Appare fortemente contraddittorio e indifferente alla tutela della sicurezza oltrechè della salute dichiarare idoneo ad una mansione ad elevato rischio infortunistico un lavoratore che non sia in grado di comprendere i messaggi più elementari della lingua parlata nel contesto in cui si trova a lavorare.
Se il mc non è in grado di compilare compiutamente la cartella sanitaria di un lavoratore per questioni di lingua, potrà mai essere quel lavoratore idoneo a mansioni la cui esecuzione e nelle quali la tutela della sicurezza e della salute hanno come vettore informazioni trasmesse in una lingua a lui sconosciuta o quasi?
Come è opportuno comportarsi di fronte a lavoratori la cui alfabetizzazione linguistica è pressoché nulla?
Quale valenza dare ai tre rilevanti aspetti che confliggono in una tale situazione?
1)diritto occupazionale
2)interessi dell'impresa
3)diritto alla salute ed alla sicurezza
Tcam
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tcam il 01/06/2012 02:59 ha scritto:
Appare fortemente contraddittorio e indifferente alla tutela della sicurezza oltrechè della salute dichiarare idoneo ad una mansione ad elevato rischio infortunistico un lavoratore che non sia in grado di comprendere i messaggi più elementari della lingua parlata nel contesto in cui si trova a lavorare.
Se il mc non è in grado di compilare compiutamente la cartella sanitaria di un lavoratore per questioni di lingua, potrà mai essere quel lavoratore idoneo a mansioni la cui esecuzione e nelle quali la tutela della sicurezza e della salute hanno come vettore informazioni trasmesse in una lingua a lui sconosciuta o quasi?
Come è opportuno comportarsi di fronte a lavoratori la cui alfabetizzazione linguistica è pressoché nulla?
Quale valenza dare ai tre rilevanti aspetti che confliggono in una tale situazione?
1)diritto occupazionale
2)interessi dell'impresa
3)diritto alla salute ed alla sicurezza
Tcam
Il tuo ragionamento non fa una piega, poichè affonda le radici in un'analisi dell'idoneità volta a 360°.
Questo ragionamento prende in considerazione tutto ciò che il lavoratore potrebbe affrontare guardando ben più avanti del proprio naso.
Alla fine, però, mi sa proprio che non siamo ancora pronti a considerare il giudizio di idoneità così come lo spirito del legislatore ha voluto con l'81.
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
tcam il 01/06/2012 02:59 ha scritto:
Appare fortemente contraddittorio e indifferente alla tutela della sicurezza oltrechè della salute dichiarare idoneo ad una mansione ad elevato rischio infortunistico un lavoratore che non sia in grado di comprendere i messaggi più elementari della lingua parlata nel contesto in cui si trova a lavorare.
Se il mc non è in grado di compilare compiutamente la cartella sanitaria di un lavoratore per questioni di lingua, potrà mai essere quel lavoratore idoneo a mansioni la cui esecuzione e nelle quali la tutela della sicurezza e della salute hanno come vettore informazioni trasmesse in una lingua a lui sconosciuta o quasi?
Come è opportuno comportarsi di fronte a lavoratori la cui alfabetizzazione linguistica è pressoché nulla?
Quale valenza dare ai tre rilevanti aspetti che confliggono in una tale situazione?
1)diritto occupazionale
2)interessi dell'impresa
3)diritto alla salute ed alla sicurezza
Tcam
Personalmente nel caso da te prospettato mi sento dire in modo provocatorio, che il non idoneo è il medico, non il lavoratore. Mi spiego, al di là della provocazione: se in una azienda da me seguita lavorano stranieri, o io sono in grado di parlare con loro (se parlano inglese o francese) o chiedo al datore di lavoro di fornirmi un interprete di fiducia del lavoratore (di solito un compagno di lavoro).
Perché se non sono in grado di compilare una cartella per ché non sono grado di interloquire con il lavoratore, beh, l'inadeguato sono io unitamente al datore di lavoro, o no?
Mi preuccuperei di più di risolvere il problema della formazione , informazione e addestramento.
Per la SS pienamente d'accordo con Bernardo.
E aggiungiamoci pure anche il problema della impossibilità (o quasi) di ricostruire una qualsiasi decente anamnesi patologica, e che nella pratica si rischia di fare firmare delle anamnesi negative esrpimendosi a gesti a gente che parla solo cinese ..........
Per non parlare neanche delle esposizioni pregresse a fattori di rischio: buio totale ....
bernardo il 01/06/2012 08:28 ha scritto:
Personalmente nel caso da te prospettato mi sento dire in modo provocatorio, che il non idoneo è il medico, non il lavoratore. Mi spiego, al di là della provocazione: se in una azienda da me seguita lavorano stranieri, o io sono in grado di parlare con loro (se parlano inglese o francese) o chiedo al datore di lavoro di fornirmi un interprete di fiducia del lavoratore (di solito un compagno di lavoro).
Perché se non sono in grado di compilare una cartella per ché non sono grado di interloquire con il lavoratore, beh, l'inadeguato sono io unitamente al datore di lavoro, o no?
"il dito indica la luna............."
Tcam
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tcam il 04/06/2012 09:34 ha scritto:
"il dito indica la luna............."
Tcam
Articolo 15 - Misure generali di tutela
n)l’informazione e formazione adeguate per i lavoratori;
q) l’istruzioni adeguate ai lavoratori;
Articolo 18 - Obblighi del datore di lavoro e del dirigente
c) nell’affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza;
e) prendere le misure appropriate affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico;
f) richiedere l’osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, nonché delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione;
l) adempiere agli obblighi di informazione, formazione e addestramento di cui agli articoli 36 e 37;
Articolo 19 - Obblighi del preposto
1. In riferimento alle attività indicate all’articolo 3, i preposti, secondo le loro attribuzioni e competenze, devono:
a) sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuale messi a loro disposizione e, in caso di persistenza della inosservanza, informare i loro superiori diretti;
b) verificare affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico;
d) informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione;
Articolo 36 - Informazione ai lavoratori
4. Il contenuto della informazione deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le relative conoscenze.
Ove la informazione riguardi lavoratori immigrati, essa avviene previa verifica della comprensione della lingua utilizzata nel percorso informativo.
Queste sono solo alcune delle condizioni che confliggono con una scadente comprensione della lingua italiana che rimane comunque quella normalmente utilizzata nei luoghi di lavoro da parte di tutti.
La disponibilità di un mediatore linguistico ( non sempre e non necessariamente presente) garantisce solo in modo parziale e non verificabile la trasmissione corretta dei dati, delle informazioni e delle disposizioni e non garantisce la correttezza e la completezza della mediazione.
In particolare merita segnalare che non infrequentemente il mediatore linguistico può avere interessi personali da salvaguardare (non entro nel merito) ed essere spinto ad omettere o a modificare il contenuto delle comunicazioni.
La questione dunque non è liquidabile in modo sbrigativo e grossolano e non è solo problema di anamnesi.
Se però i principali attori garanti della salute e della sicurezza,DDL, mc,RSPP,dirigenti e preposti li riteniamo inadeguati a comunicare e a svolgere il loro ruolo di tutela, forse allora qualche dubbio sarà bene porselo o no?
O forse è meglio applicare, come mi pare di leggere tra le righe e credo di non sbagliarmi, la norma del "non ti curar di lor...."
E dunque accolgo l'invito che la risposta precedente evoca con forza: "ubi major....." L'economia degli attori, medico in primis, davvero giustifica un'etica ipocrita?
Tcam
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La questione sollevata da Tiziano non è peregrina. Se nelle grandi aziende il mediatore culturale può in qualche modo sopperire almeno alle esigenze di comprensione delle cose più importanti, nella stragrande maggioranza di aziende la non conoscenza di un minimo di italiano da parte di un lavoratore può costituire motivo di preoccupazione. Ciò non tanto e non solo per cosa può capire delle domande del medico competente delle varie anamnesi ma per tutti gli aspetti relativi alle istruzioni, alle procedure, alle singole attività predisposte tutti i giorni con ordini o contrordini orali o scritti che hanno quasi sempre ricadute sulla salute e sicurezza.
Soluzioni semplici non ce ne sono. I nuovi "regolarizzati" devono ora sostenere un semplice esame d'italiano e questo aiuterà. Alcuni colleghi e alcune aziende hanno predisposto opuscoli informativi in diverse lingue: importante ma questo comunque non modifica il problema quotidiano. Alcuni software di cartelle sanitarie e di rischio hanno la possibilità di traduzione simultanea in diverse lingue: questo potrebbe essere un ulteriore aiuto al mc che non possiamo, peraltro, costringere ad imparare il cinese, il russo o il serbo......
La redazione di MedicoCompetente.it
Tiziano, la legge la conosco anche io, ma in questo caso gli articoli da te citati non c'entrano nulla, perché rtiguardano gli obblighi di informazione e formazione nei confronti del lavoratore dal parte dei vari soggetti.
Tu ponevi un'altra questione, e cioè se il medico competente, atteso che non riesce a comunicare con lavoratore, debba dichiararlo "non idoneo". Ebbene io ritengo, sulla base della mia esperienza quotidiana (quindi il dito e la luna non c'entrano nulla nemmeno loro) che se questo accade, è l'intera iorganizzazione aziendale che fa acqua, compreso il Medico Competente (ma ovviamente anche il datore di lavoro e il rspp) che non sono "altro" ma fanno parte a pieno titolo di questa organizzazione. Poi che non sia facile e il tenma non sia peregrino, cara Redazione, siamo tutti d'accordo (e io non ho mai sostenuto il contrario) ma "bypassare" problema dichiarando non idoneo un lavoratore quanbdo è l'Azienda nel suo complesso ad essere inidonea, mi sembrerebbe appunto la classica politica dello struzzo, con in più che ce la prendiamo con l'utlima ruota del carro, appunto il povero lavoratore strianero. Amici, vivere e lavorare nel mondo gloablizzato significa anche porsi nuovi problemi e cercare, ognuno per la sua parte, di risolverli senza scaricare il fardello sull'anello più debole (che inquesto caso non è il MC, ma il lavoratore).
In un recente corso di aggiornamento al quale ho partecipato si è detto a chiare lettere che è un errore fare corsi di formazione nella lingua madre dell' immigrato; bisogna investire nelle risorse dell' azienda (magari dirottando quelli di Fondimpresa in queste iniziative), perchè imparino l' italiano ("cinese, inglese, spagnolo, arabo... la sintesi è l' italiano!")
Si è anche data la precisa indicazione al medico competente di segnalare al datore di lavoro se un lavoratore ha problemi di comunicazione; egli può farlo idoneo con la prescrizione di effettuare un corso di lingua italiana?
Mi è anche stato dato in quell' occasione il prezioso riferimento ISMU , fondazione iniziative e studi sulla multietnicità, con Parliamoci Chiaro e corsi in ambiente eLearning di italiano per stranieri.
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