Giustamente il sito ha dato evidenza alla sentenza in oggetto, mi permetto qui di riportare un commento del Prof. Benedetto Terracini comparso su "La Repubblica" del 18 febbraio u.s a pag.32 dal titolo "La guerra all'amianto non è ancora finita -"In margine alla sentenza Eternit ho letto (La Repubblica 14 febbraio) che alcuni ritengono concluso il periodo in cui gli avvocati della difesa dei produttori di amianto «riuscivano a insinuare nei giudici» il dubbio che un caso di cancro fosse attribuibile all'amianto. Temo che non sia così. Nei tribunali italiani gli esperti consulenti della difesa non pongono più in discussione la cancerogenicità dell' amianto, ma dalla incompleta conoscenza degli aspetti biologici del processo di cancerogenesi traggono cavilli intesi a scagionare i loro committenti. Ad esempio, che l' amianto colpisce solo i «geneticamente suscettibili» o che basta aspirare una fibra di amianto (magari in una scampagnata in una valle alpina) per morire di mesotelioma trenta anni dopo. «Il dubbio è il loro prodotto: come l' aggressione alla scienza da parte dell' industria minaccia la vostra salute» è il titolo di un bel libro di David Michaels dell' Osha (Organizzazione per la Sicurezza e la Salute del governo federale Usa). Il libro denuncia l' asservimento di alcuni tossicologi e epidemiologi nordamericani agli interessi delle multinazionali." Credo che si debba fare una seria riflessione su tutto ciò.
Visto che il sito aveva data la giusta rilevanza alla notizia, è ormai in homepage da dieci giorni come ultima news, avevo postato un thread invitando a spunti di riflessione, certo di avere qualche risposta; devo purtroppo prendere atto, invece, che non vi è stato alcun riscontro.
Sicuramente il tutto è dovuto al fatto che si è troppo presi da problemi “contingenti e quotidiani”.
In effetti fa molto pensare che un argomento "principe della medicina del lavoro" come l’amianto, associato ad una delle problematiche “cardine” da sempre della scienza e della ricerca ovvero la sua indipendenza ed attendibilità, non abbia scatenato una valanga di interventi.
Se invece si parla di sanzioni, tariffe, problematiche relative alle responsabilità ed alla quotidiana pratica lavorativa si accendono dibattiti che chiudono talora solo perchè magari si sconfina oltre il dovuto.
Accedendo al sito ogni volta mi sono meravigliata nel non vedere comparire commenti al thread. Ciò deve far riflettere dice bene Ossicini.
La nostra ragione d'essere trova giustificazione nella prevenzione di malattie professionali, nello studiare gli effetti a breve e lungo termine degli xenobiotici, nel raccogliere i dati epidemiologici e nel rielaborare valutazioni sull’efficacia degli interventi adottati. Quando l’attenzione era sui tumori a bassa frazione eziologica, sugli effetti delle esposizioni ad alte dosi e ad alto indice di rischio tutto era più palese e immediato. Ma nel tempo è cambiato il modo di lavorare, sono cambiati i rischi, è arrivata la stagione/moda/epidemia delle work-related diseases dove talora è finito nel professionale anche qualcosa di troppo. Ma anche questa stagione sembra sulla via del tramonto, superata dalle diatribe in capo alle responsabilità e agli adempimenti formali che soffocano la professionalità del medico competente, talora impedendogli di esercitare bene il suo mestiere e di approfondire gli argomenti più utili. E questa non risposta al thread ci fa capire quanto sia urgente cambiare rotta per ritrovarci sul campo da gioco più consono alla nostra materia. Ma perché ciò sia possibile dobbiamo modificare molte cose del nostro operare e dovremmo rivedere la normativa che di fatto ha aggiunto incertezze senza apportare nulla di realmente nuovo ed utile e congelando il medico del lavoro in una offensiva medicina difensiva. Nonostante la tanta letteratura, i dibattiti congressuali e le numerose linee guida penso che i dubbi di contenuto (valutazione degli effetti, adeguatezza degli indicatori e dei protocolli …) tra i medici competenti siano molti. Tanti che se dovessimo rispondere alle tante possibili e pertinenti domande come ad un esame, molti di noi non arriverebbero nonostante i tanti ECM a superarlo. Ci sono problematiche cogenti da affrontare con determinazione come il monitoraggio degli ex esposti… perché spesso sul cosa fare regna il buio totale. Per rendere l’idea, recentemente mi sono confrontata con una vasta corte di ex esposti a livelli bassi di amianto che per anni si sono sottoposti ad un RX torace annuale...(?!)
Altro tema fondamentale il controllo del finanziamento degli studi. Riguarda tutti gli argomenti compresi i possibili cancerogeni, i CEM, i sostituti dell'amianto...gli effetti dell’inquinamento nell’ambiente di vita. Sarebbe auspicabile una maggiore trasparenza e tracciabilità, come avere garanzia dell’indipendenza degli Organismi pubblici di Controllo e dell’assenza di conflitti di interesse.
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