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alcool in edilizia

Questo argomento ha avuto 14 risposte ed è stato letto 3677 volte.

debbo

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33
  • alcool in edilizia
  • (06/11/2014 18:47)

salve colleghi vi volevo porre un quesito in merito ad una visita preassuntiva ad un lavoratore di una ditta edile. In particolare dagli esami ematochimici risulta un aumento Gamma GT 225 con MCV 98 ovviamente il mio dubbio è quello di un abuso di alcol. come vi comportereste per l'idoneità io vorrei dare una idoneità con limitazione ai lavori in quota lettera al medico curante e ripetizione degli esami a 6 mesi con l'abolizione dell'alcol.voi cosa mi consigliereste grazie a chi vorrà rispondermi

doctordodo52

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46
  • Re: alcool in edilizia
  • (06/11/2014 20:09)

La delibera della Regione Toscana prevede che in questi casi, dove il rischio di alcoldipendenza è fondato, il lavoratore venga inviato ad un Centro di Consulenza Alcologica che provvederà a seguirlo ed a riòasciargli l' eventuale idoneità.

Marks

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23
  • Re: alcool in edilizia
  • (06/11/2014 20:58)

Buongiorno, esprimo un parere in merito.

Ammesso che si voglia sottoporre a sorveglianza sanitaria per alcol dipendenza (l'allegato del 2006 elenca le mansioni per le quali è vietata l'assunzione, non le mansioni a rischio per alcol dipendenza):

- prima di tutto farei fare la CDT, visto che allo stato attuale c è un sospetto. Se negativa, invio dal curante per portare in visione gli esami ematochimici ed eventuale idoneità a 6 mesi per valutare l'andamento nel tempo (si spera miglioramento) delle gamma GT e MCV. Teniamo presente che la normativa parla di "alcol dipendenza", non di "abuso alcolico". L'alcol dipendenza è una condizione più seria, che ha anche una clinica associata

- se la CDT risultasse positiva, visto che siamo in fase preassuntiva, oltre a spiegare la gravità della situazione al lavoratore, farei ripetere gli esami (MCV, ALT, AST, GAMMA GT, CDT) a tre settimane - 1 mese e non esprimerei il giudizio d'idoneità finchè la CDT non torni nella norma e gli altri parametri mostrino segni di evidente miglioramento (ribadisco l'importanza della clinica). Quindi, idoneità alla mansione con controllo successivo a 6 mesi con attenta rivalutazione clinica, MCV, ALT, AST, GAMMA GT, CDT; è importante, in questo caso, sensibilizzare il lavoratore al problema alcol lavoro

nofertiri9

nofertiri9
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1256
  • Re: alcool in edilizia
  • (06/11/2014 21:59)

se è un tuo "dubbio", prova a risolverlo chiedendogli quanto beve.

Per il resto, ti informo che tutti i fumatori cronici, superati i 50 anni, hanno un MCV aumentato, ed anche i saldatori e più genericamente quelli che vivono in grandi città con alti livelli di inquinamento atmosferico.
E basta una sofferenza epatica anche non alcolica, solo da dieta incongrua, per fare saltare tutti i parametri ematochimici epatici principali e non, compresa la CDT che è un'analisi qualitativa e non quantitaviva, non riconosciuta a livello IFCC e alla quale i più recenti lavori assegnano un valore di predittività per abuso di alcol (quindi, nemmeno alcol-dipendenza...) inferiori al 50%.

Mi pare un po' poco per non consentire l'assunzione ad uno che magari mangia panini con di tutto dentro, da 25-30 anni al posto del pranzo ... Poi, il medico sei tu: ti hanno già dato indicazioni specifiche sull'opportunità di una diagnosi di tipo specialistico. Vi ricorderei, infatti, che l'alcoldipendenza è una diagnosi squisitamente psichiatrica.

Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

Gipsy

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196
  • Re: alcool in edilizia
  • (07/11/2014 06:56)

Esatto.
Colloquio più approfondito ed empatico (non ematico…) col lavoratore utilizzando qualche questionario di quelli tipo cage, auditC, etc.
Non limitazioni di alcun genere perché a mio parere non hai gli strumenti per poterti esprimere con ragionevole certezza.
"Stressare" invece il lavoratore con accertamenti più ravvicinati si può fare, eventualmente con cdt di secondo livello, secondo il protocollo proposto dal Piemonte o dalla ASL RMC.
Anche se vedo più utile qualche alcol test post prandiale d'intesa col DL fatto a sorpresa e non in concomitanza delle periodiche.

milvio.piras

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601
  • Re: alcool in edilizia
  • (07/11/2014 23:28)

Molto più semplicemente, in genere, quando trovo gli esami di funzionalità epatica alterati, convoco il lavoratore e lo metto alle strette su quanto ha riferito in fatto di consumo di alcolici; lo invio quindi al proprio medico di famiglia per la verifica/esclusione di altre condizioni o patologie che potrebbero essere causa, anche concomitante, già nota o non nota, delle anomalie (assunzione di farmaci, epatiti, emosiderosi, ecc…); dopodiché, attendo che il medico di famiglia si guadagni la pagnotta e mi invii nota di quanto ha trovato: se si tratta di causa diversa dall’abuso di alcool, e questa non incide sull’idoneità specifica (compromettendo, ad es. lo stato di vigilanza o l’equilibrio) non prendo altri provvedimenti, altrimenti metto le opportune limitazioni all’idoneità; se si tratta(va) di alcool, di solito basta questo, e la prospettiva di perdere il lavoro, a far tornare gli esami alla normalità. Nei casi difficili, fa prima il datore di lavoro a levarsi di torno il lavoratore che io ad avviare la pratica per la sua gestione a termini di legge e di linee guida: di questi tempi, infatti, di miseria generalizzata e di contratti a tempo estremamente determinato, l’ultima cosa che passa per la testa al datore di lavoro è di accollarsi le spese per la gestione ed il recupero dell’operaio problematico. E, a parte i rari casi di stupidità all’ultimo stadio, l’ultima cosa che passa per la testa ad un operaio che ha la fortuna di avere un lavoro è di giocarselo per un bicchiere di troppo o uno spinello. Altro che articolo 18!
Una considerazione sul significato del MCV: tra centinaia di casi di sicuro abuso di alcool, personalmente non ricordo di aver trovato il suo valore aumentato se non, forse, una sola volta, in un lavoratore straniero; d’altra parte, in una terra caratterizzata dalla microcitemia ipocromica è ben difficile che questo parametro possa essere indicativo per alcoolismo cronico.

tcam

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655
  • Re: alcool in edilizia
  • (08/11/2014 00:55)

Direi anzitutto che un sospetto non è una diagnosi e si ha un sospetto ci sono strumenti per poterlo avvalorare o meno.
Un AUDIT si può fare soprattutto spiegando bene al lavoratore cosa stiamo facendo e perchè e, soprattutto, informandolo adeguatamente sugli effetti occupazionali che può avere.
Tuttavia il divieto di utilizzo di sostanze alcoliche è un obbligo che vige "durante" l'attività lavorativa e non a casa propria e le gammagt non tengono conto del luogo dell'assunzione nè della sua frequenza.
Seguendo il protocollo della Regione Toscana agli esami che citi mancherebbe la determinazione della trigliceridemia (se proprio vogliamo seguirlo).
Diverso sarà l'atteggiamento nel caso si voglia fare promozione della salute che, tuttavia, è un processo che richiede empatia con il lavoratore ed escluderei possa giungere a compimento in occasione di una prima visita.
Quindi il lavoratore sarà,se non vi siano altre diverse motivazioni, idoneo alla mansione specifica ma anche "informato compiutamente dei suoi obblighi" (astensione completa dall'uso di ogni bevanda alcolica prima, durante e in pausa pranzo).
Il Datore di lavoro inoltre avrebbe dovuto comuincarti che tipo di sanzione preveda per un'alcolemia superiore a zero, alla prima e in caso di recidive e tu farlo presente al lavoratore.
In somma nel paese di VINITALY, ci può stare di avere i gomiti sollevati, ma non quando gli effetti si esplichino sulla attività lavorativa.
Se vuoi fare un alcoltest a sorpresa (davvero) fallo un lunedì ad inzio turno in cantiere e lo ripeti, con maggior sorpresa, qualche giorno dopo (se negativo) dopo pranzo. Consideralo "educativo" e non punitivo e se verrà positivo a quel punto puoi iniziare un percorso di counseling che avrai certo le risorse pe gestire autonomamente se il caso non è grave e cronicizzato.
Il supporto del datore di lavoro alla tua opera, oltrechè l'incarico a svolgerla, mi sembra essenziale.
TCam

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Mediconosherpa

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  • Re: alcool in edilizia
  • (08/11/2014 08:16)

Molto opportunamente, le Procedure sull’alcol della Regione Toscana (Deliberazione Giunta Regionale 9 dicembre 2013, n. 1065, su B.U.R.T. n. 52 del 24 dicembre 2013), a pag. 73 chiariscono:

“…Il valore del test alcolemico risultante a cui fare riferimento dovrà essere pari a ZERO g di alcol per l di sangue. Tale limite è indice di un divieto di assunzione di sostanze alcoliche, sia durante il lavoro, che nelle ore precedenti…”;

perciò si sancisce che, per le mansioni previste, il tasso alcolico con il quale il lavoratore si deve presentare al lavoro è comunque ZERO, per cui evidentemente anche il consumo extra-lavorativo di alcolici deve essere assolutamente preso in considerazione da chi è soggetto all’obbligo di cui sopra.

Ma finchè continuerà a prevalere la mentalità che considera le bevande contenenti alcol come “un alimento” e non già come un tossico, finchè la produzione vitivinicola sarà considerata un importante voce della nostra economia, finchè si continuerà a leggere che addirittura “E' tuttavia consentita la somministrazione di modiche quantità di vino e di birra nei locali di refettorio durante l'orario dei pasti”(D.Lgs 81/08 ALLEGATO IV “Requisiti dei luoghi di lavoro”), credo che la sequenza di infortuni e tragedie legate all’alcol sia destinata a continuare.

Mediconosherpa (notoriamente astemio)

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bernardo

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  • Re: alcool in edilizia
  • (08/11/2014 20:15)

Troppa fede negli esami ematochimici: servono per conferma, insieme a tutti gli altri parametri, anamnestici e clinici. Da soli non dicono nulla, men che meno la CDT a, che ha una predittivita positiva del 45%: su 100 positivi, solo 45, forse, sono alcoldipendenti.

debbo

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  • Re: alcool in edilizia
  • (09/11/2014 09:50)

Ragazzi certo che ho fatto audit e parlato col lavoratore che ovviamente nega e dice di bere il giusto. Avevo pensato di fare CDT. Ma neanche quella é specifica quindi come mi tutelo.? Dalle vostre risposte non é che ho capito alla fine che fareste in termini di idoneità

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