Cari colleghi vi chiedo aiuto:devo esprimere l'idoneità per un lavoratore bracciante agricolo, di 43 anni che è in cirrosi epatica ben compensata,senza ascite,per di più fabico: questo signore è da una vita che fa questo lavoro ed ha anche il patentino per l'uso degli antiparassitari; voi che fareste gli dareste l'idoneità? grazie a tutti
Anche se la fase asintomatica (qual è stata poi la causa della cirrosi? Epatite, alcol, pat. autoimmune...? E da quanto la patologia e nota?) può durare anni, la cirrosi epatica è una patologia sempre grave e a decorso imprevedibile. Le complicanze e lo scompenso relativo possono insorgere improvvisamente e talora avere esito fatale. In più il soggetto è molto giovane il che complica le cose. Il lavoro di bracciante non è il più adatto a meno di aggiungere numerose limitazioni e prescrizioni...Quindi io oltre a suggerire l'assoluta astenzione dall'alcol, controlli medici specialistici frequenti (ecografia, transaminasi, protidemia...)lo limiterei da lavori gravosi (NO MMC con IS > 0,85 sec NIOSH), divieto di lavoro in solitario, in altezza, esposizione a microclima severo...e soprattutto vieterei qualsiasi esposizione a rischio chimico e biologico.
serenix il 07/02/2012 07:11 ha scritto:
Anche se la fase asintomatica (qual è stata poi la causa della cirrosi? Epatite, alcol, pat. autoimmune...? E da quanto la patologia e nota?) può durare anni, la cirrosi epatica è una patologia sempre grave e a decorso imprevedibile. Le complicanze e lo scompenso relativo possono insorgere improvvisamente e talora avere esito fatale. In più il soggetto è molto giovane il che complica le cose. Il lavoro di bracciante non è il più adatto a meno di aggiungere numerose limitazioni e prescrizioni...Quindi io oltre a suggerire l'assoluta astenzione dall'alcol, controlli medici specialistici frequenti (ecografia, transaminasi, protidemia...)lo limiterei da lavori gravosi (NO MMC con IS > 0,85 sec NIOSH), divieto di lavoro in solitario, in altezza, esposizione a microclima severo...e soprattutto vieterei qualsiasi esposizione a rischio chimico e biologico.
Cioè non può fare il bracciante...
In effetti una non idoneità può apparire più convincente. Tuttavia c'è quella sorta di margine di buon senso che può farci optare alternativamente per una non idoneità (magari consigliando di avviare in contemporanea le pratiche per l'invalidità e sperando in un collocamento mirato) ed una idoneità fortemente limitata. Bisognerà anche vedere in che condizioni sociali ed economiche e cosa effettivamente può essere meglio o meno peggio per il lavoratore. Certo siamo nell'ambito delle idoneità difficili, ma se tutto fosse sempre matematicamente bianco o nero, potremmo redigere le idoneità con un bel software (forse ci arriveremo prima o poi e magari con buon esito...ma non è per adesso...). Un bracciante agricolo posso ipotizzare sia esposto a tutto e di più, ma non è sempre detto. Inoltre anche un carico lavorativo di difficile gestione può essere rivisto (automazione, riorganizzazione del lavoro, introduzione di un part-time, scelta selettiva di compiti compatibili...)nell'ambito di una VR che può variare anche molto...
serenix il 08/02/2012 06:27 ha scritto:
In effetti una non idoneità può apparire più convincente. Tuttavia c'è quella sorta di margine di buon senso che può farci optare alternativamente per una non idoneità (magari consigliando di avviare in contemporanea le pratiche per l'invalidità e sperando in un collocamento mirato) ed una idoneità fortemente limitata. Bisognerà anche vedere in che condizioni sociali ed economiche e cosa effettivamente può essere meglio o meno peggio per il lavoratore. Certo siamo nell'ambito delle idoneità difficili, ma se tutto fosse sempre matematicamente bianco o nero, potremmo redigere le idoneità con un bel software (forse ci arriveremo prima o poi e magari con buon esito...ma non è per adesso...). Un bracciante agricolo posso ipotizzare sia esposto a tutto e di più, ma non è sempre detto. Inoltre anche un carico lavorativo di difficile gestione può essere rivisto (automazione, riorganizzazione del lavoro, introduzione di un part-time, scelta selettiva di compiti compatibili...)nell'ambito di una VR che può variare anche molto...
E' evidente che l'attività del Medico del Lavoro non può essere assimilata all'attività di un computer sul quale gira un software che dice: "se non ci sono tutte le condizioni previste, la risposta è no!".
D'altro canto compito del Medico del Lavoro credo sia anche quello di confrontarsi con realtà lavorative "reali" e non ipotetiche, per cui io medico, se conosco la "mia" realtà agricola e so che i braccianti operano in un certo modo, rischio solo di ingarbugliare il discorso acquietando, forse, la mia coscienza, ma senza aggiungere alcun contributo al tentativo di soluzione del problema.
Tanti anni fa visitai un manovale edile con gravissimi problemi di coxartrosi bilaterale; l'impresa contava la bellezza di due dipendenti; avrà risolto qualcosa il mio giudizio con limitazioni (evitare movimentazione carichi pesanti, deambulazione e stazione eretta prolungata, lavoro su impalcature)?
serenix il 08/02/2012 06:27 ha scritto:
In effetti una non idoneità può apparire più convincente. Tuttavia c'è quella sorta di margine di buon senso che può farci optare alternativamente per una non idoneità (magari consigliando di avviare in contemporanea le pratiche per l'invalidità e sperando in un collocamento mirato) ed una idoneità fortemente limitata. Bisognerà anche vedere in che condizioni sociali ed economiche e cosa effettivamente può essere meglio o meno peggio per il lavoratore. Certo siamo nell'ambito delle idoneità difficili, ma se tutto fosse sempre matematicamente bianco o nero, potremmo redigere le idoneità con un bel software (forse ci arriveremo prima o poi e magari con buon esito...ma non è per adesso...). Un bracciante agricolo posso ipotizzare sia esposto a tutto e di più, ma non è sempre detto. Inoltre anche un carico lavorativo di difficile gestione può essere rivisto (automazione, riorganizzazione del lavoro, introduzione di un part-time, scelta selettiva di compiti compatibili...)nell'ambito di una VR che può variare anche molto...
E' evidente che l'attività del Medico del Lavoro non può essere assimilata all'attività di un computer sul quale gira un software che dice: "se non ci sono tutte le condizioni previste, la risposta è no!".
D'altro canto compito del Medico del Lavoro credo sia anche quello di confrontarsi con realtà lavorative "reali" e non ipotetiche, per cui io medico, se conosco la "mia" realtà agricola e so che i braccianti operano in un certo modo, rischio solo di ingarbugliare il discorso acquietando, forse, la mia coscienza, ma senza aggiungere alcun contributo al tentativo di soluzione del problema.
Tanti anni fa visitai un manovale edile con gravissimi problemi di coxartrosi bilaterale; l'impresa contava la bellezza di due dipendenti; avrà risolto qualcosa il mio giudizio con limitazioni (evitare movimentazione carichi pesanti, deambulazione e stazione eretta prolungata, lavoro su impalcature)?
Non so perchè i miei commenti arrivano raddoppiati. Vi chiedo scusa e vi assicuro che non è megalomania.
La risposta te la dai tu quando scrivi:
"Un bracciante agricolo posso ipotizzare sia esposto a tutto e di più, ma non è sempre detto. Inoltre anche un carico lavorativo di difficile gestione può essere rivisto (automazione, riorganizzazione del lavoro, introduzione di un part-time, scelta selettiva di compiti compatibili...)".
Se, dopo aver analizzato in dettaglio quali sono i suoi compiti lavorativi effettivi e aver interpellato il datore di lavoro per valutare possibili modifiche nell'organizzazione del lavoro, non si trovano soluzioni soddisfacenti, solo allora a mio parere non resta che il giudizio di inidoneità.
Scusate, la mia risposta è frutto di un fraintendimento.
Comunque la sostanza non cambia, concordo con quanto scritto da serenix.
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