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rischio epatite B per vigilatrici di infanzia

Questo argomento ha avuto 8 risposte ed è stato letto 2397 volte.

milvio.piras

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601
  • rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (05/07/2014 10:55)

Chiedo un vostro parere:
problema: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
dai dati disponibili in letteratura, una donna con epatite B in fase attiva trasmette il virus al neonato, al momento della nascita in circa il 90% dei casi; malgrado gli interventi immediati volti a prevenire il contagio, più o meno un terzo dei bambini diventa portatore del virus. All’iscrizione al nido il fatto non ha obbligo di essere notificato e il personale che li prende in custodia, e ci gioca, e li accudisce e li gestisce, lo fa inconsapevolmente e risulta “esposto” per molte più ore di quanto non lo siano i familiari stessi del bambino (che, ricordo, devono essere vaccinati in quanto familiari o conviventi di portatore di HBV, sempre che non siano nati dopo il 1978). Inoltre, nel corso della sua carriera lavorativa, diciamo circa trenta anni, il numero di bambini portatori con cui una vigilatrice può venire a contatto può essere (quanto?) elevato per una infinità di motivi (si pensi anche ai flussi migratori da luoghi in cui non c’è la vaccinazione obbligatoria) e le “maestre” possono essere nate prima del ’78, e quindi non vaccinate.
A conferma della concretezza del problema, conosco personalmente qualcuno che si è contagiato nelle circostanze descritte.
In sintesi, ritenete opportuno proporre, per non dire prescrivere, la vaccinazione anti HBV per le vigilatrici di infanzia e in generale per il personale che ha in custodia e accudisce i bambini (oltre al personale sanitario, che ovviamente è già vaccinato di suo)?

bernardo

bernardo
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1018
  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (05/07/2014 16:22)

Premesso che la vaccinazione si può eventualmente proporre, ma certamente non prescrivere (art. 279 comma 5), tutto deve derivare da una corretta valutazione del rischio. Se in base alla valutazione del rischio effettuata ai sensi dell'art. 271 emerge un significativo rischio biologico per la salute, allora scattano,gli obblighi di cui agli artt. 272 e 273 e, appunto, la sorveglianza sanitiaria di cui all'art. 279. Non ce la si può cavare con la sola proposta di vaccinazione: o c'è il rischio, e allora scattano tutte le misure appropriate, o non c'è, a allora non scatta nulla.

milvio.piras

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601
  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (05/07/2014 19:52)

Messa in questi termini, non sono affatto d’accordo.
Esistono categorie di lavoratori o di individui che, svolgendo determinate attività lavorative o sportive, o essendo portatori di condizioni particolari (DAC o psoriasi delle mani) o conviventi con persone malate, o carcerati, e via dicendo, sono riconosciute già di per sé a rischio;
Per alcune categorie sono state promulgate leggi che rendono obbligatoria una qualche vaccinazione. Il rifiuto di sottoporvisi, almeno in ambito lavorativo, è da considerare un motivo di non idoneità, e alcune ASL, sull’argomento, non transigono (altre invece tollerano la prescrizione, con esecuzione affidata alla buona volontà del lavoratore interessato, magari finché non accade il fattaccio).
Il problema è posto dalla eccessiva sinteticità e allo stesso tempo genericità delle leggi, che non scendono in dettagli nella definizione delle categorie a rischio, rimanendo su definizioni generali nelle quali possono farsi rientrare, per analogia più o meno evidente, categorie di fatto affini, accomunate dalla presenza del rischio più o meno incombente. Se il rischio HBV è innegabile per i soggetti che svolgono attività di lavoro, studio e volontariato nel settore della sanità, personale ed ospiti di istituti per ritardati mentali, personale religioso che svolge attività nell'ambito dell'assistenza sanitaria, soggetti affetti da lesioni croniche eczematose e psoriasiche della cute delle mani, solo per fare qualche esempio, perché non considerare esposti anche gli addetti al servizio di primo soccorso in azienda o quelli citati nell’intervento di apertura della discussione?
Nel caso dell’epatite B, come altre malattie simili, non è possibile verificare se e quanto grande sia il rischio: bisognerebbe sottoporre ad analisi ogni utente di una determinata struttura; ma sappiamo che il rischio è comunque presente (personalmente riscontro parecchi casi di epatite B, pregressa o attiva, in occasione degli esami eseguiti sui lavoratori che seguo), e basta una occasione sola nella vita per essere fregati per sempre, e prima che ci si accorga, magari, si porta pure il regalino a casa, mettendo a rischio i propri familiari, amici, amanti e così via.
Basterebbe questa considerazione a far cadere ogni tentennamento sull’opportunità di sottoporsi a vaccinazione e questo fa parte delle mie argomentazioni in occasione dell’assolvimento di quanto disposto dal comma 5 dell’art. 279, che però al comma 2 prevede anche che i vaccini, messi a disposizione dal datore di lavoro, siano somministrati a cura del medico competente (come lo interpretiamo?).
In ogni caso, siamo di nuovo in una circostanza in cui, finché non si verifica un fattaccio, si dà libero sfogo alle proprie opinioni, magari contrastanti, talvolta accompagnate da un verbale, a sostegno dell’una o dell’altra a seconda di chi lo stila, sempre che non sia successo l’irreparabile, e allora sarà interessante sentire cosa si stabilisce in tribunale.

sosi

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148
  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (10/07/2014 14:01)

ma scusate di cosa state parlando?
mi dite come può una vigilatrice d'infanzia prendere l'epatiteB?

milvio.piras

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601
  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (10/07/2014 15:02)

a quanto pare è capitato.
e alle condizioni descritte nel primo intervento, potrebbe capitare ancora, per quanto la probabilità sia per fortuna bassa.

sosi

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148
  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (10/07/2014 17:00)

ma non si può dire è capitato, chi lo dice?
l'epatiteB si può trasmette con trasfusioni, rapporti sessuali, con contatto di sangue, in certe condizioni, tipo pungersi con aghi infetti ecc...
tutto questo con le vigilatrici non ha nulla a che vedere.

lanfraz

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  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (10/07/2014 19:34)

Obiettivamente mi sembra quanto meno forzato parlare di rischio epatite B per le vigilatrici d'infanzia.

Per l'iscrizione al nido non vi è obbligo di segnalare se il bambino è HBV, HCV, HIV positivo, proprio perché si ritiene che siano sufficienti le misure normalmente adottate negli asili per controllare il rischio di trasmissione.

Al massimo, date le modalità di trasmissione, si può consigliare il vaccino per l'epatite A (anche se il contagio deriverebbe comunque da inosservanza delle norme igieniche da parte dell'operatrice).

La prescrizione - concordo con Bernardo - non ha senso.

donato.cieri

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  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (10/07/2014 20:44)

lo scenario dell'epatite B in Italia è completamento mutato rispetto al passato: miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, ma soprattutto introduzione dell'obbligo vaccinale per i nuovi nati e dodicenni a partire dal 1991; la prevalenza è del 1,5%; incidenza 0,9/100mila; la prevalenza negli operatori sanitari è simile a quella della popolazione generale ( per "riduzione" delle coorti di lavoratori nei quali in passato la prevalenza era più elevata, raccomandazioni per la vaccinazione per il personale di nuova assunzione o sieronegativo); gli attuali determinanti per infezione da HBV sono da esposizione percutanea per trattamenti estetici (tatuaggi, piercing),odontoiatrici, abitudine sessuale promiscua. Nel piano nazionale vaccinazioni 2012-2014 la vigilatrice d'infanzia non mi sembra rientrare fra le categorie alle quali viene offerta la vaccinazione antiepatite B.

Conte_Vlad_III

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  • Re: rischio epatite B per vigilatrici di infanzia
  • (11/07/2014 08:16)

Confermo che nel piano nazionale vaccinazioni 2012-2014 la categoria non è presente.
Penso comunque che il criterio del "potrebbe capitare" o "non si sa mai" non sia la base da cui partire (altrimenti daremmo il via a vaccinazioni di massa).
Cio' non toglie che se ci fosse una situazione particolare/peculiare (valutata nel DVR) in cui le vigilatrici vanno a svolgere la loro attività questa non possa essere oggetto di offerta della vaccinazione. Ma credo sarebbe un'eccezione e non la regola.

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