è opportuno controllare lo stato vaccinale dell'epatite B e prescrivere la vaccinazione per i camerieri ai piani degli hotel? a detta del datore di lavoro dopo aver contattato l'associazione alberghiera pare che nessuno prescriva questa vaccinazione... e che nessuno faccia lo screening per la C.. che ne pensate?
Mi scusi non riesco proprio ad immaginare da dove derivi il rischio di contaminazione per un cameriere, quale sarebbe la materia del contendere?
se ci si riferisce al personale addetto a rifare i letti e provvedere alla pulizia delle camere e dei bagni, personalmente ritengo possa essere assimilato a quello addetto a pulizie civili, con la possibilità di tagli o punture con oggetti potenzialmente infetti (si sa mai chi ci ha dormito!). Quindi prescrivo, o quantomeno consiglio, la vaccinazione antiepatite B e l’antitetanica, secondo le rispettive procedure. Per l’epatite C e l’HIV invece faccio leva, per quanto mi compete, sull’informazione dei lavoratori.
A proposito, cogliendo l’occasione, in caso di sospetto contagio da HIV qualcosa da fare con urgenza ci sarebbe pure, ma pare che ci sia in giro ancora parecchia disinformazione.
Un potenziale rischio biologico in questo senso può essere ammesso.
Lo stesso rischio tuttavia può essere adeguatamente prevenuto con una sistematica informazione in tutte le sedi possibili (ivi inclusa quella della visita medica, ahimè spesso troppo veloce per poter dare le debite informazioni). Personalmente effettuo sempre una sensibilizzazione in sede di visita, ivi incluse le procedure da attuare nel malaugurato caso di infortunio.
Nello specifico però una "prescrizione" in merito a vaccinazioni mi pare un tantino esagerata. Ben venga il consiglio di sottoporsi a copertura vaccinale previa verifica del titolo ma da qui a definire una prescrizione ce ne passa. Ogni lavoratore deciderà poi personalmente se sottoporsi o meno al ciclo vaccinale (i cui costi saranno a carico del datore di lavoro).
Non mi pare che, dati alla mano, esista una casistica rilevante di infortuni biologici in questo ambito lavorativo.
Non dimentichiamo come la nostra professione esprima sempre più contenuti squisitamente preventivi,che pertanto non possono prescindere da una valutazione in termini di costo/beneficio. Esplorando sulla base della suddetta valutazione eventuali vie percorribili, direi che una accurata informazione -che tenga conto anche delle differenze specifiche (lingua) del personale impiegato- rappresenta una valida alternativa alla pratica di una vaccinazione a tappeto, che è pur sempre una pratica invasiva.
"Felicius curari a medico popularem gentem quam nobiles et principes viros."
Partiamo da un presupposto ovvio, e cioè che i markers HCV e HIV non hanno alcun significato preventivo, non esistendo attualmente un vaccino, ma servono esclusivamente a stabilire un t0 (che peraltro viene comunque fissato con il prelievo base previsto dalle procedure post infortunio biologico).
In secondo luogo, mi sembra altrettanto chiaro che non abbia senso prevedere una periodicità per i suddetti markers, perché, in assenza di notizia di infortunio, anche una positivizzazione non ci darebbe alcuna indicazione sulla causa.
Perciò li riserverei eventualmente ai lavoratori più a rischio (es. alcuni operatori sanitari) in preventiva e, ovviamente, in caso di infortunio biologico.
Per quanto riguarda tetano e HBV, premesso che è necessario valutare il rischio effettivo (es. vedi sopra), in linea generale trovo anch'io la prescrizione eccessiva, fatta eccezione per coloro che svolgono lavori per cui vige l'obbligo di vaccinazione antitetanica (senza voler aprire nuovamente il dibattito su a chi competa nella pratica).
Comunque, come avete già detto, è sempre bene informare e consigliare o raccomandare, anche per iscritto, le vaccinazioni ritenute opportune.
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