é corretto istituire il registro degli esposti a cancerogeni per un operatore addetto alla preparazione di chemioterapici antiblastici?
per quale motivo farsi carico di un onere non previsto per legge? i farmaci antiblastici sono, appunto, farmaci e non sostanze chimiche ai sensi dell' 81/2008.
in Veneto come MC delle Aziende Sanitarie abbiamo convenuto di non istituire tale registro
.....non è prevista l'istituzione come obbligo, comunque fai riferimento anche al Provvedimento del 5 Agosto 1999.
Ne approfitto per fare una domanda.....vi è capitato di istituire il registro esposti a formaldeide?
Saluti
Medico Autorizzato
gdigiacomo il 18/12/2013 02:33 ha scritto:
per quale motivo farsi carico di un onere non previsto per legge? i farmaci antiblastici sono, appunto, farmaci e non sostanze chimiche ai sensi dell' 81/2008.
in Veneto come MC delle Aziende Sanitarie abbiamo convenuto di non istituire tale registro
Per quanto riguarda la mia esperienza "alcune uopsal di Milano" ritengono che anche minime esposizioni prevedano la compilazione del registro degli esposti.
Immagino intendessi: .........registro degli esposti a Cancerogeni; la istituzione dipende dalla valutazione del rischio, la formaldeide è classificata secondo CLP 1272/2008 come cancerogena in categoria 2, IARC la classifica in classe 1 e ACGIH 2012 in cat. A2.
Verifica quali farmaci vengono preparati in UMACA: formulazione, quantità, frequenza di preparazione; verifica quali di questi sono cancerogeni per l'uomo (ciclofosfamide, etoposide, clorambucile, MOPP....vedi la monografia IARC); io istituirei il registro, l'ho sempre fatto anche in passato.
Saluti.
M.
Per i lavoratori addetti alla preparazione utilizzazione di antiblastici la normativa non prevede in sè l'obbligo dell’istituzione del registro degli esposti a agenti cancerogeni, per ottemperare alla normativa il registro andrebbe istituito solo se ricorono le circostanze di cui all’art. 234 del Decreto 81. Questo non toglie che debbano essere adottate tutte le misure di prevenzione e protezione del rischio. I farmaci chemioterapici antitumorali costituiscono un gruppo eterogeneo di sostanze che inibiscono la proliferazione delle cellule dei tumori con meccanismi diversi, prevalentemente genotossici, interessando anche i tessuti normali ad elevata capacità proliferativa (bulbo pilifero, epitelio intestinale, midollo osseo). Sono responsabili di effetti irritanti della cute (possibili ulcere da contaminazione) e delle mucose, di effetti tossici locali (flebiti, allergie, necrosi dei tessuti) e sistemici (come ad esempio allergie, shock e tossicità d’organo). Tra gli effetti a breve termine si possono ricordare l’alopecia, le stomatiti, le leucopenie e le anemie; tra quelli a medio termine: epatopatie, nefrosi e aplasie midollari; a lungo termine l’insorgenza di un secondo tumore, la miocardiosclerosi. In pazienti affetti da tumori solidi trattati con antiblastici sono stati segnalati nuovi tumori, non facenti parte della storia naturale della patologia primitiva, in particolare leucemie acute non linfoblastiche. Premesso che le dosi terapeutiche sono nettamente superiori a quelle che possono essere assorbite per esposizione professionale, si deve considerare che solo sui pazienti trattati sono stati rilevati sicuri effetti cancerogeni, non sugli operatori sanitari esposti. Nelle categorie di lavoratori esposti invece sono stati osservati: effetti genotossici, quali aumento di aberrazioni cromosomiche e di scambi tra cromatidi fratelli (in alcuni gruppi di infermieri e di personale di farmacia che avevano manipolato farmaci antineoplastici senza precauzioni, mentre non si sono osservati in gruppi che avevano lavorato in condizioni igieniche appropriate). Nel primo trimestre di gravidanza alcuni studi epidemiologici caso-controllo hanno dimostrato un rischio circa doppio di aborti e malformazioni nella prole, altri studi più recenti non hanno confermato tali risultati. Esistono in letteratura studi di risultati sull’esposizione e l’assorbimento di questi farmaci tra operatori professionali esposti e effetti sul loro patrimonio genetico e sulla gravidanza. La leucemia può essere considerata tra i probabili effetti a lungo termine.
I lavoratori più frequente mente interessati sono: Operatori sanitari addetti a immagazzinamento, preparazione, somministrazione e smaltimento.
La prevenzione si basa sull'adozione di misure tecniche ambientali, organizzative e procedurali e sulla sorveglianza sanitaria. I locali di preparazione e somministrazione devono avere caratteristiche adeguate; negli ambienti di preparazione è raccomandata una stanza filtro in modo da mantenere un maggiore isolamento rispetto agli altri locali e sistemi di aspirazione localizzata e di filtrazione dedicata. In assenza di una stanza filtro devono essere disponibili nel locale di preparazione: un box di decontaminazione con lavandino a pedale, lava occhi di sicurezza e mezzi di emergenza. Devono essere garantiti: idonei sistemi di aerazione, pavimenti in materiale plastico facilmente lavabili; lavabo a comandi non manuali, kit di pronto intervento per far fronte a rotture di confezioni/spandimenti di farmaci antiblastici o di contaminazione diretta del personale. I meccanismi di filtrazione devono usare preferibilmente filtri tipo assoluto o HEPA (High Efficiency Particulate Airfilter) che rappresentano il sistema più efficace per la captazione particellare (polveri ed aerosol). L’OMS raccomanda la preparazione in cappe di classe II. Per quanto attiene ai dispositivi di protezione individuali si deve tener conto che non sono disponibili guanti in grado di garantire l’assoluta impermeabilità nei confronti dei chemioterapici antiblastici, pertanto è raccomandata la sostituzione ogni 30 minuti, ad ogni cambio di paziente e quando presentino abrasioni, anche lievi, tagli o siano stati direttamente contaminati. L’utilizzo dei doppi guanti è raccomandato in alternativa ai guanti in latice pesante; gli operatori devono essere adeguatamente In-Formati sui protocolli e le procedure operative. Prima di indossare i guanti e dopo averli rimossi occorre lavare accuratamente le mani con acqua e sapone; per la protezione del volto su piano libero si raccomandano semi maschere o facciale filtrante rigido plastificato a conchiglia, a copertura di naso e bocca, appartenenti alla classe FFP2S e omologate secondo la normativa. Per la difesa degli occhi da eventuali contaminazioni devono essere forniti protezioni laterali; durante la somministrazione sono indicate, per la protezione di possibili spruzzi agli occhi e alla bocca, visiere facciali trasparenti in alternativa all’uso di occhiali. Devono essere utilizzati cuffie, soprascarpe, pantaloni e adottate rigide procedure di sicurezza per preparazioni e somministrazioni, con uso di appropriati materiali (ad esempio attacchi luer-lock per infusori, pompe, ecc.) e divieti quali: divieto di accesso alla zona di preparazione dei farmaci antiblastici al personale non autorizzato, divieto di uso di cosmetici come cipria, rossetto, smalto per unghie e lacca per capelli (in quanto fonti di prolungamento dell'esposizione); divieto di mangiare, bere, masticare gomme e caramelle, fumare e conservare cibo e bevande nelle zone dove si manipolano sostanze citotossiche. Il riconoscimento, la misurazione e la valutazione dei chemioterapici antiblastici in matrici ambientali e biologiche permettono di effettuare la valutazione complessiva dell'esposizione. Solo alcuni chemioterapici antiblastici possono attualmente essere dosati: ciclofosfamide, 5 fluoracile e i composti di coordinazione del platino. Nella programmazione delle misurazioni è preferibile privilegiare la loro determinazione sulle superfici di lavoro piuttosto che su materiale biologico (urine) e su misurazioni nell'aria.
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