Buongiorno, nelle aziende sanitarie e/o ospedaliere che seguite le procedure in vigore per il rischio TB prevedono l'apertura della pratica di infortunio anche per i casi infezione tubercolare latente (ITL)?
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se avete qualche ritorno su come le sedi INAIL valutano queste tipologie di eventi.
Conte_Vlad_III il 16/04/2014 02:25 ha scritto:
Buongiorno, nelle aziende sanitarie e/o ospedaliere che seguite le procedure in vigore per il rischio TB prevedono l'apertura della pratica di infortunio anche per i casi infezione tubercolare latente (ITL)?
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se avete qualche ritorno su come le sedi INAIL valutano queste tipologie di eventi.
nella mia ASL la gestione è del servizo di pneumotisiologia territoriale che apre l'inail a tutti i casi di ITL, non ho il ritorno inail dei casi; su pochi casi trattati con chemioprofilassi ho avuto 2 casi di epatite iatrogena, 1 caso denunciato da me all'inail, preso in carico e gestito con riconoscimento della inabilità temporanea fino alla risoluzione del quadro clincio-laboratoristico. Parere mio personale: certificazione inail per i nuovi casi /recente cutiversione, in reparti a rischio, documentata (fortemente sospetta) evidenza epidemiologica di trasmissione professionale. Idem per chemioprofilassi (vale la pena trattare un operatore sanitario "anziano" con ITL contratta molti anni prima?).
in effetti un altro problema (che complica la cosa) potrebbe essere: caso con mantoux positiva da anni, con rx torace negativo, mai trattato. Oggi esegue Qferon e risulta positivo per cui viene avviato alla profilassi.
Avviereste una pratica di infortunio anche per questo?
Mi chiedo, poi: è formalmente ineccepibile segnalare all'INAIL un caso di ITL? E ancora...E' più simile ad un infortunio oppure, avvenendo per definizione in caso di "contratti stretti e prolungati", ad una malattia professionale? Malattia professionale che però non è.... non so... sono un po' confuso.
conviene partire dall'esempio più semplice: recente cutiversione di operatore in reparto a rischio ( malattie infettive) oppure cutiversione in operatore sanitario (precedentemente negativo) post contatto esposizione accidentale senza adeguate misure protettive, è corretto inviare all'Inail la segnalazione, come si fa per le punture accidentali da aghi e taglienti, senza inabilità temporanea; per l'inail è infortunio: è infortunio anche la malattia attiva ( meglio sarebbe definirla malattia-infortunio). Nel caso di OS noto Mantoux positiva da molti anni, quantiferon positivo adesso senza documentata esposizione accidentale "attuale" io personalmente non farei chemioprofilassi e segnalazione inail.
Non sono molto d’accordo con la comunicazione all’INAIL dei casi di ITBL perché in tale situazione non c’e la compromissione dello stato di salute. Se si ritiene il contrario perché non redigere anche il referto e soprattutto perché non si effettua la comunica all’ODV per le necessarie indagini circa situazioni di rischio lavorativo non controllato adeguatamente? Tra l’altro mentre per le esposizioni a sangue e liquidi biologici (es. da punture accidentali) esistono limiti temporali per l’eventuale comparsa di malattia pari al periodo di incubazione, per la TBC non sono chiari quali debbano essere i tempi (2 anni ?). Inoltre la eventuale comparsa di TBC attiva in un lavoratore con ITBL è influenzata anche dalla successiva esposizione a bacilli tubercolari. Nel complesso la valutazione del nesso di causalità tra TBC attiva e una ITBL contratta anni prima mi sembra molto complessa.
Le linee guida della Regione Veneto prevedono l’obbligo del MC di redigere, in caso di ITBL, comunicazioni classiche all’INAIL, SPISAL e AG. Si può dissentire (ho indicato sopra alcune motivazioni) ma indubbiamente la impostazione è coerente. Non si effettuano comunicazioni isolate solo all’INAIL.
L’ultimo accordo Stato Regioni sulla TBC e le linee guida della Regione Piemonte non contengono indicazioni, invece circa la trasmissione all’INAIL della ITBL.
Sulla terapia con isoniazide dell’ ITBL vorrei ricordare che la indicazioni, in genere, riguarda soggetti di età inferiore a 35 anni che abbiano contrato la infezione entro i due anni (quando il rischio di TBC attiva è più elevata). Quando non si è in grado di precisare l’epoca del viraggio o per infezione di vecchia data i vantaggi della terapia non sono bilanciati dai rischi (epatite grave).
Segnalazione all'Inail di infezione tubercolare latente (ITL o ITBL), il razionale : "anche se l'infezione TB latente non comporta né astensione dal lavoro, né danno indennizzabile, va ugualmente segnalata all'istituto assicuratore affinché in caso di eventuale successiva evoluzione a
malattia quest'ultima possa essere indennizzata" da Linee guida Veneto. Solo Inail come per IRB da taglienti e aghi, referto e segnalazione a SPSAL (SPRESAL_SPISAL)/AG/Ispesl-Inail solo in caso di TB attiva Linee Guida Veneto 2011. Sul fattore età nelle ultime linee guida il riferimento è scomparso ( mi sembra)ma occorre tenene conto; concordo sui rischi non bilanciati dal vantaggio in caso di ITBL di vecchia data.
Tecnicamente, la tubercolosi è inserita al punto n. 3 della Lista I degli agenti di "MP professionali", quindi se nel DVR è considerato un potenziale rischiomicrobiologico e le indagini del caso dimostrano essersi trattato di infezine contratta sul lavoro (non difficile da verificare...)la denuncia è obblgatoria.
Teniamo però conto che appunto non è una malattia professionale quanto piuttosto un "infortunio", cosa prevista già dal DPR 1124/65 per il carbonchio, cfr. art 2 -2° periodo: Agli effetti del presente decreto, è considerata infortunio sul lavoro l'infezione carbonchiosa.
Peraltro, occorre ricordare che lo stesso art. 2 dice che l'assicurazione copre "tutti i casi di infortunio avvenuti per causa violenta in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un'inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, ovvero un'inabilità temporanea assoluta che importi l'astensione dal lavoro per più di tre giorni", quindi in teoria se non c'è assenza per inabilità non si applica l'art. 2 ma verosimilmente l'art. 139 invece sì.
Nofer
--------------------------------------------------------------------
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Teoricamente per contrarre l'infezione occorrono contatti stretti e prolungati (oltre ad altre condizioni). Come modalità saremmo quindi più vicini alla MP che non all'infortunio.
Penso anche che se il Legislatore avesse voluto assimilare il carbonchio alla TB lo avrebbe espressamente indicato (o anche no...).
Detto questo parlare di ITL e di TB è comunque riferirsi a due situazioni ben diverse. Cito solo un passaggio di un comunicato dell'ASL Città di Milano: "Il bacillo può rimanere per anni in uno stato inattivo. Questa
condizione di presenza inoffensiva del bacillo in un individuo, viene
chiamata “infezione tubercolare latente”. Più del 90% delle persone con infezioni tubercolari non svilupperanno mai la malattia. In questa condizione i soggetti: non presentano sintomi e non sono malati; non possono trasmettere la TBC ad altri e hanno scarse possibilità di sviluppare la malattia".
Mi (e vi) chiedo quindi, quando siamo davanti ad una ITL siamo veramente sicuri che sia corretto o necessario procedere con certificato, denuncia e referto? Se per estensione consideriamo qualsiasi infezione, indipendentemente da quello che significa o comporta , un "infortunio" quanti di questi atti medico legali dovremmo effettuare ogni anno?
Sottoscrivo quanto detto dal Conte Vlad III. A questo si aggiunge il faTto che , secondo l'OMS, un terzo della popolazione mondiale ha l'ITL.
Io infatti parlavo di tubercolosi.
Una "infezione latente" è appunto un'infezione latente, non una malattia. E necessariamente quindi neppure un infortunio.
Nofer
--------------------------------------------------------------------
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
MedicoCompetente.it - Copyright 2001-2024 Tutti i diritti riservati - Partita IVA IT01138680507
Privacy | Contatti