Mi é stato incaricato di valutare questioni piuttosto spinose riguardo l'anamnesi, in quanto vengono segnalati casi frequenti dove volevo conoscere la vostra idea su cosa fare in questi casi.
In particolare:
- il lavoratore all'anamnesi dice "non ricorda" o semplicemente non risponde
- viene richiesto, successivemente al rilascio dell'idoneità, di cancellare le informazioni fornite per l'anamnesi familiare, in quanto sarebbero stato acquisiti senza l'autorizzazione al trattamento (ed effettivamente, l'autorizzazione al trattamento dei dati c'é solo del lavoratore, ma non dei suoi parenti)
Io mi sono fatto un'idea, ma non voglio influenzare le vostre opinioni!
Ma quale sarebbe la domanda..? E casi frequenti di cosa..?
...fino ad oggi in occasione delle visite quando arrivo alla voce anamnesi familiare non ho mai pensato di ricordare al lavoratore che avrebbe dovuto presentarsi con tutti i familiari che citerà da quel momento....anche perchè bisognerebbe subito avvisare cardiologi e diabetologi che quando arrivano alla voce familiarità conviene saltare e andare al punto successivo.
spero solo di aver frainteso :)
L'anamnesi è un dato volontariamente riferito, successivamente alla domanda, dal lavoratore. Non è possibile forzare in tal senso il lavoratore. Va correttamente segnalato sulla CSR il fatto che l'anamnesi sia stata o meno riferita, sia quella personale che quella familiare. Se non viene scritto nulla, in sede di eventuale contenzioso, ciò può essere interpretato come una mancata indagine in tal senso. Ovviamente, essendo il metodo anamnestico clinico, un metodo logico, la mancanza di un'anamnesi adeguata può influenzare le conclusioni del medico. Sul fatto di cancellare successivamente l'anamnesi familiare per mancato consenso da parte dei familiari interessati, è da vedere se queste possono influenzare il metodo logico anamnestico clinico, nel caso specifico. E' opportuno spiegare prima della visita e della richiesta di notizie anamnestiche, in maniera semplice, tali problematiche e sul fatto che la CSR rimane comunque un documento riservato ai sensi della legge 196/03, in modo tale che il lavoratore, si possa regolare di conseguenza. Inoltre tutta la sorveglianza sanitaria si può inquadrare come un "trattamento sanitario obbligatorio" con obblighi in tal senso da parte delle figure interessate.
(articolo 32 della costituzione
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge (in questo caso la sorveglianza sanitaria ai sensi del dlgs 81/08). La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana."
Maurizio, il tuo ragionamento non fa una grinza e apprezzo, sinceramente, il tempo che hai impiegato a scriverlo.
Mi chiedo solo una cosa: ma come siamo messi se adesso anche sull'anamnesi familiare dobbiamo ricevere osservazioni e/o vederci avviare contenzioni?
Questa non è più medicina (del lavoro)
Sono molto preoccupato...e un po' avvilito
ovviamente era "contenziosi" (ma anche contenzioni ci stava bene!!)
Invece un parere... come la mettiamo quando il lavoratore ti riferisce tutto ok (quando chiedi ad esempio: problematiche di salute? Interventi chirurgici, ricoveri, malattie di cui soffre, allergie, infortuni, invalidità...) e poi viene fuori che ha il tal problema (dagli attacchi di panico al deficit di prensione con la mano dx), il datore ovviamente te lo fa notare e il lavoratore replica candido: "ma lei non mi ha chiesto se afferravo gli oggetti senza problemi...".
Oltre a voler strangolare uno che chiaramente sapeva delle sue magagne ma ha evitato caldamente di dirtele... perché non è una bella figura con un datore magari in visita preassuntiva dove dici tutto ok e due giorni dopo.... oppure: "sìììììì ma guardi non ho ritenuto di doverglielo dire perché sono stato in cura nel 15-18 dallo psichiatra, è cosa risolta, non lo vedo da anni non ho nemmeno la terapia..." (e dopo 10 giorni dall'assunzione a tempo indeterminato va fuori come una biglia in ufficio e poi ha pure il coraggio di dirti che è stress lavoro correlato).
Premetto: ho difficoltà a far firmare la cartella al lavoratore perché è tutto informatizzato e non la stampo subito...
Secondo voi puo' essere accettata una richiesta, qualche mese dopo la visita, di rettificare la cartella in forza dell'art. 7 Dlgs 196/2003?
Proprio per evitare beghe come quelle descritte dalla collega continuo a preferire il cartaceo con firmetta su anamnesi.
L'interessato ha diritto di ottenere la conferma dell'esistenza o meno di dati personali …..L'interessato ha diritto di ottenere l'indicazione:a) dell'origine dei dati personali;b) delle finalita' e modalita' del trattamento c) della logica applicata in caso di trattamento effettuato con l'ausilio di strumenti elettronici; d) degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili e del rappresentante designato ai sensi dell'articolo 5, comma 2; L'interssato già conosce questi dati essendone ( quale sogggetto della anamnesi l'origine stessa ai fini della cartella sanitaria) gli viene di solito comincato che sono soggetti a segreto professionale trasmissibile solo ad altro medico di organo di vigilanza con lo stesso obbligo professionale.
3. L'interessato ha diritto di ottenere:
b) la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge ( i dati sono invece trattati in obbligo di legge quindi non cancellabili) compresi quelli di cui non e' necessaria la conservazione in relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati ( e sono conservabili per obbligo );
da quanto dice la norma non credo proprio perchè raccolti in obbligo di legge ew per finalità enell'interesse del medesimo che li ha forniti
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