: è il DdL a dover valutare.
Ciò non implica che il DdL possa decidere ad libitum, ma a maggior ragione se è uno che fa analisi ambientali voglio sperare che sappia come si sta in un laboratorio.
Io avrei fatto ricorso anche fino in paradiso, perchè:
1) il benzene che si utilizza come standard per analisi ambientali è già diluito a titolo noto, di solito 500 ng/ml. Per gli eventuali ospiti non medici che si trovino a leggere, ricordo che 1 mg= 1000 microgrammi= 1.000.000 nanogrammi.
2) la confezione è una fiala da 1 ml, che quindi contiene necessariamente 500 ng.
3) per allestire gli standard a soglia di rilevabilità assai bassa (altrimenti non si arriva al valore di 1/10 di TLV necessario per essere attendibili) lo standard viene nuovamente ridiluito, di solito si fanno diluizioni 1:100, 1:50, 1:20, 1:10 a volte anche 1:2per verificare la linearità della curva di calibrazione.
4) la possibilità di evaporare è data dalla evaporabilità del diluente, in necessaria proporzione,
5) atteso il costo degli standard e la necessità di avere più di uno standard per ogni concentrazione, si tende ad utilizzare tutto il millilitro acquistato, e al massimo si può avere una "perdita per vaporazione" di 50 microlitri della soluzione madre. Infatti, le diluizioni utilizzate come standard operativi vengono immesse direttamente nel solvente e il vial viene tempestivamente tappato a tenuta e da lì non esce.
6) anche ammettendo che ci si dimentichi l fialetta aperta ed evaporino 100 microlitri, in 100 microlitri ci possono essere al più 50 ng di benzene. Anche ammesso che non lavorino sotto cappa, in aria saranno andati 50 ng, se pure restassero tutte le molecoline di benzene di questi 50 ng ferme in 1 solo mc, e che questo 1 mc segua l'operatore per tutte le 8 ore, alla fine il laboratorista è stato esposto per 1 giorno a 50 ng/mc.
Il Valore limite per il benzene in ambienti di vita è di 10 microgrammi/mc, quello per gli esposti professionali è di 1,6 mg/mc.
Dal che deduciamo che il laboratorista è esposto "per lavoro" a benzene in concentrazioni pari a 1/200 delle esposizioni accettabili per gli ambienti di vita e a 1/32000 di quelle ritenute ammissibili per gli ambienti di lavoro.
Questo a mio avviso significa che non si possono ritenere esposti nemmeno se preparassero questi standard tutti i santissimi giorni che il Grande Biologo manda in terra.
E quindi quello spisal ha commesso un immotivato abuso che dimostra come coloro che hanno avanzato questa "pretesa" facciano un mestiere di cui non capiscono una mazza.
Giusto per farvelo notare, se pure accadesse l'incidente di sversare l'intero ml di standard diluito, e sempre ipotizzando che l'evaporazione resti in un solo mc, avremmo comunque 0,5 microgrammi/mc.
Poichè un locale di laboratorio non ha mai una volumetria inferiore a 36 - 40 mc, parliamo più verosimilmente di 0,012 microgrammi/mc, equivalenti a 0,000012 mg/mc.
Il titolare del laboratorio non è certo del suo buon diritto, se no avrebbe fatto eccome ricorso, e con questi numeri avrebbe anche vinto, perchè i giudici, per quanto poco preparati scientificamente, alle equivalenze ancora ci arrivano.
Comunque, giusto per tornare al problema dei distributori, visto che non leggo mai nessuno che lo ricorda, sottolineo che l'eventuale esposizione a benzene può sussistere solo per le emissioni delle marmitte che non sono a temperatura, ovvero sono esaurite come catalizzatori. Se mai qualcuno di voi MC si prendesse la briga di chiedere le differenze di composizione chimica generale tra la benzina e il gasolio, potrebbe effettuare il dosaggio degli acidi metilippurici urinari, atteso che il grosso dell'antidetonante è una miscela di isomeri dello xilene, prevalentemente il p-xilolo e quindi con elevati livelli di acido p-metilippurico, anche se sempre al di sotto dei fatidici 1600 mg/g CreaU. Eppure, mai nessuno che lo segnali nelle ambientali...
Infine, come cancerogeni cui sono potenzialmente esposti gli addetti all'erogazione carburante mi permetto di ricordarvi gli IPA, che stanno alle marmitte dei diesel come il benzene incombusto sta a quelle delle vetture a benzina.
Per mia esperienza, le pompe con tettoie fanno rilevare livelli di IPA più alti di quelli di una città con traffico normale, perchè non ce la fanno a disperdersi, per cominciare, e perchè a fine giornata ogni macchina che passa li risolleva da terra dove sedimentano quando ritornano allo stato solido che hanno a temperatura ambiente.
La leucemia benzenica era detta anche "leucemia dei garagisti", non è mai stata la "leucemia dei benzinai": anche prima delle pistole di erogazione aspirate; non è l'erogazione, il problema del benzene, ma l'incombusto che esce dalla marmitta.
Solo che ammetterlo avrebbe delle notevoli implicazioni sui profitti delle 7 sorelle (ma anche di quelli dei loro fratelli, tutti figli di padri estremamente numerosi)
Questa "lezione" deve essere copiata e tenuta a disposizione per tutte le volte che gli OdV si impuntano a richiedere il registro di esposizione solo per la presenza di quantità irrilevanti di prodotti cancerogeni in laboratorio (come se fossimo sempre in regime di 303/56)!
Grazie Nofer
La redazione di MedicoCompetente.it
furnom il 31/03/2011 07:24 ha scritto:
Una domanda rapida e forse banale: qualcuno di voi segue benzinai? I vostri sono iscritti al registro degli esposti per agenti cancerogeni? Ve lo chiedo perchè in una realtà che seguo che opera solo in self service (limitandosi ad aiutare i clienti in difficoltà) ha ricevuto un'ispezione dell'ASL che ha prescritto il registro degli esposti.
A mio avviso l'esposizione è paragonabile a quella della popolazione generale, se invece devo partire dal presupposto che anche una molecola di benzene può farmi venire la leucemia allora non c'è margine di discussione.
Voi cosa ne pensate?
Vi ringrazio
Cerco di riportare in topic il thread e rispondere al collega.
Ammesso che per il benzene non esista valore soglia, come è possibile anche se non certo, per come l'ha messa il collega, una qualunque esposizione comporta l'iscrizione nel registro, anche quella dei laboratoristi.
Se invece vogliamo provare a fare un ragionamento articolato, nella discussione manca comunque un dato fondamentale, che solo il medico competente può fornire (per inciso, marcando il suo ruolo assolutamente centrale su questi temi), vale a dire la caratterizzazione del rischio.
Stendendo subito un pietoso velo sul tlv,ACGIH o ex 81/2008 che sia, il quesito è: quale è la probabilità che gli addetti al distributore contraggano una leucemia?
Il collega ha i dati di esposizione degli addetti a quel distributore?
Grazie a te, Redazione
Il fatto è che io - non so se a causa dell'età ingravescente o per enfatizzazione di mie peculiarità caratteriali - ho deciso che al pari di 43-44 anni fa non ho assolutamente intenzione di abbozzare "per stare tranquilla", mai più. C'è la Legge? e perfetto, la rispetto io ma la rispetti pure tu, brutto 'mbecille ciuccio e presuntuoso!
Soprattutto, non sopporto proprio più, nemmeno un pochissimo, gli incompetenti che si fanno forti di un potere che non hanno solo perchè in questo paese di vecchie pecore nessuno ha più il senso del futuro.
E che gli racconto io al nofernipotello, tra 10-15 anni? che mi sono fatta camminare addosso da chiunque si svegliasse con quell'intenzione? Non posso fare una simile figura con mio nipote!
Nofer
--------------------------------------------------------------------
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
armando il 01/04/2011 12:17 ha scritto:
Cerco di riportare in topic il thread e rispondere al collega.
Ammesso che per il benzene non esista valore soglia, come è possibile anche se non certo, per come l'ha messa il collega, una qualunque esposizione comporta l'iscrizione nel registro, anche quella dei laboratoristi.
Se invece vogliamo provare a fare un ragionamento articolato, nella discussione manca comunque un dato fondamentale, che solo il medico competente può fornire (per inciso, marcando il suo ruolo assolutamente centrale su questi temi), vale a dire la caratterizzazione del rischio.
Stendendo subito un pietoso velo sul tlv,ACGIH o ex 81/2008 che sia, il quesito è: quale è la probabilità che gli addetti al distributore contraggano una leucemia?
Il collega ha i dati di esposizione degli addetti a quel distributore?
Un momento, prescindendo dalla domanda sulla oggettiva (sperando sia anche attedibile come dato analitico) esposizione dei lavoratori, mi permetto di sottolineare che nel registro degli esposti vanno inclusi, per volere esplicito di art. 243, i lavoratori che risultino esposti (ma guarda che stranezza...) e per i quali si sia attivata la relativa SS. E questo accade se c'è un "rischio per la salute". Fino a prova contraria, questo lo decide proprio il MC, come armando ricorda/sottolinea. E io aggiungo lo decide in base ad una valutazione di senso compiuto.
Il senso compiuto di una valutazione di esposizione a cancerogeni si ha se e solo se si procede con l'iter mentale che vi ho esemplificato in breve io, e che in dettaglio richiama le norme UNI 689 e 482 sulla valutazione dell'esposizione ad agenti chimici.
Nel caso dei benzinai, mi pare evidente che non c'è "utilizzo" di benzene, esattamente come non c'è "utilizzo" di IPA che sono per di più agenti chimici di processo del tutto estraneo all'attività di erogazione carburante, e quindi da parte del DdL non c'è alcun obbligo (nè possibilità, d'altronde) di intervenire sulla eliminazione o riduzione a monte dell'"utilizzo" medesimo (cfr. art. 235 in combinato disposto al 236). Tuttavia, anche se pure a me sembra procedura maggiormente cautelativa quella di valutare l'esposizione non solo per il diretto utilizzo, occorre dire che siamo in condizioni del tutto analoghe all'esposizione ipotetica a fibre libere di amianto derivanti da matrici compatte (i famosi tetti in eternit e omologhi): non c'è l'utilizzo o impiego o trasformazione della "sostanza pericolosa", c'è una "potenziale presenza ambientale" e va valutata in quanto tale non già come rischio professionale ma come rischio in nesso causale con l'attività lavorativa.
Nel caso specifico dei benzinai e del benzene nelle benzine e esaminate le modalità lavorative (art. 236 comma 2), c'è la possibilità, per accadimento incidentale, di un po' di benzina che sgoccioli dalla pistola e cada sulla pelle del benzinaio; bene, siamo in art. 240, e come tale va considerato (quindi, guantini e non seccassero che gli danno fastidio...).
Tuttavia, tutto quello che ho detto nel mio post precedente vale sempre, e quindi se un consulente è uno che sa di che parla (visto che nemmeno certi esponenti OdV a volte lo sanno di dettaglio, armando magari fa eccezione ma proprio perchè MdL) non può nè deve ignorare che se è praticamente impossibile che escano dei vapori di benzina e quindi del relativo 0,1% di benzene dalla minuscola corona circolare della pistola che fa ad incastro nel tappo del serbatoio e per di più è anche aspirata alla sorgente da ormai più di 10 anni è altrettanto possibile che in fase successiva all' ultimazione del rifornimento (quindi, il lavoro è tecnicamente già "finito") ci siano delle emissioni "varie" dagli scarichi gassosi dei motori.
E quelli vanno misurati, tutti. Perchè è verissimo che il DdL non ci può fare niente (come non ci può fare nulla l'armatore per fermare il mare agitato che espone a vibrazioni WBV i marinai...) ma può adottare le opportune "misure tecniche, organizzative e procedurali" -art. 237 ma prima ancora art. 224 e ancora prima-prima art. 18 comma 1 lettera f)- a che i suoi lavoratori siano esposti al minimo tecnicamente possibile.
Ora, tra queste misure può essere ricompresa anche la SS appunto preventiva: ma quando a seguito di reiterati valori nulli, diretti o indiretti, di esposizione a benzene ovvero a IPA (e qui la vedo assai più difficile da dimostrare...) il MC può dire "a queste condizioni operative non c'è esposizione di tipo professionale perchè sono dati sovrapponibili a quelli per la popolazione non esposta", allora secondo me si può anche dismettere il registro. Esiste la SIVR, società italiana valori di riferimento, che questo fa: dirime i livelli dei vari metaboliti nelle varie compagini espositive non professionali (popolazione generale, bambini, donne, anziani etc.) a quelle professionali. Il tutto richiede analisti con i controfiocchi, ma ce ne sono diversi.
Poi, potete sempre fare la scelta di "fare contenti" gli spisal.
Io ho smesso da parecchio di far contento chiunque che non sia la mia coscienza, di essere umano prima di tutto, di cittadina in seconda battuta e di igienista occupazionale e ambientale alla fine.
P.S.: poi, qualcuno mi dica come distingue il t,t-muconico o l'1-OH-pirene dei fumatori da quelli professionali, se il benzinaio è anche fumatore o vive con fumatori...
Nofer
--------------------------------------------------------------------
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Cara Nofer,
permettimi di dissentire: l'esposizione a benzene degli addetti ai distributori è assolutamente specifica della mansione, legata ad un uso che ne prevede la presenza, peraltro nemmeno come impurità, ma proprio come componente di miscela. E' infatti presente in concentrazione attorno al 1% come antidetonante: ed è una quantità assolutamente rilevante.
E tutti i distributori che abbiamo controllato recentemente noi, avevano valutato il rischio espositivo da "benzene": e nessuno si è sognato di dire che non era un rischio specifico.
Inoltre, la fonte principale è rappresentata proprio dalla fuoriuscita dei vapori dal serbatoio durante il rifornimento: evidentemente non ti capita mai di fare benzina al self service, altrimenti ti renderesti conto di quanto benzene esce durante l'erogazione.
Comunque, se hai dei riferimenti rispetto all'inquinamento legato ai fumi di combustione che escono dalle marmitte, ti sarò grato se me li fornirai, chè non li ho trovati.
Comunque sia, a prescindere da dove e come si generi il benzene che respirano i pompisti, conoscere il loro livello espositivo professionale (OEC come la definsice la UNI 689/97) è fondamentale per poter proseguire il ragionamento.
Al riguardo, è importante sapere come si sta orientando il collega furnom o come si orienterebbero gli altri colleghi.
Saluti
armando il 01/04/2011 02:31 ha scritto:
E tutti i distributori che abbiamo controllato recentemente noi, avevano valutato il rischio espositivo da "benzene": e nessuno si è sognato di dire che non era un rischio specifico.
Avevano valutato come? Nel senso di dire "abbiamo il benzene" (mah va'?) o avevano approfondito la cosa con campionamenti o quant'altro?
Perchè ovviamente nel primo caso non saprei che farmene del DVR, nel secondo sarei curioso di vedere i risultati e capire l'effettiva esposizione professionale rispetto a quella extra. Secondo me torniamo da capo.
MedicoCompetente.it - Copyright 2001-2024 Tutti i diritti riservati - Partita IVA IT01138680507
Privacy | Contatti