cari colleghi,
sono un medico del lavoro, ho 43 anni, una famiglia. Ho combattuto per anni per tradurre in salute la sorveglianza sanitaria che ho fatto per società e per conto mio. Da circa un mese, anche a causa delle difficoltà finanziarie causate dalla perdita di aziende e risoluzione di contratti con società di servizi, ho deciso di provare una seconda specialità.
Ho cercato di essere prima medico e poi specialista in medicina del lavoro all'interno della sorveglianza sanitaria: sono giunto alla conclusione che il giuramento di ippocrate non è applicabile alle attuali condizioni di lavoro (fuori dal servizio pubblico), a causa del rapporto economico malato medico-datore di lavoro o medico-società.
la maggiorparte dell'attuale sorveglianza sanitaria è un costo per l'azienda senza un riscontro in prevenzione o miglioramento delle condizioni dei salute del lavoratore.
so per certo che molti colleghi la pensano come il sottoscritto.
fino a quando il governo non costituirà una sorveglianza sanitaria ed una prevenzione gestita dalle asl tramite un gruppo di medici del lavoro affiancati da sanitari specialisti nella prevenzione (laurea triennale attualmente a numero chiusi ridicolo) le cose andranno sempre peggio.
è certo un fallimento il mio, spero che voi troviate una strada per restare a galla senza rinunciare al nostro giuramento.
Un cordiale saluto
an.rosina il 27/09/2011 09:41 ha scritto:
cari colleghi,
sono un medico del lavoro, ho 43 anni, una famiglia. Ho combattuto per anni per tradurre in salute la sorveglianza sanitaria che ho fatto per società e per conto mio. Da circa un mese, anche a causa delle difficoltà finanziarie causate dalla perdita di aziende e risoluzione di contratti con società di servizi, ho deciso di provare una seconda specialità.
Ho cercato di essere prima medico e poi specialista in medicina del lavoro all'interno della sorveglianza sanitaria: sono giunto alla conclusione che il giuramento di ippocrate non è applicabile alle attuali condizioni di lavoro (fuori dal servizio pubblico), a causa del rapporto economico malato medico-datore di lavoro o medico-società.
la maggiorparte dell'attuale sorveglianza sanitaria è un costo per l'azienda senza un riscontro in prevenzione o miglioramento delle condizioni dei salute del lavoratore.
so per certo che molti colleghi la pensano come il sottoscritto.
fino a quando il governo non costituirà una sorveglianza sanitaria ed una prevenzione gestita dalle asl tramite un gruppo di medici del lavoro affiancati da sanitari specialisti nella prevenzione (laurea triennale attualmente a numero chiusi ridicolo) le cose andranno sempre peggio.
è certo un fallimento il mio, spero che voi troviate una strada per restare a galla senza rinunciare al nostro giuramento.
Un cordiale saluto
Comprendo perfettamente lo sfogo del Collega. Per quello che vedo in giro, devo anche dichiararmi d'accordo con lui sul fatto che sarebbe auspicabile affidare al Servizio Pubblico l'attività di sorveglianza sanitaria; è inutile riempirci la bocca di bei proclami: i datori di lavoro (e più che mai in questo momento!) vedono la figura del Medico Competente solo come una tassa in più e non come una opportunità.
L'andamento generale non e' dei migliori e la libera professione e' dura (lo sono anch'io) e include dei rischi. Dalla lettera si nota una stanchezza e amarezza ma non si risolvono i problemi dando tutto in mano alle asl anzi si creano disagi ulteriori ai datori di lavoro in quanto costretti a rivolgersi a enti pubblici e vedrebbero ancora di piu' una perdita di tempo (recarsi alle asl, aspettare il loro turno) per non parlare dell'impossibilita' di eseguire un numero elevatissimo di visite, immaginiamo quanti dipendenti ci sono nelle varie province andrebbe tutto in tilt. Che approvo pienamente per la grande maggioranza di aziende e' una tassa in piu' (sentito piu' volte dai DDL). L'attuale metodo e' quello migliore il datore di lavoro si sceglie il professionista o studio professionale o societa' che ritiene, poi e' lui che ha in mano la decisione (su costi, medico). Saluti
cari colleghi,
sono un medico del lavoro, ho 43 anni, una famiglia. Ho combattuto per anni per tradurre in salute la sorveglianza sanitaria che ho fatto per società e per conto mio. Da circa un mese, anche a causa delle difficoltà finanziarie causate dalla perdita di aziende e risoluzione di contratti con società di servizi, ho deciso di provare una seconda specialità.
Ho cercato di essere prima medico e poi specialista in medicina del lavoro all'interno della sorveglianza sanitaria: sono giunto alla conclusione che il giuramento di ippocrate non è applicabile alle attuali condizioni di lavoro (fuori dal servizio pubblico), a causa del rapporto economico malato medico-datore di lavoro o medico-società.
la maggiorparte dell'attuale sorveglianza sanitaria è un costo per l'azienda senza un riscontro in prevenzione o miglioramento delle condizioni dei salute del lavoratore.
so per certo che molti colleghi la pensano come il sottoscritto.
fino a quando il governo non costituirà una sorveglianza sanitaria ed una prevenzione gestita dalle asl tramite un gruppo di medici del lavoro affiancati da sanitari specialisti nella prevenzione (laurea triennale attualmente a numero chiusi ridicolo) le cose andranno sempre peggio.
è certo un fallimento il mio, spero che voi troviate una strada per restare a galla senza rinunciare al nostro giuramento.
Un cordiale saluto[/cite]
un ringraziamento per la solidarietà dimostrata dal collega di matera, "oigres".
riguardo a quello che ha scritto "jamesbond" sulle problematiche inerenti al servizio pubblico, vorrei rispondere con la mia "vision": medici competenti e tecnici sanitari convenzionati con le ASL che svolgono la loro funzione possibilmente presso ambulatori pubblici (distretti sanitari, etc)o presso le aziende che hanno spazi idonei; quindi personale che lavora principalmente sul territorio. La convenzione potrebbe essere tipo quella dei medici curanti, dove però il medico viene assegnato d'ufficio e sostituibile solo se negligente.
un circuito informatico che colleghi ASL, Medici di base, Medici competenti e tecnici sanitari, INAIL, INPS. rapporti di routine tra medico di base e medico competente tramite la messa in rete protetta delle cartelle cliniche del medico di base e del medico competente da utilizzarsi in modo reciproco, credo con evidente beneficio del lavoratore/paziente.
Il Collega dice cose piuttosto sensate, che mi sento di condividere
A tal proposito, consentitemi di autocitarmi...
"Se proprio vogliamo cambiare l'unica cosa da fare sarebbe assimilare i medici competenti ai medici di famiglia e creare un tetto massimo di 2500 sorvegliati. Lo stipendio del medico competente sarebbe proprozionale ai mutuati (si potrebbe decidere 60-80 euro/cadauno), i soldi verrebbero da un fondo istituito dai datori di lavoro con partecipazione statale ed il numero dei MC sarebbe, come adesso quello di MMG, deciso in base alle esigenze reginali e nazionali.
E' ovvio che con un massimale di 2500 sorvegliati tutti lavorerebbero bene e non ci sarebbero squali come quelli che ammorbanno la medicina del lavoro italiana.
E non ci sarebbe neanche il problema di società, asl, specializzandi etc etc.
E' l'uovo di colombo, ma siccome è una cosa giusta, sensata, regolare e che funzionerebbe bene non sarà mai possibile metterla in pratica...
...molto meglio il bunga-bunga che qualcuno fa a danni di poveri giovani colleghi che cercano di lavorare...
E comunque non preoccupiamoci, Flaiano docet, qui da Noi la situazione è grave ma non seria...
Cordialità, Massimiliano"
Anche al sottoscritto dispiace della Sua situazione. Ma la visione e' uguale vedersi assegnato un medico d'ufficio senza la possibilita' di scelta (succede così con il pediatra visto il numero raggiunto di iscritti ne era rimasto uno e abbiamo dovuto scegliere per forza quello assieme a tanti altri, bruttissimo e inconcepibile per un'azienda). Le piccole e medie imprese non faranno piu' le visite perche' dovranno perdere tempo per le visite per recarsi negli ambulatori (con file enormi e organizzazione zero)lo faranno per 2 - 3 anni poi addio. Un conto e' il medico di base che ci si va per curare un malanno e grazie alle ricette si ha una scontistica sui farmaci. Ma il medico del lavoro e' imposto da una normativa che anche fosse come dice lei all'asl o viene in ditta dove ci sono spazi sufficienti e' calato dall'alto senza alcuna scelta. Ma s'immagina 35.000 aziende solo in Provincia di Verona con migliai e migliai di lavoratori e poi c'e' la citta' altre aziende ancora con dipendenti. La sorveglianza sanitaria del 2011 terminera' nel 2013 se va bene, visto il numero materiale di visite da espletare. Diventa un caos ingestibile. Come ora e' perfetto ognuno si sceglie il professionista che ritiene piu' opportuno (in base a conoscenza, costi, fiducia). Se non va o e' caro o non gli da' piu' fiducia cambia, senza doversi rivolgere ad un ente pubblico per sentirsi dire, no signore mi dispiace ma non ci sono piu' medici disponibili e gli tocca tenersi un medico del lavoro di cui non ha piu' fiducia o non si trova piu' bene per i piu' svariati motivi e in certe (rare per fortuna) situazioni ho anche preso aziende in cui ci aveva discusso animatamente per incomprensioni non di natura lavorativa ma di caratteri differenti d'altronde si instaura sempre un rapporto tra medico e cliente (puo' andar bene ma puo' anche andar male). Questo e' quello che succede tutt'ora in molte regioni italiane ci si sente dire non ci sono piu' medici disponibili al sottoscritto e' capitato come scritto sopra per la pediatra ma a molti e' capitato per il medico di base che c'era questo e basta, magari girano le voci che piu' di qualcuno non si e' trovato bene con quel medico. Ora invece le aziende hanno liberta' di scelta possono scegliere anche medici da Canicatti' o da Torino questa e' la giusta direzione. Saluti nuovamente.
un ringraziamento per la solidarietà dimostrata dal collega di matera, "oigres".
riguardo a quello che ha scritto "jamesbond" sulle problematiche inerenti al servizio pubblico, vorrei rispondere con la mia "vision": medici competenti e tecnici sanitari convenzionati con le ASL che svolgono la loro funzione possibilmente presso ambulatori pubblici (distretti sanitari, etc)o presso le aziende che hanno spazi idonei; quindi personale che lavora principalmente sul territorio. La convenzione potrebbe essere tipo quella dei medici curanti, dove però il medico viene assegnato d'ufficio e sostituibile solo se negligente.
un circuito informatico che colleghi ASL, Medici di base, Medici competenti e tecnici sanitari, INAIL, INPS. rapporti di routine tra medico di base e medico competente tramite la messa in rete protetta delle cartelle cliniche del medico di base e del medico competente da utilizzarsi in modo reciproco, credo con evidente beneficio del lavoratore/paziente.[/cite]
...la maggiorparte dell'attuale sorveglianza sanitaria è un costo per l'azienda senza un riscontro in prevenzione o miglioramento delle condizioni di salute del lavoratore...
Purtroppo trovo condivisibile la premessa, quanto alla soluzione ipotizzata sarebbe passare dalla padella alla brace per tutta una serie di motivi, per cui me ne distacco totalmente. Penso che nessuno sia gratificato dal fare una cosa inutile, per cui è auspicabile che l'argomento venga affrontato con obiettività e che si cerchino nuove motivazioni. Di certo cambiare attore non cambia la sostanza delle cose. Se una cosa è inutile si deve capire perchè lo è o meglio perchè lo è diventata. Il discorso di Max è ragionevole, seguire 2500 lavoratori considerando 250 giorni lavorativi all'anno al lordo delle ferie corrisponde a seguire una media di 10 lavoratori al giorno il che sicuramente da più tempo, più tranquillità e possibilità di far meglio che seguirne 50-100 al giorno ... Poi potremmo rivedere il numero dei lavoratori, direi che se uno ha voglia di lavorare può anche visitarne 20-30. Dobbiamo anche dire che per far prevenzione seria l'azienda va conosciuta bene, quindi molto tempo deve essere speso in azienda indipendentemente dalle visite, che il ruolo del medico è auspicabile sia di Consulente ad ampio raggio, che per far ciò bene molto tempo debba essere investito in formazione (non in accumulo crediti che possono essere rappresentativi, come non esserlo...e quindi non rappresentano una condizione nè necessaria, nè sufficiente). Per cui anche se siamo bravissimi, velocissimi, stacanovisti....il tempo quello è. Se cominciamo ad analizzare con lungimiranza quali sono i reali bisogni delle aziende e dei lavoratori, ci accorgeremo che le cose utili da fare sarebbero veramente molte, che un medico in azienda non solo può essere una risorsa per quella ditta e quei lavoratori, ma anche un risparmio per la collettività....Allora con mente lucida fresca, col coraggio della verità, eliminando tanta carta che oltre ad essere uno spreco inutile, ci toglie non solo l'aria, ma anche la buona qualità, considerati gli alberi in meno lasciati a liberare ossigeno....dovremmo tutti ripensare al nostro ruolo e alle cose da eliminare. E da eliminare è l'abitudine ad medicina difensiva fatta di miriadi di firme e controfirme, l'ossequio a cavilli burocratici che non hanno nulla a che vedere con la prevenzione e la tutela della salute e pure questo fare triste, questo "piagnesse addosso" che non solo non porta salute, ma la toglie, sia a noi, che alle persone cui ci mostriamo. Per trasmettere salute e benessere mi sembra che il primo passo sia esserlo...diversamente è come se dicessimo che fumare fa male con la sigaretta in mano e un portacenere pieno di mozziconi spenti tra noi e il paziente lavoratore.
Concordo pienamente con quanto espresso dai colleghi medici competenti e credo che chiunque cerchi una soddisfazione nel proprio lavoro provi disagio come libero professionista nelle attuali condizioni.
Certamente non è così per le società di servizi, (alle quali una simile proposta non può che fare paura), queste infatti perseguendo esclusivamente il risultato economico presto raggiungono la loro soddisfazione (sfruttando il lavoro altrui). La cosa peggiore è che inoltre contribuiscono anche a svalorizzare la nostra posizione di fronte al datore di lavoro, in primis perchè riconducono tutto ad obblighi di legge, ad "essere a posto" di fronte ad eventuali controlli, quindi non contribuiscono a formare una cultura della sicurezza e della prevenzione, riconducendo il tutto a burocrazia, che per la sua palese inutilità pratica, può essere messa all'asta al minor offerente. Secondo perchè il più delle volte contribuiscono a fare credere al datore di lavoro che il medico competente sia lì per fare i suoi interessi e non quelli del lavoratore.
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
Ciao Serenella, ti leggo sempre con piacere!
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
Faccio questo mestiere, per scelta, dal 1979, vent'anni nel servizio pubblico, poi da libero professionista e poi anche titolare di una società.
Le ho passate tutte, sono contento ed orgoglioso del lavoro che ho fatto in tutte le fasi della mia vita professionale e penso sinceramente di aver contribuito, sia nel pubblico che nel privato, nei limiti ovvi dell'attività di una persona, al miglioramento complessivo della situazione rispetto a quella che c'era quando ho cominciato. Ho avuto, ovviamente, successi ed insuccessi, soddisfazioni e delusioni, ma sono contento di quello che ho fatto e complessivamente ritengo il bilancio della mia vita professionale positivo, compreso il periodo attuale, pur con tutte le sue difficoltà. Dopodiché, sul paragone pubblico/privato avrei molte cose da dire, magari pian piano le butto li tutte. Per ora mi sentivo di dare questa testimonianza.
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